Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 luglio 2009

Appello per la libertà di stampa nel mondo

"L'iniziativa (lanciata da Nando dalla Chiesa dopo l'uccisione di Natalia Estemirova, ennesimo omicidio di una giornalista in un'area “calda” come l'ex Urss) prima firmataria la sindaco Marta Vincenzi, apre una fase di mobilitazione per coinvolgere la società civile in tutte le sue articolazioni con l'obiettivo di fare pressioni perché le due organizzazioni intergovernative intervengano con forza e decisione nei Paesi che calpestano il diritto di informare ed essere informati liberamente.
L'iniziativa nasce nel corso della “Settimana dei diritti” voluta per il secondo anno dal Comune di Genova e organizzata dal 16 al 22 luglio da Nando Dalla Chiesa, investito dalla sindaco Marta Vincenzi della funzione di responsabile di grandi eventi e iniziative culturali. Così, durante il dibattito del 19 luglio dedicato ai “Diritti di sapere, di informare e di comunicare” con giornalisti provenienti dalle aree “calde del mondo”, proprio Dalla Chiesa ha letto l'Appello per la Libertà di stampa rivolto a Onu e Unione Europea (primi firmatari la Vincenzi e lo stesso Dalla Chiesa) che è già stato sottoscritto da diverse centinaia di cittadini attraverso più canali e siti. Fra gli hanni hanno già aderito Annaviva (l’associazione dedicata in Italia ad Anna Politkovskaja) con Matteo Cazzulani e Andrea Riscassi, Articolo 21 con Beppe Giulietti, Federico Orlando e Tommaso Furfaro, l'Associazione dei giornalisti liguri con Marcello Zinola; Milena Gabanelli, Marco Travaglio, Concita De Gregorio, Giangiacomo Migone, Franco Rositi, Carlo Freccero, le case editrici Chiarelettere, Melampo e Abalibri, Bianca Guidetti Serra, Franco Di Mare, la redazione dell’Indice, Franco D’Alfonso, Maurizio Costanzo, Sergio Vicario, Agnese Santucci, Giovanni Cominelli, Ritanna Armeni, Oliviero Beha, Andrea Nicastro, Farian Sabahi, Roberta Torre, Dario Vergassola, Maria Pia Fusco, Roberto Di Caro, Domenico Affinito, Barbara Cupisti, Roberto Torelli, Gianfranco Sansalone, Domenico Saverni, Riccardo Noury, Oleg Brega, Roxana Smil, Gianni Barbacetto…
Le firme online vengono raccolte tra l'altro attraverso il sito Comune di Genova, il sito di Nando dalla Chiesa e diversi altri, compreso e diversi altri, compreso il Portale dei Comunicatori www.agendacomunicazione.it".

APPELLO PER LA LIBERTÀ DI STAMPA NEL MONDO

Noi sottoscritti cittadini,
- gelosi delle fondamentali libertà riconosciute nella Dichiarazione universale dei diritti umani (art.19: «ogni individuo ha diritto…di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere»);
- preoccupati per le crescenti mutilazioni e aggressioni in corso in molte aree del pianeta contro la libertà d’informazione e di stampa;
- colpiti dalla quantità di delitti compiuti contro esponenti della stampa indipendente in Paesi della ex Unione Sovietica, in un clima di intimidazione che va ben oltre le censure e i tentativi di condizionamento dell’informazione che il potere politico, quando non controllato o bilanciato, tende comunque a realizzare;

chiediamo all’Organizzazione delle Nazioni Unite e alla Unione Europea

a) di intervenire con convinzione e facendo leva su tutti i propri poteri di influenza e di persuasione in difesa della libertà di stampa, con particolare riferimento a quei Paesi in cui essa sembra, con più arroganza e ferocia, minacciata.

b) di volere promuovere tempestive ed efficaci campagne a tutela del diritto di informare, di comunicare e di sapere, emanando atti di indirizzo che riguardino le regole generali su cui deve poggiare una effettiva libertà di informazione;
c) di vigilare, anche attraverso propri gruppi di osservatori internazionalmente riconosciuti, sulle condizioni in cui viene esercitata nei singoli Paesi la essenziale funzione di informazione dei cittadini.

Convinti che solo una piena e diffusa libertà di informazione possa garantire i processi di democratizzazione del pianeta tante volte auspicati nelle sedi e nei consessi internazionali più autorevoli.

