Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 maggio 2010

In libreria

Pino Frisoli - Massimo De Luca.
Sport in Tv. storia e storie dalle origini a oggi
Roma - Torino, RAI-ERI, 2010, 190 pp.
Scheda
Lo sport è per la Tv di vitale importanza, è il motore della tecnologia e dei consumi: non a caso l'introduzione sul mercato di qualsiasi innovazione, dalla diretta al colore, dai canali tematici alla pay-per-view, tuttora viene lanciata poco prima di eventi sportivi di grande rilevanza. In questo libro si dà una chiave di lettura dei meccanismi che hanno guidato fino ad oggi la concorrenza - alle volte spietata - in materia sportiva tra i canali privati e quelli di servizio pubblico, ma si racconta anche, con stile vivace e dovizia di particolari, gli eventi e le trasmissioni che hanno fatto la storia della televisione in Italia: dalla prima partita trasmessa in Tv, Juventus-Milan (5 febbraio 1950) alla prima diretta del Giro d'Italia (12 maggio 1953); dal primo Gran Premio di Formula Uno trasmesso (Monza, 13 settembre 1953) alla nascita di trasmissioni storiche come "La Domenica Sportiva" - il programma più longevo della nostra televisione -, passando per "90° minuto", "Eurogol", "Il processo del lunedì", "Mai dire gol"; i programmi sportivi delle Tv della Svizzera italiana, di Capodistria e di Montecarlo; e poi i primi eventi sportivi trasmessi da Canale 5; la nascita della Tv a pagamento e della pay-per-view. Gli autori ricostruiscono in modo capillare i grandi exploit dell'Italia: dalla finale di Coppa Davis Cile-Italia del 1976 alla finale Italia-Germania Ovest dei Mondiali di Spagna del 1982, da Nicolò Carosio alla Gialappa's Band.

*segnalato da C.S.
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28 maggio 2010

In libreria

Mark Tungate
Storia della Pubblicità. Gli uomini e le idee che hanno cambiato il mondo
Milano, Franco Angeli, 2010, pp. 336.


Scheda
Questo libro descrive per la prima volta il mondo della pubblicità secondo una prospettiva globale, a partire dalle sue origini risalenti al XIX secolo fino all'evoluzione degli odierni scenari dell'advertising. Mark Tungate esamina gli sviluppi delle campagne pubblicitarie attraverso la stampa, la radio e la televisione, fino ai più recenti media digitali. Vengono chiamati alla ribalta gli attori principali del settore, da Bill Bernbach a David Ogilvy, da Jacques Séguéla a Sir Martin Sorrell, da Armando Testa a Emanuele Pirella, offrendo per ognuno di essi dei ritratti vividi e appassionati, oltre che, in diversi casi, delle interviste esclusive. Caratterizzato da uno stile brillante e giornalistico, questo libro ci permette di viaggiare attraverso le più importanti capitali della pubblicità mondiale: da Londra a New York, da Parigi a Milano, fino a raggiungere i mercati emergenti dell'Europa Centrale, del Sud America e dell'Asia. Infine, poiché l'esplosione dei media digitali e il cambiamento nel modo di guardare la TV minaccia di cambiare la natura stessa della pubblicità, Tungate esamina il settore in prospettiva futura per tracciare una previsione di quello che ci attende. [leggi tutto].
* Link all'Indice del libro.


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27 maggio 2010

In libreria

Alberto Ronchey
Giornalismo totale
Torino, Nino Aragno editore, 2010

Scheda
Giornalismo totale, il libro al quale Alberto Ronchey ha lavorato fino all’ultimo, inaugura la collana «Classici del giornalismo» dedicata ai protagonisti di una grande stagione e ai loro maestri. Ogni volume, biografia professionale di un autore, con il meglio dei suoi articoli ne svela il laboratorio: il bagaglio culturale, gli strumenti, il metodo d’indagine e di ricerca, il lessico, il ritmo della scrittura, i vezzi e le idiosincrasie. La varietà degli argomenti e la qualità letteraria colpiranno qualsiasi lettore. Se le idee, gli ideali, il rigore professionale ed etico di queste pagine diventeranno termini di paragone per giornalisti in carica o aspiranti giornalisti, faranno del bene all’informazione, che attraversa una crisi profonda, tecnica e morale.
*link al sito dell'editore Nino Aragno per leggere altra documentazione sul libro e sull'autore Alberto Ronchey [leggi tutto]

