Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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31 ottobre 2009

Il giornalismo in Russia

GIORNALISMO E COMUNICAZIONE NELLA RUSSIA DI OGGI
Dalla carta stampata ai nuovi media

Giovedì 5 novembre 2009
Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Politiche
Milano, Via Conservatorio, 7 (Sala Lauree)

Il convegno è organizzato dall' Istituto Lombardo di Storia Contemporanea e da MEMORIAL-Italia.


Link al Programma

29 ottobre 2009

La "tragica serenità"....

A volte la notizia ti arriva diretta come un pugno in pieno volto, sgomenta e atterrisce. Segna confini invalicabili ma allo stesso tempo sfuoca i contorni.
In una sola parola, se potessi riassumerlo, sarebbe solo terrore quello che ho provato nel leggere la notizia di Repubblica online di oggi, che tra poco sarà solo ieri, sull'esecuzione del pregiudicato 53enne, Mariano Bacioterracino, nel rione Sanità della città partenopea (http://tv.repubblica.it/copertina/cosi-uccide-la-camorra/38501?video).
L'autore di Gomorra, Roberto Saviano, ha riassunto in 2 sole parole che hanno dato il titolo al mio articolo quella sensazione di permeata indifferenza di un popolo ormai abituato a questi eventi.
Non mi trovo completamente d'accordo sul fatto che la scena non si rifaccia al cliché delle esecuzioni viste decine di volte sui grandi teleschermi cinematografici, la mia sensazione è stata ben altra: vivere un déjà vu di decine di scene di esecuzione perfettamente identiche, in cui il killer si mescola tra la gente e senza fare troppo rumore fredda il suo obiettivo. Mi ricorda tanto la scena di Romanzo Criminale nella quale Libano (il personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino) viene freddato da un sicario, seppur con modalità diverse; forse più plateali ma pur sempre, terribilmente, simili quelle viste ne Il padrino oppure ancora in un bellissimo film di un paio d'anni di fa di Ridley Scott, American Gangster.
Oggi 29 Ottobre 2009, la notizia mi sconvolge, di per sè stessa, ma ancora di più in un particolare che trovo raccapricciante: il fatto risale all'11 Maggio scorso, ma solo oggi è stato mostrato all'Italia intera perchè si aiuti la giustizia ad individuare gli assassini...
E mi sorge una sola domanda: PERCHè SOLO OGGI?

Chiara Lavezzo

27 ottobre 2009

Il giornalismo nell’era di Internet

Quante trasformazioni ha subito il giornalismo nell’era di Internet.
Ultimamente gli stimoli sulle nuove tecnologie sono innumerevoli e sarebbe impossibile non rendersi conto di quanto il mondo si stia plasmando intorno ad esse, sfuocando i contorni.
Ho avuto modo di leggere il libro Da mamma Rai alla tv fai da te di Ercolani e Rognoni, per realizzare ciò che già sospettavo ampiamente e cioè,che la prima vera vittima della rete, è stata la parola scritta e i bilanci odierni confermano davvero questa triste profezia.
Insomma il mondo dell’editoria s’è dovuto adattare ad un’abbondanza di materiale informativo proveniente da ogni dove, sms, Internet, televideo, IPtv, reti All News.
Come fare allora per il giornalista, rimanere a galla e mantenere vivo il suo ruolo? Il giornalista è colui che lavora la materia prima – la notizia e deve fare leva sempre su questo suo ruolo imprescindibile; dunque nell’epoca dei media oriented il giornalista dovrebbe trasformarsi in un inviato... si ma un inviato nel vasto mondo della rete e rendersi parte finale di una catena produttiva fondata sulla partecipazione spontanea e sui social network.
E’ proprio necessario che il giornalista rinnovi la propria figura, purtroppo il suo lavoro spesso e volentieri non è più valorizzato come dovrebbe come ho avuto modo di leggere in un articolo di Pablo Trincia, giovane giornalista laureatosi a Londra e ora d’istanza a Nuova Delhi dove scrive per diversi quotidiani e settimanali, in cui prospetta una visione pressoché catastrofica per la futura classe giornalistica partendo da una conversazione con un’amica che dichiara di percepire 13 euro per articolo scritto.
Un tempo il giornalista al quale venissero assegnati un reportage o un inchiesta poteva ritenersi veramente fortunato, ormai entrambi questi tipi di fare giornalismo (il primo analizza la notizia contestualizzandola e approfondendone appunto tanti fattori – territoriale, sociale, culturale; mentre il secondo è un intreccio di tanti stili giornalistici) sono sorpassati, o meglio, adesso sono appannaggio della rete.
La rete, l’onnipresente rete!
L’editoria tradizionale, verticale e gerarchica, si trova scavalcata da un’editoria più immediata, piatta e orizzontale arricchita dal quel citizen journalism (giornalismo partecipativo) praticato dai net-native in una dimensione di collaborating publishing.
C’è anche chi pensa che i ragazzi del futuro non conosceranno neanche il libro cartaceo ma che leggeranno solo tramite gli e-books; le case editrici e i giornali si stanno attrezzando. Alcuni di questi ultimi ormai hanno la propria testata anche online, quasi la maggior parte per la verità (tra le altre http://www.repubblica.it/, http://www.lastampa.it/, http://www.ilsecoloxix.ilsole24ore.com/ ).
E’ vero che l’immediatezza di fruibilità della notizia dai nuovi media è impagabile, ma per il momento continua a darmi immensa soddisfazione il colore grigiastro che la carta di giornale mi lascia ogni volta su pollice e indice quando ho finito di leggerlo…


Chiara Lavezzo

24 ottobre 2009

Intervista a Lorenzo Basso





Intervista al candidato alle primarie
Lorenzo Basso: un giovane alla guida del PD regionale

Abbiamo intervistato Lorenzo Basso, consigliere regionale del PD, candidato alla segreteria del partito in Liguria. Con lui abbiamo affrontato molti argomenti, spaziando su molti temi: dai giovani al centro storico, dall'università al futuro di Genova e dell'intera regione.

