Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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28 novembre 2008

Senza uguaglianza ....

[....] "Senza uguaglianza, la libertà vale come garanzia di prepotenza dei forti, cioè come oppressione dei deboli. Senza uguaglianza, la società, dividendosi in strati, diventa gerarchia. Senza uguaglianza, i diritti cambiano natura: per coloro che stanno in alto, diventano privilegi e, per quelli che stanno in basso, concessioni o carità. Senza uguaglianza, ciò che è giustizia per i primi è ingiustizia per i secondi. Senza uguaglianza, la solidarietà si trasforma in invidia sociale. Senza uguaglianza, le istituzioni, da luoghi di protezione e integrazione, diventano strumenti di oppressione e divisione. Senza uguaglianza, il merito viene sostituito dal patronaggio; le capacità dal conformismo e dalla sottomissione; la dignità dalla prostituzione. Nell´essenziale: senza uguaglianza, la democrazia è oligarchia, un regime castale. Quando le oligarchie soppiantano la democrazia, le forme di quest´ultima (il voto, i partiti, l´informazione, la discussione, ecc.) possono anche non scomparire, ma si trasformano, anzi si rovesciano: i diritti di partecipazione politica diventano armi nelle mani di gruppi potere, per regolare conti della cui natura, da fuori, nemmeno si è consapevoli.
Questi rovesciamenti avvengono spesso sotto la copertura di parole invariate (libertà, società, diritti, ecc.). Possiamo constatare allora la verità di questa legge generale: nel mondo della politica, le parole sono esposte a rovesciamenti di significato a seconda che siano pronunciate da sopra o da sotto della scala sociale. Ciò vale a iniziare dalla parola "politica": forza sopraffattrice dal punto di vista dei forti, come nel binomio amico-nemico; oppure, dal punto di vista dei deboli, esperienza di convivenza, come suggerisce l´etimo di politéia. Un uso ambiguo, dunque, che giustifica la domanda a chi parla di politica: da che parte stai, degli inermi o dei potenti? La ricomposizione dei significati e quindi l´integrità della comunicazione politica sono possibili solo nella comune tensione all´uguaglianza. [...]".
Gustavo Zagrebelsky,
Senza uguaglianza la democrazia è un regime,
"La Repubblica", 26 novembre 2008

27 novembre 2008

Italradio per la festa dell'Indipendenza Albanese

da portale "Italradio" 26/11/08
"Programmi speciali da Tirana sulla RMV

(PMo, 26 Nov 2008) - Il 28 novembre, in occasione della festa nazionale albanese, la Rete Mondiale Virtuale di Italradio ospiterà alcuni programmi appositamente registrati da Laura Kule negli studi di Radio Tirana in occasione della conferenza sull'italofonia promossa nella capitale albanese dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona. "La trasmissione sulla RMV di programmi non disponibili su Internet è un evento eccezionale che vuole sottolineare gli ottimi rapporti esistenti tra la redazione italiana di Radio Tirana e Italradio - ha dichiarato il segretario generale di Italradio Luigi Cobisi - e ci permette di proseguire la collaborazione con una stazione che opera con mezzi ridottissimi cui i redattori sopperiscono con professionalità e volontà di assicurare la trasmissione quotidiana di notizie, musica e cultura verso l'Italia."La data di diffusione coincide con la festa dell'indipendenza raggiunta dall'Albania nel 1912. Per una cronologia storica si veda http://www.arbitalia.it/storia/albania_quadrosinottico.htm."
* segnalato da Daniele Martina

26 novembre 2008

Privatizzazione dell'acqua

E’ il 1992, ho solo sei anni e sono seduta dietro un banchetto come altri 18 bambini; la maestra mi sta spiegando il processo dell’acqua, i suoi diversi stadi e il passaggio tra l’uno e l’altro ma, soprattutto, la maestra ci spiega che l’acqua sgorga direttamente dalla Terra ed è per questa ragione un bene naturale ed un diritto inalienabile dell’uomo; è di tutti e per tutti. L’acqua è un bene finito, indispensabile all’esistenza degli esseri viventi.
E’ il 5 agosto 2008 e il Parlamento Italiano, con l’appoggio dell’opposizione (in particolare del Pd) approva una legge (legge 133/ 2008) che fa parte della c. d. “finanziaria triennale” del Ministro Tremonti, poi diventato decreto legge 112, che affida “il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica […] ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati […] tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonché in materia di acqua” ; tutto questo con la finalità di “ favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operanti economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale”. In altre parole: privatizzazione dell’acqua. In questo modo in Italia l’acqua non è più un bene pubblico ma semplicemente una merce di cui si impadroniscono le multinazionali internazionali.
Questa situazione trova un antecedente nel caso di Latina, dove la Veolia (multinazionale che gestisce l’acqua locale) ha aumentato le bollette del 300 %. A seguito di questa crescita spropositata della spesa per il consumo di acqua i consumatori hanno deciso di attuare una politica di resistenza non pagando le bollette alla Veolia ma direttamente al Comune; come risposta, la multinazionale ha inviato squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.
Le questioni fondamentali legate a questo provvedimento che necessitano di essere messe in luce sono molteplici.
In primis la questione che possiamo definire “etica”. Come sopra detto l’acqua è un bene di prima, anzi primissima necessità, senza la quale l’uomo non può sopravvivere, è quindi assurda anche solo l’idea di renderla privata e sottomessa ad una gestione non pubblica ed alle leggi del mercato e dell’economia.
In secondo luogo, questa legge è l’ennesima azione che priva i Comuni di entrate, a favore delle multinazionali. Il problema è che in tutta Europa si procede nel senso opposto, ponendo come imperativo socio- politico il principio di sussidiarietà; tale principio, in estrema sintesi, postula che gli enti più vicini ai cittadini devono compiere tutte le azioni che autonomamente e singolarmente sono in grado di fare, senza ricorrere ad enti o strutture “gerarchicamente superiori” (ad esempio le Regioni o lo Stato). Ciò deve avvenire per un duplice motivo: perché i Comuni conoscono più da vicino, e quindi meglio, la realtà che amministrano e possono rispondere con maggiore prontezza ed efficacia alle esigenze dei cittadini; in secondo luogo agire seguendo il principio di sussidiarietà equivale ed eliminare oneri agli enti c. d. “gerarchicamente superiori” che potrebbero così dedicarsi con più attenzione alle questioni di loro competenza. Se però si continua a procedere nella direzione dell’eliminazione di fondi ai Comuni, saranno sempre meno le iniziative che questi potranno promuovere e sempre con minor efficacia ed efficienza porteranno avanti i progetti in corso.
In terzo luogo reputo importante mettere ancora una volta l’accento sullo stato di disinformazione in cui viviamo, per cui si comincia a parlare di questo tema a più di quattro mesi dall’emanazione delle legge, quindi, di fatto, a danno compiuto.
Fortunatamente si stanno moltiplicando le iniziative dal basso, promosse da associazioni, enti pubblici e cittadini contrarie alla privatizzazione dell’acqua e dirette a far riflettere sui consumi della risorsa idrica (non dimentichiamo che l’Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua in bottiglia di cui il 65% di plastica). Esempi di questa mobilitazione sono la campagna di Altreconomia per diffondere l’uso dell’acqua del rubinetto; il progetto “100% pubblica” in atto a Venezia che si basa su strategia di marketing proprie delle grandi marche di acqua e rielaborate nel segno dell’acqua come bene pubblico; infine,di particolare interesse credo possa essere il Forum Italiano dei Movimenti dell’ Acqua, che ha raccolto un gran numero di testimonial nel mondo dello spettacolo a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per sottrarre l’acqua dalla leggi di mercato e per garantire a tutti l’accesso ad un quantitativo minimo, ma vitale, di acqua al giorno. Tale proposta “si prefigge l’obiettivo di favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale”.
*Giorgia Notari

23 novembre 2008

La genesi delle enciclopedie in mostra

L'elegante portale della Radio Televisione Svizzera di Lingua Italiana ci segnala due servizi su quanto segue...
"Come nasce un'enciclopedia?
Lo spiega una mostra alla Biblioteca nazionale svizzera di Berna

All'inizio è la parola è il titolo della nuova esposizione alla Biblioteca nazionale svizzera dedicata alla genesi delle enciclopedie (fino al 29 marzo 2009).Realizzata in collaborazione con il Dizionario storico della Svizzera, la mostra è stata inaugurata dall'ex consigliera federale Ruth Dreifuss.Raniero Fratini ha intervistato Marco Jorio, direttore del Dizionario storico della Svizzera, Marie-Christine Doffey, direttrice della Biblioteca nazionale, l'ex consigliera federale Ruth Dreifuss e Peter Erismann, curatore della mostra.
* Segnalato da Daniele Martina