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25 maggio 2010

a Busi

Intanto sono stato rapito dal 1° Festival del Comico "Le forme del pensiero che ride" e ne parlerò prossimamente.
Intanto. Riesco ad appropiarmi di un pò di tempo e della connessione internet solo ora, e faccio quello che avrei voluto fare sin da subito: copiare ed incollare e poco più.
Intanto le parole del Presidente della Rai Paolo Garimberti al CdA: "Siamo oltre la disinformazione che pure è evidente. Il problema è la qualità del giornalista. Dopo dieci minuti il Tg1 comincia a mandare in onda servizi sugli orsetti della Siberia e sui serpenti in Australia. È chiaro, lo fa per nascondere notizie ben più importanti."
Intanto non succede nulla, sembra stia succedendo qualcosa ma in realtà non sta succedendo proprio nulla. Nulla di proporzionato. Non tutti sono come la Busi. Non tutti sono contro gli abusi. E intanto il mondo gira. Gira il mondo gira, girano gli orsetti e i serpenti, i nani e le ballerine, il mondo che ormai è il mappamondo che gira in sigla d'apertura.
Maria Luisa Busi lascia il Tg1, la lettera appesa nella bacheca della redazione del telegiornale:

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".
"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".
"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".
"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".
"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".
"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2)  Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

"Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".

Intanto. Gira il mondo gira, gira il mappamondo alla sigla. Purtroppo non è quella di chiusura, e Minzolini è ancora lì. Gira il mondo gira, tra orsetti e serpenti, nani e ballerine. Sarà solo una vecchia canzonetta, sarà solo un vecchio modo dire. Sarà solo una nuova lettera, un'altra. Intanto è tanto. Poco.
Alessandro Ferraro

24 maggio 2010

A volte un'immagine vale più di mille parole



Ecco le immagini apparse su Repubblica.it, create da Rocco Tanica, musicista del famoso gruppo musicale "Elio e le Storie Tese". Feroce e intelligente grido d'allarme che potrebbe persino strappare qualche sorriso. Se non fosse tutto maledettamente vero...
Fabio Fundoni

18 maggio 2010

In libreria

Media in Cina oggi. Testimonianze e orientamenti 
a cura di Emma Lupano
Milano, Franco Angeli, 2010, 190 pp.


Scheda
Il volume traccia un quadro aggiornato dei media della Repubblica popolare cinese, fornendo dati, portando testimonianze e affrontando casi specifici: dalla produzione televisiva al lavoro giornalistico; dai contenuti della Rete alla pubblicità; dalla comunicazione di stampo governativo alla letteratura ufficiale in materia.
Indice
Emma Lupano, Introduzione
Televisione
Chwen Chwen Chen, L’evoluzione del mercato televisivo cinese
Cinzia Colapinto, L’internazionalizzazione della televisione in Cina
Giornali, stampa, internet
Alessandra C. Lavagnino, Informazione e stampa nella Cina delle riforme: un quadro generale
Giuseppe Richeri, Internet in Cina
Bettina Mottura, La comunicazione tra lo Stato e i cittadini, i media come strumento per la trasparenza di governo
Clara Bulfoni, Il cinese della Computer-Mediated Communication
Giorgio Strafella, La metafora shanzhai come fenomeno linguistico, mediatico e culturale
Emma Lupano, Giornali e giornalisti. Un’esperienza al «Quotidiano del popolo»
Testimonianze
Rebecca Valli, Pinglun, un genere della stampa cinese
Xu Yingying, La pubblicità commerciale in Cina dal 1979 a oggi
Mariagrazia Porro, L’Accademia cinese delle scienze sociali
Guo Binbin, I Blue book dell’Accademia cinese delle scienze sociali. Una miniera di informazioni sulla Cina contemporanea

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15 maggio 2010

In libreria

Piero Dominici
La società dell'irresponsabilità.

L'Aquila, la carta stampata, i "nuovi" rischi, le scienze sociali
Milano, Franco Angeli, 2010, pp. 192.