- Hai solo trendaue anni e sei già Consigliere Regionale. Il tuo volto si vede sui manifesti di tutte le fermate dell'autobus di Genova. Credo sia interessante per noi giovani sapere come ti sei avvicinato alla politica. Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso. Che cosa può dare un giovane alla politica?
”Un giovane può dare moltissimo, il problema è come riuscire a fare capire che quello che da è davvero utile alla società. Sappiamo benissimo com'è vista la politica e sappiamo benissimo che quello che non piace ai giovani della politica è il fatto che serva solo a se stessi e non agli altri. Io mi sono avvicinato proprio nella maniera opposta: ho iniziato con un percorso di educatore per ragazzi più svantaggiati, ho iniziato nel volontariato e da li è iniziata la passione per la comunità. Alcuni amici e conoscenti mi hanno fatto conoscere quella che era allora l'esperienza, lo spirito dell'Ulivo e da quell'esperienza, da quello spirito è nato il mio impegno".

- Vorrei riproporti la domanda al contrario: che cosa può fare la politica per un giovane? In cosa consiste Master and back, la tua proposta di legge che è stata approvata dal consiglio regionale".
”Master and Back è una degli esempi di come la politica può servire realmente anche ai più giovani: è una proposta che serve a dare la possibilità ai giovani meritevoli, quelli bravi, che riescono ad andare molto bene all'università e uscire con un bel voto, di avere il supporto da parte della Regione per fare un'esperienza lavorativa o di studio all'estero, appunto il master, però con un contributo per il rientro nel tessuto socio-economico della Regione.
Se una persona molto brava inizia a lavorare all'estero, mette su famiglia, poi rimane fuori, e allora tutto quello che è stato fatto dal territorio, dalla comunità, dal sistema educativo, per dargli quelle conoscenze e quelle competenze, si disperde. In Liguria purtroppo accade moltissimo e anche in Italia, uno dei pochi paesi industrializzati in cui questo accade. Questa proposta di legge serve a dare incentivi ai giovani, anche quelli che non hanno famiglia alle spalle, per fare quest'esperienza, però poi un contributo forte perché ritornino nel mercato ligure. Questo permette alla comunità di crescere, con quelle professionalità, quelle esperienze fatte anche all'estero, ed è un esempio di come dare aiuto ai giovani. Queste sono leggi che quando vengono fatte non danno un ritorno subito alla politica, perché il suo ritorno si vede dopo molti anni è per quello che è utile anche avere politici più giovani, perché sanno anche guardare in prospettiva, sanno guardare lontano".

- Secondo te il partito democratico è un partito giovane?
”No, il Partito Democratico non è un partito giovane, ma lo vuole essere. Cerco di spiegarmi meglio: il Partito Democratico è un partito di centro-sinistra, che deve lottare contro le ingiustizie della società, significa fare lotte per le donne, per i giovani, per coloro che sono ai margini della società, è per questo che deve ritornare ad essere un partito giovane, e in questi anni non lo è stato perché ha fatto troppe battaglie di conservazione. Bisogna cambiarlo, ma non è il cambio anagrafico dei propri dirigenti, è il cambio della prospettiva delle battaglie che deve fare questo partito".

- Domenica ci saranno le primarie, sembra che i giovani si stiano allontanando dalla politica, perché dovrebbero venire a votare?"
”Credo che sia importante che vengano a votare alle primarie e comunque sia che partecipino a ogni occasione al di la che votino me o un altro candidato, perché se credono nei valori del partito democratico, se credono nei valori del centro-sinistra, hanno le modalità e hanno modo di farsi vedere, hanno il modo di contare davvero. Ecco, le primarie sono un'occasione in cui una persona che vuole dare il proprio contributo può scegliere e può far vedere che la sua presenza e che il suo voto serva davvero".

- Quali pensi siano i problemi principali dell'Università? Personalmente penso che a Genova ci siano baronie universitarie anche nel mondo del centro-sinistra. Su questo attaccamento alle tradizioni e ai privilegi, cosa ne pensi?"
”Si, è sicuramente così, la baronia, l'università, così come la rendita di posizione in ogni luogo della società, avviene nelle università, avviene nelle aziende, nel pubblico, nel privato, avviene dappertutto questo incancrenimento; questo consolidamento del potere acquisito è il grande male della società moderna, è proprio quella rendita di posizione che bisogna combattere. Però non lo si fa soltanto denunciandola, quello che il Partito Democratico dovrebbe essere a differenza di altri partiti più populisti, dovrebbe essere un partito che fa l'analisi, che fa la denuncia però fa anche la proposta di come cambiare, il PD su quello deve fare ancora un po' di strada. Sull'università dobbiamo salvare quello che c'è e ci sono cose buone: l'università di Genova, abbiamo visto nelle classifiche, è una delle migliori, però dobbiamo sapere che anche qui ci sono le baronie, anche qui ci sono degli impedimenti al merito. Noi dobbiamo riuscire a fare una riforma graduale che non annunci la rivoluzione senza mai farla, com'è avvenuto fin'adesso, che però faccia questo cambiamento che permetta di valorizzare il merito, chi è capace, chi è in grado di fare meglio quel lavoro perché sarà in grado di dare il proprio contributo alla società. Quindi non s tratta di fare il privilegio dei bravi, si tratta di riuscire a costruire il sistema che sappia dare e mandare avanti chi è bravo a fare quella cosa, ognuno d noi ha i propri talenti, ognuno di noi deve essere valorizzato per i talenti che ha, questa è la difficoltà, difficoltà che da sempre esiste e che in Italia in questo periodo è parecchio forte, noi dobbiamo riuscire a fare quelle riforme che siano in grado di smuovere questo meccanismo".