22 novembre 2008

Recensione

Leonidas Donskis
Amore per l'odio. La produzione del male nelle società moderne
Erickson , 2008, p. 344
Recensione di Marco Parodi
La presunta insicurezza del vivere quotidiano nelle città italiane è argomento ormai corrente. È stato il tema cruciale su cui si è giocata l’ultima campagna elettorale; di fronte ai fatti di cronaca chi ha saputo cavalcare la paura collettiva è stato premiato dal voto, a dispetto del fatto che lo stato emergenziale che si proclamava non fosse giustificato da dati sostanziali, ma si reggesse sulla percezione diffusa di un’inaspettata perdita di sicurezza del proprio territorio.
La paura, alimentata o innata, cresce esponenzialmente al sentimento dell’odio che essa comporta e da cui a sua volta nasce: si odia quel che può suscitare in noi il sentimento di paura, e conseguentemente si ha paura a causa del sentimento di odio atavico che regola la nostra coabitazione con altri esseri umani. L’odio, come sentimento socialmente condiviso, ha necessità di cristallizzarsi contro un bersaglio fisico verso cui scaricare ansie, incertezze e debolezze proprie. I meccanismi logici attraverso cui questo sentimento si radica non sono del tutto irrazionali: hanno cioè una loro perturbante ragionevolezza, la stessa che permette di legare fenomeni del tutto distinti come l’aumento del numero degli immigrati regolari e la difficile sfida del sistema del welfare nelle ricche società occidentali. L’insicurezza trasmessa dallo sfilacciamento delle reti sociali, l’impossibilità di offrire stabilità e prosperità da parte dello Stato vengono perciò rilette alla luce del mutamento più evidente, quello della composizione demografica, secondo cui - anche in ambiti progressisti, dove non manca il razzismo “di sinistra” - l’immigrato diviene ragionevolmente colpevole per traumi di cui è indubbio che la causa sia da ricercare altrove, nelle forze extraterritoriali dell’economia mondiale.
Questa è in breve la tesi contenuta nella prefazione di Zygmunt Bauman che apre il saggio di Leonidas Donskis, filosofo e studioso di scienza politica d‘origine lituana, dal titolo Amore per l’odio. La produzione del male nelle società moderne (Erickson edizioni, il titolo originale è Forms of hatred. The troubled imagination in modern philosophy and literature). Si tratta di un saggio corposo che tra le righe offre però un’interessante riflessione sui processi di costruzione dell’odio collettivo (quello che si adegua alla logica delle masse, all’anonimato che garantisce il gruppo coeso) nella nostra società attuale.
L’odio scaturisce da un’incapacità di categorizzare qualcosa o qualcuno: non si riesce ad assumere entro i propri schemi mentali motivazioni e comportamenti che ci paiono inusitati, diversi e perciò pericolosi. È una reazione di improvvisa chiusura di fronte all’ambiguità di qualcosa o qualcuno che non si comprende appieno, che mina le nostre certezze e ci obbliga rinegoziare la nostra classificazione della realtà.
Per altro verso l’odio scaturisce come forma turbata di amore, dalla frustrazione che nasce per aver perduto l’oggetto del desiderio. Con pari forza si individuano quelle che si considerano minacce per un nuovo oggetto di amore e devozione che tuttavia non si è ancora in grado di definire.
Entrambe le letture paiono adattarsi perfettamente alle vicende italiane recenti, dalle grida razziste dei politici leghisti alle ben più lugubri spedizioni contro i campi nomadi: non soltanto l’odio diffuso come pratica sociale si è concretizzato verso il diverso, lo straniero, ma a questo si sono accompagnati una serie di proclami (dall’esame di italiano per avere la cittadinanza, alla rievocazione templaresca della difesa del cattolicesimo) volti a difendere una presunta identità italiana che pare ben difficile delineare in modo univoco.
Questa lettura in chiave di sfida moderna/antimoderna è elemento ricorrente nei processi di produzione dell’odio condiviso e su di essa Donskis concentra la seconda parte del suo lavoro: è più facile richiamarsi ai valori perduti della conservazione, odiare con forza lo stato attuale delle cose (e quanti in carne e ossa si considerano causa di tutto ciò) per rievocare un passato dai toni idilliaci, a fronte dei quali opporre la degradazione della vita moderna. “Se dunque si stava meglio prima, di tutto ciò deve esserci per forza un colpevole ora”, potrebbe essere la sintesi dello status attuale della modernità e del suo bisogno di definizione: così lo sguardo verso il passato in funzione antimoderna diventa il nucleo attorno a cui convogliare i sentimenti del moderno odio collettivo.
Alla descrizione degli schemi simbolici attraverso cui questo odio collettivo è rintracciabile nelle vicende culturali delle società Donskis si dedica invece nella prima parte del saggio, dove affronta, prima fra tutte, la cosiddetta teoria della cospirazione.
Si tratta della “forma più arcaica e durevole di odio collettivo” che scaturisce direttamente dall’immaginazione umana, o meglio dall’immaginazione turbata politica, letteraria e morale, dove con turbata s’intendono quelle sofisticate forme di interpretazione del mondo contemporaneo come la filosofia storica, gli studi culturali comparativi, gli studi letterari, dietro cui la ragione si maschera per individuare e accettare un qualche Male radicale coagulatosi in un gruppo avversario. Se l’analisi si concentra sulla teoria cospirativa per eccellenza – quella del complotto ebraico, per cui vengono citati come esempio di demonologia i Protocolli dei Savi di Sion – è pur vero che il concetto di immaginazione turbata (e conseguentemente di identità turbata) si può applicare anche all’odierna minaccia di de-cristianizzazione dell’Europa in funzione di una nuova teoria del complotto musulmano.
Ampio spazio è poi dedicato alle più importanti distopie del Novecento; Donskis, come il titolo originale precisa, si occupa principalmente di filosofia della cultura: procede dunque a considerare quelle forme letterarie che meglio si coordinano con la parallela critica novecentesca ai totalitarismi. Da 1984 di Orwell, a Noi di Zamjatin queste utopie al negativo vengono analizzate considerando la formula intrinseca di quelli che sono stati “sistemi di odio organizzato” - ossia la promessa di una salvezza collettiva minata da agenti della sovversione, contro cui occorre organizzare la repressione e soprattutto il consenso a quest’ultima.
Anche in ciò, la natura stessa del sentimento dell’odio collettivo si orienta in due differenti direzioni: da un lato sancisce la perdita della dimensione individuale di ciascun essere umano, la sua sfera intima, associa e categorizza per quanto può, subordina l’individualità alla logica dei gruppi, alla contrapposizione bene-male, in ogni caso alla sfera delle idee, attraverso cui l’atto violento, terrorizzante appare come la logica prosecuzione. Basti pensare all’odierna violenza delle tifoserie calcistiche che si articola entro termini analoghi.
D’altra parte il sentimento dell’odio tende a rifiutare ogni spirito ecumenico, a non cercare nell’altro la comune umanità, la solidarietà e compassione per le vittime di maltrattamenti e torture: scatta cioè un meccanismo di indifferenza morale per cui si assiste compiaciuti alle esecuzioni capitali (o ai linciaggi di piazza) perché almeno per questa volta, noi non siamo nei panni del condannato.
*Marco Parodi

21 novembre 2008

In libreria

Horst Blanck,
Il libro nel mondo antico
Bari, Dedalo, 2008

scheda dell'editore
Una storia del libro nel mondo antico che prende le mosse dal sistema alfabetico greco e latino e passa in rassegna tutti i problemi connessi alla civiltà scrittoria: la conoscenza della scrittura e della lettura nel mondo greco e romano; i materiali scrittorii, inorganici e organici (papiro, pergamena, legno, lino, ecc.); le forme principali del libro antico, rotolo e codice; i libri illustrati. Sono inoltre discusse le principali fonti su circolazione e commercio librari nel mondo greco-romano, e su luoghi, modi e tempi di conservazione. Infine vengono prese in esame le biblioteche pubbliche e private nel mondo greco e romano: storia, architettura e funzionamento. Questa edizione, rivista e aggiornata rispetto all’originale tedesco (1992) è fondata sul riesame delle fonti antiche e arricchita da una raccolta di tavole illustrative e da indici delle fonti.
*segnalato da S.C.

20 novembre 2008

Bisogno di democrazia

La società attuale ci spinge sempre più a porci un'essenziale domanda: "Quali sono le mie prospettive future?"; il problema sta però nel fatto che questo quesito non è solo nella mia mente di poco più che vent'enne, ma nella testa di tutti, qualsiasi sia l'età, il sesso o il reddito. Viviamo in uno Stato che non è nato come democratico ma in cui l'ottenimento di ogni singolo diritto essenziale è stato il risultato di una lotta ideologica o civile; uno Stato che sembra non avere memoria del suo passato ed incapace di sfruttare le sue potenzialità; ma, soprattutto, viviamo in uno Stato dove è realmente tutto lecito, dove la linea di confine tra il "legale" e "l'illegale" non è solo stata cancellata ma è stata calpestata, svilita, umiliata fino a rendere assurda l'idea di uno Stato dove chiunque sia davvero uguale agli altri davanti alla legge.
La nostra stessa Costituzione viene quotidianamente calpestata, svilita ed umiliata sotto i nostri occhi. "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente a garantire a sè ed alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa" recita l'art. 36 della Costituzione; "Tutti i cittadini hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure", articolo 21 Costituzione; l'articolo 9, invece, afferma che "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica".
Queste norme, appartenenti al "massimo rango" della legge ed approvate dopo una guerra, la cui fine segnava la nascita di un nuovo Paese fondato su nuovi ideali e concetti, sono sempre più qualcosa di distante dalla realtà, che non ci appartiene nè ci rappresenta più. Sta proprio qui il nucleo del problema: se la Costituzione, che dovrebbe essere la somma e la sintesi di un Paese, la sua colonna portante non rappresenta più lo stesso è evidente che il problema c'è ed è profondo perchè la sua soluzione implica un cambiamento dei paradigmi mentali a cui siamo abituati, un cambiamento di mentalità e culturale. Un Paese democratico, per definirsi realmente tale,si basa su lavoro, istruzione e ricerca, sanità, principi inviolabili ed informazione. Ma se praticamente tutti questi concetti sono stati lentamente erosi e non funzionano? si può ritenere ancora davvero democratico questo Paese?
Forse ciò che bisogna davvero fare prima di ogni altra è ridare valore alle parole, contenuto ai concetti ed alle cose a partire dalle parole "classe", "cultura", "individualità" e "coscienza".
*Giorgia Notari

Seconda vita per "Life"

Emanuela di Pasqua
Un archivio di importanza storica e sociale
"Corriere della Sera", 19 novembre 2008

Google mette online le foto di Life
Dall'accordo con il motore di ricerca un catalogo di 10 milioni di immagini della rivista americana

