Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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27 aprile 2011

In libreria

Andrea Morigi - Hamza Boccolini
Media e Oriente
Milano, Mursia, 2011, 136 p.
Descrizione
«Fino all'11 settembre 2001 era credenza diffusa in Occidente che il mondo islamico trattasse la tivù come un aratro, oggetto grezzo nella lenta semina delle ideologie. Ma da quella data in poi, ci si accorse che il piccolo schermo, supportato dall'avvento di Internet, stava diventando lo strumento supremo di propaganda e conversione per il lato oscuro dell'Islam.»


Storia e controcronaca delle televisioni islamiche dal pulpito di al-Jazeera alle notizie senza velo di al-Arabiya, dai cartoon kamikaze ai reality coranici, alla propaganda americana accesa da al-Hurra. Ovvero come i satelliti divennero scimitarre e le parabole scudi nell'ultima guerra santa dei palinsesti. «Cambiamento» è lo slogan che attraversa il Medio Oriente dove 700 canali satellitari diffondono trasmissioni in lingua araba e scuotono quei popoli finora paralizzati fra l'ordine garantito dai regimi autoritari e la tentazione della guerra santa. Alle nuove generazioni del mondo islamico, il panorama mediatico è apparso per anni un universo blindato e immutabile, concepito esclusivamente a scopo di propaganda politica, ideologica e religiosa. Quella che si apre ora è una nuova fase interna allo scontro fra le civiltà: il conflitto fra la modernità e l'immobilità. Questo libro è la storia e, al contempo, la controcronaca delle televisioni islamiche con e senza velo. Una lunga panoramica fatta di mezzibusti, di emiri, di tg, di talk show, di fiction, di reality. E del loro cammino verso la rivoluzione.

26 aprile 2011

Nostro razzismo quotidiano

Nei giorni scorsi l’organizzazione non governativa European Network Against Racism (ENAR) ha presentato al Parlamento Europeo l'Enar Shadow Report 2009-2010 nel quale si evidenzia che. l’Italia è il secondo Paese d’Europa per maltrattamenti, aggressioni e violenze a sfondo razziale. Le prime vittime sono i cittadini di origine africana, i rom e sinti. Davvero un primato sconsolante emerso proprio nei giorni della Liberazione che, prima di ogni altra cosa fu "liberazione" delle leggi razziali e dalla persecuzione, praticate anche in Italia con esiti devastanti. Negli ultimi anni le manifestazioni di intolleranza verso gli immigrati sono scivolate in una forma di "razzismo quotidiano", ben visibile in ogni ambito. A ciascuno di noi è afffidato l'imperativo di contrastare con determinazione ogni esibizione di razzismo, anche quella che ci pare di poco conto.
mmilan

*link al Report sull'Italia  Racism and Discrimination in Italy 2009-2010 a cura di  Laura Di Pasquale, Enar, 2011, 48 pp. in pdf.
*link al documento Racism in Europe - ENAR Shadow Report 2009/2010, Bruxelles, 2011 (42 pp. in formato pdf)
*link al sito di ENAR - European Network Against Racism. Bruxelles.


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22 aprile 2011

In libreria

Ignacio Ramonet
L’explosion du journalisme. Des medias de masse à la masse des médias
Paris, Galilée, 2011, 160 p.

"Il fatto nuovo è che le persone che accedono ai contenuti dei giornali vogliono a loro volta essere letti ed ascoltati. L'informazione non circola più a senso unico. La logica  verticale  che caratterizzava la relazione media/lettori diventa sempre più  "orizzontale" e "circolare". [Ramonet, p. 15].
In questo libro Ignacio Ramonet, direttore del mensile "Le Monde Diplomatique", mette a confronto il giornalismo tradizionale e le nuove formule del Web che aprono inaspettate opportunità per la nuova generazione di giornalisti, a condizione che riescano a salvare la qualità dell'informazione. L'autore esplora tutti gli scenari del giornalismo del XXI secolo, immaginando le configurazioni del prossimo futuro e gli spazi di inserimento professionale. Alcuni prevedono un "giornalismo senza giornalisti" in un "un mondo senza segreti"; certamente l'informazione sarà dominata dalla velocità sempre più accelerata.
* link all' Indice  e ad un estratto del libro sul sito dell'editore Galilée.