- Come vedi Genova, la Liguria e l'Italia tra 10 anni?
”Io purtroppo non la vedo come una regione, come un paese che abbia la prospettiva di agganciarsi a quelli che sono i grandi paesi europei. Non lo vedo perché negli ultimi anni abbiamo visto questo paese perdere competitività, e non parlo di economia, sto parlando di una società che sta iniziando a impoverirsi, dei talenti migliori che scappano all'estero perché riescono a realizzarsi e qui non trovano la loro occasione, parlo di una società dove c'è una difficoltà enorme delle donne di trovare lavoro, di entrare nel mercato del lavoro. Noi siamo un paese che ha metà delle energie in panchina e questo ovviamente ci rende meno competitivi rispetto agli altri paesi europei. Credo che ci sia davvero bisogno di una svolta, non solo del mio partito, di una parte politica, ma di una svolta della società italiana. Bisogna ricambiare e avere una nuova stagione civica per riuscire a fare questo salto di qualità. Abbiamo un' opportunità grande che è l'Europa, l'Europa ha rappresentato la svolta molte volte nelle vita di questo paese, l'Europa oggi dev'essere agganciata anche per questa stagione civica. Ci sono tutte le condizioni, abbiamo visto dei paesi che ce l'hanno fatta, l'Italia ha tutte le caratteristiche, ha una storia, ha dei valori, una cultura dello stile, della bellezza, che le permettono di avere la base per farlo. Il problema è riuscire ad agganciarlo e per fare questo ci vuole una nuova generazione che, al di la della parte con cui si schiera, inizi a prendersi le proprie responsabilità, a entrare i campo, e anche sbagliare perché quando si fa si sbaglia, però quello sbaglio va fatto, messa in moto questa generazione e data l'opportunità di fare le proprie scelte".

- Pensi che Genova sia una città europea? A me sembra vecchia. Parliamo ad esempio dell'ordinanza anti-movida che è un problema che ci riguarda molto da vicino. Cosa ne pensi? Personalmente ritengo che sia un grave errore, anche perché così il centro storico ripiomberebbe nel degrado, com'era dieci, quindici anni fa. Abbiamo anche letto recentemente sui giornali l'accordo tra le prostitute del centro storico e la giunta per mantenere il decoro. Tu che cosa ne pensi?
”Credo che Genova stia risentendo di quella battaglia storica tra chi vuole un luogo tranquillo e chi vuole un ruolo ricco di energia, ricco di possibilità, è qualcosa che avviene dappertutto, non solo nella nostra città. Qui lo sentiamo forte perché Genova ha saputo fare negli anni un salto di qualità, è riuscita a costruire anche nel centro storico delle occasioni nuove di lavoro, non solo di divertimento, perché quel divertimento rappresenta anche delle opzioni e delle occasioni di lavoro per tutti i gestori.
L'errore è stato non riuscire a fare una scelta condivisa, non si può dall'oggi al domani aprire o chiudere, bisogna costruire dei percorsi, delle zone, dei luoghi, dove si possa nel tempo pensare a dei luoghi di ritrovo, di svago, e costruire anche delle opportunità, delle zone dove chi vuole avere una prospettiva di tranquillità può andare nei quartieri più tranquilli e più sereni. Avere una prospettiva di lungo periodo, pensare Genova tra quindici anni, iniziare a lavorare in quella prospettiva, sapendo che ogni quartiere ha delle caratteristiche storiche, ma anche delle prospettive, permette di avere uno e l'altro,. Non dobbiamo andare nel conflitto, quello che è sbagliato è pensare che questa guerra tra giovani e anziani possa portare a qualcosa, uno perché sappiamo che la città è anziana quindi sarebbe una guerra perdente, dall'altro perché ognuno di noi vive una fase della vita quindi dobbiamo riuscire a ricostruire le condizioni del centro storico. Molte zone del centro storico hanno oggi l'opportunità di essere zone vive, non dobbiamo impedirglielo, bisogna anche trovare delle condizioni per cui questa vita sia su tutta la città, perché non ci siano dei quartieri morti, riuscire a ricostruirla e avere anche delle opportunità di tranquillità per coloro che hanno altre condizioni, per coloro che devono andare a lavorare, e non possono permettersi di stare tutta la notte... riuscire a costruire un patto per la città che metta insieme le forze, le faccia dialogare, e faccia guardare tra quindici anni facendo azione oggi: è quello che serve. Se ogni volta affrontiamo l'emergenza e allora se c'è qualcuno che protesta perché c'è rumore sospendiamo le licenze, se c'è qualcuno che protesta perché vuole andare a divertirsi le riapriamo: così non si riesce a costruire, noi abbiamo bisogno di traguardare il futuro facendo azioni oggi di dialogo fra le varie parti".