Scheda:
Il volume indaga la rappresentazione/narrazione prodotta dalla “grande stampa” sul terremoto dell’Aquila e offre una lettura critica sulle dinamiche che caratterizzano i nuovi rischi e, nello specifico, gli eventi disastrosi. Il “terremoto di carta” ha messo in evidenza quali saperi esperti siano stati coinvolti nell’analisi dell’evento disastroso, ma anche il preoccupante ritardo culturale del nostro sistema-Paese nell’acquisire consapevolezza della dimensione sempre più complessa (non solo tecnica), multidimensionale e sistemica della prassi.  [leggi tutto sul sito dell'editore]
*link all'Indice
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13 maggio 2010

La Sindrome di Bob Dylan



Vi Invito Tutti a partecipare domani Alla Presentazione del Libro La Sindrome di Bob Dylan, Alla Galleria Studio 44 di Vico Colalanza alle ore 17.
L'autore del libro, Emanuele Podestà, Nostro "Collega" di Scienze Politiche, alla sua seconda Pubblicazione dopo La Vera Storia del Fegato di C. Bukowski, per la Casa Editrice Edizioni Habanero, Giovane e metropolitana Casa Editrice genovese che si propone di lanciare talenti emergenti nel panorama letterario nazionale.
Beatrice D'Oria

* schedadel libro.
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Draquila - L'Italia che trema

"Quando Alle 3 e 32 Minuti del 6 aprile 2009 un terremoto Sveglia persino Gli Abitanti della casa del Grande Fratello e quando scopre SI Che un'intera Città e Stata annientata , per Silvio Berlusconi e venire sé Ancora Una Volta Gli Dio avesse teso UNA mano "

C'era gente in sala rideva il Che . Ridevano per non piangere , direi . Ridevano Alle battute del premier «nostro» , il Che Parlando con Gli operai impegnati uno ricostruire cio era rimasto dell'Aquila diceva il Che "ma colomba SONO le ragazze ? "tutti" Siete gay? La Prossima Volta le porto io le veline ! " . Che Vergogna . Ridevano Ascoltando le intercettazioni Che smascheravano Guido Bertolaso uno delle Nazioni Unite in festino Centro Benessere delle Nazioni Unite ( "fai sparire lo champagne e i preservativi"). Ridevano Altro perche non si puo SI tariffa . Ridevano per FORSE imbarazzo , scrollando la testa , vieni quando NON C'E tariffa da niente Più.
Sabina Guzzanti ritorna al documentario d' Inchiesta , dimostrando venire il disastro dell'Aquila abbia aiutato Il Nostro Premier E LA SUA Combriccola di arraffoni uno continuare ad arricchirsi spudoratamente , per pagare le barche Loro, le escort Loro, le Loro caso vista Colosseo.
Dalla superpotenza della Protezione Civile , organo opera di Che Realmente al di sopra della Legge, Denuncia TRA Alla dell'equiparazione "grande evento " ed " , permette Appunto Che uno Bertolaso e ai Suoi di dirigere qualsiasi Evento con i soldi dei CONTRIBUENTI , also Le visite del Papa ( nonostante la Ricchezza Immensa del Vaticano ). Dalle interviste Alle PERSONE Nelle Tendopoli , costrette uno VeRO Vivere Sotto un Militare e proprio " regime , un Quelle Più fortunato il Che Hanno Ricevuto un appartamento direttamente Dalle mani del Salvatore Silvio , con Tanto di torta e spumante ( rigorosamente italiano ), frigo NEL. Caso in CUI non possono nemmeno attaccare Quadro delle Nazioni Unite, Prefabbricati in periferia , consegnati con forte martellamento propagandistico Il Giorno del compleanno del Premier. Intanto le Macerie NEL Centro Storico vengono Che non eliminare, la zona rossa in CUI Gli Aquilani non possono accedere a rivedere le Loro Case Vecchie , in alcune dell'Accesa Ancora era la Luce.
Tra Molta gente Che ringraziava il Padreterno per avergli Mandato in soccorso il Premier (..."Che se ci Fosse Stata La Sinistra non avremmo avuto niente un bel" Certo la Guzzanti di non critiche Risparmia all'opposizione ) , l'Una figura mi ha colpito Molto , Quella dell'anziano professore sdentato , Unico abitante rimasto NEL centro storico dell'Aquila , il Che uno Sue Spese ha voluto ricostruire la SUA casa , per non abbandonare i Suoi libri EI Suoi Gatti.

