Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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02 settembre 2018

Il giornalismo globale di Kapuściński


“Conclusioni? Per fortuna, nessuna: partecipiamo tutti a un processo storico tuttora in atto […]. Non riesco a immaginare che si possa scrivere un libro per cercare di racchiudere il mondo odierno in una formula fatta e finita”.

Con queste parole termina il libro di Kapuściński, il cui unico difetto può forse trovarsi in un eccesso di umiltà da parte dell’autore. Nel turbine della storia, infatti, si presenta come un chiaro e nitido dipinto della situazione storica, ma soprattutto socio-politica, vissuta e documentata dal giornalista originario di Pinks (nell’attuale Bielorussia).
Un capitolo dopo l’altro vengono affrontate le tappe di uno sviluppo globale ma disuguale dei grandi Paesi, e spesso di interi continenti, non soltanto per narrarne le vicende contemporanee, bensì indagando i problemi attuali nei conflitti e nei nodi del passato, e in particolar modo interrogandosi sul futuro.
La lunga esperienza da reporter di Kapuściński certo si riflette nello stile di questo libro ma, come fa notare Krystyna Strączek nell’introduzione all’edizione Feltrinelli del 2009, l’autore non veste i panni ‘semplicemente’ dello scrittore, del cacciatore e narratore di notizie, ma invita anche a riflessioni che trascendono i fatti, proprio riguardo le prospettive future.
È lui stesso a ricordare, nelle prime pagine, che il compito del giornalista non può e non deve essere quello di riportare le notizie senza una personale intromissione. Oltre a risultare impossibile, sarebbe addirittura inutile.
Tuttavia, Kapuściński trova un sorprendente equilibrio proprio tra le maggiori insidie della sua professione: il libro è più di un reportage giornalistico, più di un manuale storico, un po’ meno rispetto a un diario di viaggio ma non asettico, non privo di analisi; analisi che non cede mai alla netta presa di posizione o alla tentazione della stereotipizzazione.
L’Europa dunque, in questo quadro, non è soltanto il vecchio mondo in declino, ma anche un insieme di nazioni ricche di culture e tradizioni che possono trainare il futuro; Russia non è più sinonimo di comunismo, è un immenso stato che sente la necessità di entrare nella discussione globale; gli Stati Uniti vengono messi di fronte a tutte le loro contraddizioni, fatte di bassezze e bellezze; il cosiddetto Terzo Mondo non è un calderone di stati indistinti, caratterizzati da miseria, ostacoli naturali e sfruttamento, bensì conserva importanti risorse e antiche tradizioni, e una forte dignità che tenta di resistere agli attacchi esterni.
Il linguaggio è asciutto ed estremamente scorrevole, il testo non soltanto è diviso in capitoli concisi ma in tanti brevissimi paragrafi, come uno stream of consciousness con la punteggiatura e la lucidità di un giornalista: tutti questi elementi non sottraggono, anzi aggiungono spessore alle riflessioni di Kapuściński.
Infine, è sorprendente la lettura in prospettiva che lo scrittore offre dopo la narrazione degli eventi. Ancor di più è impressionante leggere nel 2018 un libro che è in grado di predire un futuro ancora tormentato per certi continenti, ad esempio per l’Africa, che comprende già lo sviluppo di paesi quali la Cina, o l’India; soprattutto, un libro che vuole mettere in guardia l’Europa circa la pericolosità di combattere, anziché accettare, il multiculturalismo. Questo, infatti, era già evidente per Kapuściński che non potrà essere arginato, o fermato, al contrario, sarà sempre più pregnante nelle società del futuro.
Lucrezia Naso

Kyszard Kapuscinski  
Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo
Feltrinelli, Milano 2015, pp. 191 (Prima edizione 2009).
 

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