Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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25 agosto 2009

Oltre il giornale

Quando il Web libera parole e sentimenti delle comunità, anche quelle più piccole
Osservando i progetti editoriali delle varie comunità emigrate in Italia, è possibile notare il proliferare di produzione cartacea, dettato dalla necessità di informare la propria comunità sul vari aspetti della vita nella nuova situazione in terra straniera. Certo, questo è possibile e utile quando sono chiamate in causa etnie il cui destino ha portato un buon numero di persone a spostarsi alla ricerca di un futuro migliore, ma in un mondo sempre più cosmopolita, impariamo ogni giorno che abbiamo la fortuna di ospitare e di confrontarci con persone che arrivano nel nostro paese da ogni angolo del pianeta. Un esempio di ciò sono i diversi giapponesi che, da diversi anni, arrivano in Italia per i casi più disparati: si parte da soggiorni di studio per passare a motivi di lavoro, senza dimenticare le questioni sentimentali. Cause ben differenti da quelle che normalmente portano a tentare la fortuna nel Bel Paese, come ben diverso si dimostra il modo di far sentire la propria “voce”.
Sarebbe logicamente impensabile aspettarsi che una presenza tanto esigua avesse potuto dare vita a produzioni editoriali di livello nazionale, riducendo di fatto a zero l'aspettativa di giornali o simili progetti. Quel che però ci hanno insegnato secoli di storia del giornalismo, è che quando una persona ha qualche cosa da dire e vuole veramente dirla, trova sempre il modo per farlo. Certo, fortunatamente non siamo più calati in un contesto dove censura e controllo della parola sono vigenti (qualcuno, con ironia non troppo fuori luogo, potrebbe chiedersi ancora per quanto), tanto più che le innovazioni tecnologiche hanno ampliato a dismisura le possibilità d'espressione di milioni di persone. Se il torchio di Gutenberg diede il via alla stampa e alla sua diffusione su scala mondiale, stiamo vivendo da diversi anni l'impulso quasi incontrollabile che internet ha saputo dare a tutti coloro che sentivano e ancora sentono il bisogno di esprimere i propri pensieri e le proprie idee.
Analizzando la grande rete, è infatti abbastanza facile imbattersi in siti o blog creati da giapponesi trapiantati nel nostro paese, in quella che si rivela come una situazione ottimale e privilegiata per chi non ha la sicurezza di poter contare su un ampio numero di lettori e sostenitori.
Una prima domanda che si può porre, è il motivo che possa spingere queste persone a prendere in mano “penna e calamaio”. Possiamo senza indugio eliminare fattori legati al mantenere compatti i rapporti con i propri conterranei, vista la scarsità della presenza di giapponesi in Italia. Compaiono dunque diversi fenomeni che andremo ad osservare attraverso una analisi diretta delle stesse produzioni presenti in rete.
Una delle casistiche più frequenti, è quella in cui ci troviamo davanti a individui intenti nel raccontare il proprio impatto con la nuova realtà. Estremamente interessante il fatto che, ad essere i primi destinatari dello sforzo compositivo, siamo proprio noi italiani: anche a costo di esibire una padronanza non completa della lingua, è chiaro l'intento di cercare il popolo ospitante come proprio interlocutore.
Per iniziare, ritengo sia estremamente interessante osservare il blog Questo piccolo grandeBanzai.
Emblematico è l'occhiello che ci dà il “benvenuto” prima della lettura: “Siamo due ragazze giapponesi che vivono in Italia da una decina di anni. Abbiamo deciso di diffondere la cultura giapponese per chiarire molte delle idee confuse che ancora ci sono”. Parte da qui una serie di interventi estremamente schietti e naturali, a cavallo tra lo stupore per alcune nostre abitudini estremamente bislacche agli occhi di un orientale e usanze nipponiche che spesso per noi risultano misteriose. Le due giovani mostrano di volersi districare senza troppi problemi tra argomenti di ogni tipo. Non è raro leggere post riguardanti cenni storici sul Giappone e subito dopo trovarsi a scoprire i gusti musicali e letterari delle autrici. Sfondo di tutto rimane, in ogni caso, lo spirito di apertura per favorire l'incontro tra le due culture. Inutile dire che, tra un argomento e l'altro, non mancano piccole lezioni di giapponese, estremamente apprezzate dei lettori più affezionati. Ecco alcuni esempi interessanti:
Torii Mototada, un vassallo fedele

