Cosa vuol dire essere giornalisti e fare giornalismo oggi? Come sta cambiando la professione, incalzata dalla rivoluzione del web e della multimedialità? Quali sfide attendono l'informazione del nuovo millennio? Sono solo alcune delle domande che attraversano il fitto colloquio tra Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, e Stefano Natoli, giornalista dell'agenzia stampa Radiocor, pubblicato per l'editrice La Scuola nella collana "Interviste", diretta da Paola Bignardi. Una conversazione dalla quale emergono, chiari, i principi fondamentali e le linee guida che hanno ispirato, nella sua vita di cronista e di direttore, un protagonista del mondo dell'informazione come de Bortoli, ma anche un ritratto assai veritiero della professione giornalistica negli ultimi, a volte ultimissimi anni. Un libro che è anche una denuncia, da una parte, di un mondo a volte troppo lesto a prestare la voce ai potenti di turno, ad accontentarsi delle mezze verità dei portavoce ufficiali o degli uffici stampa, ad appiattirsi su una vulgata fatta propria acriticamente, costruita magari su pochi lanci d'agenzia, dall'altra pressato da tempi sempre più rapidi, capaci di togliere il fiato, ma non sempre di garantire – purtroppo – una verifica accurata delle fonti, l'attenzione adeguata nella scrittura del "pezzo" e nella ricostruzione degli avvenimenti. Un mestiere che sta attraversando la grande sfida della multimedialità su due fronti: da un lato un processo di integrazione sempre più spinto tra giornali di carta e giornali online, dall'altra la trasformazione graduale (ma piuttosto rapida) dei giornalisti in professionisti dell'informazione polivalenti, in grado di destreggiarsi tra contenuti stampati, radio, tv e web. Queste le nuove frontiere di una professione indispensabile per il funzionamento corretto di una democrazia (come ricorda più volte de Bortoli nel colloquio) e che ha ancora bisogno, malgrado tutto, di modelli come Indro Montanelli, Enzo Biagi, Oriana Fallaci, maestri non solo di stile e di tecnica giornalistica, ma soprattutto di coraggio e di passione civile. Dai numi tutelari della storia del giornalismo al lavoro di ogni giorno in tante redazioni una certa differenza si sente, ma la sfida – ricorda ancora de Bortoli - sarà proprio quella di tenere insieme velocità e qualità, fiducia da parte del lettore e ampliamento dell'offerta informativa con la necessaria partecipazione e presenza sul web. Una sola redazione il più possibile integrata, ma due o più mezzi sui quali veicolare i contenuti, le idee, le professionalità di un giornale: questa la proposta di de Bortoli, in via di potenziamento al Sole 24 Ore: le news, anche gli scoop eventualmente, da affidare al sito internet; il giornale quotidiano da dedicare agli approfondimenti del giorno dopo. Rispettando il linguaggio proprio di web e carta stampata, ma continuando a mettere al centro la figura di colui che deve dedicarsi alla qualità delle notizie e dei commenti: un buon giornalista, o meglio, un buon cronista. Un cronista, certo, che sa per chi scrive (il lettore), sa chi gli consente di scrivere (l'editore), ma sa anche essere critico e distaccato, dovendo fornire all'opinione pubblica una rappresentazione il più possibile veritiera, e non di parte, della realtà. L'imparzialità, la terzietà, prosegue de Bortoli, rimangono infatti atteggiamenti fondamentali per un cronista corretto e accurato nella verifica delle sue fonti. A volte, denuncia il direttore del Sole 24 Ore, i giornalisti possono cadere nella tentazione di scrivere unicamente per le proprie fonti, ma la contiguità non favorisce certo la correttezza dell'informazione. Le buone inchieste, d'altra parte, non sono scomparse, malgrado la politica tenti ad ogni pie' sospinto di mettere il bavaglio alla stampa, con leggi liberticide come quella che vorrebbe bloccare le informazioni che riguardano processi in corso. «L'opinione pubblica ha diritto di conoscere, in forme corrette e responsabili, l'esistenza di inchieste o di vicende di rilevanza generale», precisa Ferruccio de Bortoli. La trasparenza dell'informazione, poi, non è solo questione di deontologia professionale, ma, ancora una volta, di democrazia: una società informata male è poco efficiente, e potrebbe essere vittima di poteri occulti. Per questo un'informazione economica puntuale ed efficace può essere di notevole aiuto a molti cittadini, consumatori, utenti, risparmiatori, imprese. Questa anche la vocazione di un giornale come Il Sole 24 Ore: quella di essere una guida in un contesto in cui l'informazione è disponibile a tutti rapidamente, spesso senza l'approfondimento necessario; quella di essere un faro per molti in un mondo che cambia rapidamente, come la professione giornalistica che vive per testimoniarlo.
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27 ottobre 2008
In libreria
Ferruccio de Bortoli
L'informazione che cambia
Brescia, Editrice La Scuola, 2008, 124 pp.