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21 aprile 2011

Il papa riluttante

Michel Piccoli

Habemus Papam, ultima prova di Nanni Moretti, é un film scritto con la mano della leggerezza (bellissima la scelta della canzone Todo cambia di Mercedes Sosa che irrompe nelle stanze del Vaticano, bellissima davvero). Il film è davvero sul Vaticano? Il "papa riluttante" è l'antitesi del Caimano. Il caimano è l'uomo di successo che grida ed impone ossessivamente la sequenza dei suoi trionfi ai quattro angoli della terra, in ogni occasione, che reclama senza l'ombra del dubbio il suo diritto di determinare ogni cosa, ogni ambito sovrastando anche la legge, pronto a distruggere come un rullo compressore; il "papa riluttante" è l'uomo del dubbio, consapevole della propria debolezza, ma ... alla fine si rivela l'uomo che sa dire NO. Quel No finale sconvolge ogni piano (forse non il piano di Dio), lascia allibito l'intero Palazzo, stordisce tutti i presenti proprio perché piomba sulla piazza come l'annuncio inatteso. E' il no di chi sa di non saper fare (o non voler fare) quello che altri hanno deciso che dovrà fare (fare bene o fare male a loro non importa). E' il no alla probabile strumentalizzazione. E' il no dell'umiltà, è il no della libertà più responsabile. Perché non si deve mai consegnare la propria libertà ad altri, nemmeno in cambio degli onori più alti.
"Papa riluttante" è colui che non sarà mai caimano, che forse dice No per non rischiare un giorno di ritrovarsi nel ruolo del caimano (magari perché il contesto riuscirebbe a manipolare la sua libertà). Questo il caimano non lo sa, non può saperlo perché non conosce il dubbio, perchè si muove solo per asservire, piuttosto che per servire cause nobili per il bene di tutti, nessuno escluso.
Questa è la mia lettura di questo film forse perché fin dalla prima volta in cui a scuola incontrai "colui che per viltà fece il gran rifiuto" considerai Celestino V l'eroe più umano proprio perché aveva avuto il coraggio del No, "non io".
Ma ritengo anche che il film proponga sottotraccia una lettura più politica, che probabilmente nasce da quel clamoroso intervento di Nanni Moretti del 2002 a Piazza Navona di fronte all'allibito parterre dei leader del Pds ("con questa élite dirigente perderemo sempre"). Con la metafora del "papa riluttante" che sa dire "no, non ne sono capace" chiede a chi pretende di dirigere la sinistra senza avere i requisiti della leadership, senza avere la progettualità, di farsi da parte. Ma é anche il no indicato all'intera intera élite politica della "seconda Repubblica" che in modo trasversale, soprattutto, non sa fare ma pretende di continuare a restare ai posti di comando con tutta l'arroganza di chi non sa neppure che cosa sia l'etica pubblica. Il problema è che all'orizzonte ancora non si vedono personalità capaci di dare concretezza al futuro di noi tutti con sapienza democratica.
mmilan

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20 aprile 2011

In libreria

Daniel Domscheit-Berg
Inside Wikileaks. La mia esperienza al fianco di Julian Assange nel sito più pericoloso del mondo. Venezia. Marsilio, 2011, 303 p.

