Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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06 giugno 2010

In libreria


Massimo Teodori
Panunzio. Dal «Mondo» al Partito Radicale: vita di un intellettuale del Novecento

Milano, Mondadori, 2010, 288 pp.

Scheda
La figura di Mario Pannunzio, forse il maggiore intellettuale liberaldemocratico italiano del dopoguerra, suscita ancora, mentre si celebra il centenario della nascita, numerosi interrogativi: era un letterato o un politico, un fascista o un antifascista, un anticomunista viscerale o un filocomunista mascherato, un anticlericale mangiapreti o un cristiano, laico e tollerante? Oggi, per la prima volta, è possibile rispondere a queste domande grazie a documenti inediti conservati presso l'Archivio della Camera dei deputati e, soprattutto, all'imponente carteggio (circa ventimila lettere scritte in poco più di trent'anni), una fonte indispensabile per saggiarne la dimensione pubblica e quella più intima e privata. È il compito che lo storico e saggista Massimo Teodori affronta con un'accurata interpretazione delle due fasi della vita di Pannunzio: quella dell'umanista a tutto tondo, che si cimenta nella pittura, nella critica letteraria, nella cinematografia e nel giornalismo culturale, e quella - a cui deve la sua fama - di maître à penser classico e innovatore, dapprima come fondatore del più bel quotidiano dell'Italia repubblicana («Risorgimento liberale») e poi come direttore del «Mondo», unanimemente ritenuto il miglior settimanale di politica, economia e cultura pubblicato nel nostro paese nel secolo scorso. Fu proprio attorno a questa irripetibile esperienza politico-giornalistica che si aggregarono le menti più vivaci e indipendenti dell'epoca, accomunate dalla medesima passione civile e dallo stesso intento di colmare il vuoto di democrazia creatosi in una nazione assediata dalle derive violente dell'antifascismo e dell'anticomunismo, e dalla miopia del conservatorismo reazionario. Al progetto di una Terza forza - laica, liberale, democratica e riformatrice - di respiro europeista e allineata all'Occidente senza velleità nazionalistiche e neutralistiche, Pannunzio dedicò tutta la vita, collaborando alla ricostituzione, nel 1944, del Partito liberale e, nel 1955, partecipando alla fondazione del Partito radicale al fianco di politici della statura di Nicolò Carandini, Ernesto Rossi e Leo Valiani. Se pure la sua idea non si concretò mai del tutto, va indubbiamente riconosciuto al direttore del «Mondo» il merito di averla perseguita con rigore e intelligenza, alla luce di una tensione culturale e di un'intransigenza morale talmente inusitate che, se da un lato lo resero bersaglio di critiche sia da destra che da sinistra, dall'altro ne fanno un unicum nel panorama culturale, politico e sociale dell'Italia del Novecento.
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