Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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25 maggio 2009

Un pubblico di indifferenti

"Non serve pensare a presidenti democratici assistiti da generali o a capipopolo attorniati da pretoriani, per vedere all'opera l'innocenza omicida. C'è un altro entusiasmo più moderato, e anche più diffuso: quello che possiamo a ragione chiamare del pubblico.
Sicuri nelle loro poltrone, certi delle proprie ragioni, efferatezza dopo efferatezza, capita che questi criminali indiretti e pigri se ne riempiano gli occhi. Senza scomodarsi i lettori di giornale applaudono, come pubblico, quando tutto è fatto (...). Poi quando e sè prevarrà l'orrore (sempre postumo), ognuno troverà facile e del tutto "senza costi" confermarsi nella presunzione d'essere stato in ogni caso innocente (...). Quanto a lui (cioè lo spettatore o il lettore) non ha fatto che leggerne la cronaca. Oppure, non ha fatto che vederne le immagini (...). Indifferente è chi non si specifichi, chi non si "misuri" rispetto a qualcuno o qualcosa".
Un pubblico di indifferenti per dirla con le parole di Roberto Escobar (La libertà negli occhi, Il Mulino Bologna, 2006). Così sembrerebbe l'Italia oggi. Un pubblico che acriticamente e passivamente si nutre di tutto ciò che gli viene "imboccato" da mamma-tv. Anche i giornali, nonostante richiedano una partecipazione più attiva, ci imboccano; e noi ci saziamo e la pancia si gonfia. Ma è una pancia malata come quella dei bambini del Biafra, se mi è concesso il cinismo. In Italia per creare scandalo c'è bisogno che intervenga la stampa internazionale o il gossip, si pensi agli articoli di oggi del “Financial Times” e di altri quotidiani internazionali e si pensi alla triste vicenda coniugale del premier e di sua moglie Veronica. Anche se il polverone è alzato, la pioggia dell'indifferenza cancellerà nuovamente tutto, come è successo per diversi gravi accaduti politici della società italiana contemporanea (conflitto d'interesse, Lodo Alfano, Secessione leghista e via dicendo).
I giornali, i giornalisti, perché stiamo parlando di uomini, scrittori, letterati e non di vaghe istituzioni, hanno le loro gravi colpe. Ma noi, dall'altra parte dello schermo, seduti comodi sulle poltrone, abbiamo le nostre responsabilità. Ogni uomo può il Bene o il Male.
"Il nemico è sempre fuori" dice Spinelli. Eppure se ci pensiamo bene, il nemico ce lo portiamo dentro di noi e lo proiettiamo sul diverso, perché ci viene più comodo, è forse addirittura una questione atavica quella dell'additare l'Altro, il Diverso, quindi l'Unmensch, come il male. A pensarci bene quanti immigrati si vedono in giro a stuprare le donne, a imbrattare le città, a rubare, a rendere invivibile il nostro spazio? Io non ne conto tanti quanti ne contano i media. Anzi conto tanti italiani che non hanno a cuore i propri connazionali, le proprie città, il proprio Paese. Ed è questo il problema, perché a dare l'esempio sono coloro che dovrebbero essere impeccabili, i governanti. Dunque usciamo dall'indifferenza, parliamo tra di noi, parliamo con gli immigrati (anche noi lo siamo stati e avremmo voluto che qualcuno ci fermasse e ci chiedesse "come stai?"), svincoliamoci dalle catene mediatiche e viviamo le nostre città senza pregiudizi,"misuriamoci" rispetto a qualcuno.
Giancarlo Briguglia

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