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Recensione di Massimo Donaddio, "Il Sole-24 ore", 24 ottobre 2008
Cosa vuol dire essere giornalisti e fare giornalismo oggi? Come sta cambiando la professione, incalzata dalla rivoluzione del web e della multimedialità? Quali sfide attendono l'informazione del nuovo millennio? Sono solo alcune delle domande che attraversano il fitto colloquio tra Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, e Stefano Natoli, giornalista dell'agenzia stampa Radiocor, pubblicato per l'editrice La Scuola nella collana "Interviste", diretta da Paola Bignardi. Una conversazione dalla quale emergono, chiari, i principi fondamentali e le linee guida che hanno ispirato, nella sua vita di cronista e di direttore, un protagonista del mondo dell'informazione come de Bortoli, ma anche un ritratto assai veritiero della professione giornalistica negli ultimi, a volte ultimissimi anni. Un libro che è anche una denuncia, da una parte, di un mondo a volte troppo lesto a prestare la voce ai potenti di turno, ad accontentarsi delle mezze verità dei portavoce ufficiali o degli uffici stampa, ad appiattirsi su una vulgata fatta propria acriticamente, costruita magari su pochi lanci d'agenzia, dall'altra pressato da tempi sempre più rapidi, capaci di togliere il fiato, ma non sempre di garantire – purtroppo – una verifica accurata delle fonti, l'attenzione adeguata nella scrittura del "pezzo" e nella ricostruzione degli avvenimenti. Un mestiere che sta attraversando la grande sfida della multimedialità su due fronti: da un lato un processo di integrazione sempre più spinto tra giornali di carta e giornali online, dall'altra la trasformazione graduale (ma piuttosto rapida) dei giornalisti in professionisti dell'informazione polivalenti, in grado di destreggiarsi tra contenuti stampati, radio, tv e web. Queste le nuove frontiere di una professione indispensabile per il funzionamento corretto di una democrazia (come ricorda più volte de Bortoli nel colloquio) e che ha ancora bisogno, malgrado tutto, di modelli come Indro Montanelli, Enzo Biagi, Oriana Fallaci, maestri non solo di stile e di tecnica giornalistica, ma soprattutto di coraggio e di passione civile. Dai numi tutelari della storia del giornalismo al lavoro di ogni giorno in tante redazioni una certa differenza si sente, ma la sfida – ricorda ancora de Bortoli - sarà proprio quella di tenere insieme velocità e qualità, fiducia da parte del lettore e ampliamento dell'offerta informativa con la necessaria partecipazione e presenza sul web. Una sola redazione il più possibile integrata, ma due o più mezzi sui quali veicolare i contenuti, le idee, le professionalità di un giornale: questa la proposta di de Bortoli, in via di potenziamento al Sole 24 Ore: le news, anche gli scoop eventualmente, da affidare al sito internet; il giornale quotidiano da dedicare agli approfondimenti del giorno dopo. Rispettando il linguaggio proprio di web e carta stampata, ma continuando a mettere al centro la figura di colui che deve dedicarsi alla qualità delle notizie e dei commenti: un buon giornalista, o meglio, un buon cronista. Un cronista, certo, che sa per chi scrive (il lettore), sa chi gli consente di scrivere (l'editore), ma sa anche essere critico e distaccato, dovendo fornire all'opinione pubblica una rappresentazione il più possibile veritiera, e non di parte, della realtà. L'imparzialità, la terzietà, prosegue de Bortoli, rimangono infatti atteggiamenti fondamentali per un cronista corretto e accurato nella verifica delle sue fonti. A volte, denuncia il direttore del Sole 24 Ore, i giornalisti possono cadere nella tentazione di scrivere unicamente per le proprie fonti, ma la contiguità non favorisce certo la correttezza dell'informazione. Le buone inchieste, d'altra parte, non sono scomparse, malgrado la politica tenti ad ogni pie' sospinto di mettere il bavaglio alla stampa, con leggi liberticide come quella che vorrebbe bloccare le informazioni che riguardano processi in corso. «L'opinione pubblica ha diritto di conoscere, in forme corrette e responsabili, l'esistenza di inchieste o di vicende di rilevanza generale», precisa Ferruccio de Bortoli. La trasparenza dell'informazione, poi, non è solo questione di deontologia professionale, ma, ancora una volta, di democrazia: una società informata male è poco efficiente, e potrebbe essere vittima di poteri occulti. Per questo un'informazione economica puntuale ed efficace può essere di notevole aiuto a molti cittadini, consumatori, utenti, risparmiatori, imprese. Questa anche la vocazione di un giornale come Il Sole 24 Ore: quella di essere una guida in un contesto in cui l'informazione è disponibile a tutti rapidamente, spesso senza l'approfondimento necessario; quella di essere un faro per molti in un mondo che cambia rapidamente, come la professione giornalistica che vive per testimoniarlo.
