Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

_________________

Scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie presenti nel sito.



31 maggio 2012

In libreria

Giovanni Maria Vian
Il filo interrotto. Le difficili relazioni fra il Vaticano e la stampa internazionale
Milano, Mondadori, 2012
Descrizione
Il cristianesimo è esperto in comunicazione. Lo mostrano venti secoli di storia: dalla vivacissima circolazione di testi, che caratterizza già le prime generazioni cristiane, sino al ruolo d'avanguardia assunto in questo ambito dalla Santa Sede nel corso dell'ultimo secolo e mezzo. Eppure, soprattutto a partire dalla metà degli anni Sessanta del Novecento, questo filo sembra essersi interrotto, moltiplicando le incomprensioni tra Vaticano e stampa internazionale. Perché? A interrogarsi in queste pagine sono figure di primo piano nell'ambito degli studi e della comunicazione: un cardinale (Gianfranco Ravasi), due docenti di storia contemporanea (Andrea Riccardi e Lucetta Scaraffia), cinque giornalisti non italiani (John L. Alien, Paul Badde, Jean-Marie Guénois, John Hooper e Antonio Pelayo) e il direttore di un quotidiano (Giovanni Maria Vian). Voci tra loro diverse, ma unite dalla volontà di capire senza tesi precostituite un nodo cruciale che, pur non limitato agli ultimi anni, affronta temi di stretta attualità. Comprendere il motivo di queste difficoltà mediatiche per un'istituzione esperta in comunicazione è un compito storico, che s'intreccia innanzi tutto con le problematiche ambivalenti della secolarizzazione e della modernità. In una tradizione di lunghissimo periodo come quella cristiana, nella quale la continuità presenta due facce: forza vitale e lentezza.
___

Giuseppe Costa, Giuseppe Merola, Luca Caruso
Giornalismo e Religione. Storia, Metodo e Testi
Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 2012, 840 pp.
Descrizione
Il libro è un manuale completo, rivolto alle università, agli appassionati di informazione, a tutti coloro che operano nell'universo dei mass media, come testimonianza del percorso non facile dell'informazione religiosa, ma anche come stimolo a migliorare il servizio di questo particolare genere giornalistico. In particolare il volume contiene una raccolta antologica di testi giornalistici di argomento religioso che coprono un arco temporale di oltre 60 anni, dal 1950 al 2012. Gli articoli vengono presentati così come sono stati pubblicati, unitamente a un breve profilo biografico dell'autore. L'antologia è inoltre preceduta da un saggio sulla notizia giornalistica in generale e su quella religiosa in particolare, e da una dettagliata ricostruzione storica dei principali avvenimenti della Chiesa cattolica accaduti nel corso dei 62 anni che questa raccolta di articoli ricopre. L'intento degli autori è stato non tanto di affrontare l'ampio tema del rapporto fra Chiesa cattolica e mezzi di comunicazione, quanto di focalizzarsi sull'aspetto più visibile di questa relazione, cioè la notizia religiosa e come essa appare nei giornali italiani, testimoniando così la grande varietà stilistica e di pensiero e la profonda competenza e ricchezza culturale dei professionisti che operano in questo particolare settore del giornalismo. L'antologia è seguita inoltre da una serie di interviste a professionisti del giornalismo e della comunicazione, italiani e stranieri

____

30 maggio 2012

Genov@ebook

Tre incontri al Berio Cafè per sapere tutto sull’editoria digitale

Tre incontri sull'ebook e le sue opportunità: un'occasione per conoscere persone che hanno scommesso sul digitale e capire se gli ebook possono essere di supporto all'editoria indipendente. A cura di Quintadicopertina.

Programma.

 
Pratiche di editoria sostenibile attraverso la rete – venerdì 1 giugno, 17.30
con Bernardo Parrella (Global Voices), Carlo Gubitosa (Associazione Altrinformazione, direttore della rivista 'Mamma'), Becco Giallo Editore, Maria Cecilia Averame (Quintadicopertina).
Un'editoria sempre più social: che c'è di nuovo? – venerdì 8 giugno, 17.30
con Barbara Sgarzi (Zazie Books), Marco Ghezzi (Bookrepublic), Marta Traverso (Quintadicopertina - Ledita)
Lettori e scrittori digitali – venerdì 15 giugno, 17.30
con Clelia Valdesi (Bookliners), Alessio Neri (Editoria Crossmediale), Fabrizio Venerandi (Quintadicopertina)
Per informazioni e approfondimenti
Marta Traverso
marta.traverso@quintadicopertina.com
Quintadicopertina
via Ca' de' Mussi 33/1- 16138 Genova
e-mail: editrice@quintadicopertina.com
(evento segnalato da Marta Traverso)
____

Social network e organizzazione democratica del consenso

I social network fucina di una nuova tipologia di organizzazione del consenso? Laboratorio sperimentale di una modalità inedita di proporre un’offerta politica? Prossimi sostituti delle democraticissime urne? Fidi collaboratori di una collettività che mal tollera gli ormai vecchi e antiquati metodi di legittimazione della leadership? Ebbene, la composita e colorita famiglia di Facebook & co. potrebbe andare oltre questi rivoluzionari intenti, arrivando persino a rimodulare in versione 2.0 la classica teoria del cittadino come detentore della reale sovranità e delle autentiche prerogative statali, per secoli minacciate, vilipese e sfregiate dall’orda autoritaria di dittature, totalitarismi, partiti-pigliatutto e (il)legittimi monopoli politico-corporativi.
Sulle reti sociali è facoltativo ribadire i concetti salienti che ne hanno decretato il successo planetario: il crollo dell’intermediazione fra emittente e destinatario, la perenne interscambiabilità degli attori-comunicatori, la nascita di un nuovo codice di lettura (se non tramite il mezzo stesso), scrittura e interpretazione dei contenuti, la moltiplicazione delle ideologie sociali espresse, i molteplici canali tecnologico-meccanici atti a ospitare le interazioni (computer, telefono cellulare, tablet, palmare, lettori musicali...) ed altri ancora. Una sovversione che ha riguardato pressoché tutti gli adepti della cultura occidentale e simil occidentale i quali hanno inaugurato una nuova era, l’era della condivisione: condivisione di contenuti, notizie, elementi, file, ma anche di etiche, di ideologie, di cause, di movimenti, di dinamiche sociali prima costrette alla continua latenza. Ed è così che da una specifica idea, propugnata da uno o pochi, possono nascere gruppi, comunità, associazioni virtuali decise ad abbattere ogni limite spazio-temporale e interagire dietro ad uno schermo e davanti ad una multimedialità di canali, linguaggi e scelte culturali-ricreative possibili.
Si parlava comunque dei network sociali come fabbrica di un inedito modo di “fare politica”, novità che sta investendo persino l’Italia del dominio imperituro dell’oligarchia dei mass media, del declino del giornalismo su carta stampata e della sempre più efferata spettacolarizzazione televisiva. E proprio dall’Italia provengono due recentissimi esempi di come Facebook e Twitter siano in grado di valicare la virtualità del web e giungere a bussare alle porte delle istituzioni repubblicane, esecutivo in primis.
Il “casus belli” di tale mobilitazione via internet è stato il sisma che ha colpito l’Emilia-Romagna domenica 20 maggio e martedì 29 maggio: di fronte alla calamità del terremoto, ai morti sotto le macerie nei comuni di Mirandola, Finale Emilia e San Felice sul Panaro, agli edifici (storici, commerciali e residenziali) gravemente danneggiati, il popolo 2.0 non si è sottratto alla “consueta” commemorazione e al cordoglio generale nei confronti delle vittime e ha prodotto, diffuso e condiviso fra gli utenti messaggi di speranza, immagini rappresentative, simboli del dramma, fotografie, inviti al soccorso via denaro o via volontariato. Impensabile, dunque, una presa di posizione opposta a questo “spirito” dominante, infrangibile.
Eppure c’è chi ha avuto il coraggio di scherzare e burlarsi della calamità in corso: Stefano Venturi, segretario leghista del comune di Rovato (Brescia), ha difatti pubblicato tramite il suo profilo Facebook la seguente frase “Terremoto nel Nord Italia...Ci scusiamo per i disagi, ma la Padania si sta staccando (la prossima volta faremo più piano)”. Un’affermazione di uno squallore allucinante che ha provocato lo sdegno furioso di migliaia di utenti; questi hanno riempito il post di Venturi con una mole impressionante di insulti e spergiuri tale da portare lo stesso bresciano, sommerso da un inarrestabile tam tam di aggressioni verbali, alle dimissioni da segretario del Carroccio di Rovato.
Un ultimo esempio di attiva mobilitazione virtuale “dal basso” ha riguardato l’ultima violenta scossa tellurica di martedì 29 maggio. I danni alla popolazione emiliana già colpita dal terremoto del 20 maggio sono aumentati a dismisura, le cifre necessarie alla ricostruzione sono volate alle stelle. Di fronte a tali impellenti necessità economiche, il popolo di Facebook ha protestato contro gli enormi sprechi delle istituzioni, invitando il sindaco di Milano Giuliano Pisapia a sospendere la visita del pontefice Benedetto XVI in occasione del Settimo Incontro mondiale delle famiglie previsto dal 1° al 3 giugno e il governo Monti ad annullare la tradizionale parata militare di sabato 2 giugno, 66esimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana. A tal riguardo, i “facebookiani” hanno altresì consigliato di consegnare i cospicui fondi stanziati per l’organizzazione di entrambi gli eventi (si parla di svariati milioni di euro) a favore dei territori devastati dal sisma.
L’invito informale proposto sulle bacheche delle utenze si è tuttavia trasformato in una vera e propria petizione: il sito firmiamo.it ha difatti “ufficializzato” la proposta di annullamento delle manifestazioni e il dirottamento del denaro all’Emilia tramite una rigorosa raccolta di firme digitali eseguibili anche tramite accesso dal proprio profilo Facebook. La petizione, intitolata “Pro terremotati: stop alla parata del 2 giugno”, alla mezzanotte di mercoledì 30 maggio aveva già raccolto 12.219 adesioni a fronte di un obiettivo di 50.000 firme.
Paolo Giorcelli