Life Collection: la pagina di Google che apre l'archicio di Life


Uno scatto risalente al 1864 della Guerra di secessione della galleria di Google delle foto di LifeMILANO - Le preziose foto di Life sono migrate già da tempo sul web e ora sono accessibili partendo da Google, grazie a un accordo che testimonia e conferma da parte della grande G un'instancabile voglia di crescere. «Vedere Life, vedere il mondo»: questo era il motto di Life, acquisita nel 1936 dal mitico editore Henry Luce, diventando custode degli scatti che hanno fatto la storia. Marilyn in dolce vita nero, il matrimonio di Kennedy, Cassius Clay in un'espressione di sfida, Audrey Hepburn immortalata in tutta la sua eleganza, i Fab Four in piscina: tutto il mondo in una serie di immagini fotografiche, illustri e meno illustri, suggestive ed eloquenti. Questo è Life e questo continua a essere, anche oggi che ha dovuto dire addio alla carta patinata.
ONLINE - Ora il motore di ricerca di Mountain View mette il proprio cappello a questa raccolta senza eguali e trasferisce online ogni scatto. Si può andare nella pagina dedicata a Life Collection oppure utilizzare nella ricerca Life come fonte (es: marilyn source:life): il concetto è che la grande G ha acquisito la gestione di quel monumentale pezzo di storia contenuto nell'archivio fotografico di Life.
La prima copertina di Life nel 1936
LA STORIA DI LIFE - La storica pubblicazione chiuse i battenti più di un anno fa, in seguito ad altre chiusure avvenute negli ultimi decenni. Life era passata gradatamente dai cinque piani di un palazzo a Midtown Manhattan a un piccolo angolino con pochi dipendenti: quasi nulla era rimasto dei tempi d'oro, durante i quali gente come Harry Truman, Winston Churchill e Douglas McArthur avevano scelto di scrivere le loro memorie proprio sulle sue pagine.
L'INTESA – Il motore di Mountain View ha già scannerizzato oltre 10 milioni di immagini, e di queste il 97 per cento non è stato mai visto dal grande pubblico. E ora, cercando in ricerca immagini o partendo dal nuovo spazio Life Collection, l'archivio è consultabile per data, personaggi, eventi, e così via. Ogni foto viene proposta con poche ed essenziali informazioni, quali il luogo, la data dello scatto, le dimensioni e l'autore. E ogni utente potrà anche votare le immagini, attribuendo un punteggio che va da 1 a 5 stelle. "

* segnalato da Daniele Martina

19 novembre 2008

Italradio in Forum a Timisoara

Romania e Italia due terre unite da comuni radici linguistiche e culturali spesso dimenticate. Italradio in collaborazione con l'Università di Timisoara organizzano per il prossimo finesettimana il VII "Forum Italradio". In seguito il programma estrapolato da http://www.portale.italradio.org/

"Pubblicato il programma del Forum 2008
(PMo, 10 Nov 2008) - E' stato pubblicato il programma del Forum Italradio 2008, che si terrà dal 20 al 23 novembre nella città romena di Timisoara. Oltre ai tradizionali spazi di incontro tra i partecipanti al convegno, sono previsti incontri con le autorità locali e visite culturali alla città. Il Forum, organizzato in collaborazione con la professoressa Viorica Balteanu, sarà ospitato dall'Università dell'Ovest di Timisoara, dal Comitato Dante Alighieri di Timisoara e dal Consiglio Distrettuale di Timis.L'apertura ufficiale è prevista il 21 novembre, nel Palazzo Amministrativo del Consiglio Distrettuale di Timis, e proseguirà nel pomeriggio presso la sede locale della Radio Romena, dove si terrà il tradizionale convegno.Sabato 22, nella Biblioteca Centrale Universitaria Eugen Todoran, ci sarà la chiusura dei lavori. Domenica 23, infine, nella Sala del Senato dell'Università dell'Ovest di Timisoara, i partecipanti al Forum incontreranno i vertici dell'Ateneo."
* segnalato da Daniele Martina

La sfida di Europeana

Da "La Repubblica Online" del 19/11/08 di Alberto D'Argenio

"Consultabile da domani su internet. E' la risposta alla sfida di Google Entro il 2010 si dovrebbe arrivare a 10 milioni di testi

Online Europeana, la Babele Ue Una biblioteca da 2 milioni di libri

Accesso libero a tutti: ci sono anche arte e musica e testi rarissimiIl commissario Viviane Reding: "Ma tutto sarà chiaro, ordinato e fruibile"di ALBERTO D'ARGENIO
BRUXELLES - Microsoft si ispirava alla biblioteca di Alessandria, ma fallì. L'Unione europea si rifà invece alla "Biblioteca di Babele" di Borges. E lancia la sfida ai grandi dell'informatica, Google in testa: mettere insieme il sapere custodito dalle biblioteche di tutta Europa nel pieno rispetto dei diritti d'autore e sfruttando le potenzialità di Internet. Nasce così http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/biblioteca-europeana/biblioteca-europeana/www.Europeana.eu, la biblioteca online di Bruxelles che da domani sarà liberamente accessibile a studenti, ricercatori, professori e semplici amanti di letteratura e arte. Perché Europeana non conterrà solo libri, ma anche musica e quadri. Una vera e propria sfida al mastondontico progetto di Google di raccogliere tutto il sapere dell'umanità. Si comincia, dunque, domani con circa due milioni di opere, tra cui la Divina Commedia, i manoscritti e le registrazioni di Beethoven, Mozart, i quadri di Vermeer, la Magna Carta e le immagini della caduta del muro di Berlino. Ma anche opere altrimenti introvabili, perché custodite in diversi musei del Vecchio Contiente. Come il Codice Sinaitico, antichissima traduzione in greco dell'Antico e del Nuovo Testamento oggi sparpagliato in quattro diverse bilbioteche: ebbene per la prima volta sarà liberamente consultabile nella sua versione integrale. Grazie a Internet e alle tecniche di digitalizzazione, "uno studente italiano potrà consultare i lavori della British Library senza andare a Londra", ha detto a Repubblica Viviane Reding, commissario Ue responsabile del progetto. "E' un sogno antico che diventa reale - ha aggiunto - chiunque può avere libero accesso alla nostra cultura, l'eredità che accomuna ogni europeo".

"Se un taxista di Roma - spiega Reding - sente casualmente in radio un brano di Chopin può andare su Europeana e capire chi era l'autore, leggere le sue lettere d'amore, vedere la casa dove viveva quando ha composto l'opera e vedere gli spartiti originali". Così come uno studente, o un esperto, può guardare le mappe dei Conquistadores o scoprire le diverse espressioni dell'art nouveau nelle varie città d'Europa. L'obiettivo è di arrivare a 10 milioni di opere entro il 2010. Significherebbe superare Google Book Search, lanciato nel 2004, che oggi conta circa 7 milioni di volumi più una vasta serie di cause per la violazione dei diritti d'autore. Ma la Ue vorrebbe aggirare l'ostacolo ottenendo il copyright dagli enti e dagli istituti europei che lo hanno già acquistato per sé. E il compito più arduo sarà proprio la digitalizzazione dei testi, un'impresa che portò la Microsoft ad abbandonare il suo progetto di biblioteca alessandrina in formato Pdf lanciato nel 2006. In un anno e mezzo il colosso di Bill Gates aveva importato in formato elettronico solo 750.000 volumi. Ma la Ue non si scoraggia: "Abbiamo dei progetti pilota per accelerare la copia in digitale e un nuovo traduttore automatico", spiega la Reding. Che si richiama alla Biblioteca di Babele: "Nel racconto di Borges la gente impazziva perché si trovava di fronte ad una infinità di lingue e contenuti. Noi facciamo il contrario: selezioniamo il materiale giusto, lo ordiniamo e lo corrediamo di critica e interpretazione certificata dai massimi studiosi del Continente". Insomma, niente a che vedere con il normale caos delle ricerche su Internet e con le spiegazioni spesso date da esperti improvvisati. (19 novembre 2008) "
*link al sito di Europeana
* Segnalato da Daniele Martina

In libreria

Arturo Mazzarella,
Torino, Bollati Boringhieri, 2008.
scheda dell'editoreLa contrapposizione sempre più marcata tra vecchi e nuovi media è un luogo comune che, dopo la definitiva affermazione della rivoluzione digitale, appartiene ormai al patrimonio delle certezze collettive. L'espansione della virtualità prodotta dai nuovi media sembra relegare tra le reliquie del passato quelle pratiche comunicative, come la letteratura, attraverso le quali la civiltà occidentale ha scandito il suo progresso. Ma è un'impressione di superficie. Considerata fuori dalla retorica che ancora l'avvolge in numerose sedi istituzionali, sgombrata da ipoteche etico-pedagogiche o estetiche, proprio la scrittura letteraria rivela oggi una insospettabile contiguità con l'universo dei media elettronici, mostrando il suo originario, costitutivo, carattere virtuale. È quanto esibiscono senza falsi pudori alcune tra le esperienze letterarie più vitali e innovative dell'ultimo ventennio: da Calvino, Celati e Tondelli a Kundera, Ballard, DeLillo, Ellis, Marias, Amis e Houellebecq. Grazie a loro gli incroci che si vengono a stabilire tra la letteratura e la videoarte, o il cinema digitale, i videogame e i videoclip diventano tutt'altro che uno scenario avveniristico.

