Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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09 febbraio 2010

Una volta pensavo male di Montanelli

Ho appena finito di leggere Montanelli l'anarchico borghese di Gerbi e Liucci. Scrivo di getto quello che penso di questo testo, forse quello che penso dell’uomo. Avevo sedici anni quando Indro morì, quando cominciai a sentire il suo nome. Che nome era fra l’altro? Bah, ero un ragazzino e certe cose mi facevano ridere. Non sapevo ancora nulla, non sapevo ancora che sul certificato di battesimo ci fosse scritto anche Schizogene (“generatore di contrasti”). Avrei dovuto leggere questo libro per saperlo. Passò anche il G8. Avevo diciasette anni poi quando scoppiò il Caso Biagi, e lui sì che lo conoscevo, già conoscevo il Fatto suo. Che cognome aveva Indro invece? Beh, troppo semplicemente faceva rima con manganelli: ero sempre un ragazzino, e certe cose mi facevano facilmente arrabbiare. Non sapevo ancora che Montanelli fosse per la polizia armata, ma che sapesse usar bene le sue armi, cioè non usarle. Avrei dovuto leggere questo libro per comprenderlo. Ecco, fino ai diciasette anni è come se avessi vissuto comodamente: non avevo ben chiaro la storia politica e sociale d’Italia. Ancora dividevo il mondo in buoni o cattivi. Ancora credevo nei comunisti e nei fascisti. Ancora pensavo ci fossero i corrotti e i corruttibili, i controllori e i controllati. Ecco, avrei dovuto leggere questo libro per capirlo, capire che fino alla "maturità" non avevo preso in mano un libro seriamente: la storia era quella delle verifiche del liceo, il mondo quello di chi la pensava come me e chi no. C’era chi mangiava i bambini e chi stuprava le donne. Ancora pensavo molte cose, che ora non penso più. Questo è uno di quei libri che mi ha fatto pensare e pesare, che non mi ha fatto quindi pensare quello che pensavo prima (quando, comodamente, in realtà non pensavo). Ora sono maggiorenne. La realtà fa rima con problematicità. Complicati sono la realtà e l’Italia, la storia e Indro. Montanelli non fu la destra, fu la destra a modo suo (una destra che non c’è mai stata, «forse soltanto nel suo cuore: una destra conservatrice e altera, sobria e meritocratica, colta e pessimista, scettica e ironica, elegante e rigorosa, laica e non bacchettona, diffidente della società di massa e dei suoi umori e malumori» (p. 252). Montanelli non fu la sinistra, mai nella vita anche se gli piacquero Una vita violenta di Pasolini (‘59), La dolce vita di Fellini (‘60) e La vita agra di Bianciardi (‘62), non fu di sinistra nemmeno quando lo accusarono di esserlo e quando addirittura la votò, «non per dare un voto a chi mi piace di più (cosa che in cinquant’anni non mi è mai riuscito di fare» (p. 257). E poi mille lotte, infinite lottizzazioni e zero lotterie. E poi un piano A, uno B e magari uno C, delle vittorie e delle sconfitte. Un’inscalfibile coerenza e un insanabile tutto e il suo contrario. Una volta pensavo male di Indro Montanelli. Ora sono maggiorene e la realtà è problematicità.
Ora che so di non conoscerlo sul serio, sul serio invece lo conosco.
Alessandro Ferraro
Sandro Gerbi, Raffaele Liucci
Montanelli l'anarchico borghese
La seconda vita 1958-2001
Torino, Einaudi, 2009, XIII - 284 pp.

3 commenti:

mmilan ha detto...

Ottimo post, davvero riflessivo.
mmilan

Lorenzo ha detto...

Lucida intelligenza nella capacità di cogliere i cambiamenti personali, una "maturità" di giudizio rispetto al passato. Nel descrivere una biografia hai fatto un'autobiografia della vita del tuo pensiero.

Vera Gandini ha detto...

complimenti...
non so che altro aggiungere, se non che mi recherò presto in libreria ad acquistare il testo che hai recensito.

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