Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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28 gennaio 2014

La commedia noir specchio dell'Italia contemporanea



Il Capitale Umano,  liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Stephen Amidon, è il nuovo film di Paolo Virzì in uscita in tutte le sale cinematografiche a partire da gennaio. La vicenda, che dal Connetticut del romanzo sposta la sua ambientazione nella Brianza italiana, ha inizio in una gelida notte alla viglia delle feste natalizie, notte in cui un ciclista perde la vita travolto da un Suv.
Questo antefatto legherà, in un intreccio via via sempre più fitto, la vita di due famiglie di estrazione sociale diversa ma accomunati dalla medesima volgarità morale: i ricchi e agiati Bernaschi e i finti arricchiti Ossola.
La scoperta graduale della verità, inaspettata e per certi versi ingiusta, giunge allo spettatore attraverso il ritmo lento dei capitoli in cui si articola la pellicola, dando voce al punto di vista dei suoi protagonisti, Dino Ossola, Carla Bernaschi, Serena Ossola, sino all' epilogo finale, Il Capitale Umano.
Il regista livornese utilizza per questo film una diversa chiave interpretativa della realtà, lontana dai toni leggeri delle commedie degli esordi, vicina al genere noir, fornendoci il ritratto, non solo del brianzolo tipico di “origine controllata”, per cui Virzì è stato accusato di cadere in un clichet superficiale, ma dell' umanità in genere, una collettività meschina e crudele.
Il Capitale Umano è l 'affresco di un mondo dominato dalla prepotenza finanziaria in cui tutto viene calcolato su base economica come ci segnala, sin da subito, l'illuminante titolo che rimanda al paramentro assicurativo utilizzato per stabilire il rimborso in caso di morte, e che valuta spietatamente e freddamente le nostre conoscenze, abilità, guadagno e qualità affettive, secondo parametri quantitativi.
Il film rivela, in via definitiva, una realtà, quella della dittatura economico-finanziaria a in cui siamo quotidianamente immersi e portata agli estremi, dove anche il valore della vita umana perde il suo significato, ad eccezione di quello stimato in termini di profitto.
Sicuramente una pellicola che merita una particolare attenzione, dove il Virzì-Esopo, attraverso una rassegna di personaggi, poco fiabeschi, ma spregevoli e ipocriti, dannatamente reali, ha la dichiarata intenzione di fornire la sua morale che invita lo spettatore a riflettere su se stesso e sui valori etico-sociali della società contemporanea.
 Unica pecca, per i più sentimetali, amanti del lieto fine, un finale ancor più amaro degli avvenimenti, dove a farne le spese rimangono sempre i socialmente più deboli.
Flavia Torretta


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