18 novembre 2008

In libreria

L'immigrazione che nessuno racconta,
Milano,
Baldini Castoldi Dalai editore, 2008, 224 p.


scheda dell'editore
L’esperienza di successo di Ghanacoop e la grande attenzione che ha ricevuto a livello nazionale e internazionale nascono in Italia da un percorso di lavoro innovativo per quanto minoritario. Questo progetto è stato promosso dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) coinvolgendo molte comunità di immigrati, accanto al mondo economico, istituzioni locali e nazionali, ONG e centri di ricerca, nell’ottica di un circuito aperto che riceve, comunica, scambia risorse e genera opportunità. Questi attori si impegnano, da alcuni anni, nella costruzione di uno spazio relazionale che includa i nuovi cittadini e nel quale il sistema delle opportunità garantisca la necessaria mobilità sociale. Oggi, Ghanacoop ha saputo coniugare economia e integrazione, grazie a un’iniziativa imprenditoriale autonoma e a un modo nuovo di intendere e caratterizzare le relazioni internazionali. Purtroppo, in Italia e in molti Paesi europei, poca attenzione è dedicata a quella risorsa straordinaria che sono i nostri migranti, potenziali facilitatori di importanti processi di internazionalizzazione per le nostre imprese e per il nostro modo di generare ricchezza. Questo volume intende raccogliere i contributi di quanti, negli ultimi anni, si sono interrogati su queste tematiche, elaborando riflessioni e prassi originali, capaci di aprire prospettive inedite nell’incompiuta e frammentata storia dell’immigrazione nel nostro Paese.
Gli autori
Enrico Bellavia, 42 anni, giornalista, vive a Palermo. Cronista di nera e giudiziaria per «la Repubblica», autore di libri sul fenomeno mafioso, sui temi della criminalità e sugli intrecci tra potere e organizzazioni malavitose. Ha pubblicato per Baldini Castoldi Dalai editore insieme con Silvana Mazzocchi Iddu. La cattura di Bernardo Provenzano.
Thomas McCarthy, 42 anni, ghanese, da diciannove anni in Italia, è presidente di Ghanacoop da quando è nata, nel 2005.
Enrico Messora, 42 anni, presidente di Arcadia e amministratore delegato del gruppo cooperativo Oltrelab, dal 2001 progetta e gestisce azioni di imprenditorialità sociale in Italia, nei Balcani e in Africa.
Stephen Ogongo, 34 anni, keniota, è in Italia dal 1995. Laureato in Scienza delle comunicazioni all’Università Gregoriana di Roma, ha collaborato con Radio Vaticana e infine approda ad «Africa News», del quale è direttore editoriale. Nel 2007 è tra i vincitori del «Black Community Leadership Awards» di Brescia.
Giulia Caiani, 27 anni, è responsabile della progettazione per il gruppo cooperativo Oltrelab e dottoranda in Politica economica presso l’Università Cattolica di Piacenza. Ha curato il coordinamento redazionale del libro.

17 novembre 2008

Alma Terra, quando le donne si autoaiutano

A Torino esiste una bella realtà per il sostegno e la socializzazone tra donne. Presieduta dalla giornalista ed attrice montenegrina Vesna Scepanovic il gruppo di "Alma" organizza una serie di convegni e spettacoli sempre toccanti. Vi allego il programma degli eventi di novembre e dicembre. Ovviamente anche noi uomini siamo ben accetti!.
Daniele Martina

Una Babele in Via Balbi

Alessandra Costante
La casa di Babele dell’Università
"Il Secolo XIX", 17 novembre 2008

"La fasciatura di tubi innocenti è già sparita da qualche settimana intorno al Milano Terminus. Una volta era un albergo per i viaggiatori che scendevano alla stazione Principe. Oggi, il grande stabile d’epoca in via Balbi 34, è una delle 20 case per gli studenti che l’Azienda regionale per i servizi scolastici e universitari mette a disposizione degli universitari che hanno ottenuto la borsa di studio e il diritto all’alloggio. Regione Liguria e Arssu lo inaugurano mercoledì e con le sue 62 stanze porta a 856 posti letto la disponibilità per gli universitari meritevoli. «La meritocrazia praticata», come osserva il presidente della Regione, Claudio Burlando. Che ha un obiettivo nel cassetto: portare i posti a 1.223 nel 2011 per estendere il beneficio di una camera a “canone moderato” anche ai cosiddetti studenti fuori fascia, l’equivalente della locazione permanente dell’edilizia residenziale. Progetto che vedrà l’alba tra breve, con la partenza di altri due appalti, 296 posti divisi tra l’ex caserma Garibaldi di Salita delle Neve (8 milioni di euro) e il convento di San Nicola in salita Madonnetta (6 milioni di euro).

Il Firenze-Zurigo, lo Stella, il Marinella e ora il Milano Terminus stanno trasformando la zona di Principe, in passato terra di alberghi, in un grande ostello per gli studenti. Italiani e no. A dire il vero, anche se di poco, gli italiani (309), sono la minoranza. Nei 754 posti (un altro centinaio non è disponibile per i borsisti) alloggiano 411 stranieri che provengono da Paesi extra Unione Europea e 343 da Paesi Ue, compresa ovviamente l’Italia. Tra gli italiani la parte del leone la fanno i liguri (120), seguiti dai siciliani (47), dai piemontesi (42) e dai calabresi. Tra gli stranieri Ue i meritevoli più numerosi sono i polacchi (13) e i romeni (7). Ma è tra gli universitari che arrivano da oltre i confini dell’Europa a 27 che ci sono le sorprese maggiori: 149 albanesi, 71 cinesi, 33 camerunesi, 24 iraniani e 23 tunisini. E proprio quest’ultima comunità, nei giorni scorsi, ha incontrato il presidente della Regione, Claudio Burlando.
Nel 2002 i posti letto nelle case degli studenti erano 382, alla fine del 2008 sono il 124% in più. Nel 2007 le domande di alloggio erano state 939, quest’anno 1037 su una popolazione universitaria di 38.059 studenti (il 5,27% dei quali extra Ue). Così, con un’impennata del 10 per cento all’anno delle domande di alloggio, rende più impegnativo il raggiungimento dell’obiettivo di riuscire a soddisfare il 100% delle richieste. Cosa che, invece, è un risultato acquisito per le borse di studio semplici: erano 3.900 nel 2007, sono 4.100 nel 2008 tutte finanziate. «Questo è uno dei settori su cui abbiamo puntato di più, continuando ad investire anche nei momenti di difficoltà - spiega Burlando - Nelle borse di studio riusciamo a soddisfare le richieste di tutti coloro che ne hanno diritto, mentre per gli alloggi siamo sempre all’inseguimento. Speriamo di andare il pari il prossimo anno con l’apertura della casa di vico Marinella (71 posti disponibili dal luglio 2009, ndr) così almeno potremo dedicarci a dare una risposta anche agli studenti che sono meritevoli, ma che non appartengono alla fascia sociale da tutelare». Nelle case dello studente gli alloggi per i fuori fascia sono un centinaio, ma nel giro di due o tre anni la Regione (che nella costruzione di alloggi per gli universitari in cinque anni ha investito circa 30 milioni di euro) vorrebbe quanto meno triplicarli anche per cominciare a dare qualche spallata al mercato parallelo gestito da privati e immobiliaristi. Se un posto letto in una struttura gestita dall’Azienda regionale per i servizi scolastici e universitari costa circa 250 euro, sul libero mercato parte da 400 o 500 euro. «Anche se è una città molto anziana, Genova è ancora capace di attrarre giovani che in futuro potranno mettere in campo professionalità importanti. Gli stranieri sono circa 700 tra Iit e Università: alcuni andranno via, altri resteranno qui. E anche questo è marketing territoriale», aggiunge Burlando che nel gruppo di universitari stranieri vede anche un motivo di rilancio per l’Università genovese.

«Chiaro che deve essere un punto di riferimento per il Mediterraneo ma per diventarlo bisogna mettere a disposizione degli studenti anche molti alloggi. Oggi il tappo è costituito da un numero insufficiente di camere a meno che non si sia disposti a spendere cifre pazzesche. È una delle sfide che bisogna vincere in tempi brevi» fa eco il magnifico rettore, Giacomo Deferrari che vorrebbe aumentare la dotazione di alloggi usando anche un’ala dell’Albergo dei Poveri (al netto del trasferimento delle facoltà che oggi sono in via Balbi) e recuperare Casa Paganini, foresteria nella zona di Santa Maria di Castello che potrebbe essere utilizzata per giovani ricercatori stranieri e docenti stranieri in trasferta."
*segnalato da Daniele Martina

In libreria

Fiorenzo Toso
Bologna, Il Mulino, 2008
Scheda dell'editore
Il tedesco in Alto Adige, il francese in Val d'Aosta, lo sloveno a Trieste e Gorizia, e poi ancora il ladino, l'albanese, il catalano, il friulano, il sardo: sono solo alcune delle molte varietà linguistiche parlate nel nostro paese da gruppi minoritari di popolazione. Questo libro si propone di fornire un panorama completo delle lingue e dei dialetti delle minoranze linguistiche in Italia, a partire dalla definizione del concetto stesso di "minoranza linguistica", troppo spesso confuso con quello, assai diverso, di "minoranza nazionale". Oltre che a fornire i dati di prima informazione relativi alla storia e alla fisionomia delle singole minoranze della Penisola, l'autore provvede a riconsiderare l'intero complesso dei temi e dei problemi relativi al riconoscimento giuridico, alla tutela e alla valorizzazione dei patrimoni linguistici minoritari, e traccia infine un profilo della situazione dell'italiano come lingua minoritaria all'estero.

16 novembre 2008

Debutta Obama, il "presidente YouTube"

Massimo Gaggi su "Il Corriere della Sera" del 16/11/08 ci parla della nuova frontiera varcata dalla comunicazione istituzionale. Titolo d'effetto in calce ed articolo intero, premendo sul "link".

