Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 ottobre 2018

In libreria

Dario Mangano
Che cos'è la semiotica della fotografia
Carocci, Roma, 2018, pp. 144.

Descrizione
L’idea che la fotografia possa essere considerata un linguaggio è talmente diffusa che non ci facciamo neanche più caso, certi che quella miriade di immagini che scattiamo e guardiamo abbia a che fare con la nostra capacità di comunicare. Difficilmente quindi ci soffermiamo a riflettere su cosa ciò comporti, a chiederci “come” essa significhi, più di “cosa” voglia dire. È proprio di questo che parla il libro: utilizzando la semiotica contemporanea, scienza che studia i diversi sistemi di significazione, mira a ricostruire i meccanismi che caratterizzano la fotografia in quanto fenomeno di produzione di senso. Si scopre allora, fra l’altro, che non si tratta di un unico linguaggio ma di tanti, e che l’attività semiotica che riguarda la fotografia comincia molto prima della visione, quando ci si mette in mano un apparecchio progettato per fare di un uomo un fotografo.
Indice
Introduzione
 1. Corpi
 Io, fotografo/ Critica della ragione tecnica/ Corpi-macchina/ L’atto fotografico/Impugnare/trasportare/ Inquadrare/ L’obiettivo/ Regolare/ Scattare
 2. Segni
 Il senso di un saluto/Retoriche dell’immagine/La ricerca dell’essenza/Il ritorno del segno/Modelli di segno a confronto/Lo specchio del reale: l’icona/La trasformazione del reale: il simbolo/La traccia del reale: l’indice/Oltre il segno/Il fare fotografico/Studium e punctum/Verso un nuovo paradigma
 3. Testi
«Flagranti reati»/«Forme dell’impronta»/ Dal segno al testo/ Linguaggi della fotografia/Dimensione topologica/Dimensione eidetica/ Dimensione cromatica
 4. Discorsi
 Fotografia testimonianza/ Dal testo al discorso/ Realtà parallele/ Fotografia opera/ Fotografia ludica/ Fotografia tecnica/ Generi comunicativi/ Fotografia referenziale/ Fotografia mitica/ Fotografia sostanziale/ Fotografia obliqua/ Strategie fotografiche
 Riferimenti bibliografici
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27 ottobre 2018

in libreria

Giorgio Fabre 
Il censore e l'editore. Mussolini, i libri, Mondadori
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano, 2018, pp. 525.

Descrizione
La censura libraria fascista seguì un percorso incerto e contrastato rispetto ad altri tipi di controllo culturale, come quello su giornali, cinema, teatro e università. Solo in un secondo tempo, nel tentativo di plasmare l’opinione pubblica in senso nazionalista, razzista e bellicista, Mussolini si impegnò in prima persona nella creazione di un sistema di censura accentrato, pervasivo e articolato. Almeno fino al 1934, però, affrontò numerosi ostacoli di natura burocratica e diplomatica, e ancor più ostica si rivelò l’interazione con il mondo editoriale, un settore privato che contava già su un pubblico ampio e dai gusti raffinati. Ricco di molta documentazione inedita, questo libro offre una rilettura sorprendente di quell’evoluzione e del suo impatto sulla cultura e sull’editoria italiana, e indica anche quale fu l’intreccio tra le vicende della censura fascista e quelle della più importante casa editrice italiana, la Mondadori, il cui «sistema culturale» mostrava un profilo internazionale talvolta indigeribile per il duce. Mussolini fu solito dedicare moltissimo tempo non solo a valutare possibili sequestri e proibizioni, ma anche a indirizzare le pubblicazioni e le traduzioni, a offrire contratti, a lavorare i libri di suo interesse perfino da editor e correttore di bozze. Contro di lui, l’«editore» per eccellenza, Arnoldo Mondadori, difese l’azienda con straordinaria inventiva e un’attitudine pragmatica e camaleontica che spesso permise di aggirare di fatto le restrizioni del regime o di trarne addirittura vantaggio, smentendo le tesi spesso consolidate di una Mondadori allineata al fascismo. Concludono il volume 220 schede dettagliate su altrettanti libri e 170 autori Mondadori, coinvolti nella censura (tra loro Remarque, Faulkner, Zweig, Mann, Steinbeck, Vittorini, Moravia, Huxley, Simenon). Esse illustrano da un lato la pervicacia della censura, dall’altro la duttilità della casa editrice nel cercare di prevenirla rivedendo in modo opportuno testi, titoli e copertine, rimodulando le collane e tenendo «nel cassetto» le opere più scomode, in vista del crollo del regime.
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25 ottobre 2018

