Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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23 maggio 2011

Questa è la BBC!

Il sistema mediatico, come ben studiato nel libro di Hallin, delinea diversi modelli e sistemi a seconda del contesto analizzato, in particolare, il Regno Unito, rappresenta un mondo a sé stante, del tutto eccezionale, sia sul suo sistema politico- amministrativo, che vede una particolare commistione tra monarchia e parlamento, fondata su una “prassi”, e non su una costituzione scritta, nel suo sviluppo storico e, di conseguenza, realtà del tutto particolare anche in quello che è il suo sistema mediatico.
In particolare, il sistema radiotelevisivo pubblico, di cui la BBC è sua particolare ed esemplare rappresentante, è un’eccezione anche in quel modello mediatico liberale entro cui si colloca.
La BBC, diminutivo di British Broadcasting Corporation, nacque nel 1922, sotto la guida di John Reith e di alcuni suoi colleghi operatori della telecomunicazioni.  Nel 1932 inizia il servizio di trasmissioni televisive sperimentali, e, dal 1936, diventa il primo operatore al mondo a fornire un servizio regolare.
La BBC, sotto il motto “National Shall Speak Peace Into Nation”, si dichiara da subito libera da influenze commerciali e politiche, e manterrà negli anni, sempre questo obbiettivo, diventando, anche nel bel mezzo di discussioni sulla legittimità del suo continuo sviluppo statale, l’emittente più autorevole tra gli operatori mondiali, anche in ragione delle tradizionali e rigorose modalità di produzione dei dati giornalistici, codice etico e professionale, diventato simbolo e punto di riferimento per la categoria.
In particolare, sotto la guida di Lord Reith, l’emittente costruì quelle che oggi sono le sue solide basi odierne, anche se un po’ mutate per stare al passo coi i tempi: quelle che sono chiamate le basi o principi reithiani. I principi del primo direttore della BBC, erano una triade composta da quelli, che secondo lo stesso Reith, dovevano essere gli obbiettivi finali del servizio radiotelevisivo pubblico, cioè: Informare / Acculturare / Intrattenere.
Questa linea editoriale, basata su principi di libertà e eticità di informazione, sarà per molti anni la guida della BBC, e sarà ciò che l’ha resa la più autorevole fonte di informazione, anche quando doveva attraversare critiche, rinnovi, cambi e umori politici e storici, che hanno visto l’avvento di nuove tecnologie e la sempre più arrogante ed ingombrante figura, nel panorama mediatico e informativo, della tv commerciale.
Nel Regno Unito si è sempre dibattuto molto, a livello civile e non solo istituzionale, di quelli che devono essere gli obbiettivi e le funzioni di un servizio pubblico informativo, nonché si è discusso spesso su come e con quali mezzi, sarebbe stato più corretto raggiungere tali obbiettivi.
Il libro di Matthew Hibberd, professore emerito di Media e Giornalismo, presso l’Università di Stirling, in Scozia, racconta le origini della BBC, il suo sviluppo e tutti i dibattiti che negli anni ha dovuto affrontare negli anni, con tutte le diverse commissioni parlamentari che si sono susseguite. La BBC infatti, mantiene il suo ruolo pubblico grazie al rinnovo di un contratto decennale o pluri, chiamato Royal Charter, e, ad ogni rinnovo, la legittimità del suo servizio o più precisamente la legittimità del fatto che non fosse ancora troppo commerciale e poco incline al clientelismo, crea ciclicamente larghi confronti e scontri tra parti politiche e sociali. Allo stesso tempo, se la legittimità della commercialità e la legittimità del canone sono state più volte prese in considerazione nella discussione pubblica, poche e rare volte è stato criticato o messo in dubbio l’operato e il lavoro svolto dall’emittente, che, super parters, è sempre stata in grado di informare al meglio i cittadini inglesi, fornendo il miglior lavoro d’informazione possibile, svolgendo, oltretutto, un’ indiscusso ruolo di coesione sociale, specie ai suoi inizi e nell’immediato secondo dopo-guerra.
La BBC, inoltre, è stata l’emittente pubblica che più ha saputo mettersi in discussione, rinnovandosi in tecnologia e contenuti per essere sempre all’avanguardia, subendo solo un arresto parziale con l’era del digitale, che, tra crisi economico-finanziaria, nazionale e democratica, ha inciso negativamente sulla sua supremazia.
Con l’avvento del commerciale molti punti fermi della British Broadcasting Corporation sono stati messi in forse e a rischio, sopra a tutto, la recente discussione sulla possibilità di eliminare il canone a favore di un abbonamento volontario, eventualità che vedrebbe l’azienda perdere quasi la metà delle sue rimesse, a cui dovrebbe sopperire con pubblicità e “compromessi” politici che la vedrebbero soggetta a dipendenza economica, e, di conseguenza di dipendenza informativa che minerebbe la sua capacità professionale unica.
L’esempio inglese di servizio radiotelevisivo pubblico, tra luci e ombre, è sicuramente l’esempio più concreto e professionale di quello che dovrebbe essere un servizio statale in favore al cittadino, che, anche se spesso ce lo dimentichiamo, non è solo consumatore, ma anche lettore e soprattutto e/lettore, nel senso che è la pietra miliare della legittimizzazione politica che, nei paesi democratici, è il fondamento di tutta la struttura del sistema.
Debora Fugazzi
Matthew Hibberd
Il grande viaggio della BBC
Storia del servizio pubblico britannico dagli anni Venti all’era digitale

Roma, RAI-ERI, 2005, 409 pp.
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