Descrizione
WikiLeaks negli ultimi tre anni ha letteralmente sconvolto il mondo dell’informazione e le sue regole producendo più scoop del Washington Post negli ultimi trenta, dal video sull'uccisione di civili iracheni da parte di elicotteri Apache americani, alla recente diffusione di una ingente mole di dispacci riservati della diplomazia USA. Tutti documenti che non sarebbero mai venuti alla luce senza WikiLeaks. Ma cosa c'è dietro questo sito creato nel 2006 dall'hacker australiano Julian Assange, i cui server custodiscono come in una cassaforte inespugnabile i dossier segreti inviati da gole profonde a cui viene garantito il più completo anonimato? Chi vaglia e decide cosa deve essere reso pubblico e cosa no? Quali nuovi scoop si prepara a diffondere? E chi è Assange, questo enigmatico e controverso Robin Hood dell'informazione, bestia nera del Pentagono e di molti governi e servizi segreti, che predica l'assoluta trasparenza ma la cui vita e attività restano avvolte in una cortina impenetrabile di mistero? Daniel Domscheit-Berg è la persona più adatta per condurci dietro le quinte di WikiLeaks e svelarci per la prima volta i molti segreti del suo fondatore. L'informatico tedesco infatti è stato per tre anni il numero due dell'organizzazione, che ha lasciato nel 2010 per via di contrasti insanabili con Assange, di cui era il braccio destro e che poi ha accusato di una gestione dittatoriale e poco limpida del sito che ne ha tradito la vocazione e lo spirito originari.  Proprio perché continua a credere fermamente nel progetto, Domscheit-Berg ha deciso di raccontare la storia di WikiLeaks come nessuno l'ha mai letta. E vuole essere sicuro che i futuri informatori sappiano in che mani stanno per consegnare i loro segreti.
*segnalato da C.S.

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19 aprile 2011

In libreria


Nicola Bruno - Raffaele Mastrolonardo
La scimmia che vinse il Pulitzer.
Personaggi, avventure e (buone) notizie dal futuro dell'informazione
Milano, Bruno Mondadori, 2011, 192 p.
Descrizione
Un adolescente olandese vagamente sociopatico lancia notizie via Twitter battendo sul tempo la CNN; un australiano con l’hobby dell’hackeraggio svela dal suo sito gli scheletri nell’armadio dei potenti, e diventa l’uomo di cui tutto il mondo parla; un software scrive alla velocità della luce articoli di baseball in un inglese impeccabile… Mentre molti pronosticano la morte della carta stampata e il declino del quarto potere, questo libro ci accompagna in un sorprendente viaggio nel giornalismo di domani attraverso le storie dei suoi nuovi paladini, eroi di tutti i giorni dalle fisionomie sempre più atipiche, che stanno modificando il nostro modo di vedere il mondo. Le loro parole d’ordine sono precisione, velocità, intelligenza, partecipazione, trasparenza, libertà, bellezza e cambiamento.


Indice
Introduzione
1. Precisione – Onorevole Pinocchio
2. Velocità – Inseguendo bin Laden
3. Intelligenza – La Scimmia che vinse il Pulitzer
4. Partecipazione – Africa Open Source
5. Trasparenza – Una giornata senza segreti
6. Libertà – L’isola che non c’era
7. Bellezza – Io vi salverò
8. Cambiamento – Nella terra dei journo-hacker

*link al blog di Nicola Bruno
*link al blog di Raffaele Mastrolonardo
*link al sito dell'agenzia effecinque (co-fondatori Nicola Bruno e Raffaele Mastrolonardo).