29 maggio 2012

Polvere di carta nel firmamento digitale

Lo sappiamo, la nostra dipendenza dal mondo di Gutenberg muterà quasi radicalmente, nonostante il nostro amore per l'invenzione tra le più usate al mondo: la carta stampata dei tipografi, oggi prodotta sinteticamente dall'industria.
Ciononostante consumiamo ancora una grande quantità di informazione cartacea: libri, giornali, rotocalchi, ecc. Circa metà di tutti noi interagisce, anche fino a 80 ore settimanali, con il PC, ma il resto si identifica ancora in quel carnale mcluhaniano Typographic Man che intorno al 1450-55, a Magonza, generò il suo primo manufatto, convenzionalmente la Bibbia delle 42 linee, due ingombranti volumi in stile gotico.
L'Uomo tipografico ha cambiato in oltre cinque secoli tutti i parametri della vita civile e culturale del pianeta, naturalmente in meglio, tranne per i poveri amanuensi, che inesorabilmente e progressivamente rimarranno senza lavoro; essi protesteranno, ma alla fine soccomberanno.
Gutenberg si è beccato un sacco di maledizioni per essere stato la causa di una rivoluzione occupazionale senza sbocco che lasciava migliaia e migliaia di uomini disoccupati e senza futuro (e non è neppur certo che la paternità dell’invenzione fosse sua!)
Le gravi difficoltà economiche in cui oggi versa il quotidiano "il manifesto" e non solo, rimandano a quella lontanissima storia. La sua eventuale chiusura riaccende il dibattito sui nuovi media e la fine della carta stampata, così come fu per le copisterie a causa del proliferare dei gutenberghiani.
Verrano fermate, quasi certamente, le macchine da stampa. E’ in drastica riduzione il numero dei tipografi e dei giornalisti, soprattutto quelli che hanno vissuto la coda della tipografia pre-elettronica. Possiamo parlare delle ragioni ma solo empiricamente, per la complessità dell'argomento. L'incapacità o l'impossibilità di esprimere l'informazione secondo le esigenze dei lettori, una scarsa produttività, una conduzione del giornale paralizzata su sé stessa, incapace di proporsi efficacemente nel confronto con i nuovi media e, ancora, la concorrenza della televisione e in particolare quella del web.
Ma soprattutto pesa l'inettitudine della nostra politica verso la formazione e l'apprendimento dei nuovi linguaggi: il nostro Paese entrerà in competizione con ingiustificabili ritardi rispetto a quasi tutto il resto d'Europa e le conseguenze sono evidenti nella difficoltà ad aggiornare persino i sistemi di interazione tra cittadino e amministrazione pubblica.
La vocazione digitale nella popolazione è stata ottusamente rallentata: troppi lettori restano analfabeti digitali e resistono all'idea di doversi svezzare dal prodotto di carta. Gli stessi giornali, fatte le dovute eccezioni, si muoveranno con ritardo e con scarsa convinzione nell'occupare sapientemente lo spazio web.
Ora è il tempo della simulazione, il giornale può scegliere di rifiutare le regole convenzionali e inventarsene di volta in volta di nuove. Il nostro homo oeconomicus, il presidente del Consiglio Monti, è alla ricerca del bene collettivo preferibilmente con un’identità digitale, ma “è la stampa bellezza” ancora nel cuore.
Sarebbe un grave errore non sostenere i giornali di carta e non permettergli di percorrere una strada parallela al web, sbarriamo piuttosto la strada a certi grotteschi epigoni tenuti in vita per sottrarre fondi pubblici.
Giornali popolari, di informazione, di opinione, non rappresentano solo un'impresa produttiva in crisi: restano giganti della nostra formazione che hanno contribuito, lottando e pagando anche con la vita dei loro giornalisti, alla nascita della Repubblica, alla sua crescita, allo sviluppo socio-economico del nostro Paese e ancora oggi rappresentano un punto di forza per sperare in una società civile più obiettiva.
Per la storia che hanno, quindi, i giornali di carta non possono essere liquidati se non vengono aiutati a traghettare tutti i propri lettori, fino all'ultimo, in una 'Second Life', sul pianeta digitale.
Francesco Pirella


*pubblicato per gentile concessione dell'autore. 



ARCHIVIO MUSEO DELLA STAMPA DI GENOVA
Raccolta gutenberghiana Francesco Pirella
Magazzini dell'Abbondanza - Palazzo Verde
via del Molo 65 - 16128 Genova
Tel: +39 010 9814369 / 010 5499643

In libreria

Ignazio Sanna
L'etica della comunicazione nell'era digitale
Milano, Studium, 2012, 260 pp.
Descrizione
Tradizionalmente, per “comunicazione” intendiamo lo scambio di informazioni tra diversi soggetti. Tuttavia, essa include l’idea di comunità, di partecipazione, e risponde a quel bisogno di comunione che ispira il nostro sporgerci verso l’altro. In questa era digitale si moltiplicano i mezzi che consentono agli utenti del web di interagire, ma spesso nella fretta di predisporre nuove tecnologie sempre più avanzate non si dà ai loro fruitori il tempo di sviluppare un minimo abbozzo di dialogo. Occorre perciò uno sforzo prima di tutto concettuale per ricomporre le parole, restituendo loro tutto il significato che hanno sempre avuto, controllare attentamente la complessa semantica che origina e si sviluppa su internet per non doversi trovare un giorno a parlare in uno stesso luogo, o forse in uno stesso non-luogo, in mille lingue diverse senza riuscire a comunicare. Il volume in una prima serie di saggi tratta la problematica della comunicazione nell’era digitale per poi occuparsi delle implicanze sociali e morali per l’uomo in una vita dominata dalle innovazioni tecnologiche.
*segnalato da C.S.