* segnalato da Gianfranco Sansalone
direttore di AbaNews
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28 luglio 2009

Linguaggio e democrazia

"Un sintomo del grado di sviluppo della democrazia e in generale della qualità della vita pubblica si può desumere dallo stato di salute delle parole, da come sono utilizzate, da quello che riescono a significare. Dal senso che riescono a generare. Oggi, nel nostro paese, lo stato di salute delle parole è preoccupante. Stiamo assistendo a un processo patologico di conversione del linguaggio a un'ideologia dominante attraverso l'occupazione della lingua. E l'espropriazione di alcune parole chiave del lessico civile. È un fenomeno riscontrabile nei media e soprattutto nella vita politica, sempre più segnata da tensioni linguistiche orwelliane. L'impossessamento, la manipolazione di parole come verità e libertà (e dei relativi concetti) costituisce il caso più visibile, e probabilmente più grave, di questa tendenza.
Gli usi abusivi, o anche solo superficiali e sciatti, svuotano di significato le nostre parole e le rendono inidonee alla loro funzione: dare senso al reale attraverso la ricostruzione del passato, l'interpretazione del presente e soprattutto l'immaginazione del futuro. Se le nostre parole non funzionano - per cattivo uso o per sabotaggi più o meno deliberati - è compito di una autentica cultura civile ripararle, come si riparano meccanismi complessi e ingegnosi: smontandole, capendo quello che non va e poi rimontandole con cura. Pronte per essere usate di nuovo. In modo nuovo, come congegni delicati, precisi e potenti. Capaci di cambiare il mondo" [...].

Gianfranco Carofiglio
"La Repubblica", 28 luglio 2009

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23 luglio 2009

In libreria

Derrick De Kerkhove
Dall'alfabeto a internet. L'homme «littéré»: alfabetizzazione, cultura, tecnologia
Milano, Mimesis, 2009, 199 p.


Descrizione
C'è una differenza radicale fra le culture orali e le culture della scrittura? Ci sono differenze specifiche fra i diversi tipi di scrittura? I diversi tipi di scrittura possono favorire l'emergere di specifiche attitudini culturali? Domande di questo tipo, che derivano direttamente dall'elaborazione di McLuhan sul tema della comunicazione e dei media, sono affrontate da Derrick de Kerckhove in questo libro. Sappiamo bene che la comparsa dell'alfabeto fonetico greco-romano ha favorito l'emergere di un nuovo modo di pensare la realtà, la persona e la società. Ma quali passaggi sono stati necessari, attraverso quali modalità queste trasformazioni sono emerse? E, per esempio, come si è evoluto il primo nucleo di autorappresentazione nato nel teatro greco fino a diventare il soggetto moderno? Se l'uomo non ha mai cessato di sperimentare su se stesso, sulla propria psiche, gli effetti di ritorno delle proprie invenzioni, questa sperimentazione ha assunto forme diverse a seconda degli strumenti di comunicazione di volta in volta fondamentali nelle varie civiltà. Dall'alfabeto a Internet, dunque, ci sono continuità e discontinuità. Ma se oggi siamo al tramonto dell'uomo alfabetico e all'emergere di una nuova formazione culturale e antropologica, ciò avviene perché è il linguaggio, lo strumento e l'ambito di mediazione fondamentale tra noi e il mondo, che sta cambiando con l'avvento della società in rete.
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Paola Castellucci
Dall'ipertesto al Web. Storia culturale dell'informatica
Roma-Bari, Laterza, 2009, 226 p.
Descrizione
La parola "ipertesto è oggi associata a uno dei fenomeni più rilevanti della contemporaneità, il Web. Eppure, quando Ted Nelson la coniò negli anni Sessanta, le sue teorie, che prefiguravano un nuovo supporto di scrittura, una nuova pratica di lettura e soprattutto un nuovo rapporto tra autore e lettore, vennero considerate idealistiche e visionarie. Paola Castellucci ripercorre la stona dell'ipertestualità, le cui tappe fondamentali hanno contribuito a definire l'identità stessa dell'informatica in quanto disciplina autonoma rispetto alle altre aree scientifiche.
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18 luglio 2009

"... and that's the way it is."

Walter Cronkite
1916-2009

“Noi giornalisti ora dobbiamo fare attenzione alle pressioni sulla libertà di stampa,
di parola, sulla libertà in genere. Dobbiamo scongiurare il pericolo sulla censura".
(14 settembre 2001)


15 luglio 2009

Genova "Città digitale"