Qualche Giorno Fa ha Fatto scalpore la notizia Che Emilio Fede in Diretta Dal Suo tg denunciasse l' operato di Roberto Saviano, la SUA Lotta Alla mafia , dicendo Che non se ne puo Più di Lui, di non considerarlo un eroe della patria .
Ovviamente le parole di Fede facevano eco una similitudine Discorso di un Mese un bis del "nostro Premier, in CUI diceva il Che La mafia italiana risulterebbe Essere la Sesta al mondo "ma e Quella Più conosciuta" also per i film e le fiction Che ne Hanno Parlato , vieni "le della serie Piovra ...la Letteratura , Gomorra E Tutto Il Resto " perche i Sulla mafia libri "non ci Fanno tariffa UNA Bella Figura " .
Draquila verra Presentato Fuori Concorso a Cannes , ma il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi ( Sommo Poeta delle Nazioni Unite, leggetevi la lirica in onore di Rosa Bossi Berlusconi ) ha rifiutato l' Invito a comparire Sulla Croisette, esprimendo "rincrescimento"E"Sconcerto per la Partecipazioni di un'opera di propaganda, Draquila, Che offende la Verità e l' Intero popolo italiano ".
Pare proprio " Che Debba vergognare CHI SI Denuncia questi Fatti di un'Italia Malata , non CHI LI COMMETTE .
NB Tutti gli ingredienti del film Peccato Che andra uno vederlo chi la Pensa gia in Modo determinato delle Nazioni Unite.
Beatrice D' Oria

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10 maggio 2010

In libreria

Giancarlo Majorino,  
La dittatura dell'ignoranza,
Milano,Marco  Tropea, 2010, 96 pp.
Scheda
Viviamo in un regime che si sostiene sul vuoto – individuale e collettivo – di conoscenza, giustizia, libertà, felicità. È questa la verità da cui muove Giancarlo Majorino. Quella “dinamica sudditanza diffusa, inalata”, quell’aria nell’aria dove anche la parola e l’immagine, non più riconducibili a una qualche priorità artistica o morale, sembrano espropriate e polverizzate, ridotte a elementi variamente ricomposti dalla logica del marketing e della comunicazione, della dichiarazione pubblica e della menzogna. Sottomesse, come noi, al dominio del Denaro e del Potere, sono oggi più che mai i puntelli di una “mascherata divisione tra chi ha, e quindi è, e chi non ha, e quindi non è”. Ma sono ancora la parola e l’immagine lo strumento di resistenza e di opposizione dell’intellettuale e del poeta. Con l’energia che gli è propria, e la saggezza del tempo, Majorino le convoca in queste pagine, miscelandole sapientemente e alternando una prosa analitica, dolce o vendicativa, a sprazzi di rara potenza evocativa. E le trasforma, entrambe, in testimoni esecutrici di una benefica congiura, mai più necessaria, mai più rivendicata.
*Link al sito dell'editore Tropea per altra documentazione sul libro e sull'autore [leggi tutto].
*segnalato da C.S.

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09 maggio 2010

In libreria

Giovanni Poggeschi
I diritti linguistici. Un'analisi comparata
Roma, Carocci, 2010, 356 pp.

Scheda del libro
I diritti linguistici, espressione specifica e fortemente caratterizzante dei più generali diritti delle minoranze (a loro volta partecipi dell’universale categoria dei diritti dell’uomo), sono divenuti negli ultimi decenni oggetto di maggiore attenzione rispetto al passato da parte della dottrina e delle istituzioni in tutti i cinque continenti. Connessi, soprattutto in Europa, all’evoluzione dello Stato-nazione, che solitamente mal tollerava la presenza di gruppi linguistici minoritari potenzialmente in conflitto con la maggioranza, sperimentano oggi una nuova dimensione legata al fenomeno dell’immigrazione e alla conseguente presenza di nuovi gruppi linguistici nei territori dei diversi Stati europei. Il volume esplora questi fenomeni e l’evoluzione dei diritti linguistici nel resto del mondo, analizzando in particolare alcune esperienze costituzionali, come quella dell’India, che hanno posto grande attenzione nei confronti del pluralismo linguistico. La proposta di classificazione in diritti (e doveri) linguistici di prima, seconda e terza specie – corrispondenti rispettivamente ai momenti dell’integrazione dei cittadini, del riconoscimento delle minoranze nazionali e dell’integrazione e in parte del riconoscimento degli stranieri e delle seconde generazioni – costituisce il fil rouge attraverso cui dipanare l’analisi dell’evoluzione della materia oggetto del libro ed esaminare il corrispondente impatto sulle forme di Stato contemporanee.

*Link all'Indice del libro
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08 maggio 2010

In libreria

Michele Polo
Notizie S.p.A. Pluralismo, perchè il mercato non basta
Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 192.