- Cosa pensi della crisi del Municipio di Centro Ovest e delle dimissioni del presidente Minniti?
"Che questa crisi fosse alle porte lo sapevamo da tempo. Il problema è che a Sampierdarena ci sono forti investimenti, c'è il contratto di quartiere che noi in Regione abbiamo approvato un anno fa e milioni di euro in ballo per il progetto di riqualificazione del quartiere. Ci sono forti investimenti infrastrutturali, Sampierdarena è un quartiere che avrà nei prossimi dieci anni tantissimi interventi, è un quartiere che soffre, perché da come l'ho conosciuto io quand'ero piccolo, che era un quartiere in cui si poteva andare liberamente per strada, ha peggiorato la propria qualità della vita, nello stesso tempo si è fatto qualcosa: penso al Teatro Modena, penso alla riqualificazioni...Aver perso un anno e dover perdere altri mesi per questioni che non hanno nulla a che vedere col piano amministrativo, ma sono questioni partitiche, è davvero una colpa che hanno in tanti. Oggi più che guardare cosa è successo, sarebbe importante capire come risolvere questa situazione velocemente, perché tutti questi interventi non aspettano, o qualcuno gestirà il piano di riqualificazione, o verrà gestito semplicemente dagli uffici senza coinvolgere la popolazione, e ci saranno le proteste.
L'emergenza che esiste sul piano della gestione di un'integrazione efficace perché a Sampierdarena non ci sono problemi di sicurezza maggiori di altri quartieri, però c'è una forte presenza di una comunità extracomunitaria che, se integrata, può essere anche una risorsa, una ricchezza, oppure c'è un conflitto sociale alle porte. Sampierdarena è uno dei quartieri che ha più problemi da risolvere: rimanere mesi e mesi attaccate a crisi politiche che hanno radici soltanto in conflitti personali di partito è davvero deleterio. Non c'è la soluzione alle porte, c'è la necessità che tutti, da una parte e dall'altra facciano un passo indietro e inizino a pensare che nei prossimi due anni ci sono da gestire delle cose importanti e si da priorità a quello, che avrà più senso di responsabilità nel fare quello sarà premiato, chi invece continuerà a fare sciacallaggio politico prima o poi verrà mal giudicato".

Beatrice D'Oria

20 ottobre 2009

Motel Woodstock al cinema

Nelle sale italiane dal 9 Ottobre l'ultima fatica di Ang Lee ( regista alla ribalta negli States per lo scandaloso I segreti di Brokeback Mountain) dedicata al più grande festival musicale della storia. Un punto di vista inaspettato, extra-hippy, quello scelto per la ricostruzione nostalgica e anniversariale della manifestazione che fa da genesi ai '70s. Non solo l'evento ma un focus umanizzante sulle persone (i cittadini di Catskill), coloro che hanno reso possibile il "trip" artistico del Secolo, superando, su tutti, i propri pregiudizi. Tutto si riconduce ad un urlo di libertà. Libertà di vita, libertà di musica, libertà di parola. Non a caso la svolta che intercorre nel timido bravoragazzo protagonista avviene "guardando in camera"; letteralmente durante la conferenza stampa d'inaugurazione: il ring su cui combattere conservatorismi e buonismi pregiudiziali. La stampa, come mezzo, non delude, ergendosi a cassa di risonanza di un messaggio cifrato di indubbia potenza ed essenzialità. Si scrive "il concerto è gratis" si legge "la rivoluzione è iniziata"!
Ve lo consiglio, in particolare il discorso della scena sopracitata.
Peace...and love.
*Francesca Astengo

Nuovo Cinema Buridda: seconda stagione

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Inizia domani la seconda rassegna cinematografica al Laboratorio Sociale Buridda di Via Bertani 1, tutti i mercoledì dalle h. 21.45 verrà proiettato un film appena uscito al cinema.

Tra i primi film in programma:
- Basta che funzioni di Woody Allen
- Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki
- Parnassius di Terry Gilliam
- Bruno di Sacha Baron Cohen
- Lebanon di Samuel Maoz
- Nemico pubblico di Michael Mann
- A serious man dei fratelli Cohen

Appuntamento a domani sera con "Basta che funzioni", consiglio "caldamente" di coprirvi bene, dentro al Buridda fa parecchio freddo.
*link al Laboratorio sociale Buridda

*Beatrice D'Oria

19 ottobre 2009

In libreria

Neri Fadigati
Il mestiere di vedere. Introduzione al fotogiornalismo
Pisa, edizioni Plus, 2009 (2° edizione), 192 p.

Scheda del libro
Il ruolo centrale avuto dalla fotografia negli anni d’oro della grande stampa periodica. Le vite di alcuni testimoni della storia del ’900 come R. Capa, W.E. Smith, M. Bourke-White. L’importanza del lavoro del fotografo, che senza mettersi in mostra fa vedere la realtà, introducendo un “commento”, un valore aggiunto per l’informazione giornalistica. Infine alcuni consigli pratici di solito non reperibili sui manuali.
È questo il contenuto del volume, primo tentativo di organizzazione sistematica di una materia finora poco approfondita sul piano teorico. Senza dare risposte definitive il libro si propone di fornire gli strumenti necessari per avvicinarsi alla tecnica che promette di conservare certezze, ma si rivela sfuggente come la luce che gli da forma. E di sgombrare il campo dagli equivoci che l’hanno accompagnata nel corso della sua breve storia.


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Pogliano Andrea
Le immagini delle notizie. Sociologia del fotogiornalismo
Milano, Unicopli, 2009, 205 p.