In libreria

Riccardo Cucchi
Radiogol. Trentacinque anni di calcio minuto per minuto
Il Saggiatore, Milano, 2018, pp. 272.
Descrizione
La voce di Riccardo Cucchi è stata il cuore di ogni domenica per circa trent’anni. Dalla sua postazione appartata, isolata in mezzo alla folla formicolante sulle tribune, ha riempito i nostri pomeriggi di emozioni narrando da testimone diretto decine di campionati, centinaia di partite, migliaia di minuti di calcio. In una notte d’estate ha gridato per quattro volte «Campioni del mondo», ed è iniziata la festa di tutti, da Berlino alle piazze di paesi e città dell’Italia intera. Attraverso il suo microfono ha accompagnato vittorie impossibili da dimenticare: la Champions League dell’Inter, lo scudetto travolgente della Roma, quello del riscatto bianconero nel 2012. Il segreto della sua voce è un paradosso: l’equilibrio perfetto tra passione ed eleganza, entusiasmo e riservatezza. Ecco perché Riccardo Cucchi ha confessato di essere un tifoso biancoceleste soltanto al termine dell’ultima radiocronaca, quando è stato abbracciato dal pubblico di San Siro come si fa con i grandi campioni e i grandi amici. Ed ecco perché diciassette anni prima, mentre annunciava lo scudetto della sua squadra, lo ha tradito una vibrazione sottile, una palpitazione che in pochi hanno saputo percepire fra le pieghe del suo annuncio: «Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000, la Lazio è campione d’Italia!». Oggi la voce che ha trasformato quegli attimi in racconto radiofonico, dando vita a una piccola epica dell’istante, abbandona il microfono e si riversa in un libro, ancora entusiasmante, ancora più intimo. Un libro che ci mostra come, a televisione spenta, la radio sappia trasformare lo sport in parola, ritmo, narrazione: perché la radio è il mondo, come lo immaginiamo noi. Radiogol è un memoir in cui scorrono trentacinque anni di calcio perduto e ritrovato e un autentico atto d’amore per la radio e i suoi protagonisti, da Enrico Ameri a Sandro Ciotti. Attraverso le sfide a cui ha assistito in prima persona, i ricordi di un’infanzia trasognata e gli incontri con fuoriclasse come Carlo Ancelotti, i fratelli Abbagnale e Diego Armando Maradona, Riccardo Cucchi ci sintonizza su un’epoca e un calcio che sono parte di noi. Minuto per minuto.
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24 ottobre 2018

In libreria

Daniele Giglioli
All'ordine del giorno è il terrore. I cattivi pensieri della democrazia
Il Saggiatore, Milano, 2018, pp. 269 (prima ed. 2007)
Descrizione
Dacci oggi il terrore quotidiano. Il terrore che è il rovescio della democrazia, il suo doppio segreto e insostituibile, il suo miglior nemico. Perché nulla come il terrore genera assetti politici, suscita desideri, costruisce identità e immaginario. Guerriglieri, folli isolati e fanatici religiosi; regimi autoritari che praticano la violenza di Stato e regimi democratici che ordinano bombardamenti o torture; aerei dirottati, camion dirottati, spari all’impazzata nei luoghi pubblici: sono il metronomo del presente, la mitologia giornaliera di una specie che si nutre di simboli come quella umana. Eppure nessuno si definisce terrorista: il terrorismo è sempre la violenza dell’altro. Eppure nessuna definizione permette di carpire la natura del terrore, perché non bastano la morte o la paura a distinguerlo da altre forme di violenza, e non basta il suo intento prettamente comunicativo, se è vero che in ogni violenza politica la vittima è il messaggio. Al centro del terrore c’è un vuoto, pronto a ricevere da noi impotenza e paura, violenza e desiderio, per restituire immaginario, identità e fantasmi. In una parola: mito. La letteratura cala i personaggi in quel vuoto. Non spiega cos’è o come funziona: ci mostra cosa succede ad abitarlo. Non chiarisce com’è fatto il terrore ma ci permette di profanare la sua sacralità, di farne esperienza lasciandoci indossare i panni del mostro. È quello che fanno gli autori attorno a cui si snoda All’ordine del giorno è il terrore, da Artaud a Ballard, da Dostoevskij a Updike, da Sade a Ellroy. Attraverso i loro testi, Daniele Giglioli decostruisce la più potente macchina narrativa contemporanea, mostrando come tra i suoi fumi sulfurei si celi l’impotenza del soggetto moderno, la fragilità dei nessi sociali, l’estromissione dell’individuo dalla sfera pubblica. Il terrorista è uno di noi: uno spettatore, un escluso. Questo sembra dirci il killer per caso, l’emarginato Oswald in Libra di Don DeLillo, finalmente inquadrato dalla telecamera nel momento della morte: «Requisito nel cielo senza atmosfera della gloria mediatica, il suo quarto d’ora di celebrità durerà in eterno».
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22 ottobre 2018

