Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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27 marzo 2014

In libreria

Alain de Botton
News. Le notizie: istruzioni per l'uso
Milano, Guanda, 2014, pp. 272.
disponibile anche in formato e-book.
Descrizione
Ogni giorno siamo travolti dal fiume inarrestabile delle notizie, che prorompe nelle forme più disparate da una sempre più ampia varietà di mezzi d’informazione. Eppure le notizie ci scorrono addosso: per un istante o per qualche giorno ci turbano, ci stupiscono o ci rallegrano, ma presto vengono sostituite da altre all’apparenza più urgenti, senza riuscire davvero a fare presa. Alain de Botton parte da questa constatazione per interrogarsi sulle strategie che i media dovrebbero adottare per evitare che le notizie siano solo una distrazione o un indistinto rumore di fondo, ma contribuiscano a renderci più consapevoli di noi stessi e delle realtà che ci circondano. Immagina un’informazione politica che si ponga l’obiettivo di forgiare una società più civile; una cronaca estera che riscopra il gusto di raccontare l’esotico e non sia solo al servizio di diplomatici, investitori e appassionati di geopolitica; sezioni economiche che ci prospettino un capitalismo più umano; servizi su catastrofi e tragedie che ci rendano consapevoli dei nostri li - miti; pagine culturali che valorizzino il potere terapeutico dell’arte; interviste ai personaggi famosi che stimolino in modo positivo l’ammirazione e l’invidia; rubriche per consumatori che assecondino i bisogni più profondi dei lettori. Insomma, un giornalismo che riscopra la sua missione originaria: aiutarci a selezionare le informazioni necessarie per vivere la nostra esistenza in modo pieno e significativo.

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24 marzo 2014

In libreria

Angelo Scelzo
La penna di Pietro. Storia (e cronaca) della comunicazione 
vaticana dal Concilio a Papa Francesco
 Città del Vaticano, LEV, 2013, pp.289
Descrizione
In occasione del Cinquantesimo anniversario dell’Inter Mirifica (Decreto conciliare sui mezzi di comunicazione sociale), Angelo Scelzo ripercorre la storia della comunicazione vaticana, dal Concilio fino ai giorni nostri. I cinque secoli di storia della comunicazione, dalla stampa di Gutenberg fino al Concilio, non valgono – in termini di progresso – questi ultimi cinquant’anni; un tempo culminato nell’era digitale, che ha visto protagonista – nella fase più recente – Papa Francesco, dimostrando una grande apertura ai nuovi media e ai social network. Nel corso della presentazione del libro, nell’Aula Magna dell’Università LUMSA, a Roma, il 5 dicembre 2013, Angelo Scelzo ha ricordato che il tempo del Concilio si è posto come il tempo di maturazione di una stagione importante della comunicazione ecclesiale. Angelo Scelzo è vice-Direttore della Sala Stampa della Santa Sede. È stato vice-Direttore de “L’Osservatore Romano” ed editorialista di: “Avvenire”, “Il Messaggero” e “Il Mattino”. Autore di vari libri, ha diretto il laboratorio di “Storia del giornalismo religioso” alla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA).
 
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22 marzo 2014

In libreria

Ethan Zuckerman
Rewire. Cosmopoliti digitali nell'era della globalità
Milano, Egea editore 2014, 280 pp.
Descrizione 
L’immenso potere di Internet e delle nuove tecnologie ci ha fatto credere che il crescente numero di persone connesse avrebbe inevitabilmente portato a un mondo più piccolo e più cosmopolita. Niente di più falso. La tendenza umana a fare gruppo e a interessarsi a quanto la circonda fa sì che la maggior parte delle nostre interazioni, online e offline, sia con realtà con le quali abbiamo molto in comune. I formidabili progressi realizzati dalle tecnologie dell’informazione non hanno cambiato le nostre abitudini. La tecnologia finisce così per sconnetterci e distaccarci dal resto del mondo. Per contrastare questa tendenza all’autosegregazione, Zuckerman propone in particolare tre soluzioni per riconnettere il web. La prima è seguire coloro che definisce «figure-ponte», blogger in grado di tradurre e contestualizzare idee da una cultura a un’altra. La seconda è poter contare su traduzioni trasparenti perché va da sé che un mondo interconnesso sia un mondo poliglotta. Si amplia il potenziale per conoscere e apprendere cose nuove. Ma lo stesso vale per la possibilità di fraintendere. La terza è programmare la «serendipità», concetto oggi abusato e frainteso, e che potrebbe essere definito come la scoperta, tra causalità e sagacia, di cose che non si stavano affatto cercando.
 
