Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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14 ottobre 2011

Giorni da ricordare

Lo sciopero degli operai di Fincantieri e il discorso di Mario Draghi offrono un interessante spunto di riflessione sulla realtà politica e sociale del nostro Paese, che porta a conclusioni per nulla ottimistiche e confortanti.
Mercoledì 12 ottobre, da mezzogiorno circa fino a pomeriggio inoltrato, la stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe è stata occupata dagli operai di Fincantieri, che protestavano contro il proprio licenziamento. La folla di manifestanti e di pendolari si assiepava ora lungo il binario 11, in superficie, ora lungo i binari sotterranei, a seconda di dove fosse previsto il treno, i primi impedendo il normale svolgimento del servizio ferroviario, i secondi sperando di poter partire. Gomito a gomito, essi hanno avuto modo di confrontarsi: i protestanti rivendicavano il proprio diritto a lavorare, gli utenti di Trenitalia chiedevano che cosa c'entrassero loro se questo non veniva garantito e si lamentavano di non poter usufruire di un servizio che lo Stato dovrebbe erogare con regolarità. Il giorno seguente alcuni quotidiani nazionali hanno riportato il discorso di Mario Draghi, governatore di Bankitalia, sulle condizioni necessarie alla ripresa economica del nostro Paese. Fra queste, egli individuava la necessità che la società riscopra un nucleo di valori comuni su cui gettare le basi di una nuova solidarietà, in modo da ricostruire insieme quel che resta della nostra economia.
Riflettendo sui due avvenimenti, sorge spontaneo chiedersi a chi avrebbe dato ragione Draghi, se fosse capitato a Piazza Principe in quel mezzogiorno di fuoco. A quale valore si sarebbe appellato, per tentare di conciliare i due interessi contrastanti, eppure entrambi legittimi? Probabilmente, sentendo le sue parole, qualcuno si è interrogato su quale condivisione possiamo fare leva, noi poveri Italiani lasciati a noi stessi, abbandonati da un Governo troppo occupato a rimanere in piedi per risolvere i problemi reali. Che solidarietà potremo mai avere gli uni con gli altri, se per avere un minimo di visibilità siamo costretti a pugnalare alle spalle il nostro vicino di casa?
Che gli eventi di questi giorni siano ricordati e servano come spunto di riflessione, purtroppo, è pura utopia. Chi conosce anche solo un po' la storia del nostro Paese sa bene che, per quanto le piazze siano in tumulto, gli operai scioperino, gli studenti manifestino, non viene preso nessun provvedimento. La Casta politica rimane sempre ferma, in immobile difesa dei propri privilegi, appannaggio di pochi, ignorando i diritti di tutti gli altri, che vengono calpestati ogni giorno.
Ilaria Bucca
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