Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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16 dicembre 2010

Non credere sempre a chi ti dà notizie

Noli tu quaedam referenti credere
semper: exigua est tribuenda fides, qui multa locuntur
"Non credere sempre a chi ti dà notizie:
bisogna avere poca fiducia in chi parla molto"
(Catone, distico 2,20)


Si materializzano dal nulla e si propagano alla velocità della luce. La loro diffusione è incontrollabile, le loro conseguenze imprevedibili. Sono le dicerie, il flatus vocis della maldicenza. Semplicissimi da divulgare, una volta messi in circolo i rumors sono quasi impossibili da gestire: chi ne è vittima rischia addirittura di rafforzare il loro potere persuasivo, qualora cercasse di smentirli. Il politologo americano Cass P. Sunstein, nel breve e acuto saggio (Voci, gossip e false dicerie), spiega la genesi e la diffusione virale della patologia comunicativa dei rumors con diligenza scientifica e un taglio spiccatamente giuridico.
La diceria è una notizia di cui non è attestata la veridicità, un pettegolezzo che può nascere con buone o cattive intenzioni e può essere messo in circolazione a seconda del proprio interesse personale. Ma perché le persone danno credito a queste dicerie, per quale motivo ci sono gruppi più sensibili di altri a certi rumors, e soprattutto, come è possibile difendersi dagli effetti devastanti delle voci false? Sunstein, nelle novantasette pagine del saggio, cerca di svelare i segreti di Fama, la personificazione virgiliana della maldicenza che tutto vede e tutto spiffera coi suoi cento occhi e le sue cento maligne bocche. L’analisi del politologo risulta assai chiara ed efficace perché è radicata nella contemporaneità: gli esempi tratti dall’attualità della politica e delle relazioni internazionali rendono lampante la saldatura fra teoria e prassi; questo nesso strettissimo rivela tuttavia l’amarezza di una realtà messa in ginocchio dalla proliferazione irrefrenabile delle notizie false. Di fronte alla loro potenza emerge tutta la fragilità del raziocinio umano, ed ecco che l’autore si sofferma a esaminare il processo attraverso cui le persone giungono a dare credito ai rumors. Le convinzioni pregresse, i fattori emotivi, il grado di fiducia nelle informazioni che si possiedono, sono tutti elementi che influiscono sulla nostra capacità di giudizio,e quindi sulla nostra sensibilità all’ascendente delle dicerie. Il timore di sentirci inadeguati, la vergogna di essere considerati dal nostro gruppo dei pari ignoranti o poco attenti a ciò che accade intorno a noi, producono come effetto l’adeguamento conformistico a notizie, magari false, riportate da persone in cui riponiamo la nostra fiducia. Le dicerie si espandono a macchia d’olio attraverso diversi meccanismi, come le cascate informative e le polarizzazioni, e le persone, soprattutto quelle poco informate, cedono alla tentazione di credere alle voci di corridoio, che seppelliscono il senso critico in fondo alla coscienza, sopendo la sua già flebile voce.
Tutti, specialmente nell’era di internet e delle tecnologie di comunicazione in tempo reale rischiano di vedersi danneggiati dalle calunnie. I motori di ricerca, i blog, i forum e i siti in generale veicolano notizie di dubbia provenienza e di non comprovata veridicità, e in questa realtà virtuale è sempre più difficile proteggere la propria privacy. Si staglia all’orizzonte il dibattito già illuministico sull’incerto limen tra pubblico e segreto, tra libertà e sicurezza. In queste sabbie mobili è difficile, e spesso controproducente, cercare di porre un limite a questo fenomeno. Il chilling effect, cioè il timore di incappare in sanzioni civili o penali per avere espresso le proprie idee, può limitare calunnie devastanti, con il rischio però di imprigionare il libero pensiero. Il saggio si conclude con le proposte dell’autore per conciliare le conoscenze sulle trasmissioni delle dicerie con i termini delle leggi.
Dalle pagine di Sunstein traspaiono fondamentalmente il diritto e il dovere assoluti di tenersi informati, che confluiscono in una responsabilità personale precisa e stringente nel momento della divulgazione delle notizie: occorre forgiarsi una capacità di giudizio critico che permetta di discernere tra ciò che è vero e ciò che è falso, senza lasciarsi condizionare e abbindolare a priori dalle opinioni altrui.
Marta Paonessa



Cass R. Sunstein

Voci, gossip e false dicerie.
Come si diffondono, perché ci crediamo, come possiamo difenderci
Milano, Feltrinelli, 2010, 108 pp.




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