Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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06 luglio 2010

A volte ne vale la pena

Per non dimenticare. Chi? Cosa? Perché? Per non dimenticare i volti, le parole, il coraggio, ma soprattutto la passione e la tenacia che ha spinto sei giornalisti reporter a rincorrere la notizia, a investigare e raccontare i fatti senza filtri, fino a spingerli a perdere la loro stessa vita.
Ne vale la pena? Per loro certamente si. Per altri sono considerati degli incoscienti, rischiare di morire in nome della verità.
In questo libro l'autore, Daniele Biacchessi vicecaporedattore di Radio 24 – Il Sole 24 Ore e autore di altri libri di inchiesta, ha voluto raccontare di un giornalismo “irregolare”, di uomini e donne che per un'informazione vera hanno dato la loro stessa vita. Giornalisti per passione, non per mestiere. Come Ilaria Alpi inviata del Tg3 e Miran Hrovatin operatore di ripresa, entrambi assassinati il 20 marzo 1994 a Mogadiscio in Somalia da un commando di killer; Raffaele Ascanio Ciriello, fotoreporter inviato per conto di Radio 24- Il Sole 24 Ore ucciso il 13 marzo 2002 a Ramallah in Palestina da un cecchino israeliano; Maria Grazia Cutuli, inviata de Il Corriere della Sera, assassinata il 19 novembre 2001 a Kabul in Afghanistan da un commando, insieme ad altri quattro giornalisti stranieri; Antonio Russo reporter per Radio Radicale, ucciso il 16 ottobre 2000 a Tbilisi in Georgia probabilmente da agenti speciali del Fsb (crimini organizzati per conto degli apparati del Cremlino) ed Enzo Baldoni ucciso in un attacco armato il 26 agosto 2004 a Najaf in Iraq, il suo corpo senza vita non è mai stato riconsegnato alla famiglia.
Daniele Biacchessi ripercorre in modo sintetico, ma senza tralasciare nessun particolare importante il percorso dei giornalisti fino al giorno della loro tragica scomparsa. Il racconto dell'autore è arricchito da flash di appunti ripresi dai taccuini delle vittime o interventi di colleghi e familiari che non smettono di cercare la verità su queste morti avvolte nel mistero. “Hanno cominciato a sparare contro il quarto piano dell'albergo dove ci trovavamo, distruggendo tutto. I proiettili hanno centrato le cisterne dell'acqua sul tetto e hanno mandato in frantumi i vetri delle stanze. E' stata colpita anche una telecamera” (Dal taccuino di Raffaele Ciriello, brevi appunti presi poche ore prima della sua uccisione).
Sono queste le parti del libro che ti rapiscono, ti appassionano e non ti fanno smettere di leggere, cercando di provare a capire quanto è forte la passione. Troppo forte. Molto più forte della razionalità.
Allora immagini il cielo tetro di Kabul o di Mogadiscio illuminato solo dagli spari o dai bombardamenti e ti chiedi cosa abbia spinto Ilaria Alpi, Enzo Baldoni o Maria Grazia Cutuli in quei luoghi devastati dalle guerre. Ti chiedi se tu avresti mai il coraggio di fare certe scelte.
Per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Raffaelle Ciriello, Maria Grazia Cutuli, Antonio Russo ed Enzo Baldoni ne è valsa la pena. Niente li avrebbe fermati. Hanno corso il rischio, sono venuti a conoscenza di fatti troppo scomodi, proprio per la loro grande voglia di un giornalismo pulito e veritiero. Per questo hanno pagato.
Anna Serra


Daniele Biacchessi
Passione reporter
(Prefazione di Ferruccio De Bortoli)
Milano, Chiarelettere, 2009, pp. XVI + 220.

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