Ryuta Naruse (nihon.blog.kataweb.it) è invece un ex redattore di un giornale sportivo giapponese. Dopo un viaggio di piacere in Italia si è appassionato a dismisura alla nostra cultura, decidendo così di “mollare” tutto e tentare la vita a Bologna. Decisione impensabile in una società rigida come quella giapponese, ma Ryuta ha davvero presentato la lettera di licenziamento, fatto fagotto e iniziato una nuova vita. Nasce così un interessante incontro/scontro tra due culture, dove il nostro improvvisato cicerone con gli occhi a mandorla non manca di far notare le profonde differenze e talune eguaglianze tra i diversi modi di vivere. Rapporti sociali, presenza delle istituzioni e modi di vivere la fanno da padrone, sino ad una quasi naturale evoluzione del tutto, che è sfociata nella autoproduzione di un libro, dove tra serio e faceto si racconta la sua esperienza, non priva di “traumi” ma colma di soddisfazioni. Siamo naturalmente curiosi se il nostro “amico” potrà trasformare questo progetto in un vero lavoro o continuerà a dare lezioni di giapponese per cercare di tenere vivo il suo sogno di vivere in Italia. A seguire alcuni suoi interventi:
Introduzione
Io e le mie bici
Si o No
Di tutt'altro carattere è l'informazione presente su Wa-sabi. Il sito nasce come impresa economica, creata dalla mente di una coppia formata da una ragazza nipponica e un italiano. Come la storia ci insegna, moltissime produzioni editoriali sono venute alla luce perché spinte da motivi commerciali, e questa sembra ricalcare le orme di un meccanismo abbastanza naturale: portare all'estero i prodotti della propria terra e cercare di mostrare al possibile pubblico la bellezza e le usanze che ne fanno da contorno. Così, a margine delle pagine votate all'e-commerce, assistiamo ad una sezione dedicata alla storia e alle curiosità legate ai vari prodotti. Riferimenti profondi o leggende popolari, il tutto condito da una discreta presenza di note e bibliografie. Gli stessi beni in vendita hanno schede complete e ricche di informazioni, senza scordare una sezione dedicata agli eventi d'incontro tra Giappone e Italia. Insomma, qualcuno potrebbe dire che, per entrare nel cuore degli italiani, si debba passare dallo stomaco. L'importante è farlo con garbo e stimolando l'interesse per quanto offerto, senza dimenticare la qualità. Ecco un paio di articoli estremamente completi e ben scritti:
Il sake dimenticato
La cerimonia del te

Di notevole interesse risulta essere anche Youkoso Italia. Dall'idea di una coppia formata da Gianluca e Kanako (coppia mista italo-giapponese) è nato un web-ring, un “ritrovo” virtuale per altre coppie formate da giapponesi e italiani. Tutto gravita sulla possibilità di passare quasi immediatamente da un sito all'altro, potendo così vedere le differenti idee e impostazioni dei vari nuclei famigliari. Il progetto ha avuto un discreto successo, e si è già superata la decina di famiglie partecipanti. Gli argomenti trattati sono principalmente di natura quotidiana. Tra il faceto e consigli di cucina, non mancano però momenti e spunti per riflessioni più profonde. Presenti, ad esempio, le commemorazioni per eventi come le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, o l'indignazione per articoli di giornali italiani che non sempre apprezzano le culture estere. Sicuramente quel che più attira è vedere gli esempi di nuclei famigliari misti che hanno saputo coniugare due culture tanto diverse con ottimi risultati.
A voi due articoli tratti dai contenuti del sito:
Analizzati i vari esempi riportati (ma è possibile scovarne in rete molti altri), non si fa fatica a capire quanto si riveli ancora una volta utile (se non indispensabile) il web per dare voce anche a chi non può contare sulla forza dei grandi numeri. Dobbiamo però notare che, a differenza degli organi di stampa curati da altre comunità, non stato affatto facile scovare argomenti di sfondo politico con chiari schieramenti da parte degli interessati. Pochi accenni, spesso segnati da una filosofia di ferreo rispetto delle istituzioni, anche quando al lettore italiano sembra di vedere il pericolo di soprusi o simili rischi. Forse, per superare alcune differenze, è ancora troppo presto, ma la strada tracciata non può che farci essere ottimisti anche riguardo agli scogli che paiono più insormontabili.
Fabio Fundoni