Col progetto Città Digitale il Comune di Genova ha inteso intraprendere la strada del web (e specificatamente del web 2.0) con lo scopo di convogliare le sue strategie comunicative per mezzo dei nuovi canali che l'informatica, ad oggi, offre.
In quest’ottica, attraverso la formazione di un gruppo redazionale di stagisti (tra i quali il sottoscritto) e volontari, il campus si è dotato di alcune piattaforme digitali atte alla diffusione dell'immagine cittadina e all'interattività propria di questi mezzi: la creazione di una pagina dedicata su MySpace (reperibile all'url http://www.myspace.com/genova) è l'evidente testimonianza della multimedialità del progetto, caratterizzandosi della convergenza tra foto, notizie (i focus “Oggi parliamo di”, “Discutiamone insieme” e “Cosa succede in città”), social networking e video.
Questi ultimi, tra i prodotti più apprezzati, sono reperibili nel visitato canale YouTube appositamente creato (all'url http://www.youtube.com/user/GenoaMunicipality), forse l'iniziativa che meglio ha veicolato il progetto. Di rilevanza è anche la collaborazione avviata con Google per quanto riguarda la pubblicazione delle mappe tridimensionali della città fruibili attraverso “Street View”, nuova e apprezzata applicazione della più nota piattaforma GoogleMaps. E' in oltre allo studio l'ampliamento e il più massiccio utilizzo dello spazio di “CittàDigitale” già esistente su Facebook, probabilmente un mezzo meno duttile ma, proprio a voler seguire i dettami del web 2.0, dalla più agevole fruizione e dunque dalla maggiore visibilità, a discapito della piattaforma MySpace che sembra invece irrimediabilmente perdere d'appeal (forse per la sua natura più macchinosa – non pochi, in proposito, sono stati i problemi tecnici riscontrati in redazione).
Coordinata dal dott. Francesco Bollorino e dal dott. Mario Muda, la redazione si è impegnata nella creazione di contributi video e testuali in merito ai più svariati argomenti: grande parte hanno avuto i resoconti sul dibattito cittadino riguardanti la costruzione di moschea e gronda; apprezzabile interesse hanno suscitato i lavori sulle manifestazioni studentesche e la natura della cosiddetta “Onda anomala” sia in ambito cittadino che nazionale; un buon seguito, inoltre, possono vantare i documenti prodotti a proposito del GayPride “passato” di recente per le vie della città.
Non sono di certo state trascurate le iniziative culturali, d'accordo con l'Agenda Eventi del comune, e lo spazio per dar voce all'intrattenimento cittadino grazie alla collaborazione con la testata MenteLocale.
Gli obiettivi, quindi, sembrano voler perseguire la strada dell'interattività, permettendo o sganciamento dei siti già in funzione (quello del comune come quello dei musei) dalla logica del web tradizionale, incapace nel coinvolgere il dialogo fra l'ente e il fruitore. E proprio in quest’ottica si sta inoltre pensando all'ampliamento verso canali marcatamente tematici nell'intenzione di raggiungere un pubblico più giovane (con un sito dedicato) e più radicato nel territorio (col dislocamento di redazioni nei vari municipi genovesi).
Il mio contributo ha trovato spazio nella composizione scritta nell'opera di ricerca di fonti ed eventi da poter “coprire”; inoltre ho potuto dare il mio contributo nella stesura testuale della pagine web dell'Agenda Eventi del Comune. A onor del vero, durante le consuete riunioni settimanali si è sempre evidenziata una generale disponibilità da parte di tutti a svolgere qualsiasi tipo di mansione (sempre comunque in ossequio agli impegni e alle disponibilità personali), malgrado col passare del tempo e l'ingresso in squadra di volontari “professionisti” le mansioni siano diventate, per ognuno, più specifiche e caratterizzanti.
Ad oggi il progetto sembrerebbe ben avviato ma, ineludibilmente, ad un bivio: sono incerti, infatti, quali benefici la piattaforma MySpace possa ancora garantire a “CittàDigitale”, ed è quindi credibile che a breve si debba decidere sull'esistenza o meno, in futuro, di questo canale. In via personale, vedrei favorevolmente la sostituzione di questo con l'apertura verso il blogging (magari un blog scorrevole, leggibile, facilmente aggiornabile, ricco di di materiale multimediale e soprattutto aperto all'interattività con l'utenza) e il microblogging (faccia da esempio il recente successo di Twitter), in maniera da rendere più accattivante contenuti che, benchè d'ottima fattura, potrebbero risultare “noiosi” a dispetto del mezzo che li supporta, che può renderli “accattivanti” solo fino a un certo punto (in redazione era noto l'esempio della lunga intervista fatta al sindaco Marta Vincenzi). A questo riguardo e più in generale, è forse da considerare l'attrattiva che uno spazio internet di natura istituzionale può esercitare sul pubblico-web, generalmente poco avvezzo a frequentare siti di questo genere se non a scopo meramente “tecnico”.

Vincenzo Marino
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14 luglio 2009

Carta Europea per la libertà di stampa

Il 25 maggio 2009 ad Amburgo 48 giornalisti di 19 paesi europei hanno firmato ed adottato la Carta europea per la libertà di stampa.

Article 1 - Freedom of the press is essential to a democratic society. To uphold and protect it, and to respect its diversity and its political, social and cultural missions, is the mandate of all governments.

Article 2 - Censorship is impermissible. Independent journalism in all media is free of persecution and repression, without a guarantee of political or regulatory interference by government. Press and online media shall not be subject to state licensing.

Article 3 - The right of journalists and media to gather and disseminate information and opinions must not be threatened, restricted or made subject to punishment.

Article 4 - The protection of journalistic sources shall be strictly upheld. Surveillance of, electronic eavesdropping on or searches of newsrooms, private rooms or journalists’ computers with the aim of identifying sources of information or infringing on editorial confidentiality are unacceptable.