Scheda del libro"Questo libro è il risultato di una ricerca etnografica che si snoda attarverso interviste a fotogiornalisti francesi e italiani e in un percorso osservativo compiuto in quattro redazioni di quotidiani (Corriere della Sera, il Manifesto, Le Figaro, Libération). Riprendendo gli spunti della sociologia della produzione delle notizie (il newsmaking), vengono qui indagati i processi di produzione della news visibility, analizzando le fotografie giornalistiche nelle tre fasi della raccolta, della selezione e della presentazione. Nel libro viene dato ampio spazio alla dimensione del racconto, nel tentativo di restituire al lettore il senso situato dei processi organizzativi, la divisione del lavoro, la distribuzione del potere, il contesto umano e tecnologico nel quale si svolge la produzione delle “immagini delle notizie”. Questo lavoro si propone di dare autonomia al newsmaking visuale, dimostrandone l'irriducibilità al newsmaking così come è stato studiato fino ad oggi e dimostra l’importanza dell’etnografia per superare i risultati raggiunti in seno ai visual studies."

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18 ottobre 2009

Giovani talenti genovesi: Annalisa Papagna

Mi sembra doveroso far conoscere i lavori di questa giovane illustratrice, innanzitutto perché è una nostra concittadina, in secondo luogo perché si tratta di illustrazioni e disegni che lasciano senza parole.
Annalisa, 24 anni, dopo il diploma al Liceo Artistico Barabino, ha lasciato Genova per l'Istituto Europeo di Design di Torino.
Oltre a occuparsi di illustrazioni di libri per bambini (presto usciranno ben due libri illustrati da lei), Annalisa ha un blog dove unisce la sua passione per la fotografia a quella dei dolci. Assolutamente delizioso!


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Questo è il sito personale di Annalisa Papagna
La sua pagina di Flicr
Infine il suo blog, Peracotta


*Beatrice D'Oria

Censura e gossip

“Noi definiamo censura qualsiasi interferenza con il libero flusso dell’informazione nella società americana. Negli Usa l’industria dell’informazione è interessata soprattutto alle notizie di intrattenimento e le considera una priorità. Notizie molto importanti che dovrebbero arrivare al pubblico americano, spesso vengono tagliate per essere sostituite da scandali ed aggiornamenti sulle persone famose”.
Peter Phillips
cfr. P. Phillips, La nuova censura, "Internazionale" , 13/19 settembre 2002, p. 22.


Peter Phillips è direttore del Project Censored .

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17 ottobre 2009

In libreria

Gianpiero Mazzoleni, Anna Sfardini
Politica pop. Da "Porta a Porta" a "L'isola dei famosi"
Bologna, Il Mulino, 2009, 181 p.

Scheda del libro
Quando la televisione ha scoperto che la politica può fare audience, e i politici hanno capito di poter raggiungere il vasto pubblico adattandosi alle logiche dello spettacolo, è nata la politica pop: un "ambiente mediale" scaturito dal collasso di generi televisivi e costumi sociali invecchiati, in cui politica e cultura popolare, informazione e intrattenimento, comico e serio, reale e surreale si fondono in una nuova miscela espressiva. Per molti è una pericolosa deviazione dal compito "alto" della formazione di un'opinione pubblica avveduta. Per altri, come alcuni autorevoli studiosi, l'"infotainment" offre un'informazione minima, ma sufficiente a una "cittadinanza sottile". Dovremo allora rivalutare il "Grande Fratello", paradossale scialuppa di civismo, attraverso il televoto, per cittadini altrimenti destinati all'emarginazione? Bisognerà in ogni caso considerare con occhi nuovi, come fa questo libro, "Annozero" e "Ballarò", "Che tempo che fa" e "L'isola dei famosi", "Le Iene" e "Porta a Porta", "Striscia la notizia" e "Matrix".

*link alla recensione di
Ilvo Diamanti (La democrazia del privato, "La Repubblica", 19 maggio 2009

16 ottobre 2009

Genova in libreria

Stefano Termanini
Chiesa e Impresa a Genova dal dopoguerra ai giorni nostri

Genova, Confindustria Genova- AuSind Editore 2009, pp. 400.

scheda dal sito di Confindustria Genova


Presentazione de "Il Cittadino" , 7 ottobre 2009
Un modo per mettere in luce gli interventi e l'impegno dell'arcidiocesi di Genova per il mondo del lavoro, a partire dal card. Giuseppe Siri fino ai giorni nostri. È l'obiettivo che ha portato alla realizzazione del volume “Chiesa e Impresa a Genova dal dopoguerra ai giorni nostri” scritto da Stefano Termanini e pubblicato da Ausind, società di servizi di Confindustria Genova. [...] Il libro, ha affermato l'autore, è un modo per far emergere “come la Chiesa genovese abbia operato con continuità e coerenza nei confronti del mondo del lavoro negli ultimi sessant'anni”. Se “il rapporto Chiesa-impresa affonda le sue radici nei semi gettati dal cardinale Pietro Boetto e nell'opera dell'infaticabile cardinale Siri, per 41 anni arcivescovo della città, è altrettanto vero – ha detto l’autore – che tale dialogo è stato portato avanti proficuamente dai suoi successori i cardinali Giovanni Canestri, Dionigi Tettamanzi, Tarcisio Bertone e Angelo Bagnasco”. Il volume, ha concluso Termanini, vuole essere anche “un contributo ed un ringraziamento per l'opera, spesso silenziosa, compiuta a Genova dai Cappellani del lavoro”.


*link ad una Rassegna stampa dedicata al libro di Stefano Termanini.

14 ottobre 2009

In libreria

Clotilde Bertoni
Letteratura e giornalismo
Roma, Carocci, 2009, 144 p.


