Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

_________________

Scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie presenti nel sito.



14 aprile 2010

Dietro ai formalismi...le idee

L’obbligo di indossare il grembiule a scuola, come sta avvenendo nel paesino vicino a Treviso, può sembrare buona cosa, ma dietro a “certi formalismi”a volte si celano le idee e convinzioni profonde.
Negli anni settanta, quando si cercava di riformare la scuola con l’introduzione dei decreti delegati e vivo era il dialogo pedagogico- didattico, molti insegnanti preferirono accogliere i loro alunni anche senza il grembiule tristemente nero con tanto di fiocco blu per i maschi e rosa per le femmine.
Stavano cambiando le modalità anche formali della scuola, molte aule si arricchivano di cartelloni colorati, si cominciava a dare importanza alle attività espressive e grafico pittoriche, si introduceva l’attività psicomotoria vista come attività per apprendere e usando la propria fisicità, ampio spazio era dato anche all’attività teatrale. Insomma nuove modalità per aiutare gli alunni a diventare i protagonisti dell’apprendimento, per aiutare i più deboli ad esprimere le proprie potenzialità.
Non era insolito iniziare l’attività puramente curriculare proponendo giochi di psicomotricità, oppure vedere bambini in cerchio seduti per terra che svolgevano attività ludiche o formative. Il tutto facilitava e rafforzava la relazione e creava un clima sereno e gioioso, più consono allo studio e all’apprendimento. In questo contesto il grembiule nero, per tutti uguale, era solo un fastidio, più facile indossare una tuta acquistata al mercato per potersi muovere con agilità.
Inoltre il grembiule nero ricordava a molti di noi l’uniforme usata nel periodo del fascismo e molti insegnanti (non tutti), in collaborazione con i genitori, optavano per un abbigliamento decoroso, ma personale e adatto alle attività che si svolgevano. Ora, è giusto non mostrare l’ombelico, come ho letto sui giornali e avere un abbigliamento decente a scuola, ma non vorrei che dietro all’obbligo del grembiule si celasse una mentalità retriva e riduttiva dell’insegnamento, un ritorno al passato che ora sembra proprio di moda, un segnale che unito ad altri, mi sconforta.
Valentina

2 commenti:

mmilan ha detto...

A questo stesso argomento é dedicato l'elzeviro di Michele Serra ("L'Amaca")su "Repubblica", 14.4.2010, un protagonista del '68 e un sicuro fautore dell'innovazione nella scuola. Il suo pezzo merita davvero di essere preso in considerazione.
mmilan

mmilan ha detto...

L' AMACA di Michele Serra
Repubblica — 14.4.2010,p.44

"Ignoro quali siano le idee politiche della preside del Trevigiano che ha proposto una "felpa scolastica", uguale per tutti gli studenti, per contrastare la dipendenza dalle griffe e come "simbolo di democrazia e di uguaglianza". Ma sono d' accordo con lei. Vengo da una generazione che si ribellò alle divise, al formalismo, alle regole imposte dall' alto. Non potevamo (o non sapevamo) immaginare che le regole imposte dal basso potessero essere perfino peggiori. La soggezione alle mode, la sbracatezza come scorciatoia per sentirsi "qualcuno", l' ostentazione del proprio potere d' acquisto fino dalla preadolescenza, sono diventate appunto "regole", non per autoritarismo ma per conformismo sociale. L' idea di reintrodurre le divise scolastiche, in questo clima e in quest' epoca, ha dunque qualcosa di nuovamente sovversivo: l' infrazione di regole - quelle del conformismo modaiolo - che sono più pervasive e più subdole di qualunque regolamento scolastico. La divisa scolastica diventa una forma di anticonformismo attivo. Il suo unico difetto è essere suggerita o imposta dagli adulti, e non è un difetto da poco. Ma almeno ristabilisce una dialettica vivace, e contrastata, tra adulti e ragazzi, piuttosto che il pigro, sterile, noioso sopportarsi a vicenda".
*estratto dal sito di Repubblica.it -sezione Archivio

Archivio blog

Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.