28 maggio 2012

In libreria

Luigi Ananìa, Silverio Novelli
Pixel. La realtà oltre lo schermo
Roma, DeriveApprodi, 2012, 144 pp.
DescrizioneParafrasando Totò: Siamo uomini o avatar? La realtà che contempliamo dentro gli schermi (televisivi, dei cellulari e dei computer) è anche dentro di noi. Il problema è capire quale sia la nostra parte in causa quando guardiamo. Oggi i media, vecchi o nuovi (dalla tv ai «cinguettii» di twitter), ci investono con una quantità d’informazione quotidiana che presentifica e banalizza, intasa la memoria remota custodita nel nostro cervello, e tutto aspira a impacchettare in grandi bolle di narrazioni superficiali, seduttive, anestetiche. Bell’e pronte per un essere umano narciso, smemorato, orbo di futuro, alimentato da boli di cibi emotivi predigeriti. Allora: è proprio «nostro», il nostro sguardo sul mondo? E quale mondo, insieme alieno e familiare, ci guarda dall’altra parte degli schermi?
I curatori del libro, Luigi Ananìa e Silverio Novelli, hanno raccolto le riflessiobi di specialisti dell’informazione (Mimmo Candito, Maurizio Caprara, Filippo Ceccarelli), giuristi (Antonio Bevere), psicologi (Nicola Boccianti), linguisti (Valeria Della Valle), medici (Claudio Cartoni), esperti di cinema (Ginella Vocca) e hanno chiesto a narratrici (Cristiana Alicata, Alessandra Bertocci, Federica Sgaggio) e narratori (Luigi Ananìa, Paolo Colagrande, Ugo Cornia, Alessandro Iovinelli, Fabio Salbitano, Carlo Villa) di ridestarci i sensi abbacinati dallo sfarfallio dei pixel.
*link alla scheda del libro.
*segnalato da Eugenio Misurale

27 maggio 2012

Non mollò mai

75, gli anni che aveva Ryszard Kapuściński quando morì il 23 gennaio 2001. Era nato 4 marzo del 1932 a Pinsk, in Polonia. La vita fin da giovane lo abituò agli eccessi dell’umana natura. La guerra in particolare. Un vita che non lo abbandonò mai e lo portò a lavorare come corrispondente dall’estero per l’agenzia di stampa polacca PAP. Una vita trascorsa in giro per il mondo saltando continuamente da un posto all’altro. Nel mezzo, giusto il tempo per scrivere. È lui stesso a raccontarlo nel suo ultimo libro: un collage di più interviste che coprono un arco di tempo che va dagli anni sessanta al duemila.
Un lavoro di raccolta che permette di conoscere e lasciarsi affascinare da questa persona dagli occhi mai soddisfatti. Perché quello che si coglie nel libro è proprio la sua curiosità senza fine che lo portava ad interessarsi e conoscere tutte le culture del mondo. Ed a farlo con uno stile tutto suo, criticando in particolare quella tipologia di giornalista che va sul fronte dei conflitti per poi restare al sicuro negli hotel di lusso ad aspettare i comunicati ufficiali dei vari governi. Non è stato facile e spesso è incorso in guai ma, come avverte, un buon corrispondente estero deve “ottemperare a otto requisiti: salute fisica, resistenza psichica, curiosità del mondo, conoscenza delle lingue, capacità di viaggiare, aperture verso genti e culture diverse dalle nostre, passione e, soprattutto, capacità di pensare”. Ed in particolare il suo stile, la sua idea di giornalismo, gli complicarono la vita visto che voleva studiare sempre una cultura prima di immergersi nel paese che l’ha prodotta e, ancora, voleva sempre immergersi in un paese per scriverne. Non arrivare, guardare e scrivere di fretta le prime e superficiali impressioni. Per questo gli capitava di tornare da viaggi con pochi vestiti, delle pentole ed una cassa di libri.
Nel libro attraverso un montaggio che privilegia, nella selezione delle interviste, un filo logico ad uno temporale si riceve la sua weltanschauung (visione del mondo). E il dato che più colpisce il lettore è certamente la sua lucidità nell’interpretare in maniera globale il mondo ed i fenomeni che lo interessano, in particolare per quel che riguarda il giornalismo. “Osservando le cronache dal mondo dei media occidentali, vediamo che ciò che non è occidentale viene visto come una minaccia. A Oriente siamo minacciati dalla mafia. A Sud, dai fondamentalisti. In Africa da africani dementi che si trucidano a vicenda. Dall’Asia e dall’America Latina incombono in narcotrafficanti. Tutto ciò che non appartiene all’Europa occidentale è una minaccia.” Per questo, dato che oltre che scrittore era anche fotografo, scelse di portarci immagini diverse da quelle a cui siamo abituati. Dall’Asia come dall’Africa i suoi scatti immortalavano una vita in cui le persone era felici e sorridevano.
Un libro da leggere, in particolare per coloro che amano viaggiare vivendo le culture dei paesi e non i pacchetti viaggi delle agenzie. Per conoscere questo personaggio attraverso quello che è un agile libro esauribile in una giornata. Per innamorarsene in poco più di cento pagine ed andare poi a cercare i suoi libri più famosi. Perché di Ryszard Kapuściński ce n’è stato uno e pochi possono mettersi al suo fianco. È lui stesso a dirlo nel libro, con una punta di orgoglio, di come molti con gli anni abbandonino tale professione. Lui non lo fece.
Marzio Balzarini

Ryszard Kapuściński
Autoritratto di un reporter
A cura di Krystyna Strączek
Milano, Feltrinelli, 2008, 116 pp.
 _____

26 maggio 2012

L'esperimento politico

Gli avvenimenti politici degli ultimi tempi, forse giudiziari, ma no politici-giudiziari, scusate la confusione, stanno portandoci a dover affrontare, per l’ennesima volta, una crisi istituzionale. I buoni samaritani non si lasciano sfuggire l’occasione e così eccoli subito pronti con tutto l’armamentario del caso. Abbiamo il canotto, ma che serve direte voi? Serve a navigare sulle persone, sulla folla mandata in sollucchero dalla “nuova” propaganda. Ed il camper? Per arrivare laggiù, nei rivoli più lontani dove abitano le persone che si fanno scandire la giornata dai tempi della Natura. Una volta si diceva: “Scarpe grosse, cervello fino”. E poi la Tv. Ma quale Tv, ormai è superata: Internet. Addirittura qualcuno ha osato vietare la comparsa su questo mezzo di comunicazione che ha fatto storia. Ormai è falso ed il confronto non è più sincero. Solo i magnati ne hanno il controllo totale, a noi rimane la Rete. Almeno per ora sembra libera e terreno fertile per comunicare a tutti le idee più sincere. Eppure da soli non si può fare e così, quel messaggio così puro che tanto si voleva portare a destinazione senza che nessun mezzo potesse incresparne la superficie, eccolo affidato al guru della comunicazione. Stop. Rewind. Non credete che si tratti di uno spezzone già visto? Non del genere burlesque, che avevate capito! Eppure le cavie siamo sempre noi, solo noi. Quel cittadino, de-umanizzato, che diventa persona solo nel momento in cui ci si avvicina alle urne. Ma qualcuno non diceva:” Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”.
Fabrizio Pronzalino
____