Scheda del libro Letteratura e giornalismo sono campi insieme affini e antitetici, uniti da una fitta rete di contatti e contaminazioni. Il libro ne considera i principali aspetti: l’attività degli scrittori giornalisti e le forme sperimentali di cronaca o di narrativa che possono derivarne; le interferenze vere e proprie, create dalla contiguità materiale (il feuilleton, l’elzeviro), oppure promosse deliberatamente e avvio di nuovi filoni (il new journalism, alcune diramazioni del non fiction novel); il notevole rilievo tematico dato dalla fiction alla stampa periodica, dalle Illusioni perdute di Balzac fino al romanzo contemporaneo.
Indice
Introduzione
1.
Scrittori giornalisti, giornalisti scrittoriGiornalismo e romanzo alla conquista della modernità/Naturalismo e stampa d’inchiesta/Professione reporter: da Hemingway a Parise/Lo spazio avventuroso: la cronaca nera/Lo spazio duttile: la stampa d’opinione/Giornalisti scrittori: tipologie diverse
2.
Dalla terza pagina al non fiction novelLa contiguità di fatto/La svolta del new journalism/L’ibridazione più complessa: il non fiction novel/Letteratura in gara con la stampa
3. Il giornalismo tema letterario
Illusioni presto perdute/Giornalisti senza talento, giornalisti senza riserve/Giornalismo come missione?/Paradossi della professione/Antinomie disgregate e visioni apocalittiche/La voce dei lettori
Bibliografia
*link al sito dell'editore Carocci
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I romanzi del giornalismo
Gli scrittori sono sempre stati attratti dal fascino del giornalismo e spesso hanno ambientato i loro romanzi in qualche redazione in cui si muovono giornalisti ed editori; soprattutto nella narrativa dell'Ottocento le trame ruotavano attorno ad alcuni personaggi chiave: il finanziere corrotto, il politico corrotto e il giornalista pronto all'arrampicata sociale ad ogni costo. E' un argomento che meriterebbe di essere approfondito, a partire dalla realizzazione di un censimento organico. Tra i titoli più importanti si segnalano:
-Honore de Balzac, Illusioni Perdute, 1837
- Guy de Maupassant, Bel-Ami, 1885
- Matilde Serao, Vita e Avventure di Riccardo Joanna. Romanzo, 1887
- Henry James, I Giornali, 1903
-Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, Milano, Feltrinelli, 1994.
Tra i romanzi più recenti si segnalano
-Alan Furst, Il corrispondente dall'estero, Vicenza, Giano-Neri Pozza, 2008 (in parte ambientato a Genova).
- Andrea Camilleri, La rizzagliata, Palermo, Sellerio, 2009

Percorsi di lettura:

G. Pagliano, "L'immagine del giornalismo nel romanzo" in Terza pagina: la stampa quotidiana e la cultura cura di Ada Neiger, Trento, edizioni QM/Quadrato Magico, 1994, pp. 31-44.
Franco Mimmi, Il giornalismo nella letteratura italiana moderna e contemporanea in "Ameritalia", 2005, 3, (link sul titolo)
Clotilde Bertoni, Letteratura e giornalismo, Roma, Carocci, 2009.

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Caso Binetti: cosa ne pensate?

Allego in basso il link dell'articolo apparso oggi sul sito di Repubblica, sarei curiosa di conoscere le vostre opinioni sull'argomento, ricordandovi anche la vicenda apparsa sui giornali in questi giorni, quella di una coppia gay che che la scorsa settimana aveva presentato al Comune di Savona la richiesta per le pubblicazioni di matrimonio.

*Beatrice D'Oria



Link all'articolo di Repubblica

13 ottobre 2009

Fumetto e censura: evoluzione storica



Questo mio post vuole introdurre l'argomento censura sotto un aspetto un pò particolare e forse poco trattato, ossia come si è evoluta la storia del fumetto e la sua relativa censura di immagini, testi e soggetti. Vorrei quindi approfondire questo discorso, attraverso testimonianze, saggi e contributi a riguardo. Ovviamente suggerimenti e consigli di tutti gli amici e colleghi del corso in Informazione ed Editoria sono apprezzatissimi.





Alessio Santoni

Ancora su "Giornalismo italiano"

Intervengo con un post ex novo per avere la possibilità di inserire i link ipertestuali...
e solamente per chiedervi cosa ne pensiate dell'analisi fatta questa settimana dal direttore di Internazionale nel consueto editoriale, che si riallaccia al post in oggetto:


Frattura
Un sondaggio Ipsos di qualche settimana fa confermava tre dati interessanti. Il primo è che in Italia il 54 per cento delle persone si informa prevalentemente attraverso la televisione (il 25 per cento con i quotidiani, il 12 su internet e il 3 con la radio). Il secondo è che il 53 per cento degli italiani considera i mezzi d’informazione molto o abbastanza autorevoli, mentre il 41 pensa che non lo siano. Il terzo è che le persone convinte dell’autorevolezza dei mezzi d’informazione sono le stesse che guardano la tv, e appartengono ai ceti più popolari. L’aspetto preoccupante di tutto questo è che la spaccatura del paese sembra essere più profonda di una semplice divisione tra nord e sud, ricchi e poveri o destra e sinistra. È una frattura narrativa: gli italiani sono convinti di guardare tutti lo stesso film, ma i film sono due – uno raccontato dalla tv, l’altro dal resto dei mezzi d’informazione – e i personaggi e la storia sono molto diversi. Il rischio è che le due Italie non riescano più a parlare tra loro perché non condividono più la stessa realtà, e forse neanche le parole per definirla. - Giovanni De Mauro