 *Link all'Indice e all'Introduzione sul sito dell'editore Egea.

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20 marzo 2014

Liberi/e Forti

Stagioni, una rivista a Genova
idee e dialogo  per costruire futuro



Il 21 marzo 2014 alla ore 17:45 presso la sala “Spazio incontri” del Palazzo della Regione Liguria (Piazza de Ferrari, angolo Via Petrarca), sarà presentato ufficialmente il progetto della rivista “Stagioni”.
 Il trimestrale di cultura, politica, economica, pensiero e dialogo per il territorio e oltre esce proprio nel giorno del cambio di stagione  e sarà sempre pubblicato ad ogni solstizio ed equinozio.
 “Stagioni” ha come tratti le tematiche legate alla generatività e offre ai lettori un contributo di riflessione per trovare e ri-trovare il senso delle cose.
 La rivista è un progetto dell’associazione Liberi/e forti nata due anni fa per iniziativa di un gruppo di amici e si pone l'obiettivo di ripensare alla crisi cercando di comprenderne le radici culturali, ipotizzando che la chiave di reazione possa essere il cuore dell'uomo, sintesi di desiderio e legami, e motore di un possibile nuovo sviluppo diverso rispetto a quello che ha generato la crisi.
  Alla presentazione interverranno: Raffaele Caruso (Presidente di Liberi/e Forti), Paolo Pezzana, Tarcisio Mazzeo, Luca Rolandi, modera la giornalista Federica Gallamini
 
Info

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16 marzo 2014

In libreria

Simona Ugolini
Il giornale come cura. Medicina e sanità nelle pagine della
«Domenica del Corriere» dalle origini alla grande guerra
Roma, Aracne, 2014, 400 pp.
Descrizione
Nell’Italia tra Otto e Novecento la stampa d’opinione rende note le scoperte e i successi di una medicina che, grazie ad acquisizioni mai ottenute in millenni, sta delineando la sua identità come scienza. Negli stessi anni la divulgazione scientifica e medica vive la sua stagione aurea. Tra le testate giornalistiche dell’epoca, l’inserto illustrato del «Corriere della Sera», la celebre «Domenica del Corriere», rappresenta, in ambito italiano, un unicum sia per diffusione che per tiratura. Collocandosi tra storiografia, storia della scienza e del giornalismo scientifico, il saggio evidenzia analogie e differenze rispetto alla divulgazione odierna. Popolano questo mondo lontano alienati e emigranti, nevrastenici e pellagrosi, dame di carità e giovani “traviate”, medici condotti e legislatori, chirurghi estetici e ciarlatani, industriali farmaceutici e speziali, scrittori di fama e giornalisti che si celano dietro l’anonimato.

*link all'Indice e alle prime pagine del libro.


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11 marzo 2014

La politica a fumetti


Questo opuscolo è per voi, giovani lavoratori: per voi che la sorte costrinse anzi tempo alla fatica e alle privazioni … Ricordatevi che per voi più che per altri, l’ignorare ciò che vi riguarda è la maggiore delle disgrazie”(Figli del Popolo 1894).