25 maggio 2012

L'Associazione dei giornalisti di Madrid

L’Asociacion de la prensa de Madrid (d’ora in avanti APM), fondata il 31 maggio del 1895 nella Comunidad di Madrid come associazione professionale di giornalisti la quale, come si legge nel sito, è governata da principi di democrazia, pluralismo, trasparenza e partecipazione, i cui obiettivi principali sono la difesa della libertà di informazione ed espressione, la promozione del buon esercizio della pratica professionale del giornalismo e la preoccupazione per il benessere dei soci.
L’APM, in un Paese che, a differenza dell’Italia, non contempla più l’esistenza di un ordine professionale, funge da sindacato dei giornalisti che operano nella regione madrilena. Infatti, come si può comprendere anche da una rapida visita del portale, fra le diverse iniziative promosse dall’associazione, molte riguardano scioperi, manifestazioni ed eventi organizzati per difendere taluni diritti dei giornalisti che si ritengono violati.
Questa importantissima associazione conta ad oggi più di 7.600 membri e collabora con la FAPE (Federación de Asociaciones de Periodistas de España), essendo stata nel 1922 uno dei membri fondatori. Attraverso l’approvazione di un codice deontologico e la nomina di un consiglio che si occupi di far rispettare le regole che i giornalisti si sono autonomamente dati (Consejo Deontológico), l’associazione si configura come organo di autocontrollo deontologico interno alla professione giornalistica.
APM pubblica il Boletín Digital, un periodico diffuso dal 2008 in forma digitale, che ha sostituito la vecchia copia cartacea.
Il Boletín Digital, strumento di informazione e propaganda interno all’associazione si rivolge principalmente ai professionisti del settore, per cui dedica particolare attenzione alle proprie vicissitudini interne: negli ultimi numeri dell’anno 2011 e nei primi numeri dell’anno in corso in ogni “bollettino” è presente almeno un articolo che riporta le dichiarazioni della neo-presidente dell’APM, Carmen del Riego, la quale non solo è stata la prima presidentessa eletta al vertice dell’associazione dei giornalisti di Madrid, ma è stata anche la prima candidata di sesso femminile nell’ultracentenaria storia dell’associazione.
Fin dai suoi primi mesi di guida dell’APM, Carmen del Riego ha subito fatto sentire la sua voce riguardo ogni questione che riguardasse le condizioni di lavoro dei giornalisti madrileni, o più in generale spagnoli: retribuzione minima degli articoli, stabilità dei contratti di lavoro, dignità dei titoli di studio in giornalismo e comunicazione, nuovi giornalismi e nuove tecnologie, e così via.
Ogni articolo, una battaglia. E per ogni battaglia l’APM organizza incontri, dibattiti e manifestazioni, come ad esempio quella organizzata con la collaborazione della FAPE per il 3 maggio 2012 in favore di un giornalismo “degno”: la manifestazione, infatti, è stata invocata in nome del “periodigno” (crasi fra le parole periodismo, giornalismo, e digno, degno). 
Nel caso specifico, sono state sintetizzate in dieci punti chiave le ragioni della protesta da parte della categoria dei giornalisti, fra le quali l’intolleranza rispetto alle conferenze stampa che non ammettono domande, la volontà di esercitare la professione senza subire pressioni dai “poteri forti”, la rivendicazione di una retribuzione che sia accettabile e che non costringa a mantenere due o tre impieghi contemporaneamente ed infine la speranza che gli imprenditori nel campo della comunicazione non antepongano il proprio interesse economico al diritto dei cittadini di essere informati. Questi temi sono, per altro, quelli che maggiormente ricorrono fra le pagine del sito dell’APM, oltre che naturalmente negli articoli pubblicati nel Boletín Digital.
Marta Farruggia

____

24 maggio 2012

Sottotitolando con inchiostro elettronico… si va perdendo la passione per i libri pop-up


Per i ferrati di tradizione come me, la definizione di eBook, libro in formato elettronico, come un semplice file PDF, riporta alla mente l’odore di carta umida, sporca, nuova, anche quella che trovano gli habitués degli archivi, gialla, essendo un habitat ed un ecosistema di foxing.
Un ebook può essere letto su un computer oppure su un dispositivo di lettura dedicato. Quando ci si riferisce a quest’ultimo si parla di eBook reader oppure più semplicemente eReader

by Gartner

L’eBook reader è dunque un dispositivo, non retroilluminato (cioè che non emette luce), che utilizza una tecnologia ad inchiostro elettronico chiamata e-Ink, completamente diversa da quella LCD in uso nei tablet e nei display LCD che normalmente utilizziamo. Un eBook Reader permette di caricare un gran numero di testi e di leggerli e fare ricerche. I più evoluti permettono anche di connettersi tramite Wi-Fi o 3G e attraverso tale connessione, scaricare nuovi titoli. In genere gli eBook readers permettono di inserire note e sottolineature nel testo e inserire segnalibri nelle pagine.
Con mia grande sorpresa, nella mia scoperta del “Salone del libro per ragazzi” nella città della Zizzola (Bra, Piemonte), durante la chiusura musicale accompagnato dalla Banda di Piazza Caricamento sono i bambini che alzano, tirano, voltano, scoprono… e la pagina animata, in rilievo, a tre dimensioni, “salta su”. Diventa gioco, teatro, magia, scoperta. I libri pop-up (così chiamati dall’editore Blue Ribbon Press negli anni Trenta) fecero la loro prima comparsa come strumenti didattici per la spiegazione di teorie e ricerche in campo scientifico, quindi destinati agli adulti. È solo verso la fine del ’700 che si cominciarono a pubblicare i primi libri destinati “a passare il tempo” in modo “dilettevole”.
Sicuramente un impulso a questa produzione derivò dalla confezione dei giocattoli ottici. La lanterna magica, gli specchi curvi, le macchine ottiche (strumenti di origine scientifica) riconvertirono la propria destinazione, diventando molto popolari per la loro spettacolarità, così preparando i tempi della stampa dei libri animati per l’infanzia di metà Ottocento. Quando la Dean & Son, per prima, ne avviò la produzione, pubblicando Dame Wonders Transformation.
Con questa secolare tradizione alle spalle, i libri pop-up sono un fenomeno commerciale di successo recente; va fatto risalire a non molti anni fa il boom di questa produzione. C’è da sottolineare che la loro progettazione ingegnosa e complessa è appannaggio pressoché esclusivo di paesi quali l’America e l’Inghilterra. Anche se in Italia potete contare, da qualche anno a questa parte, su Massimo Missiroli che, già famoso come collezionista, ora si fa apprezzare come paper engineer a livello mondiale. Suoi i pop-up Pinocchio, su disegno di Lucia Salemi, e La mucca Moka e Fred Lingualunga su disegno di AgostinoTraini, pubblicati da Emme Edizioni.
Questo forte contrasto mi preocupa, accetto l’uso di libri elettronici per evitare di sottolineare e prendere note sui volumi cartacei (forse è l’etica di un archivista che parla in questo momento), e lo rifiuto perche, come ben sappiamo, tanti e-readers hanno la capacità di condividere informazioni di importante rilevanza commerciale relative alla privacy per i produttori, come fanno i gentili signori di Amazon offrendo dati statistici più che interessanti, essendo così schiavi di questo sistema di condivisione di informazione con fine di uso e crescita commerciale esclusivamente per i produttori.