Article 5 - All states must ensure that the media have the full protection of the law and the authorities while carrying out their role. This applies in particular to defending journalists and their employees from harassment and/or physical attack. Threats to or violations of these rights must be carefully investigated and punished by the judiciary.

Article 6 - The economic livelihood of the media must not be endangered by the state or by state-controlled institutions. The threat of economic sanctions is also unacceptable. Private-sector companies must respect the journalistic freedom of the media. They shall neither exert pressure on journalistic content nor attempt to mix commercial content with journalistic content.

Article 7 - State or state-controlled institutions shall not hinder the freedom of access of the media and journalists to information. They have a duty to support them in their mandate to provide information.

Article 8 - Media and journalists have a right to unimpeded access to all news and information sources, including those from abroad. For their reporting, foreign journalists should be provided with visas, accreditation and other required documents without delay.

Article 9 - The public of any state shall be granted free access to all national and foreign media and sources of information.

Article 10 - The government shall not restrict entry into the profession of journalism.
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*segnalato da S. C.

13 luglio 2009

In libreria

L'Europa di carta. Stampa e opinione pubblica in Europa nel 2008
a cura di P. Pombeni

Bologna, Il Mulino, 2009 , 352 p.

Descrizione
II 2008 è stato un anno strano per l'Europa, all'inizio apparentemente dominato dall'impasse per una riforma della governance UE che non decollava. E a giugno, con il no irlandese alla ratifica del trattato di Lisbona, sembrava proprio che il "valore aggiunto Europa" avesse perso appeal. Poi la storia "si è messa a correre" e, un po' per reazione al no irlandese, un po' per una serie di complesse crisi (crisi fra Russia e Georgia, crisi economica e finanziaria, riesplodere del conflitto israelo-palestinese), un po' per lo spirito d'iniziativa del presidente di turno Sarkozy, si è tornati a capire che l'Europa aveva ancora molte carte da giocare. Anche quest'anno "L'Europa di carta", giunto alla sua terza edizione, passa in rassegna gli articoli pubblicati dalla stampa dei vari paesi europei e la passione crescente con la quale ha seguito questa nuova fase dell'avventura dell'Unione. Ma, rispetto alle edizioni precedenti, si è aggiunta una importante novità: alle analisi organizzate per paese si aggiungono analisi trasversali dei grandi temi che hanno interessato il 2008: la questione del clima e le relazioni internazionali, la posizione irlandese e i rapporti Usa-Europa, le reazioni alla grande crisi economico-finanziaria.
v. anche i volumi degli anni precedenti:
L'Europa di carta. Stampa e opinione pubblica in Europa nel 2007 (Bologna, 2008)
L'Europa di carta. Stampa e opinione pubblica in Europa nel 2006 (Bologna, 2007)
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In libreria

Oliviero Bergamini
Specchi di guerra. Giornalismo e conflitti armati da Napoleone a oggi
Roma-Bari, Laterza, 2009, 352 p.

Descrizione
«Il compito del war reporter oggi è più che mai difficile: stretto tra le sempre più pervasive logiche commerciali dei grandi media, le più sofisticate strategie di controllo e manipolazione dei governi e dei poteri economici, l’erosione del suo specifico ruolo professionale innescato dalla diffusione dei media digitali, e le crescenti difficoltà di afferrare una guerra sempre più multiforme e delocalizzata, che è ovunque e in nessun luogo. Il tempo in cui William Russell osservava da un’altura la carica dei Seicento e ne scriveva poi con tutta calma con la sua penna d’oca, alla luce di una lampada a olio, è irrimediabilmente perduto.» Oliviero Bergamini racconta, con ritmo e passione, come il giornalismo di guerra si è evoluto fino a oggi, come si è aggiornato e adeguato al progresso tecnologico e bellico e quali sfide deve affrontare nell’era del digital news.
Indice del libro
I. Dalla guerra «napoleonica» al primo «reporter di guerra» - II. Luigi Barzini e la nuova guerra industriale - III. Giornalismo, colonialismo, occidentalismo - IV. La prima guerra mondiale - V. La guerra civile spagnola - VI. La seconda guerra mondiale - VII. Guerra fredda e guerre calde - VIII. La guerra del Vietnam - IX. Dopo il Vietnam - X. Le nuove guerre balcaniche - XI. La «guerra al terrore»: l’Afghanistan - XII. La «guerra al terrore»: l’Iraq - XIII. Prospettive - Bibliografia essenziale - Indice dei nomi
*Link all'Indice completo
Sul sito dell'editore è anche possibile leggere un brano del libro: Napoleone «giornalista»
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10 luglio 2009