Il libro “Falce e fumetto”, è un libro particolare. La copertina, di un rosso acceso, con il titolo scritto in corsivo e stampatello bastoni, porta l’immagine di G.Crotta Il 1° Maggio dei fanciulli (supplemento al 19/20 di Quo Vadis?, del 1° Maggio1902, conservata al Centro documentazione e archivio storico della CGIL toscana di Firenze.
Il bel volume è curato da Juri Meda, membro del consiglio direttivo del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia dell’Università degli studi di Macerata e del comitato di redazione della rivista scientifica internazionale “History of Education & Children’s Literature”. Oltre a Meda, altri autori: Fabiana Loparco, Marco Fincardi, Ilaria Mattioni, Sara Mori, Lorenzo Repetti, Leo Goretti e Nicola Spagnolli.
Il libro tratta un argomento poco studiato e apparentemente leggero, ma che si prefigge di ricostruisce la storia della stampa periodica di partito rivolta ai bambini e i ragazzi tra il 1893 e il 1965. Un approfondimento culturale e storico che contiene riflessioni sul passato, e dona prospettive per il futuro.
Un’opera che è un viaggio all’interno di due partiti che nel bene o nel male hanno fortemente caratterizzato il nostro Paese: il Partito Socialista e il Partito Comunista.
Ad una  presentazione a Palazzo Bastogi a Firenze, Meda spiega: “In origine” i periodici erano quasi esclusivamente testuali. Ma nel Partito socialista, che lanciò questo tipo di periodici, si cominciò ben presto a capire che le immagini erano importanti per fare comunicazione politica e educare all’ideologia politica l’infanzia. L’approdo ai periodici illustrati, però, non fu scontato. I vertici del partito pensavano, infatti, che  questo tipo di comunicazione fosse una perdita di tempo e distraesse denaro da altri tipi di propaganda; nel 1915, con Il Germoglio e con Cuore, iniziò davvero la produzione di stampa periodica illustrata e a fumetti, i socialisti avevano capito che le spese venivano ripagate dall’alfabetizzazione politica dei bambini e dalla loro fidelizzazione. Avevano, insomma, compreso le regole del marketing”. Dalle prime strenne  come Figli del Popolo e Strenna Minima Socialista, ai numeri unici degli inizi del novecento come 1° Maggio dei Fanciulli e Alba di Maggio. Dai periodici illustrati pre-fascisti come Il Germoglio e Il Fanciullo Proletario ( unico esempio di di stampa clandestina per bambini di cui si ha notizia in Europa), al Il Pioniere, giornaletto a fumetti dell’Associazione pionieri d’Italia. Poi Cuore, Il Falco Rosso e Il Moschettiere. Un meraviglioso percorso politico e sociale tra immagini colorate e frasi tipiche del periodo storico di riferimento. Immagini che il lettore ritrova alla fine del libro nella parte dedicata all’appendice iconografica.
Oltre alla storia, tra le vignette e i disegni, si trovano scorci di toccante attualità: il problema della disoccupazione, la dignità del lavoro, la guerra e la pace, lo studio, la  solidarietà. Tematiche a cui oggi si guarda quando con preoccupazione, quando con rinnovata attenzione.
Spesso ci si dimentica che gli adulti siano stati bambini. 
Se ci si sofferma un attimo a ragionare, ci possiamo rendere conto che chi leggeva quella stampa allora, sono stati i nostri bisnonni, i nostri nonni e i nostri genitori. Due grandi partiti di massa e l’intento socio pedagogico di fare capire alle giovani generazioni chi sono e quali diritti hanno. Un testo preciso e diretto che con parzialità e razionalità dona al lettore la corretta realtà di un settore della vita italiana.
Elena Mosti


Falce e martello. Storia della stampa periodica socialista e 
comunista per l’infanzia in Italia (1893-1965) a cura di Juri Meda
Firenze, Nerbini, 2013, 335 pp. 


