Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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23 febbraio 2013

Il doppio sguardo di Eve Arnold

Eve Arnold (1912-2012)
Conosciuta ai più come la fotografa di Marylin Monroe, prima donna membro della prestigiosa agenzia Magnum Photos, Eve Arnold, scomparsa a Londra appena un anno fa all’età di 99 anni, è stata una delle più grandi personalità del fotogiornalismo novecentesco.
Nata a Philadelphia nel 1912 da una famiglia di immigrati ebrei russi, la sua passione per la fotografia nasce negli anni quaranta durante un periodo di lavoro presso un impianto di fotofinitura a New York City. Affinerà le sue abilità fotografiche grazie alla figura di Alexey Brodovitch, art director della rivista di moda “Harper Bazar” alla New School for Social Research di Manhattan. Alcuni suoi scatti alle sfilate di New York attireranno l’attenzione di Henri Cartier-Bresson che la ingaggerà alla Magnum come freelance, ne diventerà un mebro fisso nel 1957.
Il suo lavoro raccoglie cinquant’anni di scatti che fermano sguardi e volti noti della storia dell’intero ‘900, da Marlene Dietrich a Jacqueline Kennedy, da Margaret Thatcher  a Malcom X. I suoi scatti più celebri quelli  rivolti alla nota diva di Hollywood  Merylin Monroe, (con la quale la Arnold stringerà un rapporto di grande amicizia e fiducia) immortalata in centinaia di pose sia sui set cinematografici che nella vita privata. Le foto inedite della Monroe sono state raccolte in una mostra tenutasi alla Halcyon Gallery di Londra nel mese di maggio del 2005.
Ma Eve Arnold è stata anche la fotografa di volti meno noti, di quelli tutt’altro che  ricordati dalla STORIA di quest’ultimo secolo, i suoi ritratti sono rivolti anche agli occhi degli anonimi, dei poveri, dei diseredati, il suo obiettivo si posa sulle scene di vita quotidiana, sulle storie lontane di uomini e donne che si materializzano nei suoi reportage in Afghanistan in Cina in Russia e negli Emirati Arabi. Sono i lavoratori migranti, i manifestanti dell’ apartheid in Sud Africa o ancora i veterani di guerra del Vietnam ad incuriosire lo sguardo della fotografa: “Ero povera e la povertà mi ha sempre affascinato” sosteneva.
Trasferitasi definitivamente a Londra negli anni ’60 Eve Arnold ha lavorato e collaborato con diverse testate giornalistiche tra le quali il Sunday Times redazione nella quale comincerà a fare un certo uso della fotografia a colori.
Nel 1980, ha inaugurato, presso il Brooklyn Museum di New York City la sua prima mostra personale espressione del suo lavoro fotografico in Cina e nello stesso anno, ha ricevuto il Lifetime Achievement Award dalla American Society of Magazine Photographers.  Altri successi arrivano nel 1993, anno in cui sarà nominata membro onorario della Royal Photographic Society ed eletta Maestro Fotografo dal Centro Internazionale della Fotografia di New York. Qualche anno dopo otterrà anche la nomina a membro del comitato consultivo del National Media Museum (ex Museo della Fotografia, cinema e televisione) a Bradford. Ha ricevuto un OBE nel 2003.
Trascorrerà a Londra gli ultimi anni della sua vita impiegando la maggior parte del suo tempo a leggere scrittori come Dostoevskij, Thomas Mann e Tolstoj; quando l’attrice Angelica Huston le chiederà se fosse ancora disposta a fotografare, Eve Arnold risponderà: “E 'finita, non potrò mai più tenere una macchina fotografica”. A causa di una malattia si trasferirà in una casa di cura di Londra dove morirà a Gennaio del 2012.
La fotografia di Eve Arnold sembra filtrata da una doppia lente da cui si dipanano le storie di grandi celebrità accanto a quelle delle lotte per i diritti civili delle masse, un doppio sguardo, che mostra potere e gloria verità e battaglie del secolo appena trascorso. Nonostante questa apparente dicotomia, la fotoreporter dichiarò più volte di vivere la sua esperienza fotografica come qualcosa di assolutamente armonico ed univoco, il suo è in verità uno sguardo del tutto neutro e normalizzante, che rende quest’opposizione binaria ricco- povero qualcosa di totalmente naturale, tratto imprescindibile della condizione umana stessa:” Non vedo nessuno come ordinario o straordinario", ha detto in un'intervista del 1990 della BBC, "li vedo semplicemente come persone di fronte a mia lente ".
Valentina Siligato
 
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