The Global eBook Market 2011

Sotto questo gruppo ritroviamo informazioni sui passi più sottolineati su Kindle. Sembra che una delle frasi più evidenziate dai lettori sia la leggendaria citazione di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen:
“È verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.”
Inizia così il romanzo capolavoro della scrittrice ottocentesca che ha come protagonista la famiglia Bennet: padre, madre e le cinque figlie Jane, Elizabeth, Mary, Kitty e Lydia. Fino a oggi, questa frase è stata sottolineata da più di 8800 utenti di Kindle. In realtà non si tratta della più gettonata bensì della terza classificata.
Essendo la frase più sottolineata nella storia di Kindle, uno dei formati di lettura eletronica più popolari nel mondo:
“Perché a volte succedono cose che non si è preparati ad affrontare.”
Tratta della trilogia di Hunger Games di Suzanne Collins. La cosa curiosa è che Collins occupa anche il secondo il quarto, il quinto, il sesto, l’ottavo, il nono ed anche il decimo posto.
Siamo preparati ad affrontare tutto ciò che sorge ogni minuto nel mondo dell’editoria, dell’ informazione e del mondo digitalizzato ? O dobbiamo decidere di gestirlo affinchè non vada aldilà della capacità cognitiva umana?
Zine El Abidine Larhfiri        
_____                                             

 

 


23 maggio 2012

Tra comunicazione e propaganda

La propaganda rappresenta per la ricerca scientifica un complesso campo di indagine sul quale si sono cimentati da sempre innumerevoli studiosi, che hanno portato a esaminarla da varie prospettive: storica, socio-politica, ma anche tecnico-comunicativa. Massimo Ragnedda, nel suo libro Comunicazione e propaganda, vuole analizzare questo fenomeno da un punto di vista sociologico e comunicativo mettendone in evidenza le caratteristiche, ma soprattutto ponendolo in relazione con la formazione dell’ opinione pubblica. Tenendo presente la difficoltà di fornire una trattazione esaustiva, lo scrittore ha lo scopo di fornire una visione più ampia possibile del fenomeno, esaminandolo sia da una prospettiva diacronica (ovvero la sua evoluzione storica e i suoi sviluppi), sia la sua prospettiva sincronica (che permette una comparazione tra l’ utilizzo che se ne fa nelle democrazie e nelle dittature, ma ancora in periodo di pace e in periodo di guerra).
Comunicazione e Propaganda si apre mostrandoci come la propaganda fosse presente ben prima che gli studiosi iniziassero ad analizzarla, sottolineando come i Maya e i Romani la utilizzassero per incrementare la loro forza. Gli storici hanno confermato il fatto, anche se ritengo opinabile abbinare le tecniche di questi popoli al complesso e sofisticato studio e per certi versi all’arte di questo fenomeno. In seguito Ragnedda si addentra più nel discorso, classificando le tecniche di produzione e di trasmissione della propaganda, sottolineando la loro importanza nell’ influenzare e indirizzare le persone verso l’obiettivo dei propagandisti. Tecniche utilizzate soprattutto durante i periodi di guerra dove l’autore propone una propria suddivisione, le cosiddette " terzine della propaganda": schema meticoloso e interessante, a mio parere applicabile solo in parte e non in tutte le situazioni analizzate dallo stesso Ragnedda. Mentre molto interessante e accurata la presentazione e le relative differenze tra la propaganda utilizzata dalle grandi dittature del ‘900 e la "nuova" propaganda delle libere democrazie. Nelle dittature è presente una particolare tipologia di propaganda, avvolgente e onnipresente, dove lo Stato organizza e coordina ogni forma di messaggio, attuando un sistema di controllo totale, dall’ educazione all’ informazione e nulla può stonare in quell’ armonica visione che dello Stato si vuole dare. Nelle società moderne non è e non può essere così e la scelta di questo volume e presentarci con maggiore attenzione questa forma di propaganda, che ha la caratteristica di essere invisibile, non percepita nemmeno dai suoi stessi propagandisti, ma perfettamente funzionale all’èlite al governo. Diversamente da ciò che si è comunemente portati a pensare, infatti, le democratiche e libere società contemporanee sono continuamente sottoposte ad operazioni di propaganda politica, culturale, pubblicitaria influenzando il pensiero dell’ opinione pubblica. Uno dei messaggi che vuole dare questo libro è che l’istruzione e la capacità critica di ogni singolo individuo sono molto importanti per la sua formazione e per "difendersi" dalla propaganda e dai mezzi di comunicazione di massa, motivo per cui questo argomento dovrebbe essere affrontato maggiormente non solo dall’ èlite, ma soprattutto dai cittatini e quindi dai riceventi dei messaggi propagandistici.
Infatti la propaganda e i modi per produrla e usarla sono in continuo sviluppo. Un punto essenziale del volume infatti è la "privatizzazione della propaganda". Oggigiorno, consapevoli dell’ importanza e dell’ enorme effetto che può provocare il fenomeno, ci sono delle vere e proprie agenzie di Public Relations che, in cambio di denaro, organizzano e coordinano campagne propagandistiche a favore di chiunque sia disposto a pagare. Veri professionisti della comunicazione che hanno come unico obiettivo quello di manipolare l’informazione con tecniche di sociologia e psicologia facendo sorgere il più vasto consenso possibile intorno al gruppo d’ interesse, senza l’ obbligo di condividerne la causa.
Questa non è altro che la nuova versione della propaganda, non più ispirata a ideologie come quella del passato, ma a un concetto più materiale del termine, improntato sulla pubblicità e sul marketing.
Alberto Morino


Massimo Ragnedda
Comunicazione e propaganda.
Il ruolo dei media nella formazione dell’opinione pubblica
Roma, Aracne, 2011, 224 pp.

22 maggio 2012

Il secolo dei media


Premessa. Alla voce Mass media il Sabatini Coletti, celebre dizionario della lingua italiana, riporta la seguente definizione: "l’insieme dei mezzi di comunicazione e di divulgazione ( televisione, cinema, radio, giornali, manifesti, ecc. ) che informano il vasto pubblico."
Per comprendere meglio quale messaggio vuol inviarci l’autore del volume Il secolo dei media è bene leggere l’introduzione in quanto la prima parte del libro può sembrare fuorviante; si immagina che Ortoleva inizi la sua opera illustrandoci proprio il significato del termine tuttavia l’autore si approccia a scrivere un testo di storia dei mass media. La rivoluzione industriale dell’Ottocento e il mito del progresso eterno e della modernità che si avvera nel Novecento, il secolo dell’elettrificazione; il periodo tra le due guerre insieme alla prima rivoluzione della comunicazione fino a giungere agli anni settanta nei quali inizia una fase finale di rinnovamento ancora non esaurita ai giorni nostri. Ortoleva insiste sul fatto che ormai "la comunicazione non basta mai"; l’uomo del XXI secolo è circondato da media che distribuiscono il flusso di informazioni, anzi l’uomo stesso è immerso in questo ciclo definito "a spirale" in cui l’informazione si autoalimenta crescendo sempre più perché non esiste saturazione di comunicazione. Abbiamo più informazione di quanta siamo in grado di consumare, più media a disposizione in ogni momento di quanti effettivamente ce ne servono; ne deriva un progressivo accumulo con un sempre crescente sovraccarico; è qui che l’autore ci introduce il concetto di ridondanza che è all’origine di radicali cambiamenti nelle abitudini sociali. Il libro prosegue nell’analisi di processi che possono essere messi in connessione con la dinamica dei media: il cadere di divieti che perduravano da secoli in materia di amore, sesso e corporeità e la progressiva perdita di senso di uno dei vincoli più radicati nella nostra tradizione, quello derivante dal giuramento, dall’assoggettamento a tabù della propria stessa parola. La crescita esponenziale delle modalità di comunicazione ha creato di fatto una nuova realtà sociale nella quale sono venuti meno in maniera imprevista dei tabù secolari. L’autore svolge quindi una rinnovata riflessione critica sui mezzi di comunicazione tra teoria e senso comune, tratta i generi e le forme che continuano a organizzare la nostra esperienza quotidiana. Infine Ortoleva ci espone la tesi sulla canzone, il prodotto più diffuso dell’industria culturale che ci accompagna sempre nelle nostre giornate; questo esempio e quello del giornalismo sportivo ci possono dare una più approfondita percezione di come la nostra vita relazionale e culturale sia stata modificata dall’esperienza ipertecnologica che viviamo quotidianamente.
Il libro di Ortoleva scruta i meccanismi sociali e antropologici che le crescenti possibilità offerte dai mezzi di comunicazione attivano nella nostra società. La prima parte del libro è piuttosto intrisa di pessimismo come se l’umanità fosse in balia dei mass media; questo processo iniziato sul finire dell’Ottocento ed ha avuto un’accelerazione progressiva fin negli ultimi vent’anni. Ne consegue che vivere senza informazione è oggigiorno impossibile ed avere a propria disposizione un così ampio panorama di media predisposti per comunicare può essere solo un bene. Siamo quindi noi che dobbiamo scegliere se tralasciare o no quel dato flusso di informazioni.
Lucio Servato