"Internet Dopo l'ampio uso della tecnologia nella sua campagna

Debutta Obama, il «presidente YouTube»

Primo video sul web dopo l'elezione. Reti sociali e 30enni: ecco il piano per una democrazia digitale"

http://www.corriere.it/esteri/08_novembre_16/obama_internet_youtube_f20d8992-b397-11dd-b392-00144f02aabc.shtml
*Daniele Martina

I Balcani sull'orlo della crisi di P.Matvejevic

Da "Il Piccolo" del 16 novembre 2008 vi segnalo questo breve articolo.
SCENARI Matvejevic: i Balcani sull'orlo della crisi
Lo scrittore scettico sul ruolo dell'Unione per il Mediterraneo: «L'Italia può fare di più»
ROMA «L'Unione per il Mediterraneo arriva in un momento molto duro, di gravecrisi economica, e dopo il fallimento del processo di Barcellona. Sarà moltodifficile che l'Upm possa fare qualcosa di più». È scettico riguardo alfuturo della neonata Upm il grande scrittore e intellettuale bosniacoPredrag Matvejevic, che si chiede - a margine di un incontro organizzato aRoma all'ambasciata di Francia - cosa mai potrà fare il nuovo organismo perrisollevare il destino del Mediterraneo? Prima che venisse varata, nelluglio scorso, infatti, i capi di Stato e di governo hanno discusso a lungosu quale fosse il nome adatto per definire il nuovo organismo: Unione per ilMediterraneo, Unione del Mediterraneo o Processo di Barcellona-Unione per ilMediterraneo. «Contrasti linguistici che denotano come in Europa non tuttivedono di buon occhio questa istituzione», rimarca Matvejevic, autore delcelebrato «Breviario mediterraneo» e vincitore di importanti premiletterari. Tra i massimi studiosi viventi del Mediterraneo, nato a Mostar dapadre russo e madre croata, dissidente, condannato a cinque mesi di carcerein Croazia per aver scritto sui talebani cristiani, è anche un profondoconoscitore dei Balcani. Durante la guerra, ricorda, si schierò con ibosniaci, «il popolo più martirizzato». Oggi, avverte, «senza il controllointernazionale, la situazione rischia di tornare a quello che era tra il '92e il '94. Spero che la Comunità internazionale trovi la forza e il coraggiodi non lasciare soli una volta ancora i Paesi della ex Jugoslavia». E ilKosovo? «Sono stato uno dei primi a sostenere che gli albanesi di questaregione abbiano diritto all'autonomia. Colpevole di aver portato glialbanesi del Kosovo a questa voglia di secessione è Milosevic, che nel tempoli spinse sempre più lontano, verso il mare».«Chissà - sospira il docente di lingua francese e di letterature slave nelleUniversità di Zagabria, Parigi (Sorbonne, College de France) e di Roma "LaSapienza" - forse dovremo aspettare decenni prima che il Kosovo trovi la suastrada unendosi all'Albania». Che ruolo può ritagliarsi l'Italia in questoscenario? «L'Italia è tutta lambita dai mari - torna a ripetere Matvejevic -dovrebbe attuare una sua politica mediterranea. Agli occhi degli Stati dellasponda Sud, è più credibile di tutti gli altri Paesi europei messi insieme»."
*segnalato da Daniele Martina

“ La follia è una condizione umana”

Si può fare.

Regia di Giulio Manfredonia . Commedia , durata 111 min. Italia 2008 Warner Bros.
Cast : Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Giorgio Colangeli , Bebo Storti...



“ La follia è una condizione umana” Franco Basaglia


Sono gli anni 80 e Nello (Claudio Bisio), passionale sindacalista, divenuto troppo scomodo, viene “promosso” con il nuovo incarico di dirigere la Cooperativa 180 (dalla legge Basaglia 180).
Con passione e volontà fa diventare la cooperativa da inutile ad originale e produttiva contro il parere del Dott. del Vecchio ( Giorgio Colangeli) . Al film si accompagnano molte riflessioni sulla impreparazione del paese alla legge Basaglia e la difficile integrazione dei soci nella vita di tutti i giorni viene raccontata con un giusto equilibrio di comicità, tenerezza e cruda realtà.
L’interpretazione che Claudio Bisio dà al suo personaggio è degna di lode.


Per approfondiment e curiosità:
-legge basaglia


*Antonietta Scuderi

15 novembre 2008

Spagna, il governo approva il piano per il rientro dei migranti

MADRID - Il consiglio dei ministri spagnolo ha approvato venerdì scorso un decreto legge sul ritorno volontario in patria degli immigrati rimasti disoccupati. Il piano, annunciato già nei mesi scorsi, prevede agevolazioni per il rientro in patria dei disoccupati extracomunitari, che potranno ottenere il pagamento di tutte le indennità di disoccupazione capitalizzate - il 40% al momento della partenza, e il restante 60% al rientro nel Pase di origine,ma passati trenta giorni dal primo pagamento - se lasceranno il Paese. “Il nuovo piano di ritorno è volontario e potranno aderire coloro che lo vogliono o che credono di poterne trarre beneficio”, ha affermato il ministro del Lavoro e dell'Immigrazione Celestino Corbacho nella conferenza stampa al termine della riunione settimanale del consiglio dei ministri a Madrid. Corbacho ha precisato, inoltre, che la nuova legge è rivolta agli “extracomunitari provenienti da quei Paesi con i quali la Spagna ha già sottoscritto accordi bilaterali in materia di sicurezza sociale. La Vicepresidente del governo spagnolo, Marìa Teresa Fernandez de la Vega, ha ricordato che sono 19 i Paesi che hanno accordi con la “Seguridad Social” spagnola. Tra questi molti sono gli Stati latinoamericani tra cui la Colombia, il Perù, il Brasile e l’Ecuador. Il decreto, secondo il ministro Corbacho, sarà operativo alla fine di ottobre o all’inizio di novembre. Dal primo annuncio del piano ad oggi, le stime del governo spagnolo sul numero di immigrati che ricorreranno al programma sono diminuite, passando da 100.000 a 87.000 cittadini non comunitari. Chi aderisce al programma di rientro perde il permesso di soggiorno e lavoro e non può ritornare in Spagna prima di tre anni. “Non apprezziamo questa nuova legge – spiega Raúl Jiménez, portavoce dell’Associazione ispano-ecuadoriana Rumiñahui - . Molti studi e ricerche dimostrano che piani simili sono falliti. Penso, inoltre, che questo decreto sia legato alla crisi del momento, e questo è molto triste”.

Fonte: http://www.metropoli.repubblica.it/ (22 settembre 2008)

Battuta d’arresto delle rimesse, la crisi dei mutui arriva in Perù

LIMA - Se già nel 2007 le rimesse dei peruviani avevano registrato un rallentamento quasi impercettibile, quest’anno l’ingresso in Perù dei risparmi degli emigrati è destinato a fermarsi, a causa principalmente della crisi dei mutui negli Stati Uniti. A dirlo sono alcuni dei principali analisti ed economisti peruviani. Tra questi il professore dell’Università Centrum Catòlica Jorge Torres Zorrila: “Noi prevediamo - spiega - , così come il Banco interamericano del desarrollo (Bid) che nell’anno corrente ci sarà un arresto delle rimesse. La situazione non è però così cattiva, ci aspettavamo un calo vero e proprio in conseguenza della crisi finanziaria americana”. Secondo il Centrum Catòlica di Lima, gli invii di denaro da parte degli emigrati residenti negli Usa sono diminuiti del 20% tra gennaio e ottobre a fronte delle rimesse registrate nel 2007. Questo significa che sono stati inviati 600 milioni di dollari in meno a causa della crisi finanziaria negli Stati Uniti, il Paese dal quale proviene la fetta più grossa di rimesse. La crisi che ha messo in ginocchio il Paese ha colpito soprattutto il settore edile lasciando migliaia di peruviani disoccupati. Gli effetti della bolla dei mutui Subprime sono stati conseguenza della recessione che si è verificata negli ultimi due trimestri negli Stati Uniti. Ma il fatto che le rimesse dirette in Perù partano anche dall’Europa ha aiutato a evitare un eccessivo calo degli invii. “Quello che si è perso con gli Stati Uniti – precisa Torres - si compensa con gli euro provenienti dall’Europa, principalmente dalla Spagna. Al momento il dollaro è deprezzato rispetto all’euro”. Per questo, spiega Torres, in Perù non ci sono preoccupazioni su un generale calo delle rimesse. Nella classifica dei Paesi da cui provengono le rimesse verso il Perù, elaborata dal Fomin (Fondo Multilateral de Inversiones) vede al primo luogo gli Stati Uniti, seguiti da Spagna, Giappone e America Latina (Argentina, Venezuela e Cile). “Nonostante in Perù ci sia una crescita economica - conclude Torres - e veniamo indicati come il miracolo dell’America Latina, la migrazione verso l’estero continua ad aumentare” .

Fonte. http://www.metropoli.repubblica.it/ (16 ottobre 2008)

Europa, in arrivo la Carta Blu per i lavoratori qualificati

BRUXELLES - La commissione Affari Interni del Parlamento europeo (PE) appoggia la proposta di creare una “Carta blu” con l’obiettivo di attrarre lavoratori immigrati altamente qualificati, con uno schema simile alla "Green card" statunitense. Ma avverte anche i rischi di questo progetto come quello della "fuga di cervelli" dai Paesi in via di sviluppo. Nonostante gli eurodeputati non abbiano potere di codecisione su questa materia, in maggioranza hanno dato appoggio al meccanismo che offrirà vantaggi legali e pratici agli immigrati qualificati (ingeneri, informatici, medici, ricercatori) provenienti da paesi extracomunitari. In questo modo potrebbe essere regolato l’accesso di venti milioni di persone nei prossimi vent'anni, anche “per far fronte – ha spiegato la relatrice Ewa Klamt - al calo demografico europeo”. Stando ai dati, oggi molti lavoratori preferiscono installarsi negli Stati Uniti o Canada per le diverse facilitazioni offerte dai due Paesi. La deputata tedesca ha spiegato che la carta Ue “avrà valore di permesso di residenza e lavoro temporaneo per tre anni, rinnovabile per altri due, sicurezza sociale inclusa”. Certo, gli immigrati per ottenerla dovranno aver fatto studi universitari di almeno tre anni o dimostrare un'esperienza professionale di almeno cinque anni. La stessa Carta blu “autorizzerebbe i lavoratori che hanno passato tre anni in un Paese europeo a entrare dopo tale data in un altro Paese dell’Unione”. I lavoratori stranieri altamente qualificati rappresentano oggi l'1,7% circa dei lavoratori migranti nella Ue, rispetto al 9,9% dell'Australia, il 7, 3% del Canada e il 3,2% degli Usa.