Cadute le ideologie e fallite le grandi Rivoluzioni, è certamente vero che non si può più parlare - solamente - di comunisti e fascisti, proletariato e borghesia (nella loro accezione comune), terroni e polentoni...
non pensate anche voi che non ci sia più la condivisione della stessa realtà, per colpa (o per fortuna, dipende dai punti di vista...) della tv?
E se sì, che parole dovremmo usare noi aspiranti giornalisti?
*Riccardo Marini
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12 ottobre 2009

Al cinema, il nuovo film di Woody Allen, "Basta che funzioni"

Boris Yellnikov è nevrotico, ipocondriaco, cinico, sarcastico, pungente, insomma, un eccellente alter ego del regista, che "rispolvera" questo progetto dopo averlo tenuto per quasi trent'anni in un cassetto.
Allen ha scelto per interpretare il ruolo del protagonista il comico americano Larry David, famoso in patria per lo show "Larry David: Curb Your Enthusiasm", e lo fa parlare direttamente in camera agli spettatori, a voler sottolineare la sua visione del mondo.
Un tempo fisico di fama mondiale, con un matrimonio finito male alle spalle e un tentativo di suicidio (cercò di buttarsi dalla finestra), Boris non riesce più a trovare uno spiraglio di positività, finchè un giorno s'imbatte in Melody (Evan-Rachel Wood), ingenua ventenne scappata dal Mississipi per cominciare una nuova vita a New York. Melody ricorda molto la tipologia del personaggio interpretato da Mira Sorvino nel film di Allen del 1995 "La dea dell'amore", spaventosamente ingenua, verso cui Allen-Boris prova un forte senso di protezione.
Dopo le trasferte a Londra e Barcellona, il regista newyorchese torna in patria per un film rassicurante: la felicità non esiste, ma basta accontentarsi: Basta che funzioni.
Ritornano, oltre ai grattacieli di Manhattan, le battute su Dio ("è un arredatore"), le intricate relazioni amorose e i risvolti tragicomici.
Assolutamente da vedere.

Qui in basso il link al trailer del film:
Link al trailer del film:

*Beatrice D'Oria
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Omaggio a Fernanda Pivano

Nell'ambito delle celebrazioni per il 12 ottobre il Comune di Genova e il circolo I Bonavoglia hanno organizzato una giornata per ricordare Fernanda Pivano, che nel secondo dopoguerra ha contribuito in modo determinante a far conoscere i grandi autori americani.

La signora che scoprì l'America.
Nanda, Hemingway e il cinema
Palazzo Tursi
Lunedì 12 ottobre 2009, h. 17,30
*link al Programma dell'evento sul sito di Mentelocale
*segnalato da Beatrice D'Oria
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11 ottobre 2009

Quotidiani Usa, Wsj il più diffuso grazie all'edizione online

Riporto l'articolo comparso su Rebubblica.it. In questo breve pezzo si parla della conflittualità a livello di tirature tra il Wall Street Journal e Usa Today. Quest'ultimo rimane formalmente il primo quotidiano per numero di copie cartacee. Il punto di forza del Wsj sono infatti i 356.000 abbonati all'edizione on line, unico caso di sito web giornalistico a pagamento di successo.


WASHINGTON - Piccolo terremoto nel mondo dell'editoria USA. Il Wall Street Journal, grazie ai suoi oltre 350.000 abbonati all'edizione online, è diventato il primo quotidiano per diffusione negli Stati Uniti.
Il giornale, bibbia della finanzia mondiale, di proprietà di Rupert Murdoch, è riuscito a scalzare dal podio il più popolare Usa Today, da anni in cima alla lista dei giornali a stelle e strisce.
Più che un'avanzata del Wsj, fermo complessivamente sui due milioni di copie, il cambio del vertice è da attribuire a un calo delle vendite di Usa Today arretrate del 17% pari a 1,88 milioni.
E' quanto emerge da un'anticipazione del bollettino ufficiale dell' "Audit Bureau of Circulation" (l'agenzia che attesta le vendite dei giornali americani), che sarà pubblicato il prossimo 26 ottobre.


*Nadia Suriano

Incontro sul giornalismo online alla Città dei mestieri

Ciao a tutti!
Come consigliatomi dalla Professoressa Milan, oltre che su Aulaweb, vi posto qui questa interessante proposta.
Sono venuta a conoscenza di un incontro alla Città dei mestieri di Genova (qui il link al sito internet http://www.cittadeimestieri.genova.it/) che affronta la tematica del giornalismo online con ospiti come Laura Guglielmi di Mentelocale.it e Nicola Stella de ilsecoloxix.it.
L'incontro si terrà martedì 24 novembre alle h. 17.30 ed è volto alla scoperta dei vari aspetti di questa professione, le competenze necessarie per svolgerlo e gli sviluppi nel mercato futuro, dall'esperienza diretta di due protagonisti.
Per partecipare è necessario prenotarsi al numero 010/6480540.
Spero interessi a qualcuno!!
Chiara Lavezzo

In libreria

Marco Marsili
La rivoluzione dell'informazione digitale in rete. Come internet sta cambiando il modo di fare giornalismo
Bologna, Odoya, 2009, 379 p.