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16 aprile 2011

In libreria

Giovanni De Luna
La Repubblica del dolore. Le memorie di un'Italia divisa
Milano, Feltrinelli, 2011, 208 p.
disponibile anche in formato e-book.
Descrizione
La memoria pubblica è un "patto" in cui ci si accorda su cosa trattenere e cosa lasciar cadere degli eventi del nostro passato. Su questi eventi si costruisce l'albero genealogico di una nazione. Sono i pilastri su cui fondare i programmi di studio per le scuole, i luoghi di memoria, i criteri espositivi dei musei, i calendari delle festività civili, le priorità da proporre nella grande arena dell'uso pubblico della storia, le scelte sulla base delle quali si orientano tutti i sentimenti del passato che attraversano la nostra esistenza collettiva. I fondamenti di quel "patto" cambiano a seconda delle varie "fasi" che scandiscono il processo storico di una nazione. Vent'anni fa, la classe politica uscita dal crollo della Prima Repubblica venne chiamata a una complessiva opera di "rifondazione". Si trattava, fra l'altro, di rinnovare un intero apparato simbolico, quell'insieme di pratiche di natura rituale sul quale un sistema politico fonda la propria legittimazione. Vent'anni dopo prendiamo atto di un vero fallimento. A tenere insieme il patto fondativo della nostra memoria sono oggi infatti solo il dolore e il lutto che scaturiscono dal ricordo delle "vittime". Della mafia, del terrorismo, della Shoah, delle foibe, delle catastrofi naturali, del dovere, vittime, sempre e solo vittime. Il dolore di ognuna di esse, per potersi vedere riconosciuto, deve sopravanzare quello delle altre. Per emozionare, commuovere, suscitare consenso, le sofferenze vanno gridate, possibilmente in televisione; e più forte si grida più si sfondano le barriere dell'audience e dell'ascolto. Quasi che le emozioni siano merci e che sia il mercato a imporre le sue regole, nel controllarne la domanda e l'offerta. Ma non è al mercato che si può chiedere di costruire una forma di bene comune e tantomeno una religione civile.
*link ad un estratto del libro sul sito dell'editore Feltrinelli.
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15 aprile 2011

Un EROE morto da TESTIMONE

Avrei voluto spendere molte parole per un personaggio del calibro di Vittorio Arrigoni, ma niente risulterebbe più efficace e diretto delle immagini. Pubblico qui sotto i link di due video che lo vedono protagonista di varie testimonianze riguardanti la tragedia e la segregazione del popolo palestinese in Israele. Nella tristezza per la perdita di una persona grande, guardate i suoi filmati, cominciando da questi due, da me segnalati.
Federico Italiano

Vittorio Arrigoni risponde a Roberto Saviano (ott. 2010, fonte You tube)

"Restiamo umani". Intervista a Vittorio Arrigoni (2009, fonte You tube)

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14 aprile 2011

In libreria

Giuliano Bobba
Media e politica in Italia e Francia. Due democrazie del pubblico a confronto
Milano, Franco Angeli, 2011, pp. 144. 
Descrizione

Negli ultimi anni numerosi studi si sono soffermati sul funzionamento delle democrazie rappresentative evidenziando la comparsa di una nuova fase, caratterizzata dal processo di mediatizzazione della politica e dalle conseguenze che esso ha comportato nella trasformazione degli equilibri tra politici, giornalisti e cittadini. Alla luce di questi cambiamenti, il libro approfondisce il rapporto che lega la politica ai media in Italia e in Francia esplorando due esempi diversi di quella che Manin ha definito «democrazia del pubblico». A ben guardare, si potrebbe sostenere che le somiglianze e le differenze che normalmente si mettono a fuoco specie nel dibattito giornalistico, non sono quelle che contraddistinguono i due casi. Non è la presunta deriva comunicativa di due sistemi incentrati sulla personalità di leader forti, ad accomunare Italia e Francia. E neppure l’anomalia del sistema televisivo italiano appare così “anomala” di fronte all’esperienza francese. Si tratta allora di ridefinire il quadro interpretativo, alla luce delle continuità e delle nuove tendenze documentate dai risultati della ricerca.
*link all'Indice del libro sul sito dell'editore Franco Angeli.

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13 aprile 2011

In libreria

Antonio Cardini
Mario Pannunzio. Giornalismo e liberalismo.
Cultura e politica nell'Italia del Novecento (1910-1968)
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2011.