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Fare il giornale

"[...] non eravamo ancora così rotti al mestiere da non desiderare di vedere il nostro lavoro compiuto. Anche se conoscevamo i limiti di quella politica e di quelle idee, e ne eravamo insoddisfatti, c’era tuttavia nel giornale qualcosa d’un oggetto d’arte, ogni giorno diverso, che aveva in sé un valore, qualcosa della sorpresa che è nelle cose che si fanno con le mani: nelle case, nelle pitture, nei libri. Quando, a notte alta, vedevamo uscire i fogli dalla rotativa, come colombe bianche che prendono il volo, con un gran sbattere d’ali, dalla colombaia, ci pareva ancora di assistere, come la prima volta, a un piccolo miracolo quotidiano".
Carlo Levi, L'Orologio, p. 210).
(a proposito della redazione romana del quotidiano "Italia libera").

24 agosto 2009

Figli dell'epoca

Siamo figli dell’epoca, l’epoca è politica.
Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne,
sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell’altro politica.
Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
problema politico.
Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.
O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.
Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano
e i campi inselvatichivano
come in epoche remote
e meno politiche.
Wislawa Szymborska

* estratto da W. Szymborska, Gente sul ponte, Milano, Scheiwiller, 2003
Wislawa Szymborska, poetessa polacca Premio Nobel per la Letteratura 1996
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23 agosto 2009

Clandestini?

"Siamo tutti inquilini di questa terra e stabilire che
c'è qualcuno clandestino è un abuso della vita".
Erri De Luca





Percorsi di lettura
Barbara Spinelli, Ricordati che eri straniero, Magnano, Qiqajon, 2005

G. Antonio Stella, L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi , Milano, Rizzoli, 2003

22 agosto 2009

La mala informazione

[...] Son rari i popoli che hanno di se stessi un’opinione così beffarda come gli italiani, ma son rari anche i popoli che raccontano, su di sé, favole così imbellite e ignare della propria storia. L’uso che viene fatto della loro paura consolida queste favole. Nel nostro Dna c’è la cultura dell’inclusione, dicono i giornali; non c’è xenofobia né razzismo. Gli italiani non si credono capaci dei vizi che possiedono: il nemico è sempre fuori. Non vivono propriamente nella menzogna ma in una specie di bolla: in un’illusione che consola, tranquillizza, e non per forza nasce da mala fede. Nasce per celare insicurezze, debolezze. Nasce soprattutto perché il cittadino è molto male informato, e la mala informazione è una delle principali sciagure italiane. È vero, la criminalità tra gli immigrati cresce, ma cresce in un clima di legalità debole, di mafie dominanti, di degrado urbano. Un clima che esisteva prima che l’immigrazione s’estendesse, spiega Barbagli. Se la malavita italiana svanisse, quella dei clandestini diminuirebbe. La menzogna viene piuttosto dai governanti, e in genere dalla classe dirigente: che non è fatta solo di politici ma di chiunque influenzi la popolazione, giornalisti in prima linea. Tutti hanno contribuito alla bolla d’illusioni, al sentire della gente di cui parla Bossi. Tutti son responsabili di una realtà davanti alla quale ora ci si inchina: che vien considerata irrefutabile, immutabile, come se essa non fosse fatta delle idee soggettive che vi abbiamo messo dentro, oltre che di oggettività. I fatti sono reali, ma se vengono sistematicamente manipolati (omessi, nascosti, distorti) la realtà ne risente, ed è così che se ne crea una parallela. La realtà dei fatti è che ogni mafia, le nostre e le straniere, si ciba di morte, di illegalità, di clandestinità. La realtà è un’Italia multietnica da anni. Il pericolo non è solo l’iperrealtà: è la manipolazione e la mala informazione. [Leggi tutto ...]
Barbara Spinelli
citazione estratta dall'editoriale della domenica di Barbara Spinelli, Immigrati urla e silenzi, "La Stampa", 17 maggio 2009
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*Percorsi di lettura di approfondimento:


19 agosto 2009

Ciao Nanda...

"Ho sempre cercato di vivere di passioni e tutto questo mi riporta solo alla disperazione dei miei 92 anni, con le vene che non reggono la pressione di una semplice iniezione. Ma grazie a Dio ci sono questi ragazzi di 18 anni che mi mandano le loro poesie, i loro racconti, i loro auguri e mi chiedono suggerimenti su come fare a superare le tragedie della vita. Ahimè. A 92 anni ancora non so cosa rispondere. Dico loro di sperare. Di battersi per vivere in un mondo senza guerre volute solo da capitani ansiosi di medaglie. Di sorridere senza il rimorso di non aver aiutato nessuno. E proprio questi giovani sono una grande, meravigliosa, consolazione. Il segno che qualcosa di ciò che hai fatto ha lasciato un piccolo segno, un piccolo seme. "
FERNANDA PIVANO

Teodora Cristalli

18 agosto 2009

... La stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi ...

"Non sempre chi si chiama direttore dirige effettivamente qualcosa; ciascuno deve stare al suo posto: la polizia a reprimere, la magistratura a condannare, la stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi, tutti in fondo stanno facendo il loro dovere. Sono gli operai che non stanno al gioco, non lavorano abbastanza, se ne fregano, vogliono sempre soldi, non riusciamo ad alzare la produzione, questo é il vero problema.
Che cosa vuole che conti, di fronte a tutto questo, l'innocenza o la colpevolezza di un qualsiasi Mario Boni."

Sbatti il mostro in prima pagina, film di Marco Bellocchio, 1972.

*link al video (su YouTube)

*Chiara Ravano

16 agosto 2009

Il dibattito sull'Unità d'Italia

[...] La genesi dell’Italia unita: del Risorgimento stiamo sempre lì a lamentare le mancanze, ma assieme all’acqua sporca buttiamo via il bambino. Naturalmente fu una nascita contrastata, che come tale va ricordata, non furono rose e fiori. Fu un grande movimento e l’Europa civile restava attonita davanti al “popolo dei morti” che si risvegliava. Poi la strordinaria esperienza della Grande Guerra, da cui scaturì il Fascismo, ma non era scritto, portava dentro tante cose. Poi la guerra civile strisciante: l’Italia ha inventato il Fascismo e non se ne è liberata da sola, ma ha avuto la forza di contribuire al cambiamento con l’antifascismo e con la Resistenza. Ci fosse stata solo la “zona grigia”, avremmo perso – anche più di quanto sia avvenuto – la faccia, oltre che la guerra. Questi mi sembrano gli elementi minimi di un alfabeto civico comune. Su di essi si può tentare, con discrezione, di costruire una politica della memoria. Non vedo l’opportunità di una politica dell’oblio. Quello funziona – anche troppo – per conto suo».
Mario Isnenghi,
"Corriere della sera", 1° agosto 2009

*estratto da Blogstoria che presenta una rassegna degli editoriali pubblicati nell'arco di queste settimane sui principali giornali italiani a proposito del disinteresse generale che avvolge la celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011. Il dibattito è stato innescato da Ernesto Galli della Loggia con l'articolo Noi italiani senza memoria, ("Corriere della sera", 20 luglio 2009).
*link alla Rassegna completa a cura di Blogstoria.