Fonte: http://www.metropoli.repubblica.it/ (13 novembre 2008)

Genova: mancano i mediatori nelle scuole

GENOVA - “La presenza di mediatori culturali nelle scuole statali, fino alla secondaria di I grado, del Comune di Genova, è garantita fino al 30 novembre dagli stessi operatori dello scorso anno scolastico”. A dirlo è l’assessore alla Scuola del Comune, Paolo Veardo, dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla mancanza dei mediatori culturali nelle scuole del Comune dal primo settembre. “Una situazione gravissima” denunciata dagli stessi genitori e dagli insegnanti delle scuole d’infanzia e primarie. Alunni arrivati dalla Cina, Ecuador, Marocco e altri paesi senza parlare alcuna parola d’italiano sono rimasti senza supporto linguistico. Tranne la disponibilità e professionalità degli insegnanti. Questo perché la convenzione con la cooperativa Saba, che aveva l’appalto del servizio, è scaduta a luglio. “Dal 1 dicembre la gestione passerà all’ente/soggetto che risulterà vincitore del bando di gara predisposto per l’affidamento del servizio fino a dicembre 2009 – continua l’assessore Veardo - . Il bando sarà pubblicato nei prossimi giorni”. Nel frattempo però le richieste di mediazione da parte delle scuole sono sempre in aumento e la proroga fatta dal Comune non basta per arrivare fino a dicembre. “Qualche giorno fa sono arrivati 7 nuovi ingressi alle medie e altri 2 nelle elementari – spiega la professoressa Federica Mazza, dell’Istituto comprensivo San Francesco di Paola - . Abbiamo fatto richiesta dei mediatori culturali ma ad oggi non è arrivato nessuno. Sono sicura che le ore di mediazioni che sono state concesse fino alla pubblicazione del nuovo bando, sono finite in mezza giornata”. Husein Salah, responsabile della cooperativa Saba ammette: “E’ come voler mettere una pezza per recuperare una grave situazione. E’ vero, le richieste sono tante soprattutto in questi giorni di prima accoglienza nelle scuole. Ad oggi la nostra cooperativa non può soddisfare 20 richieste di mediatori”. Secondo i dati forniti dall’assessorato all'Infanzia e Scuola, nell’anno scolastico 2007-2008 il servizio era presente in 180 scuole, a vantaggio di circa 1600 bambini. E in ogni scuola sono presenti, in media, 3 aree linguistiche diverse dall’italiano; ad ogni area linguistica, sempre in media per scuola, appartengono 3 alunni. Le aree linguistiche più rappresentate sono, in ordine decrescente: spagnola, albanese, romena, araba, cinese; la lingua spagnola raggiunge il 50% del totale. “10.000 sono le ore di servizio di mediazione culturale che saranno erogate. Nonostante le note difficoltà economiche dei bilanci comunali, l’amministrazione genovese ha scelto di mantenere la stessa quantità di ore degli anni precedenti – dichiara l’assessore Veardo - . E 800 le ore di servizio di mediazione culturale educativa; l’amministrazione genovese ha scelto di prevedere non solo il servizio di mediazione culturale “classica”, ma anche di mettere a disposizione delle scuole un servizio di progettazione educativa per la programmazione di attività annuali, rivolte a tutti gli alunni, che favoriscano l’integrazione e l’accoglienza dei bambini che arrivano da lontano”. “Vista la nuova riforma andremo sempre peggio – dice la professoressa Mazza - . Il motivo sono sempre i soldi. Secondo me questo servizio andrà a morire, perché i fondi non ci sono mai”. Quello che è certo è che la figura del mediatore culturale, entrata nelle scuole genovesi dal 2001, è importante per l’integrazione come spiega Husein Salah “ma non siamo soddisfatti della nostra situazione. Siamo anche noi dei precari”, conclude.

Fonte: http://www.metropoli.repubblica/ (3 novembre 2008)

La crisi finanziaria spinge l'Islanda verso l'UE

Il governo islandese sta rivedendo la propria posizione nei confronti di un'eventuale entrata nell'Unione Europea in seguito al collasso del suo sistema bancario, dovuto alla crisi finanziaria. L'Islanda potrebbe entrare in Europa già dal 2011.

Il Primo Ministro Geir Haarde, a capo di una coalizione tra il partito Indipendenza (fino ad ora anti-europeista) e l'Alleanza Democratico-Sociale (filoeuropeista) ha dichiarato di aver sempre pensato di poter valutare al giusto tempo la possibilità di cooperare con l'Europa.

Anche il sostegno popolare all'entrata in Europa sta salendo: il 70% degli islandesi è oggi favorevole mentre, storicamente, i filoeuropei erano sempre stati sotto il 50%.

L'analisi più sostenuta in questi giorni è che, se l'Islanda fosse stata un paese membro dell'Ue, la sua valuta sarebbe stata più protetta rispetto alle oscillazioni internazionali e avrebbe garantito maggiore stabilità al suo sistema bancario, ormai collassato, la cui crisi si ripercuoterà in una grave recessione.

L'entrata nell'Ue non è comunque assicurata, c'è da risolvere la questione riguardante i bacini di pesca: gli islandesi dovrebbero infatti permettere ai pescherecci degli altri stati membri di poter pescare nelle loro ricche acque territoriali.

Questa è la prima volta che l'Islanda si candida formalmente ad entrare nell'UE. Vedremo ora come si muoverà la macchina dei negoziati.

Fonte:

Financial Times: http://www.ft.com/cms/s/0/5a29ac18-b28f-11dd-bbc9-0000779fd18c.html?nclick_check=1

Nuova grafica per il Televideo Rai on line

Da Portale Italradio
"Nuova grafica per il sito di Televideo Rai
(LC, 08 Nov 2008) - Nuovo formato per il sito del Televideo Rai che affianca al tradizionale schermo come si vede in tv una grafica che facilita la navigazione al lettore internet, scegliendo di approfondire gli argomenti in riquadri che circondano la schermata classica. Significativo ampliamento delle aree di ricerca per gruppi di notizia raggiungibili con un solo clic con la possibilità di leggere le notizie anche su fondo bianco. Digitando su http://www.televideo.rai.it/, il lettore può navigare nelle notizie in onda 24 ore su 24, scegliendo di approfondire gli argomenti in riquadri tematici che circondano la schermata classica.Commentando il bilancio 2007 la Rai segnalava che il Televideo nazionale (Rai 1 e Rai 2) propone sessanta indici e quattromila pagine pubblicate contemporaneamente. Su RaiTre vanno invece in onda le 21 diverse edizioni del Televideo Regionale (una edizione per ogni regione, due nel Trentino-Alto Adige), con ventimila pagine simultanee. Sono 20.800.000 gli italiani che conoscono e consultano Televideo; oltre sette milioni e mezzo sono gli utenti che sfogliano Televideo ogni giorno. Per i non udenti, Televideo garantisce la sottotitolazione in italiano (pag.777) e in lingua inglese (pag.778) di numerosi programmi per un totale, nel 2007, di oltre 6.000 ore di sottotitolazione"
*Daniele Martina

14 novembre 2008

Verso la riforma dell'Ordine dei Giornalisti

Il 17 ottobre 2008 il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, riunito a convegno a Positano, ha approvato un DOCUMENTO DI INDIRIZZO PER LA RIFORMA DELL’ORDINE.
Il testo è pubblicato nella rivista mensile "Prima comunicazione".

*link al documento del CNOG
*link al sito dell'
Ordine Nazionale dei Giornalisti
*link al sito del mensile
"Prima comunicazione"

13 novembre 2008

In libreria

Andrea Fontana,
Il cinema americano dopo l'11 settembre,
Piacenza, Morpheoedizioni, 2008, 320 p.

descrizione dal sito dell'editore
Questo volume […] ci fornisce un’ampia panoramica di informazioni, di documentazione e ovviamente di riflessioni, sia per il cinema che per la televisione. Che io sappia, è il primo tentativo del genere in Italia. (dalla Prefazione di Renato Venturelli)
11 settembre 2001: due aerei di linea si schiantano contro le Torri Gemelle di New York, simbolo economico degli Stati Uniti. Poco dopo un terzo aereo provoca un’esplosione su un lato del Pentagono. Uno shock visivo e traumatico per l’Occidente e per tutto il mondo. Come ha reagito il cinema a questo avvenimento epocale? Come ha assorbito il lutto di una simile tragedia? Sono emerse posizioni critiche o di propaganda? Il volume tenta di rispondere a queste e ad altre domande, con analisi trasversali che toccano la serialità americana, il genere cinematografico, il contesto politico internazionale, il ruolo dell’immagine mass mediale. Attraverso l’analisi di numerosi film, si è giunti a delineare un percorso lucido che dimostra quanto il cinema sia la più sincera espressione di un sentire collettivo. Nel libro sono presenti saggi di Giampiero Cama, Andrea Fornasiero, Federico Gironi, Guido Levi, Giona A. Nazzaro e Gianluca Pulsoni. Doppia prefazione di Renato Venturelli e Fabio Zanello. Postfazione di Eros Torre.
*link al sito di Morpheoedizioni (casa editrice specializzata in pubblicazioni di storia e critica sul cinema).
*segnalato da Guido Levi

Le tante facce della crisi

La crisi finanziaria proveniente dagli Stati Uniti si sta ripercuotendo naturalmente anche in Europa, in modi e con effetti diversi.