Genova e il giornalismo ambientale 2.0

L'associazione genovese "Ambiente+Energia", presieduta dall'architetto Marco Cuomo ha lanciato pochi giorni fa il "numero 0" di AE Review, webzine finalizzato alla diffusione della cultura della sostenibilità. L'Associazione, nata da un progetto collettivo, porta avanti una visione a tutto tondo che abbraccia non solo le politiche ambientali ed energetiche, ma anche gli aspetti sociali, educativi, ricreativi, culturali e socio-sanitari. Il fine concreto, come si evince dallo statuto, è quello di promuovere "le ricerche e gli studi settoriali con applicazione alle start up di ottimizzazione del processo produttivo attraverso parametri di qualità e d’efficienza energetica; di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale; di programmazione della realtà costruita attraverso i parametri di architettura sostenibile ed eco-ingegneria; di gestione e pianificazione del territorio e dell’ambiente costruito".
Questo numero di "AE Review" si apre con l'editoriale di Matteo Dell'Antico (direttore della rivista) Nel segno di Obama, dedicato alla svolta "green" della nuova presidenza statunitense. La rubrica "Lo stato dell'arte" viene inaugurata con l'intervento Le parole della sostenibilità di Simona Magioncalda (coordinatrice della redazione), incentrato sulla genesi di termini come "ecologia", "sostenibilità" e sulla trasformazione dei loro significati nel corso del tempo; segue Le città diversamente vivibili di Maria Grazia Capra, un excursus sui progetti di "rinascimento urbano" e quindi sulle città più "vivibili"; infine Le periferie urbane "paesaggi umanizzati" dove Marco Cuomo si sofferma sul fondamentale contributo dell'architettura ecosostenibile per realizzare una maggiore qualità del vivere. Antonella Silipigni apre la rubrica "Emergenze" con La terra bussò, una riflessione sullo stato attuale della sicurezza degli edifici pubblici; infine in "Recensioni&pillole" troviamo il breve saggio di Giorgio Cirilli sul "consumo" del territorio e la speculazione edilizia in Liguria: L'architetto nella terza riflessione. Non mancano le sezioni dedicate alle news e agli eventi, dossier e progetti. I prossimi numeri della rivista saranno dedicati ai quattro elementi naturali: terra, fuoco, acqua e aria.
L'Associazione AE è anche su Facebook: iscrivendosi all'omonimo gruppo sarà possibile ricevere la newsletter con i principali aggiornamenti.

09 luglio 2009

In libreria

Mario Portanova
Dichiarazia
Milano. BUR-Rizzoli, 2009, 312 p.

Descrizione

Ogni giorno i politici ci inondano di migliaia di parole in libertà. Promesse, smentite, voltafaccia, bugie, insulti e banalità dilagano nelle agenzie di stampa, nei "pastoni" dei telegiornali, sulle pagine dei giornali. Siamo in piena "dichiarazia", una perversa spirale tra politica e media dove il fumo verbale annebbia i fatti, le inchieste, l'attività politica seria. Qualunque critica diventa la "demonizzazione dell'avversario", ogni accusa è "farneticante", i giornalisti scomodi sono "faziosi". In continue polemiche che montano furiose e sfumano nel nulla, la Casta dichiarante si rinfaccia "menzogne", non accetta "lezioni" e non si fa certo "intimidire". E dietro la cortina delle chiacchiere nega l'evidenza, si contraddice senza pudore, afferma tutto e il contrario di tutto. Ma la rappresentazione che va in scena non ha niente a che vedere con la realtà. Mario Portanova invita a capire trucchi, frasi fatte, voli pindarici e sviolinate, che non hanno colore né schieramentoOgni giorno i politici ci inondano di migliaia di parole in libertà. Promesse, smentite, voltafaccia, bugie, insulti e banalità dilagano nelle agenzie di stampa, nei "pastoni" dei telegiornali, sulle pagine dei giornali. Siamo in piena "dichiarazia", una perversa spirale tra politica e media dove il fumo verbale annebbia i fatti, le inchieste, l'attività politica seria. Qualunque critica diventa la "demonizzazione dell'avversario", ogni accusa è "farneticante", i giornalisti scomodi sono "faziosi". In continue polemiche che montano furiose e sfumano nel nulla, la Casta dichiarante si rinfaccia "menzogne", non accetta "lezioni" e non si fa certo "intimidire". E dietro la cortina delle chiacchiere nega l'evidenza, si contraddice senza pudore, afferma tutto e il contrario di tutto. Ma la rappresentazione che va in scena non ha niente a che vedere con la realtà. Mario Portanova invita a capire trucchi, frasi fatte, voli pindarici e sviolinate, che non hanno colore né schieramento
*link alla recensione pubblicata nel sito di Wuz.

*segnalato da M.B.

08 luglio 2009

In libreria

Federico Guiglia
Ho toccato l'Italia col piede destro. La vita controcorrente di un giornalista che ha sempre creduto nei suoi sogni
Reggio Emilia, Aliberti editore, 2009

*link alla scheda del libro dal sito dell'editore Aliberti.
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Il libro sarà presentato a Genova Martedì 7 luglio, ore 17.30, Fondazione Casa America - Villa Rosazza Piazza Dinegro, 3 16126 Genova.
*segnalato da Roberta B.

