Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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04 febbraio 2018

Così andava il giornalismo

Sentivo in me la reazione di chi è stato educato al giornalismo in un certo modo: non si nasconde niente.” Gianni Minà, giornalista da più di cinquant’anni, ha mosso i primi passi all’interno di Tuttosport per approdare poi alla RAI; nel corso della sua carriera ha seguito e documentato otto mondiali di calcio e sette olimpiadi sportive, ha incontrato e intervistato grandi figure artistiche, sportive e politiche della storia contemporanea come Muhammed Ali, Fidel Castro, Chico Buarque, Lula da Silva, il subcomandante Marcos, Hugo Chávez. Ma più di tutto il suo lavoro si è caratterizzato per un grande amore, accompagnato da diversi documentari e libri, per l’America Latina. Ora, insieme all’attivista Giuseppe De Marzo, nella conversazione-intervista lunga 240 pagine dal titolo Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà edita da Edizioni Gruppo Abele per la collana Palafitte, ci fornisce un nuovo punto di vista sul mondo e sulle dinamiche che lo animano. Attraverso le sue esperienze come giornalista e reporter ma soprattutto come uomo, Gianni Minà ci porta all’interno di un universo, quello dei paesi del Centro e Sud America, ricco di storia, di cultura, di ideali politici e rivoluzioni sociali vissute da un popolo pronto a non arrendersi, un universo ancora imprigionato nella gabbia degli interessi del neoliberalismo e di un sistema economico capitalistico ormai antiquato ed anacronistico. Grazie alla musica conosce prima il Brasile all’inizio degli anni Settanta, durante gli anni più duri della dittatura militare, e scopre il dramma dell’ingiustizia sociale in una parte del mondo priva delle logiche occidentali; poi l’Argentina, nel vivo della Operacion Condor e della crudele realtà dei desaparecidos; nel 1987 e nel 1990 incontra e intervista Fidel Castro, protagonista indiscusso del Novecento, artefice della Rivoluzione cubana; nel 1996 riesce ad intervistare il subcomandante Marcos, portavoce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e della resistenza nella regione del Chiapas in Messico. Il racconto però non si dimentica di ricordare come gli Stati Uniti, protagonisti indiscussi del contesto globale dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi, abbiano avuto il ruolo di regista negli eventi passati e recenti di una zona del mondo in cui la democrazia ha faticato e tuttora fatica ad affermarsi, in cui le lotte socialiste hanno prodotto risultati ben diversi rispetto all’Occidente e in cui la lotta per il diritto alla vita non si è mai esaurita. Gli stessi Stati Uniti che oggi sembrano essere lo specchio di una crisi che vede l’implosione di un’economia basata sugli interessi delle grandi multinazionali e sul consumismo e la sempre più evidente collisione tra libertà e giustizia sociale, crisi che si personifica nel neoeletto Presidente degli USA, Donald Trump che, come sostiene Minà, “rappresenta perfettamente questo momento di grande mediocrità della civiltà occidentale”. Civiltà occidentale a cui appartiene anche l’Italia che dagli anni Sessanta, con la “strategia della tensione” e l’allarme terrorismo, ad oggi, con le stime più basse di partecipazione politica e governi di sinistra interessati solo a favorire il mercato capitalistico, ha attraversato decenni di decadimento con cui la cittadinanza sembra non aver fatto ancora i conti. Da queste esperienze prendono spunto le critiche di Minà al sistema di informazione (o meglio disinformazione, mancata informazione, informazione manipolata) italiano ed internazionale che ha dimenticato il proprio scopo, servire la cittadinanza e fare servizio sociale. Il giornalismo ha chiuso gli occhi di fronte agli avvenimenti, per convenienza o per obbedienza, per non tradire un modello di civiltà all’apparenza liberale e democratico che non accettava alternative, e questo, secondo gli autori di Così va il mondo, ha creato un clima di paura, menefreghismo, cattiveria, mancanza di giudizio: un clima da cui uscire solo attraverso un radicale cambiamento di rotta. Grazie a questa intervista Minà ci fornisce una nuova chiave interpretativa della storia mondiale e ci aiuta a comprendere i nuovi fenomeni geopolitici, partendo dal terrorismo ideologico e dai flussi migratori verso l’Europa, ma anche, e soprattutto, quale dovrebbe essere il ruolo del giornalismo e dei giornalisti nel nuovo scenario globale economico, politico e sociale. Un’intervista, in definitiva, che ha molto da dire, che riflette e fa riflettere sull’attualità, sul presente e sul futuro del mondo occidentale e non.
Alessia Malcaus

Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà
di Gianni Minà con Giuseppe De Marzo
Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2017, pp. 240.
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