Peppino Ortoleva
Il secolo dei media. Riti, abitudini, mitologie
Milano, Il Saggiatore, 2009

____

21 maggio 2012

Un mondo di persone disinformate nell'era della comunicazione istantanea

 "Una società dove una robusta minoranza non s’informa,
non controlla e non vota con discernimento,
è una società impossibilitata ad autogovernarsi."

Internet, diffondendo l’illusione che ogni nozione sia a portata di mano, opera un esproprio delle conoscenze del cittadino medio, generando così indifferenza e incapacità critica. Fatto ancora più grave si è creata, forse anche a causa dei mezzi di comunicazione di massa, una razionalizzazione dell’incultura.
Questa è la tesi che sviluppa Fabrizio Tonello, professore di Scienza Politica di Padova, nel suo nuovo libro. La velocità ha preso il posto dell’accuratezza e il rischio che corriamo è che viviamo nell’età dell’ignoranza ma crediamo di poter essere onniscienti: trionfano la velocità, la brevità e il non-pensiero.
In questo pamphlet l’autore, con spirito critico e lucidità, fa luce sui molti problemi che la modernità tende a ignorare e spiega come la democrazia, basata sullo scambio comunicativo tra cittadini che condividono un codice culturale di base, sia gravemente a rischio.
Le riflessioni più accurate riguardano la scuola: tra le giovani generazioni serpeggia una pericolosa illusione, quella di non dover imparare più niente, in quanto la cultura viene gentilmente offerta sotto forma di pagine Wikipedia e l’italiano diventa sempre più superfluo (grazie ai correttori ortografici). Tonello asserisce: "Nulla potrebbe essere più falso; bisogna studiare per difendere la propria qualità di vita". D’altronde già settecento anni fa Dante suggeriva la retta via: "fatti non foste a viver come bruti/ma per seguire virtute e conoscenza".
Una maggioranza dei nostri concittadini è indifferente o ancora impossibilitata a utilizzare la Rete e, ancora più sconcertante, più di due milioni di adulti nel nostro Paese sono analfabeti completi, quasi quindici milioni semianalfabeti e altrettanti sono ai margini inferiori delle capacità di comprensione.
Molti erano convinti che le innovazioni (il telegrafo, la radio, l’aviazione, la televisione e il web) avrebbero portato con sé cultura; erano viste come tecnologie capaci di eliminare le barriere che impedivano alle persone un accesso diretto all’informazione e alla politica. L’autore nutre forti dubbi a riguardo e critica aspramente il palpabile clima di anti-intellettualismo che si respira in Italia, al contrario accentuato proprio da quelle tecnologie, in primis dal mondo televisivo. La televisione seleziona in base alle proprie necessità determinati target, reclutando quindi persone di bell’aspetto, capaci all’occorrenza di parlare in modo provocatorio, ma privi di "reali competenze".
Un’invettiva quindi, quella di Fabrizio Tonello, contro il bombardamento di disvalori cui assistiamo quotidianamente, in contesti in cui l’ignoranza diventa addirittura sinonimo di autenticità: una divinizzazione del cittadino medio (intrapresa mezzo secolo prima da Lascia o Raddoppia?, passando oggi dal Grande Fratello a Uomini e Donne) in un mix di psicodramma e competizione.
Non mancano nel saggio critiche al mal governo e alla mancata competenza dei governanti; la sua originalità (sono molti gli autori che in questo periodo tentano di sviscerare il tema del mal governo) risiede nell’affrontare questo argomento con un percorso preciso, attraverso numerosi esempi, non privi di sarcasmo e ironia, con uno stile semplice e diretto, a tratti tagliente, che rende la lettura scorrevole e interessante, mai noiosa.
Pessimista forse, ma sicuramente apre gli occhi sull’ingenuo ottimismo tecnologico e altre scorciatoie che possono trarre in inganno.
Serena Cellotto

Fabrizio Tonello
L’età dell’ignoranza. È possibile una democrazia senza cultura?
Milano-Torino, Bruno Mondadori, 2012, 151 pp.


___

20 maggio 2012

In libreria

Il futuro del Concilio. I documenti del Vaticano II: un tesoro da riscoprire
a cura di Luca Rolandi
Torino, Effatà, 2012, 144 pp.
Descrizione
"La riconciliazione della Chiesa con l’età moderna è stata la riconciliazione con l’uomo, non solo con gli uomini e le donne di “questo tempo”, ma di tutti i tempi. Questo dicono i testi del Concilio. E la cosa da scoprire è proprio questa: che un Concilio che sembrava dovesse provvedere alla Chiesa e alla sua riforma, ha trovato la sua strada verso il futuro aprendo un nuovo grande discorso sull’uomo. Il primo atto di onestà verso il Concilio è dunque ora proprio quello di riprendere in mano i documenti. Ed è gran merito di questo libro riproporli e aver chiamato a raccolta diverse competenze per restituirne il significato e il valore" (Dalla Introduzione di Raniero La Valle).
Il volume raccoglie interventi di Raniero La Valle, Giuseppe Militello, Roberto Repole, Paolo Gheda, Paolo Tomatis, Marco Tosatti, Maria Teresa Pontara Pederiva, Giacomo Galeazzi, Andrea Tornielli, Fabrizio Mastrofini, Luis Badilla Morales, Marco Ronconi, Gabriele Corini, Serena Sartini, Gianni Gennari, Gian Mario Gillio, Giorgio Bernardelli, Giovanni Ferrò.
Luca Rolandi, giornalista e dottore di ricerca in Storia sociale e religiosa, è autore di saggi su personaggi e vicende del movimento cattolico in Italia. Ha lavorato a Rai Educational, nelle redazioni di «La Stampa», «Il Secolo XIX» e «Il Sole 24 Ore». Attualmente è redattore del portale d’informazione globale sulla Chiesa cattolica VaticanInsider.LaStampa.it. Per Effatà ha pubblicato Testimoni del Concilio. Il racconto del Vaticano II nell’esperienza dei protagonisti (2006) e Gian Paolo Brizio. La politica al servizio del territorio (2010).
___