Scheda del libro

Sul pluralismo nell’informazione e sulla concentrazione nel mercato dei media si discute in Italia con toni accesi ma poco rigore, senza tenere conto dei dati e delle dinamiche economiche. Io voglio andare in controtendenza e interrogarmi sulle origini della situazione attuale, su ciò che possiamo attenderci per il futuro e sulle politiche che possono rivelarsi utili. Pluralismo vuol dire avere tante voci che parlano assieme. In sua assenza la democrazia funziona male. Per scegliere, i cittadini devono disporre di una informazione ampia e pluralista. Ma in Italia non è così. Numeri alla mano, Michele Polo spiega l’anomalia italiana a confronto con il panorama europeo e avanza più di una soluzione.
Indice
Premessa - Prologo - I. Di cosa parliamo quando parliamo di pluralismo - II. Un viaggio in quattro tappe: televisione, giornali, radio e Internet - III. Il mercato può assicurare il pluralismo? - IV. Che fare? - Appendice dei numeri
*Link all' Indice completo sul sito dell'editore Laterza.

07 maggio 2010

In libreria


Gino Roncaglia
La quarta rivoluzioneRoma-Bari, Laterza, 2010, pp. 288
Scheda del libro
I libri: siamo abituati a vederli, toccarli, annusarli. Sono compagni di vita, un piacere e insieme una necessità. Ma oggi, nell’era degli e-book e dei libri in rete, il mondo dei testi e della lettura sta vivendo una rivoluzione. La quarta, dopo il passaggio da oralità a scrittura, da rotolo a libro paginato, da manoscritto a libro a stampa. Sei lezioni, piacevoli e discorsive, alla scoperta dei sorprendenti strumenti che ci aiuteranno a leggere.
Nel 1951, Isaac Asimov pubblicava su una rivista per ragazzi un breve racconto: Chissà come si divertivano! Il racconto – ambientato nel futuro – si apre con una descrizione stupita del libro a stampa, residuo di un’epoca ormai superata e quasi dimenticata: «Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!” Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand’era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico.» La descrizione proposta da Asimov sembra oggi straordinariamente attuale. Lo schermo è quello, piccolo e portatile, di dispositivi dai nomi strani: Kindle, iPad, Nook… È davvero questo il futuro che aspetta il libro? Gli e-book riusciranno a raggiungere e superare la perfezione e la comodità dei libri su carta? E quali conseguenze avrà, sul libro come oggetto culturale e sulle abitudini di noi lettori, l’incontro con il mondo digitale?
Indice
Introduzione - I. Il libro e il cucchiaio - II. Il libro magico del cancelliere Tusmann - III. Dalla carta allo schermo (e ritorno?) - IV. Problemi di forma - V. Da Kant a Google: gestione dei diritti e dei contenuti digitali - VI. Quali libri ci aspettano? - Conclusioni: falsi pretendenti e legittimi eredi - Note - Bibliografia e risorse di rete - Fonti delle illustrazioni.
*Link al sito dell'editore Laterza  per la lettura dell'Introduzione del libro