Descrizione
La straordinaria rivoluzione di internet ha modificato profondamente i canoni classici della comunicazione e del giornalismo, azzerando completamente le conoscenze acquisite, segnando un cambiamento epocale. La produzione di notizie non è più riservata a una casta di giornalisti, ma si è aperta a chiunque possieda un computer e abbia accesso alla rete; il blog è diventato uno strumento di comunicazione di massa. Il lettore non è più un soggetto passivo. Il panorama dell'editoria italiana è immobile da decenni, arroccato a difesa di interessi economici e di potere e di privilegi di casta, che sono la causa del suo declino e del continuo calo di fiducia da parte dei lettori. L'informazione sta cambiando, non solo come processo ma anche come industria. In quali forme il giornalismo - in particolare il buon giornalismo sopravviverà in un mondo di contenuti gratuiti è forse una delle questioni più complesse del momento.
*Link all'Indice del libro
*link al sito dell'editore Odoya
*segnalato da Simone
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10 ottobre 2009

In libreria

Jacques Julliard
La regina del mondo. Il potere dell'opinione pubblicaVenezia, Marsilio, 2009 , 112 p.

Descrizione dal quarto di copertina
«Un leader democratico non può avere per unico programma quello di essere compreso, e ancor meno quello di essere amato. Ma conduce il popolo a volere ciò che è nel suo superiore interesse. Il riconoscimento, quando e se avviene, non può essere che finale o postumo. La sua ricompensa è quella di ogni maestro: diventare un servo inutile. Per permettere alla regina del mondo di diventare padrona di se stessa». Lo storico e giornalista Jacques Julliard riconosce negli avvenimenti dell’attualità i segni di una rivolta dell’opinione pubblica, la regina del mondo, nei confronti della politica tradizionale. Se i fenomeni d’opinione sono sempre esistiti nei sistemi politici, ciò che colpisce oggi è il carattere permanente della pressione esercitata, tanto da poter parlare di una “doxocrazia”. È in ballo il futuro della democrazia. La partita si giocherà sull’equilibrio che saremo in grado di raggiungere tra le due facce della rappresentanza: la politica e i media. «Una politica che torni ad ascoltare il territorio, a battere i marciapiedi, a sporcarsi le mani con le paure più inconfessabili e i bisogni più elementari – scrive Ferruccio de Bortoli nella prefazione – può avere un futuro. Altrimenti la Rete la seppellirà».
*Link alla Rassegna stampa sul libro presente nel sito dell'editore Marsilio.
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08 ottobre 2009

La professione dei comunicatori pubblici

COM.Lab 2009
Bologna il 14 e 15 ottobre 2009
Sala Maggiore di Piazza Costituzione - Quartiere fieristico

La comunità professionale dei comunicatori pubblici.
Strutture, tecnologie, professioni
Laboratorio di Comunicazione e Tecnologie per l’Innovazione


L'evento è organizzato dall'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica ed Istituzionale. Esperti e studiosi si confronteranno sulle tematiche relative alla professione, alle nuove tecnologie, alla sanità, alle riforme della pubblica amministrazione, ai diritti dei cittadini e all’Europa.
*segnalato da Laura Orecchia
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04 ottobre 2009

"Se l’informazione non circola...."

"[...] L’indebolirsi della politica e la non volontà di governare il territorio li tocchiamo con mano e hanno ormai un loro teatrale, quasi macabro rituale. L’Italia è divenuta massima esperta in funerali, opere misericordiose, messe riparatrici, offerte di miracoli stile padre Pio. Tutta l’attenzione si concentra, spasmodica, compiaciuta, sulla nostra inclinazione a piangere, a ricevere le stigmate da impersonali forze esterne, a ripartire da zero nella convinzione (falsamente umile, ancora una volta) che da zero comunque si ricomincia sempre. Come vi sentite lì all’addiaccio? avete voglia di ricostruire? forza di credere, sopportare? così fruga l’inviato tv, il microfono brandito come una croce davanti ai flagellanti, e le lacrime sono assai domandate. L’occhio della telecamera punta su ricostruzione e espiazione, più che sul crimine che viene trattato alla stregua di fatalità. Importante è vivere serenamente il disastro, più che evitarlo cercandone con rabbia le cause. Anche il politico agisce così: non lo interessa la stortura, ma l’anelito alla lacrima e alle esequie teletrasmesse. Simbolo del disastro riparato più che prevenuto, la Protezione Civile è oggi un immenso lazzaretto, un potere divoratore di soldi e non controllato. [...] Se l’informazione non circola, non esce dai recinti di Internet, di Legambiente, delle associazioni volontarie antimafia. Se la gente non smette di ascoltare solo messe funebri. Mario Calabresi ha scritto ai lettori indignati di questo giornale, ieri, che il «grande sacco dell’Italia» è avvenuto e avviene perché esiste un terreno fertile a disposizione di mafie e criminalità: non c’è politica seria se al primo posto non sarà messo il ripristino della legalità. Legalità e parola libera sono il farmaco di cui c'è bisogno [...]".
Barbara Spinelli,
"La Stampa", 4 ottobre 2009
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03 ottobre 2009

Il futuro del giornalismo

Giovedì 1° ottobre 2009 nell'Aula Magna dell'Università statale di Milano si è svolta la seconda edizione del Convegno "Il futuro del giornalismo. Giornalismo e post-giornalismo. News e lettori tra vecchi e nuovi media" organizzato dall'Ordine dei Giornalisti della Lombardia e dall'Università degli studi di Milano. Per l'occasione sono stati presentati i rusultati dell'indagine condotta da AstraRicerche "Gli internauti italiani e il consumo di informazioni tramite ‘media’ classici e ‘new media"
*Link al sito del convegno in cui si trova tutta la documentazione relativa all'indagine si AstraRicerche.
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