Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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27 ottobre 2009

Il giornalismo nell’era di Internet

Quante trasformazioni ha subito il giornalismo nell’era di Internet.
Ultimamente gli stimoli sulle nuove tecnologie sono innumerevoli e sarebbe impossibile non rendersi conto di quanto il mondo si stia plasmando intorno ad esse, sfuocando i contorni.
Ho avuto modo di leggere il libro Da mamma Rai alla tv fai da te di Ercolani e Rognoni, per realizzare ciò che già sospettavo ampiamente e cioè,che la prima vera vittima della rete, è stata la parola scritta e i bilanci odierni confermano davvero questa triste profezia.
Insomma il mondo dell’editoria s’è dovuto adattare ad un’abbondanza di materiale informativo proveniente da ogni dove, sms, Internet, televideo, IPtv, reti All News.
Come fare allora per il giornalista, rimanere a galla e mantenere vivo il suo ruolo? Il giornalista è colui che lavora la materia prima – la notizia e deve fare leva sempre su questo suo ruolo imprescindibile; dunque nell’epoca dei media oriented il giornalista dovrebbe trasformarsi in un inviato... si ma un inviato nel vasto mondo della rete e rendersi parte finale di una catena produttiva fondata sulla partecipazione spontanea e sui social network.
E’ proprio necessario che il giornalista rinnovi la propria figura, purtroppo il suo lavoro spesso e volentieri non è più valorizzato come dovrebbe come ho avuto modo di leggere in un articolo di Pablo Trincia, giovane giornalista laureatosi a Londra e ora d’istanza a Nuova Delhi dove scrive per diversi quotidiani e settimanali, in cui prospetta una visione pressoché catastrofica per la futura classe giornalistica partendo da una conversazione con un’amica che dichiara di percepire 13 euro per articolo scritto.
Un tempo il giornalista al quale venissero assegnati un reportage o un inchiesta poteva ritenersi veramente fortunato, ormai entrambi questi tipi di fare giornalismo (il primo analizza la notizia contestualizzandola e approfondendone appunto tanti fattori – territoriale, sociale, culturale; mentre il secondo è un intreccio di tanti stili giornalistici) sono sorpassati, o meglio, adesso sono appannaggio della rete.
La rete, l’onnipresente rete!
L’editoria tradizionale, verticale e gerarchica, si trova scavalcata da un’editoria più immediata, piatta e orizzontale arricchita dal quel citizen journalism (giornalismo partecipativo) praticato dai net-native in una dimensione di collaborating publishing.
C’è anche chi pensa che i ragazzi del futuro non conosceranno neanche il libro cartaceo ma che leggeranno solo tramite gli e-books; le case editrici e i giornali si stanno attrezzando. Alcuni di questi ultimi ormai hanno la propria testata anche online, quasi la maggior parte per la verità (tra le altre http://www.repubblica.it/, http://www.lastampa.it/, http://www.ilsecoloxix.ilsole24ore.com/ ).
E’ vero che l’immediatezza di fruibilità della notizia dai nuovi media è impagabile, ma per il momento continua a darmi immensa soddisfazione il colore grigiastro che la carta di giornale mi lascia ogni volta su pollice e indice quando ho finito di leggerlo…


Chiara Lavezzo

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