05 maggio 2010

Il decreto anti-burka

Dalla provincia di Milano, quando il ddl "anti-burqa" è già divenuto legge
«A Peschiera non ci sono donne con il burqa: io non ne ho mai vista una», inizia così il suo discorso Naglaa Sayed, araba che vive in Italia da 15 anni con la famiglia.
«La legge italiana dice che un cittadino non può entrare nei luoghi pubblici col volto coperto, ed è questo che si dovrebbe conoscere, non ci dovrebbe essere nessuna specifica per il burqa; – continua sua figlia quindicenne Engi – si dovrebbe dire che questa legge non è anti-burqa, ma una legge in generale applicata anche a tutti gli italiani: l'arabo non sa che c'è questa legge anche per gli italiani, quindi pensa di essere discriminato».
Engi espone con questa semplicità una soluzione per la decisione che ha scosso nelle ultime due settimane Peschiera Borromeo (dopo che un emendamento della Lega ha vietato l'utilizzo del burqa), identificando l'informazione come un aiuto. «Il Comune potrebbe far conoscere agli arabi queste legge, e spiegare che è per la sicurezza della città; – continua suo padre Osama Sayed, presidente dell'Associazione Culturale Araba Badr - se è questo il motivo, noi saremmo felici di rispettarla, e non la vedremmo come una provocazione». E, in questo modo, s'introduce il tema dell'integrazione: «la colpa è anche dei media – prosegue Engi - che non parlano mai di quando gli extracomunitari fanno del bene, e anzi si pensa che quando un arabo fa qualcosa di male, sia colpa della religione», come ricorda Naglaa «ci sono uomini ignoranti in tutti i paesi».
Osama vive in Italia da 26 anni, sua moglie da 15 e i loro due figli sono nati in Italia: una famiglia integrata e felice di vivere a Peschiera, ma non per questo capace di dimenticare le sue origini islamiche. «Il problema è che ognuno interpreta la religione come vuole – continua Osama - se il Corano fosse letto e interpretato correttamente, tutti agirebbero per il meglio; ad esempio, il burqa lo indossavano le donne dei nostri profeti, quindi una donna lo mette per essere più praticante e assomigliare a loro. Il Corano dice di mettere il velo, ma dove sta scritto che le donne devono portare il burqa?». Infatti, la legge coranica non obbliga la donna a mettere il burqa, ma soltanto a coprirsi i capelli con un velo che scenda fino alle spalle. «In Afghanistan, invece, le donne sono abituate a mettere il burqa come se fosse una sorta di vestito nazionale, e fu imposto per permettere la riaffermazione dell'Islam dopo un periodo in cui era stato vietato; - ricorda Naglaa - c'è stata un'imposizione, come se si partisse dalla fine per arrivare al principio, senza seguire tutte le tappe del processo». Un'imposizione storica, che Engi spiega non può assolutamente essere un'imposizione individuale: «il burqa non si potrebbe imporre perché è una libera scelta della donna; mio marito non potrebbe avere voce in capitolo perché non devo ascoltare la sua voce, ma la voce di Dio. Ad ogni modo, in Italia non lo metterei mai perché mi sentirei discriminata, mentre col velo sto bene».
Una religione fatta di dogmi, ma anche di scelte consapevoli, «tutto quello che faccio per la mia religione mi è stato spiegato, perché devo capire tutto con la mia testa - continua Engi -. Io sono nata qui: mi trovo bene e mi sento ben integrata. A volte, a scuola, qualcuno non comprende le mie scelte, ma io sono felice lo stesso». Integrati, sereni e praticanti: un esempio di come differenti culture possano convivere: «l'Italia mi piace, mi piace tutta: non ho intenzione di lasciarla» conclude Naglaa, mentre il marito le si accosta, «ognuno può fare quello che vuole, noi cerchiamo solo di fare il bene per andare in Paradiso».
Elisa Murgese

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In libreria

Ferdinando Scianna
Etica e fotogiornalismo
Milano, Electa, 2010, 74 pp.
Scheda
"L'etica è l'etica. Non credo che esista un'etica specifica del giornalismo, con una conseguente sottoetica del fotogiornalismo". Le parole sono di Ferdinando Scianna, tra i nomi più grandi della fotografia italiana. Scianna comincia a fotografare negli anni Sessanta mentre studia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo.Nel 1963 incontra Leonardo Sciascia con il quale pubblica il primo di numerosi libri poi realizzati insieme: Feste religiose in Sicilia per il quale riceve il Premio Nadar. Dal 1967 lavora per "L'Europeo" come fotoreporter, inviato speciale e, in seguito, come corrispondente da Parigi dove rimane per dieci anni. Qui conosce Henri Cartier-Bresson e nel 1982 entra a far parte dell'agenzia Magnum Photos.
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04 maggio 2010

In libreria

Antonio Sciortino
Anche voi foste stranieri. L'immigrazione, la Chiesa e la società italiana

Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 288.
Scheda del libro
«È vero, oggi è in atto uno ‘scontro di civiltà’. Ma non tra Occidente e Oriente. O tra cristianesimo e islam. No, il vero scontro di civiltà si gioca in Parlamento e nelle piazze. Temi della contesa, l’accoglienza e il rispetto della persona straniera. A prendere il sopravvento è il principio dell’indesiderabilità. Irregolari e clandestini sono da espellere. Sì, ci sono, ma non dovrebbero esserci. Non li vogliamo. Anche quando vivono come bestie, come a Rosarno, nessuno muove un dito. Se vogliono un’altra possibilità, la cerchino altrove. In altri Paesi, non in Italia. Per un Paese, come il nostro, che si dichiara cattolico, è difficile capire come si possa discriminare gli stranieri e atteggiarsi poi a difensori del crocifisso.» «Due Italie si contrappongono. A torto o a ragione. C’è chi soffia sul fuoco, alimentando paure e tensioni. Chi affronta il problema con superficialità e di fronte a un immigrato, sbuffa infastidito. Quasi non lo riguardasse. E chi capisce che una soluzione va trovata. Nell’accoglienza e nella legalità. Due Italie si contrappongono. Quella ‘arrabbiata’, pugno serrato e muso duro, che ‘digrigna i denti’ e sbava di livore. E l’altra, quella dei buoni sentimenti, accusata di ‘buonismo’, ma solidale, coi piedi per terra. Come chi guarda in faccia la realtà. Quale Italia prevarrà? In gioco c’è il nostro futuro. E la speranza del Paese.» Antonio Sciortino interviene con forza e senza reticenze: come in un reportage, racconta la diffusa xenofobia delle nostre città, il sospetto e i luoghi comuni alimentati dalla politica, le storie di discriminazione, le tante risposte sbagliate e aberranti ai problemi reali. E cosa fa la Chiesa in questa «società dei mille colori» che è già oggi il nostro Paese perché un essere umano sia un essere umano e basta.
Indice
1. La politica dello struzzo No alla fortezza Europa – 2. L’Italia «terra promessa» L’altra faccia della medaglia – 3. L’onda multicolore in classe L’integrazione parte dai banchi di scuola – 4. Tutta colpa degli immigrati Vecchi e nuovi diritti di cittadinanza – 5. L’incontro tra razze diverse Che sta succedendo all’Italia cristiana? - Conclusioni Esistono limiti all’accoglienza? - Bibliografia essenziale - Indice dei nomi.
*Link al sito dell'editore Laterza per leggere l'Introduzione del libro e vedere il video dell'intervista all'autore, ospite di Corrado Augias nel programma Le Storie di Rai 3.
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02 maggio 2010

Primo Maggio riflessivo

Ad Udine nel giorno del Primo Maggio dedicato alla Festa del Lavoro e dei lavoratori si è scelto di ricordare chi muore sul lavoro con cento tute “senza testa”. L'idea davvero provocatoria è del fotografo Gianfranco Angelo Benvenuto che in questo modo ha voluto ricordare che In Italia il numero degli incidenti morali sul lavoro ha raggiunto livelli non più tollerabili; il numero delle "morti bianche" é tra i più alti del mondo occidentale. Altrettanto grande è il numero degli infortuni che provocano lesioni gravi e permanenti.
*Link alla sequenza completa delle fotografie di G.A. Benvenuto, pubblicata sul sito del Messaggero veneto.

In libreria

Claudio G. Fava
Guerra in 100 film

Recco, Le Mani, 2010, 240 pp.
Scheda del libro
Sin dagli inizi il cinema, prima muto e poi sonoro, predilesse l’argomento della guerra. Non è facile riassumere in 100 titoli l’enorme apporto nel cinema e del cinema sulla volgarizzazione e la retorica dei conflitti. È questo, forse, uno dei temi più difficili in assoluto che i film possano affrontare, dato che alla base stessa della guerra e della sua descrizione risiede la paura. Sentimento quasi impossibile da ricreare artificialmente sui volti dei protagonisti, dei caratteristi e delle comparse. Nonostante questo elemento di fondo, una minoranza di opere riesce, almeno in parte, a restituire la terribile occasione di vita e di morte che fisiologicamente è presente in un conflitto e che, a parte il cinema, anche alcuni grandi romanzi ci hanno offerto. In questo libro si tenta un censimento che l’autore stesso riconosce essere forzatamente incompleto e, per paradosso, implicare semmai l’esigenza di un “sequel”. Ad esempio qui, per ragioni di spazio, sono stati evocati solo i film che prendono occasione dalla prima guerra mondiale. Rinunciando perciò a quell’importante magazzino che va dalle guerre dell’antichità, via via sino a quelle dell’Ottocento, ed alle magnifiche descrizioni della vita militare, in particolare del XIX° Sec., di cui siamo debitori a tanti registi, a cominciare dal grande John Ford. Inoltre, Fava ha scelto di analizzare un solo film per regista, limitandosi a citare altri eventuali titoli, ovviamente dello stesso autore, all’interno del testo consacrato al film considerato "principale" (con l’unica eccezione delle due opere "giapponesi" di Clint Eastwood).
*segnalato da C.S.

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