06 luglio 2009

Le politiche migratorie dell'Unione Europea

Il Mediterraneo è da sempre un’area centrale nei processi migratori e per area mediterranea intendiamo tutti i paesi prospicienti il Mediterraneo, non solo quelli bagnati dall’omonimo mare, divisibili in un’area dell’Unione Europea, un’area del bacino mediterraneo (divisa a sua volta in tre sottoaree: europea, asiatica e araba) e un’area araba (divisa in asiatica e africana). Tutta quest’area ha una superficie di 18,3 milioni di kmq e una popolazione di 847,7 milioni di individui. Per processi migratori intendiamo oggi spostamenti umani motivati soprattutto dalla ricerca di un lavoro o di un miglior standard di vita; come in passato anche oggi i fenomeni migratori sono insieme fisiologici e traumatici: sono fisiologici perché naturale conseguenza di evoluzioni culturali, economiche, sociali, e sono traumatici perché sempre accompagnati da difficoltà, disagi, sacrifici e sofferenza.
FRONTEX (dal francese Frontières extérieures) è l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europe; è un'istituzione dell'UE il cui centro direzionale è a Varsavia, in Polonia. Il suo scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e l'implementazione di accordi con i Paesi confinanti l'Unione europea per la riammissione dei migranti respinti lungo le frontiere. L'agenzia è stata istituita dal Consiglio d’Europa nel 2004 ed ha iniziato ad operare il 3 ottobre 2005. Nel 2008 il budget dell'Agenzia è stato raddoppiato a 70 milioni di euro, di cui 31 saranno destinati soltanto alle missioni di pattugliamento delle frontiere marittime, nel Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico. Sul suo operato però hanno espresso critiche Amnesty International e l' European Council for Refugees and Exiled (Ecre) soprattutto per i respingimenti di potenziali rifugiati politici in Paesi terzi non sicuri; sulle rotte dell'immigrazione clandestina infatti, viaggiano sia migranti economici che richiedenti asilo. Le migrazioni nel Mediterraneo rappresentano un problema che richiede la responsabilità di tutta l’Unione europea. Gli sbarchi sulle coste della Sicilia hanno raggiunto, negli ultimi tempi, livelli allarmanti: si registrano migliaia di sbarchi sull’isola di Lampedusa (soprattutto dal Maghreb) dove le strutture di accoglienza, in cui gli ospiti vengono trattenuti in media dalle 24 alle 48 ore prima di essere trasferiti in altri centri in Italia, vengono superate le capacità ricettive: ciò impedisce di garantire livelli di assistenza adeguati durante le operazioni di identificazione e rimpatrio; gli stati interessati, Malta soprattutto, hanno cercato fino all’ultimo di eludere le proprie responsabilità derivanti dalle convenzioni internazionali che impongono la salvaguardia della vita umana a mare ed il diritto all’accesso alla procedura di asilo. I rischi per la vita umana e l’assenza di garanzie per i potenziali richiedenti asilo vittime delle operazioni FRONTEX sono ulteriormente confermati.
Però recentemente Si è registrata una diminuzione consistente degli sbarchi (o meglio dei salvataggi) nel Canale di Sicilia, tra Lampedusa e la Sicilia meridionale. Diminuzione che corrisponde però ad operazioni di rastrellamento condotte periodicamente dalla polizia libica nei confronti degli immigrati irregolari, attratti in Libia negli anni dell’embargo, ed adesso preziosa merce di scambio per accreditare Gheddafi come partner privilegiato dei governi europei, non solo nel contrasto dell’immigrazione clandestina, ma anche negli scambi commerciali e nelle forniture di gas e petrolio. Prima delle stragi in mare, è spesso il deserto che arresta i viaggi della speranza dei migranti attraverso la Libia (almeno per quelli che non trovano il danaro per corrompere un funzionario della polizia di frontiera). Come è confermato da numerose testimonianze, in molti paesi di transito la corruzione della polizia e le organizzazioni criminali dei trafficanti di uomini formano un “sistema unico” che stritola migliaia di vite; un sistema illegale bene organizzato che risulta invisibile soltanto ai governanti europei che con gli stati di polizia del nord Africa non esitano a concludere accordi di collaborazione e di riammissione che, sulla carta, richiamano i diritti fondamentali ed il diritto di asilo, ma che nella pratica si riducono a pratiche di deportazione e di schiavizzazione indegne di un qualsiasi paese che voglia continuare a definirsi democratico. Se è diminuito il numero degli immigrati transitati attraverso la Libia ed il Marocco verso l’Italia e la Spagna, è aumentato il numero delle partenze dall’Algeria, dalla Tunisia, dalla Turchia, attraverso la Grecia, di migranti diretti in Italia.