Descrizione
Ed il 1965, dalla Liberazione al centrosinistra, con una attività intesa a costituire in Italia una forza liberaldemocratica di stampo occidentale, fondata su una vera cultura democratica, per ottenere la quale fu un organizzatore unico, nell’Italia degli anni cinquanta, attraverso la rivista «Il Mondo», di un universo intellettuale composto di scrittori, artisti, critici, politici, giornalisti. Fu così il regista della cultura politica italiana democratica a metà del Novecento. Mario Pannunzio è una figura di rilievo nella storia italiana del Novecento, perché volle assicurare attraverso «Il Mondo» una cultura politica democratica occidentale per nutrire classi medie e ceti popolari, orientati alla cultura cattolica e marxista, difficilmente adattabili al mercato e alla democrazia diffusi in un’Italia in rapida crescita. Quelle che allora sembravano culture vincenti e quelli che apparivano come blocchi infrangibili si sono alla prova del tempo dissolti e dal Novecento ci giunge invece alta e forte solo la voce liberaldemocratica di Pannunzio e la sua lezione fondativa per la nostra democrazia, di cui oggi abbiamo più che mai bisogno.
*Link all' Indice del volume sul sito dell'editore ESI.

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11 aprile 2011

Chi non lavora non fa l'amore

I miei genitori alla mia età avevano già me. Mio padre mentre nascevo vinceva un concorso in ferrovia che gli avrebbe coperto le spalle a vita, mia madre, si occupava della casa, non era il caso che lavorasse, diceva papà. Era il 1988. Sabato scorso, 4 milioni di persone hanno sfilato per la capitale , sono i "precari" (personalmente non sono andato perché ero impegnato a farlo, il precario, avendo lavorato tutto il giorno a contratto, diciamo così, fantasma). Ora, in questo preciso momento, la stanchezza vince la rabbia, abbandonando quindi la tipica verve da arrabbiato cronico che mi porta a tralignare parlando di cose che mi fanno bruciare la pelle ogni istante, vorrei solo far notare, che la nostra generazione, non solo ha perso il diritto al lavoro, ma che tra tutte le perdite di libertà che ne derivano, ha perso anche quella di fare figli, perché è maledettamente vero che "chi non lavora non fa l'amore".
Davide Oliveri

10 aprile 2011

Luci su Gutenberg



L'ARMUS - Archivio Museo della Stampa partecipa alla Settimana della Cultura (9 - 17 aprile 2011) con l'iniziativa Luci su Gutenberg.
Sabato 9, martedì 12, giovedì 14 e sabato 16 aprile p.v. dalle ore 9.30 alle 12.30 i volontari del museo accoglieranno i visitatori presso i locali dell'ARMUS (Genova-Quarto) guidandoli, attraverso percorsi teorici e pratici, alla riscoperta dell'universo gutenberghiano. In queste giornate oltre alla consueta visita guidata il pubblico potrà assistere alle ore 10.00 alla stampa, su torchio ottocentesco, di una xilografia d'autore. Un'occasione per ritrovare o semplicemente accostarsi per la prima volta a tecniche e mestieri che hanno fatto la storia della stampa. L'ARMUS intende riaffermare l'importanza della tradizione gutenberghiana, base propedeutica per affrontare il mondo digitale con maggiore consapevolezza e spirito critico: illuminare Gutenberg e la sua invenzione per capire il presente.



ARMUS Archivio Museo della Stampa di Genova

Raccolta Gutenberghiana Francesco Pirella
Se.Di. Provincia di Genova
largo Francesco Cattanei 3 - 16147 Genova
Tel 010 5499643 - fax 010 3071585
email archiviomuseostampa@pirella.net