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10 marzo 2014

Storie di un giornalista



 Una chiacchierata con la principessa Victoria di Svezia riguardo a un ponte e al suo colore, un viaggio in macchina verso l’aeroporto di Torino insieme a Kofi Annan, un soldato che scarica la sua mitragliatrice a pochi metri dalla branda. Ma anche un’intervista al Ministro dell’Economia dalla tazza del water, un piatto di spaghetti lasciato a metà sul tavolo della mensa aziendale per andare a scrivere un pezzo dell’ultimo minuto e tanti turni finiti troppo tardi.
Luigi Grassia, in forza a “La Stampa” dal 1989, durante la sua carriera ha avuto modo di conoscere il mestiere del giornalista in tutte le sue sfaccettature, dal lavoro al desk (o “di cucina”, come ama definirlo), alla copertura della fiera dell’elettronica cittadina, fino ai viaggi in Corea del Sud o in Somalia. In mongolfiera contro un albero. Vita vera del giornalista della porta accanto è una carrellata di aneddoti, episodi e fatti curiosi che offre al profano l’opportunità di sbirciare dietro le quinte di una professione che da sempre stuzzica la fantasia di migliaia di giovani in tutto il mondo, e lo fa con un linguaggio semplice e brillante e una prosa scorrevole. I racconti si susseguono senza soluzione di continuità, in una sorta di flusso di coscienza che conferisce all’opera un carattere vivace e dinamico, sebbene talvolta rischi di far apparire l’insieme degli eventi un po’ raffazzonato. Tra citazioni pop che vanno da Dante a Vasco Rossi e un equilibrato ricorso all’arma del sarcasmo, Grassia, che quasi mai dà quell’impressione di voler apparire simpatico a tutti i costi che spesso si ritrova in tante opere simili, tratteggia un ritratto della professione romantico e appassionante.
In alcuni punti, tuttavia, il quadretto appare forse un po’ troppo ottimistico. Come lui stesso sostiene all’inizio del libro, la figura dell’inviato speciale è praticamente scomparsa dalle redazioni, gli uffici di corrispondenza chiudono a cadenze sempre più serrate, il mito del reporter con stilografica e bloc notes è morto e sepolto da almeno tre lustri e la gran parte del lavoro giornalistico oggi si svolge dietro a una scrivania. Alla luce di questa consapevolezza fa quasi sorridere sentir parlare di mongolfiere guidate da neozelandesi incapaci e di inchieste condotte girovagando per le riserve indiane del South Dakota.
Il punto di vista di Grassia è quello di una personalità di indubbio valore che tuttavia ha cominciato a lavorare più di venti anni fa, e offre al lettore (magari anch’egli aspirante giornalista) uno spaccato su un mestiere che tra altri vent’anni sarà probabilmente ancora più diverso. Si tratta in ogni caso di un aspetto che non toglie valore all’opera (e non potrebbe essere altrimenti), che nell’insieme si rivela piacevole e coinvolgente e non mancherà di stimolare nuovi adepti a intraprendere il difficile cammino della carriera giornalistica.
Simone Orsello





Luigi Grassia
In mongolfiera contro un albero.

Vita vera del giornalista della porta accanto
Novara, De Agostini, 2013, 192 pp
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07 marzo 2014

Capire l’Ucraina




Nelle scorse settimane i media ci hanno mostrato le tragiche immagini dell’eroica resistenza del popolo di “Maidan”, la guerriglia per le strade di Kiev e quindi la vittoria della piazza coronata dalla liberazione della Tymoshenko e dalla formazione di un nuovo esecutivo ad interim.
Mentre a Kiev e nell’Ucraina occidentale si festeggiava e venivano glorificati gli eroi di Piazza Indipendenza, nelle regioni orientali gli stessi erano visti da molte persone come potenziali neo-nazisti e la loro vittoria come una colpo di stato sostenuto dall’occidente.

La cancellazione di alcune leggi volute da Yanukovych che consentivano a ciascuna regione di adottare una lingua diversa da quella ufficiale (nel caso specifico il russo) oltre ai timori della popolazione relativi all’affermarsi di forze estremiste anti – russe, ha fatto aumentare la tensione e dato pretesto alla Russia di erigersi a difesa dei russi (e russofoni) presenti in gran numero nell’Ucraina orientale e soprattutto nella Repubblica autonoma di Crimea.
Tutto questo ha portato alla situazione attuale che vede da una parte la Crimea occupata da forze russe sostenute da ampi strati di popolazione e dall’altra l’affermarsi di movimenti secessionisti filo- russi in regioni orientali quali ad esempio il Donbass.

Gli accadimenti degli ultimi mesi possono essere meglio compresi analizzando la struttura etnico – linguistica del Paese che, dalla sua indipendenza, ne ha condizionato le scelte politiche e in particolare la sua “non collocazione” tra l’UE e Mosca.
Per anni la strategia “vincente” (obbligata) è stata proprio quella di non decidere  ovvero di mantenere accesa la speranza europea senza pregiudicare i rapporti con la Federazione Russa.

Nazionalità e lingue

I dati fanno riferimento all’ultimo censimento ufficiale avvenuto nel 2001. Il nuovo censimento dovrebbe aver luogo nel 2016.

Persone di nazionalità russa

In Crimea i russi in Crimea sono la maggioranza, quasi il 60% della popolazione residente nel 2001. Questi dati uniti alla posizione strategica della penisola (sede della flotta russa sul Mar Nero), spiegano abbastanza bene il perché dell’invasione e il supporto che i militari hanno ricevuto dalla popolazione locale. I russi sono presenti in buon numero anche nel Donbass (la regione di Donetsk), nella regione di Lugansk al confine con la Russia e in generale, anche se in numero inferiore, nelle restanti regioni sud-orientali.