Risulta ancora incalcolabile il numero delle vittime di queste nuove rotte, costretti ad intraprendere i viaggi della disperazione in assenza di un riconoscimento effettivo del diritto di asilo nei paesi del Nord Africa, e di un sostanziale canale di ingresso per lavoro negli stati europei, unico vero strumento per ridurre il numero dei migranti irregolari. L’Unione Europea non è riuscita infatti ad adottare una direttiva sugli ingressi per lavoro e le diverse direttive adottate in materia di asilo e protezione umanitaria consentono ancora situazioni molto differenziate tra i diversi paesi e prassi delle autorità amministrative che impediscono generalmente l’accesso effettivo alla procedura di asilo o di protezione umanitaria. Sanzioni penali sempre più severe inoltre dissuadono le imbarcazioni da pesca e le navi mercantili dal prestare aiuto ai migranti, come se in alto mare non valessero più le Convenzioni internazionali che prevedono comunque l’obbligo di salvataggio immediato. Di fronte alla composizione mista dei flussi migratori occorre un regolamento europeo che garantisca la salvaguardia della vita umana a mare e la protezione dei soggetti più vulnerabili come i richiedenti asilo, le donne ed i minori.
Rimedi a questa situazione possono essere molteplici: depenalizzazione degli interventi di salvataggio a mare da parte delle imbarcazioni non militari, in modo da rendere più tempestive le azioni di salvataggio; blocco o riconversione delle missioni FRONTEX nella prospettiva della salvaguardia assoluta della vita umana e del diritto di asilo; evitare pratiche di polizia concretamente riconducibili al divieto di espulsioni collettive; interruzione immediata dei finanziamenti concessi dai governi europei ai paesi di transito per mantenere centri di raccolta dei migranti irregolari; interruzione dei finanziamenti europei dei voli con i quali gli stati di transitano restituiscono molti potenziali richiedenti asilo alla polizia dei paesi dai quali questi sono fuggiti.
Gli accordi di riammissione con i paesi nordafricani sono basati sul presupposto che questi paesi, ad eccezione della Libia, hanno aderito alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Quando poi si va a considerare la dimensione effettiva del diritto di asilo in questi stati si verifica come il diritto di asilo venga riconosciuti in poche centinaia di casi; non si può ritenere sufficiente l’adesione formale alla Convenzione di Ginevra, se poi i singoli stati si comportano in modo da violare i principi essenziali di quella convenzione. In questo quadro, può costituire la premessa per gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona il coinvolgimento nelle pattuglie FRONTEX di unità navali di paesi che non rispettano i diritti dei richiedenti asilo, come Malta e la Libia. Non si dovranno più verificare espulsioni o respingimenti verso paesi che non garantiscono i diritti fondamentali della persona umana, a partire dal diritto di asilo. Piuttosto che finanziare campi di detenzione amministrativa nei paesi di transito, strutture che diventano luoghi di abusi e di traffici di ogni tipo, occorre istituire, negli stessi paesi di transito, veri e propri centri di accoglienza per i richiedenti asilo. Bisogna estendere l’istituto dell’asilo extraterritoriale, dare quindi la effettiva possibilità di presentare una richiesta di asilo nei paesi di transito e di garantire un rigoroso rispetto del principio di “non refoulement” previsto dalla Convenzione di Ginevra. Coloro che oggi ingannano l’opinione pubblica proponendosi come i difensori della identità europea e della sicurezza, e nel frattempo utilizzano gli stati di transito come gendarmi nella “guerra” all’immigrazione clandestina, stanno innescando una vera e propria “bomba a tempo” ai confini della “fortezza Europa”.
Il quadro emerso risulta quindi preoccupante: da una parte l’Europa, sempre più efficiente nell’attuare politiche di repressione a scapito delle misure di accoglienza e protezione sancite dal diritto internazionale; dall’altra i migranti provenienti dai Paesi in via di sviluppo che continuano ad essere in balia dei trafficanti internazionali. È stato stimato in 700mila il numero di migranti vittime di tratta e sfruttamento lavorativo tra i migranti che ogni anno si dirigono in Europa, quindi andrebbero favorite le politiche per i rimpatri volontari che negli ultimi anni nell’Ue sono progressivamente diminuiti. I Governi devono al più presto ratificare ed applicare gli accordi internazionali sui diritti dei migranti, elaborare delle politiche di asilo che tengano conto delle specificità di genere, rispettino il principio del “non refoulement” e finanzino programmi di sostegno materiale ai migranti per facilitarne l’inserimento nella comunità.
Edoardo Buganza*

