Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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25 aprile 2012

Meeting dei movimenti dei giornalisti precari italiani a Perugia

A Perugia il primo incontro del Festival Internazionale del Giornalismo  è stato dedicato alla categoria dei precari dell'informazione e dei free lance. I cosiddetti “sfruttati” dell'informazione hanno iniziato a farsi sentire solo recentemente, diventando nell'ultimo anno protagonisti del dibattito sul lavoro giornalistico in Italia. Questa categoria, che di fatto tiene in piedi il mondo dell'informazione, ha iniziato a rivendicare maggiori tutele e diritti nello svolgimento della professione. Tutto è iniziato ad ottobre, quando i movimenti dei giornalisti precari italiani si sono riuniti a Firenze e hanno scritto un documento deontologico sulla precarietà del lavoro dei giornalisti, la Carta di Firenze che è stata approvata dal Consiglio Nazionale l'8 novembre 2011. Si tratta di uno strumento che doveva servire a porre le basi per regolamentare la posizione dei precari dell'informazione, ma nei fatti ciò non è avvenuto. Molti punti stilati non sono stati rispettati. Ad esempio, gli organi regionali dovevano decidere autonomamente il compenso dei free lance, ma ciò non è stato fatto. Inoltre, al momento non c'è alcun organo che vigila che i principi presenti nel documento vengano rispettati. Il documento è rimasto ad uso e consumo del coordinamento, non è “sceso in strada”, non è stato diffuso neanche tra i colleghi giornalisti che non erano presenti all'incontro e che tutt'oggi non sanno a chi rivolgersi per essere tutelati. In sei mesi, sono stati solo tre i casi in cui si è adoperata la Carta di Firenze. Essa, inoltre, non è chiara su alcuni punti e sicuramente andrebbe rivista, ampliata e concretizzata. Ad esempio, non sono chiare le sanzioni che può fare l'Ordine nei confronti di chi sfrutta i precari. Non è chiara la tutela che spetta al precario che denuncia una situazione di sfruttamento. E ancora meno lo sono i metodi per circoscrivere la situazione dei pensionati che continuano a lavorare in veste di collaboratori, agevolando le testate che vengono esentate dal pagamento dei contributi e togliendo di fatto la possibilità ai nuovi giornalisti di essere assunti. Tutti i relatori sono stati concordi nell'affermare che il documento deve diventare uno strumento reale utile per creare una coscienza di professione. In questo momento stiamo vivendo una fase fondamentale per la professione, in quanto tra poco si discuterà la riforma dell'Ordine dei Giornalisti. Una riforma che si spera porterà un po' di chiarezza all'interno del complesso quadro legislativo che riguarda lo svolgimento della professione. L'Ordine infatti, non va visto come la controparte a cui i precari devono rivolgersi, ma la controparte sono gli editori. Sono loro che devono cambiare. Solo così potrà cambiare il mondo dell'informazione che deve puntare alla qualità del lavoro e non alla quantità.
Anna Lucia Dimasi

*link al video del meeting:

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