Cosa vuol dire essere giornalisti e fare giornalismo oggi? Come sta cambiando la professione, incalzata dalla rivoluzione del web e della multimedialità? Quali sfide attendono l'informazione del nuovo millennio? Sono solo alcune delle domande che attraversano il fitto colloquio tra Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, e Stefano Natoli, giornalista dell'agenzia stampa Radiocor, pubblicato per l'editrice La Scuola nella collana "Interviste", diretta da Paola Bignardi. Una conversazione dalla quale emergono, chiari, i principi fondamentali e le linee guida che hanno ispirato, nella sua vita di cronista e di direttore, un protagonista del mondo dell'informazione come de Bortoli, ma anche un ritratto assai veritiero della professione giornalistica negli ultimi, a volte ultimissimi anni. Un libro che è anche una denuncia, da una parte, di un mondo a volte troppo lesto a prestare la voce ai potenti di turno, ad accontentarsi delle mezze verità dei portavoce ufficiali o degli uffici stampa, ad appiattirsi su una vulgata fatta propria acriticamente, costruita magari su pochi lanci d'agenzia, dall'altra pressato da tempi sempre più rapidi, capaci di togliere il fiato, ma non sempre di garantire – purtroppo – una verifica accurata delle fonti, l'attenzione adeguata nella scrittura del "pezzo" e nella ricostruzione degli avvenimenti. Un mestiere che sta attraversando la grande sfida della multimedialità su due fronti: da un lato un processo di integrazione sempre più spinto tra giornali di carta e giornali online, dall'altra la trasformazione graduale (ma piuttosto rapida) dei giornalisti in professionisti dell'informazione polivalenti, in grado di destreggiarsi tra contenuti stampati, radio, tv e web. Queste le nuove frontiere di una professione indispensabile per il funzionamento corretto di una democrazia (come ricorda più volte de Bortoli nel colloquio) e che ha ancora bisogno, malgrado tutto, di modelli come Indro Montanelli, Enzo Biagi, Oriana Fallaci, maestri non solo di stile e di tecnica giornalistica, ma soprattutto di coraggio e di passione civile. Dai numi tutelari della storia del giornalismo al lavoro di ogni giorno in tante redazioni una certa differenza si sente, ma la sfida – ricorda ancora de Bortoli - sarà proprio quella di tenere insieme velocità e qualità, fiducia da parte del lettore e ampliamento dell'offerta informativa con la necessaria partecipazione e presenza sul web. Una sola redazione il più possibile integrata, ma due o più mezzi sui quali veicolare i contenuti, le idee, le professionalità di un giornale: questa la proposta di de Bortoli, in via di potenziamento al Sole 24 Ore: le news, anche gli scoop eventualmente, da affidare al sito internet; il giornale quotidiano da dedicare agli approfondimenti del giorno dopo. Rispettando il linguaggio proprio di web e carta stampata, ma continuando a mettere al centro la figura di colui che deve dedicarsi alla qualità delle notizie e dei commenti: un buon giornalista, o meglio, un buon cronista. Un cronista, certo, che sa per chi scrive (il lettore), sa chi gli consente di scrivere (l'editore), ma sa anche essere critico e distaccato, dovendo fornire all'opinione pubblica una rappresentazione il più possibile veritiera, e non di parte, della realtà. L'imparzialità, la terzietà, prosegue de Bortoli, rimangono infatti atteggiamenti fondamentali per un cronista corretto e accurato nella verifica delle sue fonti. A volte, denuncia il direttore del Sole 24 Ore, i giornalisti possono cadere nella tentazione di scrivere unicamente per le proprie fonti, ma la contiguità non favorisce certo la correttezza dell'informazione. Le buone inchieste, d'altra parte, non sono scomparse, malgrado la politica tenti ad ogni pie' sospinto di mettere il bavaglio alla stampa, con leggi liberticide come quella che vorrebbe bloccare le informazioni che riguardano processi in corso. «L'opinione pubblica ha diritto di conoscere, in forme corrette e responsabili, l'esistenza di inchieste o di vicende di rilevanza generale», precisa Ferruccio de Bortoli. La trasparenza dell'informazione, poi, non è solo questione di deontologia professionale, ma, ancora una volta, di democrazia: una società informata male è poco efficiente, e potrebbe essere vittima di poteri occulti. Per questo un'informazione economica puntuale ed efficace può essere di notevole aiuto a molti cittadini, consumatori, utenti, risparmiatori, imprese. Questa anche la vocazione di un giornale come Il Sole 24 Ore: quella di essere una guida in un contesto in cui l'informazione è disponibile a tutti rapidamente, spesso senza l'approfondimento necessario; quella di essere un faro per molti in un mondo che cambia rapidamente, come la professione giornalistica che vive per testimoniarlo.
*estratto dal sito del Sole 24Ore
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