Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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08 maggio 2009

Fotografia: mezzo di comunicazione o di seduzione?

Il 2 maggio, in occasione della quarta edizione di Fotografia Europea, sono stata a Reggio Emilia. Quest’anno la rassegna aveva come tema l’Eternità, la questione del tempo nell’immagine fotografica.

La fotografia nell’ambito del giornalismo riveste un ruolo molto importante. L’immagine può essere molto più immediata e d’impatto delle parole inoltre, le immagini sono leggibili da tutti. Certo, bisogna poi che la lettura sia esatta, ma sta al buon fotografo presentare immagini chiare, che non lascino spazio a sbavature mentali.

Il tempo… l’otturatore in un attimo si apre e si richiude, consegnandoci attimi di tempo. Qualcosa che mai prima era avvenuto e mai più accadrà, non in quel modo, non in quel momento, è ora impresso su una pellicola (o su una memory card digitale). Qualunque sia il supporto che stiamo utilizzando, abbiamo tra le mani un potente strumento di comunicazione, strumento con il quale possiamo effettivamente intrappolare momenti reali. Non dimentichiamoci poi di quanto la fotografia sia capace di smuovere i sentimenti, di come, alle volte, una fotografia possa prenderti dritto allo stomaco e strizzarti le budella; di quanto stupore e incredulità, rabbia, dolore, gioia e quanto altro possa creare. Ogni millimetro di negativo, ogni pixel, contiene una grande energia.

Prima ho accennato al fatto che una fotografia deve anche essere letta nel modo giusto. Attenzione, stiamo ben attenti a non farci prendere per il naso (detta proprio in maniera educata) dalle immagini. Bisogna imparare a distinguere ciò che è stato appositamente costruito e ciò che invece è una pura immagine del reale che, certamente, sarà il reale per quel fotografo che in quel momento ha scelto di scattare, e sarà un reale “tagliato”, un reale entro i margini, ma pur sempre vero. Il nostro quotidiano è rigonfio d’immagini preconfezionate, tentano in tutti i modi di sedurci, di abbindolarci e compiacerci.

Io scelgo il reale e le sue rappresentazioni sincere e non ho vergogna nel lasciare che una fotografia vera mi commuova, ho vergogna semmai per la commozione scaturita da uno spot pubblicitario, da un servizio di cronaca nera o, ancor peggio ma ahimé molto attuale, da un reality.

Vorrei un po più di immagini autentiche accompagnate da autentiche emozioni.

Chiara Ravano

*link al sito di Fotografia europea

1 commento:

Paolo Frega ha detto...

la fotograia è una forma espressiva, e come tale è interpretazione. riprodurre il reale non è garanzia di verità; come pure il ricreare una realtà in studio può essere molto più veritiero della realtà stessa.

http://immagine-e-comunicazione.blogspot.com/2006/05/un-paradosso-della-fotografia_01.html#links

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