In libreria

Giancarla Vanoli
Nella terra di mezzo
Cinema e immigrazione in Italia 1990-2010

Meltemi, Milano,  2018, pp. 330.

Descrizione
Tre diverse generazioni di registi si confrontano, tra il 1990 e il 2010, con un tema fino ad allora privo di modelli narrativi di riferimento, ma sentito come adatto a riallacciare i fili della migliore tradizione cinematografica italiana. Ne deriva una rappresentazione del fenomeno migratorio condizionata da fattori biografici oltre che culturali, attraverso la quale è possibile individuare alcuni elementi determinanti nell'evoluzione della società e del cinema stesso. Dallo specchio del confronto con l'"altro" straniero emerge un ritratto di quel particolare ventennio, che coincide con la trasformazione del paese da terra di emigranti a meta d'immigrazione, oltre che con il cambiamento radicale dei
sistemi di produzione, trasmissione e fruizione della cosiddetta cultura di massa

21 ottobre 2018

In libreria

Valentina Croce
Mi piace! La ricerca del consenso ai tempi di Facebook
Meltemi, Milano,  2018, pp. 254.
Descrizione
Ha avuto ragione Warhol: abbiamo avuto tutti i nostri quindici minuti di celebrità. Facebook è divenuto il terreno su cui giocare la partita della nostra credibilità sociale, della fondatezza delle nostre opinioni, dei
nostri gusti, della nostra esistenza. Su quel palcoscenico ognuno è disposto
a cedere qualcosa di sé, della propria intimità o del proprio estro creativo
o intellettuale, affinché l'applauso del pubblico risuoni fragoroso. La ricerca del consenso è parte costitutiva di quell'Io social che è la derivazione virtuale dell'Io sacro moderno, che da Durkheim a Goffman è servito a spiegare l'ordine sociale e l'intersoggettività. La sacralità dell'Io resta l'unico collante rituale, il residuo liturgico di un lungo processo di laicizzazione delle nostre visioni del mondo. Ma il culto dell'individuo su Facebook si esaurisce nella spettacolarizzazione oppure la non compresenza fisica introduce nuovi rituali interazionali? Il volume, attraverso la microsociologia di Erving Goffman, analizza proprio le strategie di rappresentazione che ogni utente deve effettuare per tenere alte le luci della ribalta e per essere credibile nei panni di se stesso.

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19 ottobre 2018

Genova in libreria

La Democrazia Cristiana a Genova 1943-1993
a cura di Enrico Baiardo
Erga, Genova, 2018, pp. 330.
Descrizione
Attraverso documenti in parte inediti, questo volume ripercorre per la prima volta la storia della Democrazia cristiana genovese, un partito che a partire dal 1951 ha governato la città per trent’anni (e l’Italia per mezzo secolo, ininter­rottamente). Il periodo analizzato prende inizio durante la guerra mondiale e si conclude dopo cinque decenni. Di questo arco di tempo il libro ricostruisce vicende e protagonisti: le scelte e le alleanze politiche della Dc, l’azione dei suoi tre sindaci, il passaggio all’opposizione, il ritorno al governo locale sino all’epilogo dei Novanta con lo scioglimento del partito. Insieme, la presenza nella scena nazionale dei ministri Paolo Emilio Taviani e Giorgio Bo, del presidente degli industriali italiani Angelo Costa, del cardinale Giuseppe Siri, il “papa mancato”. Sono infine descritti la rappresentanza sociale democri­stia­na, i legami con l’associazionismo cattolico, con la Cisl, con le categorie economiche; nonché la dimensione del consenso, in voti e iscritti.