Ucraini russofoni

I dati sui cittadini ucraini (non russi) madrelingua russa integrano quanto già detto: il sud –est e la Crimea si attestano come aree essenzialmente russofone.
La lingua ufficiale resta l’ucraino ma le conversazioni informali (e non solo) avvengono in lingua russa.

Andamento elettorale

Comparazione del voto tra:

  1. ·        3 regioni occidentali: Lviv, Ivano-Frankivsk e Ternopil
  2. ·        3 “regioni” sud-orientali: Crimea, Donbass e Luhansk
     
    Confrontando i risultati delle ultime due elezioni presidenziali che hanno visto Yanukovych contendere la presidenza dapprima a Yushenko nel 2004 e poi nel 2010 alla Tymoshenko.
     Nel 2004 vinse Yushenko (Rivoluzione arancione).
    Nel 2010 si affermò Yanukovych (la Tymoshenko pochi mesi dopo fu incriminata per la questione relativa ai contratti sulle forniture di gas).
     
    Lviv, Ternopil e Ivano-Frankivsk

Anni
voto
Ternopil
Lviv
Ivano-Frankivsk
2004
Yushenko
96.03%
93.74%
95.72%
2010
Tymoshenko
88.39%
86.20%
88.89%

Fonte: Elaborazioni personali dati ЦВК

  

Donetsk, Luhansk e Repubblica Autonoma di Crimea


Anni
voto
Donetsk
Luhansk
Crimea
2004
Yanukovych
93.54%
91.24%
81.26%
2010
Yanukovych
90.44%
88.96%
78.24%

Fonte: Elaborazioni personali dati ЦВК

 

Le differenze culturali, storiche e linguistiche che caratterizzano l’Ucraina hanno trovato regolare manifestazione nelle varie tornate elettorali.
I risultati, della cui genuinità non si può essere certi (possibili brogli), mostrano come negli ultimi anni, ma anche in passato, il presidente eletto non sia quasi mai stato il “presidente di tutti” ma il presidente voluto solo da una parte del paese.
Il futuro dell’Ucraina tra Russia ed Europa
In una situazione come quella sopra descritta è assai difficile per un governo, sia esso filo russo o europeista, fare delle scelte di politica estera accettate dall’intera nazione.
Gli ucraini, sono divisi sul futuro del paese. Ad est si tende a preferire una più stretta collaborazione con la Federazione Russa, magari aderendo all’Unione doganale, mentre ad ovest il desiderio europeista rimane molto forte.
Il paese tutto dipende a livello politico ed economico da Mosca. La Russia controlla l’economia ucraina con la leva del gas e può, come accaduto in questi giorni, usare la popolazione russa o russofona per giustificare un suo intervento all’interno del paese qualora il governo di Kiev prenda decisioni a lei non gradite.
Il futuro dell’Ucraina dipenderà molto dall’abilità della sua classe governante di trovare un accordo sostenibile con Mosca. Uno strappo totale con il grande fratello russo, anche con un forte sostegno economico da parte dell’UE, rischia di mettere in forte discussione la stessa integrità territoriale del paese.

Gabriele Rovereto

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05 marzo 2014

Dal Braille al Web



Corso di laurea magistrale interdipartimentale
in Informazione ed Editoria

Venerdì 7 marzo ore 15.30
Palazzo di via Balbi 2 - Aula 6
Tavola rotonda
Informazione, Editoria e accessibilità
Dal Braille al Web
 

organizzata dal corso di laurea magistrale in Informazione ed Editoria e dall’'Unione Italiana Ciechi e ipovedenti - sezione di Genova.  Parteciperanno: Emanuela di Pasqua, giornalista; Paolo Macrì, editore e docente di Informazione multimediale Integrata; Eugenio Saltarel, presidente sezione Genova UIC.

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03 marzo 2014

In libreria

Bernardo  Cervellera ( a cura di)
Asia: la sfida del terzo millennio. I dieci anni di AsiaNews
Siena, Cantagalli, 2014, 216 pp.
Descrizione

Oggi l'Asia ci sfida con le sue culture, le sue religioni, le sue sproporzioni, con la sua forte potenza economica in mezzo a molta povertà. Nel tracciare un grande affresco di luci e ombre di quello che è stato definito il "secolo asiatico", il volume pubblicato in occasione dell'anniversario dalla fondazione dell'Agenzia giornalistica AsiaNews ripercorre le tappe attraverso cui le pagine web di AsiaNews sono divenute sempre più una fonte indispensabile di informazione sulla vita sociale, politica, economica e religiosa in Asia. Con il messaggio di Papa Francesco ad AsiaNews.