19 maggio 2012

In libreria

Jean-Paul Marthoz
Journalisme international
Bruxelles, De Boeck, 2012, 296 pp. (seconda edizione aggiornata)
Descrizione
L'autore descrive le sfide e i rischi del giornalismo internazionale oggi. In particolare affronta le questioni sollevate dalla globalizzazione, la violenza contro la stampa, disinformazione, le nuove tecnologie e le reti sociali. Il libro affronta temi internazionali (diplomazia, guerre, società, economia, cultura) in un approccio trasversale alla gestione editoriale e approfondisce le tecniche più specializzate e pratiche, come inviato speciale, corrispondente di guerra, giornalista, umanitario, del corrispondente diplomatico, ecc. Si basa sull'esperienza di decine di giornalisti,  su numerosi libri accademici, testimonianze, studi e rapporti di istituti specializzati. Questa nuova edizione aggiornata trae insegnamento dai recenti sviluppi che riguardano la pratica del giornalismo internazionale come "cittadini reporter", il ruolo crescente di Internet e giornalismo online, l'impatto di Facebook o di Wikileaks.
(Prima edizione: 2008)
*link alla scheda di presentazione del libro sul sito dell'editore.
____


18 maggio 2012

In libreria

Alice De Toni
Dolentissime donne. La rappresentazione giornalistica delle donne di mafia
Bologna, Clueb, 2012, 149 pp.
Descrizione
Questo saggio analizza la rappresentazione della donna mafiosa siciliana sulla stampa italiana negli anni 1963-1982, ventennio rilevante dal punto di vista della cronologia di mafia e da quello delle trasformazioni sociali cui l'Italia va incontro. In questo libro si intrecciano due diversi approcci. Da una parte la schedatura quantitativa degli articoli sulle donne mafiose recuperati dai quotidiani, che dimostrano un costante interesse per l'argomento fin dagli anni Sessanta; dall'altra parte l'interpretazione qualitativa di questi articoli e delle modalità di rappresentazione delle figure femminili, alla luce della storia culturale dell'epoca. Seguendo le vicende processuali e personali di molte donne protagoniste di quegli anni, il saggio indaga in particolare le analogie e le differenze tra la percezione della donna in genere e quella mafiosa, mettendo in luce l'esistenza di prototipi raffigurativi linguistici e fotografici da cui sia il mondo giudiziario che quello investigativo sono stati influenzati e che a loro volta hanno contribuito ad alimentare.
*segnalato da C.S.
____

17 maggio 2012

L'incontro tra Letteratura e Arte

Professione: giornalista di cronaca nera.
Stato d’animo: dello stesso colore della cronaca.
Una carta d’identità inusuale ma che descrive in modo netto i tratti principali della personalità di Mara, la protagonista del libro La distanza necessaria scritto da Emilia Marasco, docente di Storia dell’Arte Contemporanea e di Scrittura Creativa all’Accademia Ligustica di Belle Arti.
A dispetto di quanto è stato detto, il vero protagonista della storia non è un personaggio, e dunque non è propriamente Mara.
Vero centro del libro è un quadro. Christina’s world è forse il dipinto più famoso del celebre pittore americano Andrew Wyeth.
Quante volte un quadro rapisce la nostra attenzione più di altri, magari molto più belli ma che non hanno quella strana magia capace di catturare l’attenzione? Mara subisce il fascino di quella tela, vista per caso ad una mostra alla quale sino all’ultimo aveva avuto poca voglia di andare. Sarà l’amico pittore a convincerla e a donarle senza volere (o forse sì) il regalo più bello che Mara potesse ricevere: il tempo per trovare sé stessa.
Completamente rapita da quell’immagine che non vuole svanire davanti ai suoi occhi, Mara decide di approfondire la storia di quella giovane ragazza dipinta mentre, seduta su un prato, sembra tendere con tutte le forze verso la casa di fronte. Inizia, così, un duplice viaggio fisico e mentale. Mara si dirige nel Maine dove decide di restare per una anno intero, per rivivere la storia di Christina, soggetto del quadro, e capire cosa rappresentassero in realtà quel luogo e quella casa, riprodotti dal pittore.
Cosa si cela dietro quell’immagine? Mara riuscirà a trovare il pittore? Ma soprattutto, Mara, troverà sé stessa? Tanti interrogativi a cui l’autrice risponde, in un susseguirsi di capitoli strutturati, a loro volta, come piccoli quadri.
Emilia Marasco riesce a mostrarci il Maine, le persone del posto e le sensazioni con gli occhi della protagonista. Come se anche noi potessimo immergerci nelle pagine del libro, quasi come Mara è “entrata” nel quadro. La distanza necessaria a Mara per guardare il quadro sarà la stessa che le servirà a guardare la vita. Una distanza che per noi lettori nei confronti della storia, si riduce pagina dopo pagina.
Sara Azza

Emilia Marasco
La distanza necessaria
Genova, Il Canneto, 2012, 142 p.

16 maggio 2012

In libreria

Emma Lupano, Marco Del Corona, Alessandra C. Lavagnino
Ho servito il popolo cinese. Media e potere nella Cina di oggi
Milano, Brioschi, 2012, 192 pp.
Descrizione
"Per un giornalista europeo o americano non è una buona idea legare il proprio nome a una testata governativa cinese. Servire il popolo va bene, ma solo a tempo determinato. Credo però che per un giornalista ci sia anche un altro modo di 'servire il popolo cinese', facendo allo stesso tempo un piacere a noi: tentare di andare oltre i luoghi comuni e le semplificazioni che spesso riempiono i nostri giornali e i nostri talk show. Provando a descrivere una realtà che è più multiforme e complessa di quella che ci fa comodo vedere." Emma Lupano, prima giornalista italiana al Quotidiano del popolo di Pechino, ci offre una mappa aggiornata e senza filtri dei media cinesi; ci parla di reporter e commentatori, non sempre conosciuti in occidente, ma attivissimi in Cina; ci introduce in un modo di informare che ha criteri, paradigmi e generi che bisogna capire prima di giudicare. Perché la partita tra il potere politico e finanziario e i giornalisti che aspirano a fare bene il loro mestiere è solo all'inizio: anche in quel paese la battaglia per dire quel che avviene resta decisiva. Emma Lupano lo sa, da buona giornalista prima ancora che da osservatrice curiosa e interessata: per questo vuole raccontarlo con il gusto di chi, quella partita, la vuole giocare in prima persona.

15 maggio 2012

"Quello che (non) ho": la forza della parola

Dopo "Vieni via con me", ecco tornare il connubio Fazio-Saviano. Lo hanno fatto con una trasmissione intelligente, pungente ma corretta. Lo hanno fatto su La7, ennesimo schiaffo a quella Rai controllata e controllante. Ieri sera il primo appuntamento, sta sera e domani gli altri due.
Lo studio di Quello che (non) ho è un'ex officina dove si aggiustavano treni, quasi a voler indicare una partenza, una direzione precisa. Ma contraria. I personaggi intervenuti avevano il compito di raccontare l'Italia, scegliendo una parola: Pupi Avati e il suo "sempre" nostalgico e malinconico (lui è immenso, davvero), Travaglio e Lerner, duellanti nello scontro "politica-antipolitica", Paolo Rossi e la sua confusa ma centrata interpretazione della "finanza", il "pomodoro" di Sagnet, Luciana Littizzetto che con l'arma dell'ironia fa a pezzi gli "uomini che odiano le donne", Gramellini e la storia della "forza".
Questa è la tv che piace. Senza orchestre sinfoniche, senza bombardamenti di immagini, senza gambe volanti che riempiono i tempi morti.
Toni pacati, intelligenza intellettuale: vita, poesia, cronaca, crisi. E De Andrè in sottofondo.
Logiche diverse, logiche possibili.
 
Irene Salinas


14 maggio 2012

In libreria

Stefano Citati - Fabio Bucciarelli
L'odore della guerra. Inviati al fronte
Prefazione di Mimmo Cándito.
Roma, Aliberti, 2012, 165 p.