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*Relazione sul seminario “L’Unione Europea e il mondo arabo: le popolazioni tra stagnazione e sviluppo”, che si si è svolto il 6 marzo 2009 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli studi di Genova.

- Link al sito di FRONTEX

- Link al sito di European Council for Refugees and Exiled (Ecre)

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04 luglio 2009

Migranti

"Milioni di persone al mondo subiscono ingiuste e drammatiche sofferenze, costrette come sono a migrare a causa delle difficili condizioni di vita nei Paesi d'origine. Molte di queste sofferenze sono causate ai migranti talvolta da discutibili provvedimenti messi in atto da quei Paesi ricchi che dovrebbero maggiormente impegnarsi in percorsi di accoglienza e integrazione seri, ragionati e rigorosi".
Card. Dionigi Tettamanzi
4 luglio 2009

03 luglio 2009

In libreria


Gabriele Nicola
Modelli comunicativi e ragion di Stato. La politica culturale sabauda tra censura e libertà di stampa (1720-1852),
Torino, Polistampa, 2009, 424 p.


Descrizione

Il volume approfondisce le dinamiche che portarono all'elaborazione e allo sviluppo dei sistemi censori negli stati preunitari, terreno d'indagine di grande attualità e di riconosciuta centralità per la storiografia. Gli interessi attorno al controllo sulla circolazione delle idee rappresentano la spia di una tendenza politica volta non semplicemente al controllo sociale, ma alla formazione di un consenso e alla nascita di un'opinione pubblica. Se si focalizza l'attenzione sui caratteri che questo fenomeno assunse negli Stati sabaudi, affiorano i contorni di un dirigismo culturale che, col tempo, avrebbe assunto una chiara connotazione politica. I Savoia miravano ad affermare il primato della censura laica su quella ecclesiastica, consentendo la diffusione di una significativa quantità di opere poste all'Indice. Allo stesso tempo dovettero fare i conti, per oltre un secolo, con un'anomalia di carattere istituzionale rappresentata dall'antico Regnum Sardiniae, che imponeva loro di creare appositi regolamenti e di attivare procedure parallele, anche in ambito censorio, per rispettarne più o meno formalmente la peculiarità delle istituzioni sarde. Quella costante e scrupolosa supervisione sulla stampa, destinata a non arrestarsi neppure durante l'età napoleonica con i regnanti confinati in Sardegna, si sarebbe riaffermata in forme nuove e originali durante l'età della Restaurazione divenendo il principale terreno di scontro tra ambienti conservatori e riformisti.

01 luglio 2009

Viareggio

Viareggio, 29 giugno, sono le 23.45. Il treno merci Trecate- Gricignano, carico di Gpl, sta transitando a 90 km l'ora. Il carrello del primo carro cisterna si spezza e trascina fuori dai binari altri quattro vagoni. I due macchinisti, dopo il pesante strattone, si affacciano e vedono che la prima cisterna é fuori sagoma, immediatamente tirano il freno d'emergenza e, dopo aver messo in sicurezza la locomotiva, fuggono e danno l'allarme. Intanto, il gas si sta propagando e, innescato dalle scintille provocate dal deragliamento, si trasforma in una bomba. Le esplosioni e le fiamme investono i palazzi e la strada: una palazzina si sbriciola, un'altra prende fuoco. L'onda d'urto scaraventa un uomo contro un cassonetto e gli spezza le gambe, i pezzi di metallo volano come proiettili, per terra vi sono corpi carbonizzati. Le persone avvolte dalle fiamme cercano disperatamente di strapparsi i vestiti di dosso, urlano, chiedono aiuto.
I soccorsi sono tempestivi, la protezione civile lavora tutta la notte: bisogna tirare fuori le persone dalle macerie e svuotare il gas dalle cisterne.
La conta dei morti sale oggi a 17, ma vi sono anche alcuni dispersi e i 27 feriti sono gravissimi: molti hanno ustioni sul 90% del corpo.
Dopo un primo esame, la prima causa del disastro viene attribuita alla rottura di un asse del carrello di uno dei carri. Su questo, infatti, sono state trovate tracce di ossidazione: ruggine. Chi é che doveva verificare lo stato di usura del materiale rotabile?
I vagoni sono del Gatx, un colosso del settore; gli standard di sicurezza a cui devono attenersi sono fissati dalla commissione europea di Bruxelles. Il Gpl contenuto nelle cisterne appartiene alla Sarpom, di proprietà della Exxon, che ha affidato la verifica finale dei vagoni alle Ferrovie dello Stato, coloro che muovevano il treno.
Probabilmente i controlli, durante qualche passaggio, non sono stati fatti a dovere.
Qualcosa é sfuggito, non si sa ancora a chi e perché, ma appare piuttosto evidente che la causa della tragedia sia l'ennesima svista nel percorso preventivo dei controlli.
Tutto ciò mi riporta con la mente a poco meno di tre mesi fa, a l'Aquila. Non credo che ci sia bisogno di ricordare che cosa sia successo.
Basti dire che molte persone potrebbero essere ancora vive se solo le case fossero state adeguatamente costruite.
E se, invece che piena notte a Viareggio, fosse stato giorno? Se il deragliamento fosse avvenuto durante un'ora di punta, che cosa sarebbe accaduto?
Chiara Ravano

Arabiyya



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