Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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13 settembre 2012

I cavalli dell'erba e del fango

L'8 Ottobre 2010 è una data che non può sfuggire ai più attenti osservatori occidentali. E' il giorno dell'assegnazione del Premio Nobel della pace al dissidente cinese Liu Xiaobo, da quel momento simbolo mondiale della lotta per i diritti umani e la libertà di stampa nella Repubblica popolare. Questo evento ci ricorda infatti che nel Paese più popoloso del mondo vige una afissiante cappa repressiva che ostacola ogni libera espressione del pensiero impedendo in particolar modo un giornalismo dinamico e obiettivo. Ma è davvero così? Riesce veramente il Partito Comunista Cinese a tenere in pugno con censura e propaganda tutto il sistema dei mass media? Che ruolo hanno invece i new media, con in testa i social network, in questa realtà? E ancora, davvero non esiste un altro mondo possibile per i giornalisti cinesi che non sia quello di abbandonare il proprio o di restarci nella vesti di notaio del Principe? Sono solo alcune delle domande a cui cerca di rispondere la brillante Emma Lupano, prima giornalista italiana a essere approdata nella redazione di un quotidiano cinese, il Quotidiano del Popolo di Pechino, organo del PCC. Attraverso un percorso ben documentato e una scrittura semplice e colloquiale l'autrice ci racconta, a partire dalla sua strettissima esperienza personale e senza tener conto di stereotipi e pregiudizi occidentali, le dinamiche che con la fine della Rivoluzione culturale maoista e l'inizio del percorso riformista di Deng Xiaoping hanno portato la stampa e le TV da grigie e monolitiche “bocche e lingue” del Partito a strumenti più dinamici e flessibili dove è possibile mettere in atto una vera partita a scacchi con il governo sul campo dell'informazione. Ciò ci spiega Emma Lupano è il frutto della commercializzazione e delle nuove sfide aperte dalla globalizzazione. Il governo sa infatti che per attirare inserzionisti pubblicitari il sistema massmediatico deve de-ideologizzarsi, passare dal dominio delle hard news a quello delle soft news per accattivarsi il più grande bacino di audience che esiste al mondo e poter sfidare i competitors internazionali. Ciò ha permesso la nascita di giornali commerciali come The Beijing News o Southern Weekly che hanno approfittato del venir meno della morsa del partito per mettere in atto un giornalismo coraggioso fatto di inchieste e commenti che nel limite del possibile hanno portato alla luce casi di corruzione, scandali e denunce di malgoverno. Anche l'apertura al mercato della rete televisiva di stato CCTV e il moltiplicarsi di canali locali e digitali hanno permesso un flusso di notizie che solo trentanni fa nella Cina maoista era impensabile. Poi c'è il mondo del web con i blog e i microblog, i gionalisti free lance come Lian Yue e Han Han, che grazie alla maggiore libertà che può godere la rete hanno saputo aprire notevoli margini di partecipazione e impegno per la società cinese. Le armi utilizzate per espugnare la Grande Muraglia dei poliziotti del web sono per la Lupano la creatività, che permette per esempio anche con una semplice filastrocca giocata con le assonanze a costruire delle dure critiche dell'establishment e la tempestività nel far circolare le notizie prima del Dipartimento di propaganda, che rende possibile a molta gente di venire a conoscenza dei fatti prima che siano insabbiati. Dunque un panorama molto più vivo, complesso e multiforme di quello che ci raccontano i nostri media fatto di contrapposizione tra dissidenti all'estero e giornalisti asserviti all'interno. In realtà c'è tutto un mondo di coraggiosi giornalisti che ogni giorno resiste a apre squarci di verità restando con grande responsabilità al proprio posto. La prefazione di Marco Del Corona e il saggio finale di Alessandra C. Lavagnino rafforzano l'interrogativo finale dell'autrice: prima di giudicare altre diverse e complesse realtà non è meglio prima esaminare la propria? Insomma chi non ha peccato scagli la prima pietra. E' la prima cosa che viene in mente sfogliando le pagine di questo ottimo libro. Assolutamente da leggere.
Salvatore Gaglio

Emma Lupano, Marco Del Corona, Alessandra C. Lavagnino
Ho servito il popolo cinese. Media e potere nella Cina di oggi
Milano, Brioschi, 2012, 174 pp.
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