Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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21 maggio 2013

Gianni Mura e il giornalismo 2.0

«Spero di non sapere mai cos'è il live tweeting»: è questo l'esordio di Gianni Mura all'incontro Giornali maiali”tenuto al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia lo scorso 25 aprile. Il celebre giornalista sportivo, che ha lavorato per La Repubblica, La Gazzetta dello Sport, Il Corriere di Informazione, Epoca e L'Occhio, ha esposto il suo punto di vista sullo stato attuale del giornalismo in uno scambio di battute con l'attuale condirettore di repubblica.it, Giuseppe Smorto. Quello che ne è derivato è stato lo specchio di due generazioni e due modi contrapposti di concepire il quinto potere. Smorto parla di social network e di fact-checking, ma Mura sfoglia il programma del festival e scuote la testa: «Mentre io ero distratto, nel giornalismo è capitato di tutto». Il suo tono è critico, ma anche fortemente ironico. Il pubblico è divertito. Lo stesso Smorto a stento riesce a trattenere le lacrime e decide di passare ad un argomento su cui Mura possa ritenersi ferrato: la rubrica Giornali maiali, tenuta dallo stesso Mura per trent'anni e in cui si esponeva la tendenza dell'opinione pubblica a colpevolizzare la stampa. Alla domanda se i giornali possano essere considerati parte della casta, segue una risposta secca: Gianni Mura si considera diffidente “da quando c'è l'informazione online”. «Non sono d'accordo, ma vai», lo incalza Smorto. E Mura prosegue: «Siamo accomunati alla casta perché l'abbiamo sorretta, pubblicizzata, tenuta in piedi anche quando cadeva da sola. La nostra colpa maggiore è quella di aver abbandonato le strade, le piazze. Ci siamo chiusi nelle redazioni sempre più desolate. […] Adesso quando metto piede in una redazione penso di aver sbagliato indirizzo». Di seguito, si passa a parlare di come sono cambiati i giornali e del ruolo attribuito ai grafici: «Hanno assunto il potere». Torna nuovamente l'umorismo e alla provocazione di Smorto su un Leopardi contemporaneo che si fosse trovato a scrivere l'Infinito per un giornale, Mura risponde che si sarebbe sentito dire: «Taglia “E il naufragar m'è dolce in questo mare”, che non ci sta [col grafico]”». Mura è ben consapevole di costituire “un vaso estrusco esposto al museo aerospaziale di Denver”, riconosce l'importanza della fotografia, della grafica e il fatto che “i new media vinceranno sempre”, ma il suo rifiuto della tecnologia è deciso. Smorto prova in tutti i modi a mostrare l'effettivo apporto positivo del progresso e di internet per il giornalismo, come la possibilità di avere a disposizione un'informazione aggiornata 24/7, ma si tratta dell'ennesimo fallimento: «La voglia di essere informati 24/7 la trovo compulsiva. Per un secolo la gente è andata a dormire alle sette con l'ultimo tg. Ora c'è davvero chi si collega alle tre del mattino per sapere cosa ha detto Mourinho? E se sì, di che gente si tratta?». Subito si crea un parallelo con l'apertura dei supermercati la domenica. «Io lo trovo giusto», controbatte Smorto. «Perché non lavori al supermercato», chiude Mura. Gianni Mura appartiene alla vecchia scuola di giornalismo ed è conscio dei cambiamenti in atto. Tuttavia, li rifiuta, sempre ben conscio di poterselo in un certo qual modo permettere: «Io non ho nessuna intenzione di misurarmi. Avendo 68 anni, posso benissimo farne a meno». Ciononostante, proprio la sua appartenenza ad un mondo di professionisti ormai quasi totalmente dimenticato può portarci a riflettere se in questo mondo in perpetuo mutamento, in cui la velocità regna sovrana, non abbiamo “perso di vista i nostri diritti, oltre che i nostri doveri”, come sottolinea lo stesso Mura.
Enrica Orru

*Link:
Festival Internazionale del Giornalismo
Gianni Mura, biografia

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