Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 dicembre 2010

Il paradosso di una riservatezza fittizia

Il privato ha senso solo se inserito in una dimensione pubblica. E’ la strana deriva della società italiana di oggi, il paradosso di una riservatezza fittizia che si realizza appieno nel suo rendersi visibile, fruibile.
I fatti di cui ogni giorno siamo informati sono una minuscola frazione della totalità dei fatti che avvengono. E un fatto che non viene mediatizzato è come se non esistesse, o almeno questa è l’impressione che ricaviamo dai mezzi di comunicazione. Allo stesso modo, una persona che non trova spazio nel mondo mediatico può temere di non esistere. Ne sono una prova l’affollamento dei social network come Facebook, il proliferare dei blog, il successo di YouTube.
Sembra che nessuno di noi sia più in grado di vivere senza mettersi in scena. Sembra che si possa prendere sul serio solo ciò che passa per la televisione. Come si è arrivati a questa situazione paradossale?
Anna Tonelli nel suo saggio Stato spettacolo, risponde a questa domanda prendendo in esame il rapporto tra pubblico e privato nel panorama italiano degli ultimi trent’anni. Un’analisi inedita su un tema di forte attualità, condotta con chiarezza espressiva e argomentativa.
Lo Stato spettacolo è uno Stato che si mette in vetrina. Il vissuto individuale e collettivo viene spettacolarizzato, il confine tra dimensione privata e dimensione pubblica diventa sempre più labile. Ed è una trasformazione che coinvolge ambiti diversi e interrelati, dalla società all’etica, dalla comunicazione alla politica.
A rendere apparentemente illogico questo processo è il punto di partenza: l’individualismo che si afferma all’inizio degli anni Ottanta. Da un lato si esaurisce la stagione della partecipazione attiva alla vita del Paese. Forse per effetto di una politica incapace di innovare, ci si rifugia nel privato. Dall’altro lato la ripresa economica consente ai consumi di crescere e il benessere diventa l’obiettivo da raggiungere.
La cultura del lusso si trasforma facilmente in ostentazione: ecco il passaggio affatto logico da individualismo a spettacolarizzazione. Ed è un processo che, pur nascendo nella sfera economica, si espande in ogni altro ambito della vita individuale e collettiva.
Cambia il modo di percepire il corpo: la “bella presenza” diventa requisito di affermazione sociale. Si trasforma il modo di vivere i propri sentimenti e la sessualità. Tutto ciò che rientra nella sfera strettamente personale diventa oggetto di consumo, ne sono un esempio le più recenti vicende di cronaca nera. Il privato irrompe nei media.
I partiti assumono un ruolo determinante nel rilanciare la socialità. Per primo il PSI guidato da Craxi comprende appieno la portata e le potenzialità della trasformazione in atto. Si spalancano le porte alla spettacolarizzazione e alla personalizzazione della politica: l’immagine diventa il cuore della comunicazione con il pubblico e la televisione dà un contributo essenziale a questa tendenza.
Gli anni di Tangentopoli spingono i leader politici a cercare nuove forme di dialogo con il Paese, per recuperare un senso di appartenenza. Si pensi al celodurismo di Bossi o alla telepolitica di Berlusconi.
I confini tra privato e pubblico oggi sono così sovrapposti da confondersi: l’esibizione del privato diventa strumento di costruzione della propria identità e la comunicazione politica si adegua. La famiglia diventa un bene da esporre, o da occultare quando deve prevalere la componente sessuale, e temi sempre più legati al privato, dalle unioni civili all’aborto, diventano oggetto di discussione in Parlamento. I valori dello Stato spettacolo sono elevati all’ennesima potenza.
L’analisi di Anna Tonelli scorre fluida e lineare. Il ragionamento è condotto in modo tanto lucido che, a lettura conclusa, si ha l’impressione di aver afferrato il meccanismo che sta dietro alla spettacolarizzazione del privato, spesso spacciata per informazione, comunicazione, o aggregazione sociale.
Elisa Mallegni




Anna Tonelli

Stato spettacolo. Pubblico e privato dagli anni ’80 a oggi
Milano, Bruno Mondadori, 2010, 183 pp.


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