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01 marzo 2014

La forza delle parole

«Quando io uso una parola - disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante - essa significa esattamente quello che decido io ... né più né meno.» «Bisogna vedere - rispose Alice - se lei può dare tanti significati diversi alle parole.» «Bisogna vedere - replicò Humpty Dumpty, - chi è che comanda... ecco tutto». 
Lewis Carrol1, Alice Attraverso lo specchio

 
«Steinlauf mi vede e mi saluta, e senza ambagi mi domanda severamente perché non mi lavo. Perché dovrei lavarmi? starei forse meglio di quanto sto? [...] Più ci penso, e più mi pare che lavarsi la faccia nelle nostre condizioni sia una faccenda insulsa, addirittura frivola: un’abitudine meccanica, o peggio, una lugubre ripetizione di un rito estinto. Morremo tutti o stiamo per morire: se mi avanzano dieci minuti fra la sveglia e il lavoro, voglio dedicarli ad altro, chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare il cielo e a pensare che lo vedo forse per l’ultima volta; [...] appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso ».
Primo Levi, Se questo è un uomo

 

«Hope -- hope is what led me here today. With a father from Kenya, a mother from Kansas and a story that could only happen in the United States of America. Hope is the bedrock of this nation. The belief that our destiny will not be written for us, but by us, by all those men and women who are not content to settle for the world as it is, who have the courage to remake the world as it should be». - Barack Obama




