Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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12 febbraio 2012

Alla ricerca della buona informazione

L’oggettività dell’informazione è il nodo cruciale attraverso il quale tutto il testo prende forma. Flaminia Festuccia, giornalista ventisettenne, alle prese con quella che risulta essere la problematica maggiore dei nostri tempi - e non solo – concede al lettore in un centinaio di pagine, da leggere in un fiato, una panoramica articolata, ma ben delineata, dell’informazione, di quello che ci offre e di come ce lo offre. Si può essere obiettivi, si può essere oggettivi nel momento in cui si fa informazione? A questa ‘semplice’ domanda non è possibile, purtroppo dare una semplice risposta.
Il testo ripercorre le problematiche che rendono difficile la certezza di poter fare buona informazione seguendo criteri di oggettività.
Innanzitutto l’autrice tende a mettere bene in evidenza la distinzione che si pone tra obiettività e oggettività, una distinzione da non sottovalutare. Mentre la prima si presenta essere come una dote, come la volontà e la possibilità di un individuo di ‘non ingannare’, facendo quindi fede sull’onestà dell’uomo, l’oggettività consiste invece nella pubblica controllabilità di ciò che si dice. E da qui un altro problema, quello della scientificità. Il giornalismo può essere scientifico? Qui i due temi si mescolano tra loro fornendo al lettore ulteriori risposte. Il testo è una lotta tra il credere nella possibilità che l’oggettività esista, che possa essere messa a frutto dal professionista dell’informazione e chi invece crede che l’oggettività sia sempre stata, e probabilmente sempre sarà, solo un mito. Nel ripercorrere la storia, nel ripercorrere teorie, opinioni, e discussioni a riguardo, Flaminia Festuccia va oltre la possibilità di dover fare una scelta tra mito e realtà. Mescola le ipotesi senza scartare niente a priori, ma basandosi su tutto ciò che possa dare ulteriore appoggio alla sua tesi. L’oggettività esiste, e va perseguita, ciò che conta è farlo nel modo giusto, o meglio, saperlo fare. Troppo semplice? Si, troppo semplice. La storia ci insegna, e insegna all’autrice, che far bene il lavoro del giornalista, aggiungendo quel pizzico di scientificità metodologica, che potrebbe permettere all’informatore di fare al meglio il proprio lavoro, non è poi così scontato.
Il giornalista, infatti, con metodo scientifico dovrebbe offrire al pubblico quell’unica informazione che riesce a dargli, quella che non può fare a meno di essere filtrata attraverso i suoi occhi, ma che nonostante tutto non risente di falsificazioni, pregiudizi e preconcetti, che invece il pubblico spesso vedrà. Insomma, un’informazione «falsificabile ma non ancora falsificata». Nella ricerca scientifica risultano indispensabili non solo una molteplicità di ipotesi, ma anche un’incessante critica delle stesse.
L’apertura e l’onestà che il giornalismo spesso richiede è stata nel tempo più volte minata, e la capacità dell’autrice sta proprio nel riuscire a far trapelare questo, in maniera semplice e schietta, senza però far perdere al lettore le speranze in una Informazione con la I maiuscola.
Centrale per definire la posizione della giornalista è il razionalismo critico popperiano, di cui l’autrice si serve per proseguire nelle sue tesi. Tra le problematiche storiche in cui l’autrice inevitabilmente inciampa, come ad esempio il problema della censura e dell’autocensura, ne esce vincitrice, se non proprio nei fatti quantomeno nella convinzione che obiettività non sia un sinonimo di utopia. Per dirla come Giampaolo Pansa, nota firma italiana, “il giornalismo di precisione non è un’araba fenice, bensì un traguardo possibile”, quindi non resta che seguire la via dello scienziato e dare all’informazione la sua ragion d’essere.
Un libro adatto anche ai non adetti ai lavori, che hanno voglia di vivere percorsi storici, attuali e culturali senza perdere il filo del discorso. Una lettura chiara e semplice, ma mai scontata, in grado di aprire gli orizzonti a chi ha voglia di capire, a chi ha perso le speranze, e a chi, invece, non ha mai dubitato.
Barbara Morello
Flaminia Festuccia
L’oggettività dell’informazione. Tra mito professionale e ideale regolativo
Roma, Armando Editore, 2010.

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