Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

_________________

Scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie presenti nel sito.



10 febbraio 2015

Studiare il giornalismo



Il saggio Studiare giornalismo di Carlo Sorrentino ed Enrico Bianda è un tentativo di analisi del mondo giornalistico come campo di negoziazione all'interno del quale si muovono vari attori.
Il volume (edito da Carocci, Roma, 2013) si apre con una riflessione sulla comunicazione: sono analizzati i vari fattori presenti nell'atto comunicativo, e si conferma che la selezione è caratteristica ineliminabile di ogni atto comunicativo. Qualsiasi atto comunicativo infatti, anche quello più banale, è frutto di una selezione: scegliamo l'argomento da trattare, l'interlocutore e il contesto. E' proprio questa la base per fare giornalismo. E nel giornalismo, più che in ogni altro ambito comunicativo, dalla descrizione della realtà ne scaturisce per forza una ricostruzione: la notizia non è mai il fatto, non è quanto avvenuto, bensì il suo resoconto. I media infatti selezionano, gerarchizzano e presentano i fatti che accadono. Gli autori precisano più volte nel corso della prima parte che il giornalismo non rispecchia la realtà, bensì la seleziona e la riproduce, attraverso varie modalità di ricostruzione. Sorrentino arriva quindi a introdurre il concetto di negoziazione giornalistica, illustrando quali sono i soggetti che ne fanno parte (media, pubblico e fonti) e quali sono i loro ruoli.
Gli autori analizzano poi le origini della nozione di sfera pubblica e gli sviluppi della nozione stessa, con particolare riferimento al contributo del sociologo britannico Thompson e del filosofo tedesco Habermas, e si arriva all'affermazione dell'importanza del giornalismo in una società così complessa come la nostra. E' vero, sì, che il giornalismo è una di quelle cause principali di affollamento di fatti e idee che complessificano il mondo sociale, ma è altrettanto vero che il lavoro di ricostruzione dei fatti prevede una messa in ordine di una realtà che si fa sempre più densa e affollata.
Ma un mondo così vasto come quello giornalistico si può spiegare solo attraverso il concetto di campo? Non rischia in qualche modo di essere appiattito/banalizzato? Sorrentino e Bianda tentano allora di spiegare il giornalismo attraverso il concetto di ecosistema superando quello di campo. All'interno di un ecosistema, dal punto di vista scientifico, i soggetti sono tra loro in relazioni interdipendenti: nello stesso modo sono i componenti dei processi comunicativi. Essi operano all'interno di una struttura complessa, estesa, dinamica: le relazioni tra loro sono continue, così come possibili sono le relazioni tra loro e qualsiasi altro ambiente esterno. Grazie a questo punto di vista l'approccio ci permette di superare il discorso di campo come spazio circoscritto all'interno del quale gli attori agiscono solo in un quadro di relazioni pre impostato, e di accogliere la tecnologia come dimensione estremamente incidente sulla negoziazione giornalistica.
L'attenzione si sposta poi sul tema italiano, proponendoci una riflessione sulla nostra storia: a causa della tardiva alfabetizzazione e del lentissimo sviluppo del mercato pubblicitario, in Italia non si è sviluppata come negli altri paesi la caratteristica distinzione manichea tra stampa popolare e stampa di qualità, bensì un modello unico elitario, che progressivamente grazie all'alfabetizzazione del paese e la crescita economica ha finito per costituire un modello unico elitari in cui sono confluite le caratteristiche di entrambi i tipi di stampa: si spazia infatti dalla vera stampa di qualità, con commenti e opinioni espressi attraverso gli editoriali, alla così detta soft news, ovvero quelle notizie leggere pubblicate per suscitare la curiosità popolare piuttosto che per la sua effettiva rilevanza.
Gli autori poi delineano in modo chiaro e conciso quella che è stata la storia del giornalismo italiano: la storia di un mestiere che fa fatica a stare allineato con i modelli di giornalismo che si affermano nelle altre nazioni europee a causa di una popolazione che è in ritardo e con il fiato corto. L'alfabetizzazione tardiva e l'industrializzazione lenta non permettono all'Italia di svilupparsi come vorrebbe, sino all'avvento del fascismo, che, volente o nolente, accentua il profilo pedagogico ma soprattutto politico di un giornalismo ancora acerbo.
Sorrentino e Bianda sono molto esaustivi nel "raccontarci" la ricerca dell'avvenimento e i compiti di colui che la cura sino a farla diventare notizia (gatekeeper), la redazione di un articolo (dall'abc nelle fasi preparatorie alla messa in pagina dell'articolo finito) e l'organizzazione del lavoro all'interno delle redazioni italiane. Essi analizzano, infatti, la rilevazione di nuove logiche nel processo produttivo, e trattano della nascita di nuove figure all'interno delle redazioni: il cronista, l'inviato, la figura del deskista. Oltre al professionista vi sono anche altri soggetti, ovvero le fonti e il pubblico. Secondo gli autori, tuttavia, da qualche anno a questa parte possiamo parlare anche di quarto soggetto: l'apparato tecnologico, sempre più presente all'interno di redazioni, e sempre più utile al fine di ri-mediare le notizie.
Gli autori non dimenticano di elencare i criteri di notiziabilità mettendo in luce soprattutto quelli legati al mezzo, al prodotto, alla concorrenza e al target di riferimento.
L'ultima parte del volume analizza i principali ambiti del giornalismo: la cronaca (distinguendo attentamente quella bianca da quella nera, arrivando a quella rosa); lo sport, come principale esempio di giornalismo popolare altamente portato per le logiche giornalistiche in quanto comprende insieme il carattere della programmabilità dell'evento ma anche quello dell'imprevedibilità del risultato; la cultura, il nostro merito per la terza pagina da quel lontano 10/12/1901 fino ad arrivare agli approfondimenti odierni di costume e società; e la politica, da sempre gioia e dolore del giornalismo italiano.
Con continuo riferimento alla tecnologia, vista come un aiuto piuttosto che come una sostituzione, il manuale pone l'accento su un mondo veloce, in continuo aggiornamento, così come lo sono le notizie, che cambiano giorno dopo giorno. Un volume a quattro mani minuzioso ma non stucchevole, chiaro ma non banale, sicuramente utile a chi vuole fare del giornalismo un mestiere senza convinzioni obsolete.
Giorgia Russo




Carlo Sorrentino - Enrico Bianda
Studiare giornalismo
Carocci, Roma, 2013.
____

Nessun commento:

Archivio blog

Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.