In Gran Bretagna fa scalpore la dichiarazione del Ministro per le Olimpiadi: “Se avessimo saputo della recessione, non avremmo candidato Londra per le olimpiadi del 2012”. Lo scenario è infatti allarmante, tra costi di costruzione e per la sicurezza che lievitano, privati che non riescono a trovare fondi per il Villaggio Olimpico e progetti di palazzetti sportivi da demolire subito dopo i giochi, il sindaco di Londra Boris Johnson si è impegnato a rispettare il budget. Sembra proprio che Londra 2012 sarà l'olimpiade dell'austerità.

In Vallonia, regione francofona del Belgio, ci si preoccupa per la crescita del tasso di disoccupazione in una regione in cui è stabilmente al 14% mentre la Confindustria vallone afferma che la soluzione è “la fiducia”.

In Spagna le banche si sbizzarriscono per attirare nuovi capitali: Caja Madrid ha chiamato un suo nuovo conto “barrillete còsmico” che sarebbe il nome del grande goal di Maradona contro l'Inghilterra ai mondiali del 1986 in cui scartò tutti gli avversari in un'irresistibile serpentina; Banesto promette una moto o un'auto in regalo in base al capitale versato oppure una TV LCD 32 pollici; Banco Popular si accontenta di regalare una macchina per caffé.

La Caixa, poi, si scatena: videogiochi, macchine fotografiche, telefoni, servizi di piatti, forno a microonde, gioielli, collane, tovaglie, cavatappi, carrelli di spesa, coperte elettriche, cuscini per massaggi, cyclette, valigie, racchette e chi più ne ha più ne metta!

Fonti:
Daily Mail: http://www.dailymail.co.uk/news/article-1085306/We-bid-Olympics-wed-known-recession-admits-Tessa-Jowell.html

Cinco Dìas: http://www.cincodias.com/articulo/finanzas-personales/hambre-dinero-agudiza-ingenio-bancos-cajas/20080921cdscdsfpe_1/cdsfin/

Trends: http://www.trends.be/fr/economie/12-1635-46536/article.html?cid=rss

11 novembre 2008

In libreria

Massimo Furiozzi ,
La "Nuova Europa" (1861-1863). Democrazia e internazionalismo,
Milano, Franco Angeli, 2008


scheda dell'editore

La “Nuova Europa”, quotidiano fiorentino sorto nel 1861 e cessato nel 1863, promosso da Agostino Bertani, fu uno dei più combattivi giornali democratici dell’Italia postunitaria ed ebbe tra i suoi collaboratori molti mazziniani e garibaldini. Trattò argomenti politici, economici e sociali dell’Italia, ma fu fortemente interessato anche alle questioni internazionali, prospettando la necessità di un’Europa democratica, e guardando alle vicende del continente americano.
Questo lavoro ricostruisce la storia della "Nuova Europa", quotidiano fiorentino sorto nel 1861 e cessato nel 1863. Promosso e finanziato da Agostino Bertani, esso fu uno dei più combattivi giornali democratici dell'Italia postunitaria ed ebbe tra i suoi collaboratori molti mazziniani e garibaldini: da Giuseppe Dolfi a Luigi Pianciani, da Giuseppe Montanelli ad Antonio Martinati e ad Alberto Mario. Vi apparvero anche scritti di Carlo Cattaneo e un romanzo giovanile di Giovanni Verga. Trattò argomenti politici, economici e sociali dell'Italia, ma fu fortemente interessato anche alle questioni internazionali, prospettando la necessità di un'Europa democratica, composta da Paesi liberi e indipendenti, e guardando anche alle vicende del continente americano, in un unico fronte che andava dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Polonia al Messico.


Finale di partita per i giornali

da LSDI, via Wittgenstein:

Fogli meno “pesanti”, con cadenza non quotidiana, fatti soprattutto di analisi e di inchieste, e diretti ai lettori incalliti e “drogati” di informazione - Philip Meyer, l’ autore di “The Vanishing Newspaper”, traccia in un ampio articolo su American Journalism Revue (che Lsdi pubblica qui tradotto) le coordinate per una ipotetica sopravvivenza dei vecchi, assediati quotidiani su carta.

"Vintage e Revival" dalla moda alla tv che ama il passato

La televisione come la moda, alla riscoperta del passato. Gli anni '60 e '70, gloriosi per la tv italiana, sono proposti costantemente in programmi poco costosi che colpiscono il pubblico andando a scavare nel baule (archivio) dei ricordi. La moglie di Corrado Mantoni ha acquistato il "format" di "Portobello" e lo riproporrà ai telespettatori in versione aggiornata, per maggiori informazioni:


http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/portobello-rinasce/portobello-rinasce/portobello-rinasce.html

Daniele Martina

09 novembre 2008

Le elezioni presidenziali americane

Giornate di studio sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti
organizzate da CERNA - Centro di ricerca sul Nord America (Canada, Stati Uniti) , Università degli studi di Genova , in collaborazione con
Assessorato alla Cultura - Provincia di Genova
Assessorato alla Cultura – Regione Liguria
Consolato Generale degli Stati Uniti – Milano
Corso di laurea in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo
Genova, 4, 11 e 27 novembre 2008


martedì 4 novembre
ore 17:30 – 19:30 Sala Sivori - Salita Santa Caterina 12
Arriva John Doe (Meet John Doe, Frank Capra, USA 1941)
Presentazione: Massimo Bacigalupo, Direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione Linguistica e Culturale (Università di Genova)

martedì 11 novembre
ore 11:00 – 13:00 Aula Mazzini - Facoltà di Scienze Politiche -
Via Balbi 5
Le elezioni presidenziali americane nella stampa italiana
Presiede: Massimo Rubboli (Università di Genova)
Relatore: Dennis Redmont*, già Presidente dell’Associated Press Italia
ore 18:00 – 19:30 Società di Letture e Conversazioni Scientifiche - Palazzo Ducale
Tavola rotonda su Le elezioni presidenziali americane e l’Italia
Presiede: Elisabetta Tonizzi (Università di Genova)
Relatori: Bruno Cartosio (Università di Bergamo), Dennis Redmont, già Presidente dell’Associated Press Italia

Giovedì 27 novembre
ore 9:00 – 13:00 Aula Magna – Facoltà di Lettere e Filosofia - Via Balbi, 2
Incontro-dibattito sul tema:
Dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, cosa cambia a livello nazionale e internazionale?
Saluti: Fabio Morchio, Assessore alla Cultura, Regione Liguria
Francesco Surdich, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia
Partecipano: Daniele Biello, Giampiero Cama, Dino Cofrancesco, Ferdinando Fasce
Presiede: Massimo Rubboli
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*link al blog di Dennis Redmont

06 novembre 2008

In libreria

Federico Rampini "IL SECOLO CINESE Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo", Milano, Mondadori, 2008 (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori)
Questo libro, con una copertina tanto reale da far venire i brividi (un giocattolo a forma di mostro con impresso a chiare lettere "Made in China" che sembra pronto a divorare qualunque cosa incontri sul suo cammino) è un insieme di conoscenze, indagini, studi e impressioni dell'autore sulla Cina, sul boom economico senza paragoni e confini che questo Paese sta vivendo, sulla sua storia e sulle sue contraddizioni culturali, politiche e sociali. Rampini tratta con linguaggio giornalistico una Cina ancora troppo poco conosciuta senza volerne dare alcun giudizio ma esponendo semplicemente i fatti e lasciando il lettore completamente libero di "tirare le proprie somme".
Giorgia Notari

05 novembre 2008

Storia di Radio e Tv locali

La storia di decine di radio e tv locali, i palinsesti ormai scaduti, le biografie di tanti conduttori e giornalisti noti ad un pubblico ristretto tutto questo è http://www.storiaradiotv.it/ che ampio spazio dedica alle emittenti liguri nella sezione http://www.storiaradiotv.it/SCHEDE%20TV%20LOCALI.htm Un viaggio nel passato prossimo di una storia poco studiata ma assai importante per l'economia e l'evoluzione della società italiana. Parafrasando un noto televenditore: "Provare per credere!".
Daniele Martina

Agitazione nell'ex Telecittà

da "Il Secolo XIX" del 5 novembre '08
"Telecittà, licenziati tre giornalisti e un tecnico05 novembre 2008 Au. Bos.

A perdere il lavoro Giovanna Rosi, storica anchor woman dell’emittente di recente acquistata da Maurizio Rossi, editore di Primo Canale e i giornalisti sportivi Beppe Nuti e Gabriele Remaggi. Lettera di licenziamento anche al rappresentante sindacale Cgil dei tecnici di Telecittà. La reazione della Federazione nazionale della stampa italiana, dell’Associazione ligure dei giornalisti e del Gruppo nazionale cronisti
Tre giornalisti e un tecnico licenziati. La scure dei tagli al personale non ha risparmiato il mondo delle tv locali dove Maurizio Rossi, patron di Primo Canale e Telecittà, ha inviato alla fine dello scorso mese le lettere di licenziamento a tre volti molto noti ai telespettatori genovesi. E cioè all’anchor woman Giovanna Rosi, da 16 anni davanti alle telecamere e ai giornalisti sportivi Beppe Nuti e Gabriele Remaggi. Una lettera di licenziamento è stata consegnata anche ad Andrea Rocchiccioli, rappresentante sindacale Cgil dei tecnici di Telecittà.