08 agosto 2009

Invenzioni stupende

"Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi piú reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell'Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta."
Galileo Galilei, 1632
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06 agosto 2009

Genova in libreria

Giorgio Doria
Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della prima guerra mondialeMilano, Pantarei, 2008, 1238 p.



Descrizione
Nella sua storia quasi millenaria Genova si presenta, secondo Fernand Braudel, come un "sismografo ultrasensibile che registra ogni vibrazione del vasto mondo". In quest'opera - pubblicata in prima edizione nel 1969-73 - Giorgio Doria affronta, con notevole ampiezza e profondità d'analisi, le tappe dello sviluppo capitalistico genovese lungo tutto il corso dell'Ottocento sino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Nel ricostruire le vicende dei gruppi, delle famiglie e delle frazioni a livello locale emerge nettamente, scrive Giorgio Doria, il carattere di una "borghesia genovese" segnata dal "costante sforzo di servirsi dello Stato e dei pubblici poteri come usbergo", dai suoi "eterni ondeggiamenti tra un liberismo, più verbale che sostanziale, ed un'ansiosa ricerca di solidi ripari protezionistici". Ne risultano un terreno d'indagine e un metodo di studio esemplari, un materiale tanto prezioso quanto attuale per affrontare molti dei nodi e degli interrogativi ancor oggi cruciali in uno dei gangli vitali del trasporto e, più in generale, del cuore industriale del Vecchio Continente, impegnato nella corsa a perfezionare la sua condizione di Europa-potenza
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*segnalato da R. B.
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05 agosto 2009

Genova in libreria

Francesca Alberico
Le origini e lo sviluppo del fascismo a Genova. La violenza politica dal dopoguerra alla costituzione del regimeMilano, Unicopli, 2009, 295 p.


Descrizione dal sito dell'editore UnicopliIl volume ricostruisce le complesse vicende della formazione, del consolidamento e infine dell’inquadramento nazionale del movimento fascista genovese, dall’emergere dal magma informe della mobilitazione postbellica di uno sparuto nucleo diciannovista, all’egemonia in sede locale della componente radicale-squadristica tra il 1921 e il 1926, all’epurazione e normalizzazione da parte delle istanze centrali, premessa indispensabile alla costituzione del partito unico gerarchico e centralizzato, colonna portante del regime. Elemento ricorrente di questa ricerca sono la violenza politica e le sue molteplici valenze: una violenza che si intravede già alla vigilia della prima guerra mondiale, attraverso l’impeto verbale e fisico delle manifestazioni interventiste, e che viene rivelata dall’esperienza bellica ed esasperata dalle difficili condizioni del dopoguerra. La militanza fascista, che aveva tratto la propria origine e la propria legittimazione dal patrimonio bellico, divenne continuazione del recente conflitto combattuto, per annientare i "traditori" di sinistra, divenuti simbolo della denigrazione del valore della guerra e dei reduci.
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In libreria

Andrea Ranieri
A patto che sorpresa ancora ci tenti
Genova, Socialmente Editore, 2009, 100 p.

Descrizione
I pensieri che nascono da un viaggio dentro e attraverso la “politica” sono la materia di questo libro e sono “la terapia” per chi ha scritto e non solo per lui. Congresso di scioglimento dei Democratici di sinistra, due anni incredibili come senatore, la nascita del Pd, la fine del Governo Prodi, la secca sconfitta elettorale, il ritorno a Genova come assessore alla cultura, questa è la cartografia del viaggio entro cui si va delineando con impegno ed ironia il “lavoro letterario” di Andrea Ranieri. Mentre si sgretola un “paesaggio” di una certa politica si producono emozioni, poesie, testo e un vero e proprio “saggio di geo-politica”.

Andrea Ranieri ha scritto con Vittorio Foa il libro Il tempo del Sapere (Torino, Einaudi, 2000 ) e I luoghi del Sapere (Roma, Donzelli, 2006).
*Link alla scheda del libro nel sito di Socialmente Editore.
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