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09 aprile 2011

Dal dibattito informale all'ennesima vergogna politica

Questa settimana, ero ospite a casa della mia ragazza e ho avuto l'occasione di affrontare un dibattito sull'identità storico-politica del fascismo, con una delle sue coinquiline.
Si ragionava sulla complessità attuale del panorama politico e sociale italiano, e sul fatto che oggi, ci si trova spesso di fronte ad apologeti illegittimi ed offensivi nei confronti di un contesto storico che non hanno (fortunatamente per loro) vissuto. Nello sproloquio, riferivo proprio del mio istinto rispettoso nei confronti di chi parla con cognizione. Pur non rispecchiandomi del tutto nella concezione di Voltaire, riguardante il confronto dialettico ed il rispetto incondizionato di qualsiasi idea altrui, credo che un novantenne, il quale ha vissuto il Ventennio fascista e ne difende, seppur in maniera oltranzistica, gli ideali, meriti, comunque la si pensi, un grande rispetto. Penso questo, perchè credo che la storia, contemporanea, moderna, o di qualsiasi altro periodo, rimanga un argomento al quale ci si debba accostare con grande sensibilità e, in alcuni casi, con senso di rinuncia alla critica ideologica. Risulterà sempre arduo, ascoltare certe versioni storiche, cogliendone gli accenti enfatici, di chi le racconta da protagonista orgoglioso, ma quello che sottolineavo e precisavo con la mia interlocutrice, è la differenza specifica nel conferire legittimità ad un discorso, a seconda del soggetto narrante. Mi riferisco ai ventenni impettiti, che manifestano ogni anno, accostando i propri anfibi neri a slogan violenti, antisemiti, figli di un'epoca che ha lasciato all'Italia, evidentemente poca consapevolezza ed etica, almeno per quanto riguarda le nuove generazioni, delle quali ovviamente faccio parte.
Questo tipo di involuzioni culturali, non rispecchiano però la fisionomia di gruppi politici extraparlamentari, ma, come dimostra la cronaca politica di questa settimana, si ravvisano anche a livello istituzionale. Mi riferisco all'ennesimo schiaffo al pudore, da parte della politica italiana, più precisamente, dal senatore pidiellino Cristiano De Eccher seguito dai colleghi senatori Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Achille Totaro e Egidio Digilio, che il 29 marzo, hanno proposto, con decreto di legge, la cancellazione dalla Costituzione, della dodicesima disposizione transitoria e finale che vieta la riorganizzazione del partito fascista.
A mio parere, questi figuri prestati alla politica, non riusciranno mai, sia per ragioni tecniche che per il pericolo di perdita di un consenso già inesistente, a far approvare una simile scempiaggine, ma rimane comunque un preoccupante segnale politico, che agli occhi di chi guarda al lungo periodo, suona come inquietante.
Federico Italiano

08 aprile 2011

Migranti

"[....] L’Italia e l’Europa ci mettono tutta la forza delle leggi e dei trattati per impedirgli di venire qui. Ma loro ci mettono la forza della disperazione per venire. Lo scontro è fra queste due forze. Ora lo sappiamo".
Fernando Camon (La legge della disperazione, "La Stampa", 7 aprile 2011).



Profezia
[...]
Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame.
Porteranno con sé i bambini,
e il pane e il formaggio,
nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini,
sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
subito i Calabresi diranno,
come i malandrini a malandrini:
"Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e il formaggio!"
[…]
Pier Paolo Pasolini, 1964
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*Link al testo integrale della poesia Profezia, estratta dal sito della rivista "ImagEuro"
*Link al video di Youtube della poesia recitata da Toni Servillo.

05 aprile 2011

In libreria

Carlo Gubitosa
Propaganda d'autore.
Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d'accusa ai giornalisti vip
Viterbo, Nuovi Equiibri, 2011, 168 p.
Scheda
Propaganda d’autore raccoglie un decennio di corsivi indirizzati ai vip del giornalismo italiano. In dieci saggi documentati e diretti, la reazione indignata e viscerale di un giornalista “nato in rete” che si ribella alle violenze militari coperte dalla casta mediatica, alla pubblicità travestita da informazione, al giornalismo asservito e al veleno razzista che inquina i media commerciali. Un atto d’accusa al cattivo giornalismo, indirizzato in prima persona a personaggi come Sofri, Severgnini, Mentana, Galli Della Loggia, Facci, Lerner, Minoli, Ferrara, Sposini, Mattei, Calabresi, Costanzo, Farina, Feltri. In questa battaglia di idee tra un Davide di Internet e i Golia della Tv e della carta stampata, da una parte c’è un uomo qualunque armato del potere della parola, dall’altra ci sono uomini di potere armati dai grandi gruppi editoriali e televisivi per vincere la guerra della propaganda.In appendice: Piccolo Dizionario della Propaganda.
*segnalato da C.S.

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