Descrizione
Cosa si sente quando si è in prima linea, attorniati da guerriglieri ed esposti al fuoco? I sensi sono all'erta, picchi di adrenalina e momenti di quiete (prima della tempesta) si susseguono in un'altalena di emozioni da cardiopalma. Quando sei in prima linea, al fronte, dove guerriglieri combattono per qualcosa che è diventato più importante delle loro stesse vite, sai solo che stai rischiando tutto anche tu per l'importanza di esserci e di comunicare al mondo ciò che accade. In un giorno al fronte, in guerra, si formano legami, amicizie, coincidenze: ma il ritmo delle giornate brucia spesso tutto quello che si è costruito. Perché lì, al fronte, si è esposti alla sorte del momento, nella stretta di avvenimenti che nessuno di quelli che ti stanno intorno può più controllare. In balìa della Storia.
____


13 maggio 2012

Il piacere del testo. La rivoluzione dell’ebook

Tavola rotonda promossa da  Genovainedita Cultura  e dal Museo del Caos a Genova, lunedì 14 maggio, alle ore 16,30, nel Salone del Camino a Palazzo Ducale. Interverranno Gino Roncaglia (Università della Tuscia), massimo esperto in materia a livello nazionale, autore de "La quarta rivoluzione" (Edizioni Laterza) ed alcuni specialisti che affronteranno temi specifici, Maria Cecilia Acerame, di Quintadicopertina, per editoria e letteratura, Marta Traverso, Ledita, per blog e social network, Luca Calcinai, Ebook Club Italia, per gli aspetti tecnici. Introduce Giuliano Galletta. Coordina Riccardo Grozio, Genovainedita Cultura.
  A conclusione dell’incontro  sarà proposta, “ad uso degli scettici”, una lettura collettiva, a numero chiuso,  di testi letterari in versione digitale, per la quale è necessario prenotarsi inviando una e-mail a
 genovainedita@genovaineditacultura.com
___

12 maggio 2012

In libreria

Angelo Agostini
Giornalismi. Media e giornalisti in Italia
Bologna, Il Mulino, 2012, 240 pp.
Descrizione
Imprese editoriali, identità professionali, opinione pubblica, rivoluzione digitale: il volume propone un’analisi aggiornata dello sviluppo del giornalismo italiano offrendo al contempo un’utile chiave di lettura degli eventi più rilevanti che hanno segnato la vita politica, sociale e culturale del nostro paese negli ultimi quarant’anni. Uno scenario che oggi vede da un lato la radicalizzazione del giornalismo italiano, con il successo di testate fortemente identitarie, dall’altro il rischio di impoverimento e marginalizzazione della professione giornalistica, con lo sfoltimento delle redazioni e la precarizzazione totale delle nuove generazioni.
____

11 maggio 2012

Drammaturgie multimediali

Il volume Drammaturgie multimediali consiste in una raccolta di alcuni brevi saggi, pubblicata grazie ai fondi speciali per la ricerca messi a disposizione dall'università IULM di Milano in cui Gianni Canova (curatore del volume) è professore ordinario di storia e critica del cinema.
L'obiettivo dell'opera, esplicitato nell'introduzione, è quello di indagare gli imponenti fenomeni di mutazione in atto in ambito mediatico-culturale, in seguito al continuo affermarsi di novità tecnologiche, con particolare riferimento  a quello che viene definito ormai da molti il web 2.0. Si tratta di otto esplorazioni tematiche, affidate ad altrettanti riconosciuti studiosi, che si  propongono di analizzare, in prospettiva storica, l'influenza che ha su vari settori della produzione culturale contemporanea l'evoluzione dei mezzi di diffusione, di produzione e  di riproduzione.
L'effetto di tale influenza viene descritto con la metafora di “uno sciame sismico” che colpisce e sconvolge la “mediasfera contemporanea”.
Il riferimento al terremoto sottolinea la colossale portata delle metamorfosi in questione: da un lato si ha la tendenza, da lungo tempo in atto, alla contaminazione fra “generi culturali” tradizionalmente concepiti come diversi (cinema, teatro, musica, ecc), un meticciato indotto dalle nuove condizioni di diffusione al pubblico e tra il pubblico (streaming, televisione, peer to peer) che dà  origine anche a “nuovi generi” (la videoarte, i videoclip, i videogiochi, ecc); dall'altro si verifica -e questo è forse l'aspetto più interessante- la progressiva sovrapposizione fra i cosiddetti “producer” e ”consumer” che porta alla nascita di un soggetto ibrido, il “prosumer”, conseguente all'emersione di un numero esponenzialmente in crescita di prodotti culturali-comunicativi di tipo amatoriale e dilettantistico: essi possono godere di facile distribuzione grazie alla rete, e sono spesso anche di ottimo livello tecnico-qualitativo grazie alle possibilità offerte da software e da strumentazioni elettroniche varie, in grado di agevolare la produzione di materiale originale, così come di manipolare materiale già esistente a piacimento.
Particolarmente interessante poi la seconda parte del volume, relativa all'influenza esercitata dai mezzi di registrazione, di riproduzione e di diffusione sulla “forma” musicale ieri e oggi.
Il risultato è un  testo stimolante perché denso dei riferimenti  più disparati a cinema, teatro, musica, letteratura, videogame, e che si propone esplicitamente come un primo assaggio in vista di ricerche più approfondite e, verrebbe da dirsi ormai, a tre anni dalla pubblicazione, più aggiornate.
 Bisogna riconoscere a tal proposito che un'obsolescenza rapida  di ricerche di questo genere è prevedibile, anzi inevitabile. Pensiamo ad esempio al sito internet Youtube, spesso citato nel testo: questo in realtà non è che uno tra i siti che offrono quel genere di servizi, né l'unico meritevole di studio nell'ottica presa in esame; non c'è poi nemmeno una parola sul caso Megavideo, e sarebbe stato interessante inoltre approfondire il discorso rispetto all'antinomia “copyright\copyleft” nonchè rispetto al modello “open source”, proprio del mondo Linux. 
Insomma, un utile, per quanto dichiaratamente parziale, contributo di ricerca su un campo, quello dell'impatto socio-culturale delle nuove tecnologie, dei nuovi media e del web 2.0, ancora necessariamente inesplorato, ma florido di spunti suggestivi.
Carlo Ramoino
Drammaturgie multimediali
Media e forme narrative nell'epoca della replicabilità digitale
a cura di Gianni Canova
Milano, Unicopli, 2009, 147 pp.


___

10 maggio 2012

In libreria

Elena Valentini
Dalle gazzette all'iPad. Il giornalismo al tempo dei tablet
Milano, Mondadori Università, 2012, XXII-250 p. (collana Azimut)
Descrizione
L'evoluzione dei quotidiani è legata a un'interazione dinamica tra processi culturali, sociali, economici e politici e innovazioni tecnologiche. Tra queste, il tablet è solo l'esempio più recente, ma ad alta visibilità. Che ruolo hanno avuto questi aspetti nella storia del giornalismo? Dalle gazzette ai quotidiani on line e su iPad, come sono cambiati linguaggi, formati, rapporto con i lettori, modalità di consumo e strategie di marketing? Nell'obiettivo di rispondere a questi interrogativi, il volume presenta uno studio, in prospettiva sociale e comunicativa, sui tablet e su potenzialità e limiti dei nuovi device nel mercato editoriale e dell'informazione. L'iPad non salverà i giornali, né li condannerà alla scomparsa. È però una sfida e un'occasione per innovare contenuti, esperienze di consumo, relazione con i pubblici e modelli di business. Per il momento sono rintracciabili alcuni aspetti di continuità con il cartaceo, ma non mancano segnali incoraggianti di sperimentazione. La scommessa del cambiamento non si gioca però solo sul tablet, bensì anche sulla carta stampata, su Internet e sui rapporti tra i diversi media. Ma, soprattutto, sui valori irrinunciabili del giornalismo professionale.

Archivio blog

Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.