Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

_________________

Scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie presenti nel sito.



05 febbraio 2018

Calcio e letteratura


Siamo abituati al giorno d’oggi ad associare la parola calcio non solo all’evento sportivo, ma a tutto quello che ruota attorno ad esso: soldi, marketing, visibilità, social network e soprattutto violenza.

Il calcio è visto ormai come uno sport deviante, senza principi etici, solo un’accozzaglia di giocatori che guardano prima al loro portafoglio che all’amore per il gioco.

Sergio Giuntini con questo libro vuole invece raccontare come il calcio sia, volente o nolente, lo Sport in Italia con la “s” maiuscola e quanto la comunicazione sportiva abbia influenzato il modo di vederlo.

Un’analisi profonda, lunga più di un secolo, che si trasforma in un memento per le persone che oggi banalizzano il calcio in una sola manifestazione sportiva.

Sfogliando le pagine di questo libro si ha la percezione di come il calcio si sia amalgamato nelle pieghe della società, come l’abbia accompagnata nel suo sviluppo e di come sia stato veicolo per manifestare una superiorità politica, come accadde durante il regime fascista.

Un libro nuovo quello di Giuntini. Mai nessuno aveva raccolto il meglio e il peggio della letteratura calcistica italiana in un solo libro, riuscendo a raccontare i fatti senza cadere, come spesso succede nella narrazione sportiva, in retorica inutile.

Un viaggio di un secolo che ha raccolto non solo la prorompente analisi di Gianni Brera, ma ha anche fatto scoprire analisi calcistiche di autori particolari che hanno aggiunto una visione diversa del calcio.

Nonostante il calcio sia lo sport predominante nella penisola italiana, Giuntini inizia l’excursus sulla comunicazione sportiva ovviamente dall’estero, citando giornali illustri come il Times che sempre più inseriva contenuti sportivi nelle sue pagine.

In Italia alla fine dell’800 il calcio era considerato uno sport di nicchia, come si legge nelle pagine del libro di Giuntini, dato che sulle pagine dei quotidiani sportivi il ciclismo era quello che dominava la scena.

Quello che rende unico questo libro è il modo minuzioso di far entrare il calcio all’interno della narrazione, anche analizzando il cambiamento del lessico che negli anni ha avuto un distacco importante dal mondo anglofono, precursore tra tutti Luigi Bosisio che modificò il titolo della rubrica sulla Gazzetta dello Sport da “Foot-Ball” a “Calcio”.

Non solo giornalismo sportivo, ma anche ogni singolo aspetto che ha riguardato la comunicazione sportiva italiana, come la nascita delle riviste e il ruolo istituzionale che si voleva ritagliare a questo sport. I “comunicati ufficiali” e i “regolamenti e gli statuti” Giuntini li inserisce nella letteratura del calcio proprio perché verranno inseriti nelle riviste quali il "Guerin Sportivo" per esempio, proprio per sottolineare come la comunicazione sportiva non si limitasse al mero racconto, ma anche ad un ruolo istituzionale ed educativo che si voleva ritagliare in modo sempre più importante.

Una caratteristica di questo libro è l’inserimento all’inizio di ogni “capitolo” di frasi di personaggi illustri. Ce n’è una su tutte che risalta a mio parere e che descrive in modo perfetto quanto la politica abbia influenzato il racconto del calcio e il modo di insegnare a guardarlo e forse lo sport in generale. La frase emblematica è stata pronunciata da Jorge Valdano, ripresa da un concetto del suo mister Menotti, c.t dell’Argentina di Maradona, che rimarca il dualismo tra sinistra e destra: un calcio ricreativo e d’avanguardia il primo, un calcio conservatore e duro il secondo; una frase che non descrive direttamente quello che avverrà durante il regime fascista, anche perché fu pronunciata quasi 50 anni dopo, ma aiuta a identificare quanto la destra e il suo pragmatismo abbiano aiutato in un certo modo allo sviluppo della letteratura calcistica.