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17 ottobre 2018

In libreria


Carlo Emilio Gadda 
Norme per la redazione di un testo radiofonico
a cura di Mariarosa Bricchi 
Adelphi, Milano, 2018, pp. 56.
Descrizione
Che i più dignitosi accademici chiamati, negli anni Cinquanta, a collaborare al Terzo Programma Rai abbiano avuto un sussulto nel leggere l'opuscolo di norme redazionali allegato alla lettera-contratto non stupisce. Con una fermezza sotto la quale fremeva un'esplosiva ironia, li si invitava a bandire il tono dottrinale e l'esibitivo «io», incisi e litoti a catena, vocaboli antiquati o tecnici e mostruose forme verbali (come l’indigesto svelsero). Non potevano sapere che l'autore di quell'opuscolo era il più sovversivo degli scrittori italiani, per una volta nelle vesti di ligio e irresistibile anti-Gadda.
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15 ottobre 2018

La vita non è uno scherzo

"La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia."
Nazım Hikmet 

In libreria

Tito Vagni
Abitare la tv. Teorie, immaginari, reality show
FrancoAngeli, Milano, 2017, pp. 218.
Descrizione
Questo libro è un viaggio originale e sorprendente sul rapporto tra spettatori e televisione; un percorso non strettamente cronologico alla continua ricerca dei "caratteri distintivi" di questo medium. Il ricorrere di concetti come spazio, trasparenza, tv verità porta fino al reality show, linguaggio specifico della televisione generalista e momento originario delle forme comunicative dei social media contemporanei. Attingendo a una bibliografia poco frequentata e integrandola costantemente con opere letterarie e cinematografiche, il testo conduce il lettore verso un'idea di televisione come forma culturale. La TV non è, infatti, intesa solamente come strumento d'informazione o d'intrattenimento, ma come fabbrica d'immaginari, capace di plasmare forme di vita nuove in maniera indiretta. Una televisione come esserci, che conduce lo spettatore oltre la frontiera dello schermo, accendendo le luci della ribalta sulla sua vita ordinaria. Le analisi del tronista, di Fabrizio Corona o dei talent show come Amici o X Factor vanno al cuore della civiltà delle immagini svelando perché apparenza, cinismo, celebrità, relazione sono parole chiave che cristallizzano processi storico-sociali di lungo periodo e, allo stesso tempo, rappresentano alcune delle principali chiavi di lettura del presente.
Indice
Prefazione di Alberto Abruzzese,
Introduzione
La televisione delle origini
(La "scuola italiana" di studi sulla TV; La televisione come messaggero e come esserci; Il coefficiente visivo; Il linguaggio del piccolo schermo; Lo specifico televisivo tra "paleo" e "neo" televisione)
Protostoria dello spazio televisivo
(Spazio, rappresentazione, simulazione; I silents movies di Andy Warhol e il pubblico come protagonista; Il drive-in tra mobilità e distrazione; Il Rumore bianco della TV; La televisione come doppio del mondo: Regno a venire, The Truman Show, Matrix)
Funzionamenti e immaginari della reality TV
(Il reality show come specifico televisivo; Dal cielo alla terra: i divi del cinema e le celebrità televisive; Fenomenologia del tronista; La logica dell'apparenza; Fabrizio Corona e la televisione del suo tempo)
Il reality show si è fatto mondo
(Il reality in una prospettiva archeologica; Del vedere e dell'essere visti; Dalla gloria all'onore; I talent show, la fabbricazione del divo e l'amatore)
Bibliografia.
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10 ottobre 2018

In libreria

Anna Maria Mozzoni 

La liberazione della donna
Introduzione di Donatella Alfonso – Prefazione di Fiorenza Taricone
Edizioni All Around, Roma, 2018, pp. 240. 
Descrizione