Ho scelto di fare una tesina sul libro La manomissione delle parole di  Gianrico Carofiglio perché l’ho trovato  pulito, liscio, semplice, diretto e conclusivo. Un libro che ho letto in un periodo della mia vita in cui, credo, ho saputo recepirne pienamente la lezione. Un libro che mi è stato regalato dopo essere stata eletta consigliere comunale nel Comune della mia città: Massa Carrara. Un saggio che è arrivato tra le mie mani dopo "Indignez Vous!" del quasi centenario Stéphane Hessel, e dopo Ribelliamoci, l’alternativa va costruita della meravigliosa Luciana Castellina.
Il libro di Carofiglio si divide in due parti, la prima, che è anche quella che dà il titolo al volume, è lo sviluppo di una conversazione che l’autore ha avuto al Salone del Libro di Torino nel 2009. La seconda (Le parole del Diritto) rappresenta la rielaborazione di un dialogo tra Carofiglio ed un suo amico.
L'autore definisce il libro un saggio, ma lo chiama anche "antologia anarchica", dove si cerca il senso anche e soprattutto grazie alle parole di altri personaggi: Hannah Arendt, don Milani, Bob Dylan, Aristotele, Bob Marley, Primo Levi, Goethe, Gramsci… I capitoli sono uniti tra loro da un itinerario concettuale, ma il testo si può leggere anche senza seguire l’ordine delle pagine. Inoltre, nel finale, ci sono delle utilissime note curate da Margherita Losacco (docente di filosofia all’Università di Padova).
Quindi  è un saggio sul linguaggio e sulle parole e sull’uso che oggi si fa di entrambi.
Le parole ovviamente servono per comunicare, per raccontare e raccontarsi, ma possono servire anche per cambiare il senso delle cose, il senso della realtà.
Quando non si da più importanza alle parole che vengono utilizzate, quando il linguaggio diventa povero nel lessico e nel contenuto, c’è sempre una perdita di senso.
A questo punto è vitale restituire alle parole la loro forza originaria, donargli dignità e prestare attenzione a come si parla e a quel che si dice. Questo non significa soltanto usare correttamente il congiuntivo, significa più profondamente, rendere nuovamente le parole aderenti alle cose : dare al significante il suo migliore significato.
Rosa Luxemburg ci insegna che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario, e personalmente credo che in questo preciso periodo storico, sociale e culturale, ci sia bisogno di rivoluzione, anche nel senso stretto del termine (rivoluzióne s. f. [dal lat. tardo revolutio-onis «rivolgimento, ritorno», der. di revolvĕre: v. rivolgere].
Gianrico Carofiglio ha scelto di soffermarsi su cinque parole: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza e scelta.
Interessante è anche una sesta parole, quella presente nel titolo: manomissione. Manomissione è una parola che ha due significati. Il primo è quello di alterazione, violazione, danneggiamento. Il secondo, che ignoravo fino alla lettura del libro, deriva dall’antico romano: liberazione, riscatto, emancipazione (con il termine manomissione ci si riferiva alla cerimonia con cui uno schiavo veniva liberato!).
Riflettere sulla parola vergogna, oggi è necessario. Viviamo in un paese dove è diventato quasi vergognoso vergognarsi. Niente di più sbagliato. Provare vergogna rappresenta è un segnale da ascoltare per non intaccare la nostra etica personale. Al lato opposto della vergogna troviamo l’onore e la dignità, parola quest’ultima che io credo debba essere inserita nell’alfabeto di ogni essere umano. Il sentimento della vergogna può aiutarci a migliorare.
Giustizia è una parola che sinceramente andrebbe rimodellata dal principio. Se ci pensiamo bene, chi non prova vergogna spesso non è nemmeno ben rivolto alla giustizia. La giustizia però va di pari passo con il nomos, con la legge, che è il fondamento stesso della democrazia. In molti si dimenticano purtroppo il principio di eguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge enunciato dall’art.3 della nostra Costituzione. Una giustizia come uguaglianza, come equa ripartizione dei beni, come abolizione di ogni forma di sfruttamento. Zeus, dona agli uomini Dike, la giustizia terrena: principi ordinatori di città e legami produttivi di amicizia senza i quali non esisterebbe la politica.
Ribellione invece è una parola che evoca la violenza fisica, il capovolgimento delle cose. Ma il contrario della parola ribellione qual è? Troviamo repressione, obbedienza, rassegnazione e secondo Carofiglio anche tirannia. Ribellione in opposizione all’obbedienza quindi. Ribellione come responsabilità, autonomia , come rimedio contro la bruttezza, l’umiliazione e la perdita di dignità. Ribellarsi è un diritto, dobbiamo farlo sempre e in qualsiasi settore.
Bellezza ha dentro di se un mondo. Secondo Camus, persino le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza. Una bellezza pura, una bellezza delle cose; non un ornamento, ma una forma di salvezza e insieme una categoria morale. "Il bene assoluto, nelle sue forme più antiche era composto inseparabilmente da giustizia e bellezza" ci dice Luigi Zoja. Bellezza estetica e bellezza etica, contro lo squallore.
Infine la parola scelta. Una parola che a me fa una paura terribile. Curioso notare che la parola scelta ha molti sinonimi ma nessun contrario. Un termine molto simile per etimologia alla parola dire (raccontare). Scelta significa anche fare un progetto, promettere, andare verso il futuro, e per capire ancora con più forza l’ importanza del significato di questa parola, possiamo semplicemente pensare a chi nella vita non ha possibilità di scegliere o ancora soffermarci sulla scelta dei senza scelta. Scelta può inoltre essere termine che lega gli altri analizzati in precedenza: scelta può essere ribellione non violenta, scelta può essere la ricerca della giustizia, scelta può essere la pratica etica della bellezza e ancora la salvezza dalla vergogna. La scelta è fondamentalmente l’unica grande ricchezza che ci rimane quando abbiamo perduto tutto, quindi ogni giorno dovremmo ringraziare per poter, nelle piccole e grandi questioni del mondo, aver a che fare con questo termine.
Questo libro, anche adesso che ne sto scrivendo un semplice riassunto personale, mi da forti emozioni. Ho 31 anni, mi definisco "una diversamente occupata"; sono stata sommersa, come gran parte dei miei coetanei, da quest’ondata di crisi e di precarietà. Una precarietà che ci dona il superfluo ma che ci fa guardare al futuro un mese alla volta, un contratto determinato alla volta. Una situazione che banalmente, mi fa provare vergogna, mi fa venire sete di giustizia, mi fa avere ancora la forza di scendere in piazza a ribellarmi, senza però perdere la bellezza della quotidianità e la consapevolezza che il mio scegliere giorno per giorno la persona che voglio essere non me lo può togliere nessuno.
Per non uscire troppo dal contesto, termino ricordando l’espressione del filosofo francese Brice Parain: torniamo a rendere le parole delle "pistole cariche".
Elena Mosti



Gianrico Carofiglio
La manomissione delle parole
Milano, Rizzoli, 2010
Carofiglio, è nato Bari il 30 maggio 1961 ed è magistrato, scrittore e politico.

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