Sezione importante infatti del libro è quella dedicata al modo in cui è stato usato il calcio per strumentalizzare anche la sfera politica. L’immagine è stata la grande rivoluzione: nascono infatti i primi settimanali illustrati come La Domenica Sportiva.

Una cosa che Giuntini è riuscito a fare per rendere questo libro un gioiello è la continua contrapposizione tra i vari autori citati: la sezione dedicata alla vera e propria letteratura calcistica di regime mette a confronto per esempio autori antitetici l’uno all’altro come Gabriele D’Annunzio, il primo a raccontare lo sport in modo differente e in poesia e Filippo Tommaso Marinetti anch’esso narratore di uno sport visto come culto e azione per il progresso della società.

La narrativa fascista è sconfinata e nel libro la parte dedicate a questa è davvero consistente, anche se la principale attività della comunicazione fascista fu utilizzata a fini propagandistici.

La narrazione sportiva ha coinvolto anche giornalisti che non propriamente nascevano in quell’ambito e il ricordo del Grande Torino in questo libro avviene tramite le penne di Dino Buzzati e Indro Montanelli per il Corriere della Sera con due articoli-gioiello, due affreschi per celebrare la squadra italiana più forte di sempre.

La Storia della narrazione sportiva però solo ad uno può essere attribuita, di certo il più grande di sempre: Gianni Brera. La grandezza del personaggio, quello che ha dato allo sport, la sua critica graffiante, il suo linguaggio e i suoi neologismi che accompagnano ancora oggi tutti noi traspaiono perfettamente in questo libro. Un’istantanea perfetta per godere di quello che è stato il modello per chiunque voglia fare il giornalista sportivo.

La cosa che mi ha colpito in modo positivo di questo libro è la sorpresa che mi ha suscitato nel vedere citati autori che ignoravo fossero compatibili con il mondo calcistico. Uno di questi è Pasolini, che grazie alla penna di Giuntini ho scoperto essere un amante viscerale del calcio. Non solo poesia per lui, ma un vero e proprio coinvolgimento personale, giocatore prima, tifosissimo del Bologna e successivamente poeta del calcio. Considerava il calcio un “fenomeno di costume importante” e il capocannoniere di un campionato di calcio come “il miglior poeta dell’anno”. Spunti interessantissimi, che hanno fatto crescere in me la voglia di scoprire questo lato di Pasolini a me oscuro.

Dalla letteratura alta di Brera e Pasolini, nella parte finale del libro Giuntini si concentra sul cambiamento. Non per forza un cambiamento deve essere proiettato in positivo ed è quello che si percepisce nelle pagine che si occupano del fenomeno Biscardi: la voglia di calcio negli anni ’80 era ormai spropositata, lontana anni luce dall’inizio del secolo e l’autore racconta della involuzione della narrazione calcistica.

Il “salotto” di Biscardi con Il processo del lunedì aveva portato ad una comunicazione bassa, sgrammaticata, spesso scimmiottata da ospiti che con il mondo dello sport non avevano propriamente a che fare. È diventato un simbolo, ha segnato una linea di demarcazione netta e precisa tra quello che è stata prima e quello che è venuto dopo.

La goliardia e il chiasso sono l’emblema di quel tipo di comunicazione sportiva che ancora oggi aleggia sopra di noi, anche se come sottolinea Giuntini, la letteratura del calcio deve marginare questa situazione che in un certo senso ha portato alla rappresentazione della  goliardia del calcio anche nel cinema con i celeberrimi Lino Banfi e Diego Abatantuono nei loro film più celebri.

Un libro che mi ha stupito in tutto, sia nel modo di raccontare snello e veloce nonostante sia pieno di nozioni e di cenni storici, sia nell’efficacia nel mandare messaggi importanti alla società odierna raccontando quanto sia stata importante la cultura sportiva nello sviluppo del nostro paese. 

Simone Massari

 

Sergio Giuntini
Calcio e letteratura in Italia (1892-2015)
Biblion, Milano, 2017.
____

 

Nessun commento:

Archivio blog

Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.