Di fatto, il licenziamento dei tre giornalisti, ha dimezzato la redazione della tv che Coopsette ha ceduto a Rossi pochi mesi fa. Immediata la replica della Federazione Nazionale della stampa (Fnsi) che, in un comunicato congiunto con l’Associazione ligure dei giornalisti e l’Unione nazionale cronisti, condanna i licenziamenti: «Coopsette, colosso cooperativistico dell’edilizia, dopo anni vendeva a Maurizio Rossi, padrone di Primo Canale. E tutti garantivano per i sei giornalisti di Telecittà la continuità del lavoro, del contratto giornalistico». Quindi, prosegue il comunicato, «Maurizio Rossi “scopriva” che la Liguria era stata inserita nel programma anticipato del digitale terrestre. Chiudeva allora di fatto il tg di Telecittà, il sito web senza alcuna comunicazione, accorpando il tutto con il Tg e le programmazioni di Primo Canale, destinando Telecittà alla sperimentazione del digitale terrestre. Nelle more di una trattativa sul piano editoriale alla vigilia di un incontro fondamentale previsto per venerdì, attivava tre licenziamenti. Due dei quali colpivano i rappresentanti sindacali di Telecittà: Gabriele Remaggi componente del direttivo della Associazione Ligure dei Giornalisti e Giovanna Rosi, fiduciaria di redazione e consigliera nazionale del Gruppo Cronisti». Concetto che ribadisce il presidente dell’Associazione giornalisti liguri, Pierpatrizia Lava: «Faremo tutte le iniziative legali e contrattuali per trovare una soluzione. Alcuni dei colleghi hanno un ruolo sindacale, valuteremo se questo ha avuto un peso. I tre colleghi esprimono in modo diverso tre alte professionalità, il licenziamento ci lascia perplessi».
«Era in corso una trattativa e non capisco proprio come sia stato possibile uscire con un comunicato con questi toni», è la replica di Maurizio Rossi, che prosegue: «Sembra uno scatto d’ira non meditata. Mi amareggia, ma se qualcuno ha sbagliato a scrivere, ne risponderà. Avevo detto che o si chiudeva tra settembre e ottobre, o arrivavano le lettere di licenziamento. Ma che comunque la trattativa sarebbe continuata, sono lettere che danno un preavviso di due o tre mesi, tutto lo spazio per proseguire. Abbiamo offerto a tutti delle soluzioni. Ora la trattativa con la parte giornalistica non la porterò avanti di persona, come ho fatto finora, la faranno altri».



Daniele Martina

I costi delle dirette dagli U.S.A. gli interrogativi di un ventiquattrenne.

Notevole lo spazio sui media pubblici e privati dedicato alle elezioni negli U.S.A. . In tempi di "vacche magre" chi pagherà la trasferta dei quaranta e più inviati Rai?. Scenografie, passaggi su satellite, ecc. Se l'informazione pubblica fosse davvero obiettiva, servirebbero due o più inviati per testata?. Un direttore di TG non si fida dell'altro?. Non sono in grado di darmi una risposta, chi mi può aiutare?.
Daniele Martina

04 novembre 2008

Un'arca di Noè della comunicazione

Alexander Langer
I tanti modi di essere piccoli
"Idoc Internazionale", 8 luglio 1994

Piccoli si è oggi in tante maniere: mancando di soldi o carte di credito, di diplomi ed impieghi, di pane e di casa, di influenza e di fama, di armi e di laboratori.. E quasi tutti corrono per diventare grandi, per avere successo, per essere rispettati e temuti, per conquistare il controllo dei pacchetti azionari, della fertilità, dell'audience, dello spazio, delle vorse, delle menti. Per essere competitivi bisogna essere grandi, per essere grandi bisogna essere competitivi. Sono queste le regole della corsa. C'è un modo particolarmente penoso di restare piccoli e di non poter crescere: chi usa la propria voce, la propria scrittura, la comunicazione da persona a persona, la discussione nella comunità come modo di far sapere e per confrontarsi, oggi sa di non poter uscire dalla piccola dimensione, dalla marginalità. I grandi, infatti, appaiono tali perchè i loro megafoni e le loro televisioni ne strombazzano l'onnipotenza e ne magnificano l'immagine. Non è un caso che tutti coloro che puntano ai colpi di mano per diventare grandi, mirino in primo luogo ad impossessarsi della grande comunicazione: televisione, radio, stampa, cinema, altoparlanti, pubblicità... Chi dispone della grande comunicazione, può irradiare i suoi messaggi, può sedurre e conquistare le masse, può trasformare l'immagine in realtà. (Per sapere come reagiscono i destinatari, bastano i sondaggi - e forse non interessa neanche troppo.) Siamo alla moltiplicazione senza qualità, al messaggio senza verità. Chi invece non dispone dei mezzi di amplificazione del suo messaggio e della sua immagine, si ritrova con la propria debole e magari qualificatissima voce che circola in un ambito in cui esiste reciprocità, possibilità di interrogare e di interrompere, facoltà di inter-agire, costruzione di un discorso e di una sensibilità comune tra persone: qualità senza moltiplicazione, verità senza ascolto. Una marginalità ricca di preziose risorse, ma probabilmente destinata a soccombere, se obbligata alla competizione. Persino il grido, persino la protesta, la richiesta, la testimonianza corale restano inascoltate senza moltiplicazione. Ecco: tra le richieste dei "piccoli della terra" ai cosiddetti Grandi, forse bisogna mettere anche questa: silenziate per un po', per favore, i vostri altoparlanti, moderate le vostre televisioni, limitate le vostre pubblicità, contenete le vostre telenovelas! Date spazio e voce, ospitalità e megafono alle molte voci dei piccoli, alle voci del sud, alle voci di coloro che non scelgono di gridare o che non hanno piú fiato per farlo. Abbiamo bisogno che le voci dei piccoli ricevano cittadinanza e possibilità di ascolto non sfigurate dalla grande comunicazione, e che il fragore delle voci dei Grandi lasci almeno degli interstizi: spazi che non possono essere comperati o occupati dai potenti, che non possano essere venduti alla finzione, ma solo essere riempiti da chi è piccolo e radicato nella quotidiana realtà dei piccoli. Se oggi ci troviamo costretti a ricorrere all'istituzione di parchi per avere quale arca di Noè che salvi delle porzioni di ambiente, di territorio, di fauna e di flora, in attesa di un mondo globalmente più amico della natura, perchè non garantire qualche arca di Noè della comunicazione alle voci dei piccoli, in attesa e nell'impegno di un mondo che ristabilisca giustizia e pari possibilità di ascolto tra le voci?
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*Messaggio al "Vertice dei Piccoli", in occasione del G7 a Napoli, 1994
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Percorsi di ri/lettura
Alexander Langer (1946-1995): questa poliedrica figura del secondo novecento italiano aveva lo sguardo ben aperto sul futuro e i suoi scritti riletti oggi appaiono profetici. Tra i libri pubblicati postumi cfr. A.Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti (1961-1995) Palermo, Sellerio Editore, 2003. Si propone anche di esplorare il sito della Fondazione Alexander Langer particolarmente ricco di documenti, articoli, bibliografie ecc.

03 novembre 2008

Hotel Congo

da "Il Sognatore Italiano 2.0"

C'è una guerra che da dieci anni sta affliggendo la regione congolese del Nord Kivu . Lo scorso gennaio, con l'accordo tra il governo locale e i ribelli guidati dall'ex-generale dell'Esercito, Laurent Nkunda, si era accesa la concreta speranza di poter scrivere la parola fine a questo conflitto, che come tanti altri, pur non suscitando l'interesse dei grandi media internazionali, affligge quotidianamente milioni di persone. Nell'ultimo mese e mezzo però, la situazione è sfociata in nuovi conflitti e MSF (Medici Senza Frontiere) denuncia che "la violenza ha raggiunto i suoi massimi livelli degli ultimi anni".

Le notizie che in quest'ultima settimana sono arrivate dalla città di Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, hanno raccontato una situzione umanitaria via via sempre più nefasta. Migliaia e migliaia di sfollati stanno attendendo di conoscere il futuro del loro paese lontani dalle loro case e in mezzo al diffondersi di carestie ed epidemie. Ad aggiornarci sull'evolversi della situazione umanitaria ci pensa MSF, con questo servizio.

La fredda cronaca dell'evento bellico, invece, ci racconta di come i cinquemila uomini di Nkunda hanno sbaragliato l'esercito regolare e si sono portati alle porte di Goma, mettendo in scacco il Governo (che ora non può fare altro che sperare in un intervento degli 800 caschi blu della Monuc, la forza Onu presente nel paese). Per ora Nkunda ha preferito fermarsi (decretando il cessate il fuoco ai suoi) e concedere un corridoio per favorire l'arrivo degli aiuti umanitari alla popolazione che si era rifugiata nella capitale. D'altra parte gli ultimi soldati dell'esercito regolare si sono arroccati nella città e, in balia del panico, hanno preso a violentare e saccheggiare i civili.

I motivi di questo conflitto sono da ricercare, come spesso è avvenuto nel corso della storia di questo paese, nel sottosuolo. Di certo vent'anni fa sarebbe parsa (quasi) inimmaginabile una guerra per il controllo del Nord Kivu, visto che era la zona rurale del paese. Il sottosuolo di questa area non abbonda ne di diamanti, ne di oro, ne di rame; però c'è parecchio coltan. Il coltan è l'oro del nuovo millennio indispensabile per il funzionamento di tutte le apparecchiature hi-tech; senza questo particolare minerale non avremmo computer, telefonini, videocamere così efficienti. Ogni strumento dotato di chip ha bisogno del coltan.

Il Governo ha stretto accordi commerciali, del valore di 5 miliardi di dollari, con la Cina. Nkunda accusa il Governo di aver svenduto il benessere del paese e chiede l'annullamento di questi accordi. Ma la questione non finisce qui, in realtà è presente un imponente mercato nero gestito da bande indigene (anche i ribelli di Nkunda vengono tirati in ballo) che smerciano illegalmente tonnellate e tonnellate di coltan e portano avanti delle faide che hanno generano una situazione drammaticamente simile a quella che Terry George ha raccontato nel suo "Hotel Rwanda".

Sta di fatto che di tutti i proventi realizzati con l'esportazione (legale e non) del coltan, poco o niente è finito ai leggittimi proprietari che anzi, oggi sono costretti a scappare da una città all'altra, sfidando carestie ed epidemie, cercando di sopravvivere a un conflitto senza fine.

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