Giornalista, scrittrice, attivista dei diritti civili, Anna Maria Mozzoni fu la voce più forte nel chiedere, tra Otto e Novecento, pari diritti politici e sociali per le donne italiane, e quindi precorritrice dei movimenti femministi.: "Il mio lavoro, siccome diretto all’utile vostro materiale e morale, e tendendo ad affermare il vostro individualismo, era d’uopo cominciasse per mostrarvi quali siete e non attraverso le lenti della opinione”. Anna Maria Mozzoni ha 27 anni quando, nel 1864, pubblica La donna e i suoi rapporti sociali: per lei, ardente mazziniana, la speranza è che il Risorgimento politico sia anche – e finalmente – una rinascita delle donne in Italia. Una donna all’avanguardia, Anna Maria: tiene conferenze, traduce, scrive (“Che fa la penna in mano ad una donna se non serve alla sua causa come a quella di tutti gli oppressi?”), si impegna con i socialisti sulle tutele del lavoro, specialmente femminile; la sua battaglia, combattuta per tutta la vita, è per il diritto al voto delle donne; conquistato solo 26 anni dopo la sua scomparsa.
Anna Maria Mozzoni nasce a Rescaldina, alle porte di Milano nel 1837. Dai genitori, un padre fisico e matematico e una madre dell’alta borghesia milanese, che la alleva nel libero pensiero, ottiene le basi di un’educazione aperta. Giornalista e scrittrice, autrice di saggi, conferenze e traduzioni, impegnata politicamente, muore a Roma nel 1920.
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08 ottobre 2018

In libreria


Antonella Pocecco
Il prisma della memoria. Cultura, identità e mass media
Franco Angeli, Milano, 2017, pp. 132.
Descrizione
L'interesse per le dinamiche e i processi della memoria collettiva è oggi testimoniato da numerosi fattori convergenti, per cui il passato assume un inedito carattere di attualità in grado di condizionare pesantemente il presente. L'attuale memory boom è comprensibile rilevando come la memoria sia un fattore cruciale nella definizione delle identità e delle culture, in grado di permettere all'attore sociale - sia esso individuale o collettivo - di collocarsi e riconoscersi nel tempo e nello spazio. Declinata in modo peculiare nei differenti contesti socio-culturali, la tendenza a ristabilire la continuità con il passato, a preservarne e far conoscere le vestigia memoriali e materiali, spesso si accompagna alla volontà di riportare in superficie memorie negate, oppure relegate nei coni d'ombra delle meta-narrative pubbliche. Riferite ad alcuni casi specifici, le riflessioni contenute nel volume si rifanno sostanzialmente al dualismo senza memoria/abuso di memoria, nel tentativo di chiarire, all'epoca della mediatizzazione del ricordo, la complessità e le difficoltà del lavoro di memoria. Esso non può essere infatti relegato alla dimensione di semplice corollario scientifico, perché coinvolge la nostra stessa quotidianità: la memoria collettiva è come un prisma, in cui si riverberano immaginari, sensibilità, inquietudini sul presente e attese per il futuro.
Indice
Introduzione
La Grande guerra come memoria europea
(La pagina bianca; Dai luoghi della memoria ai nomi della memoria; Il diritto alla memoria)
La battaglia della memoria
(Reinterpretazione e riappropriazione; La battaglia della memoria; La politica della verità)
Memoria collettiva e identità nazionale
(Rituale collettivo d'espiazione o lavoro di memoria?; Quale dovere di memoria; La ricostruzione memoriale; Un dibattito civico e mediatico)
Memorie di una diaspora
(Una memoria silente; Pratiche di commemorazione e rimemorazione; Testimonianza versus privatizzazione del ricordo; Il futuro della memoria)
Conclusioni
Bibliografia di riferimento
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04 ottobre 2018

In libreria

Giuseppe Riva
Fake news. Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità
Il Mulino, Bologna, 2018, pp. 200.
Descrizione
Con l’avvento dei social media è scomparso il solco che divideva mondo reale e mondo virtuale, consentendoci di identificarli abbastanza nettamente. Oggi quello che troviamo on line è un mondo post-verità, al cui interno le notizie deliberatamente false o distorte sono usate per orientare anche in maniera significativa le decisioni individuali, soprattutto in relazione allo scontro politico e alle scelte elettorali. Fake news è solo un nuovo modo per definire i processi di disinformazione che da sempre sono presenti nella sfera pubblica? Diversamente, quali sono i meccanismi tecnologici e psicosociali che hanno permesso la nascita e la diffusione di questo fenomeno? Dove nascono le fake news? E come possiamo difenderci?
*Link all' Indice del libro
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03 ottobre 2018

In libreria


Piero Damosso
Giornalismo dell’alba
Storie, responsabilità e regole per un’informazione di dialogo
Con le testimonianze di Ezio Mauro, Enrico Mentana e Mario Calabresi

Edizioni San Paolo, Alba, 2018, pp. 192.
Descrizione
Il punto di partenza di questo contributo è che il giornalismo non è morto, a maggior ragione di fronte alle fake news: il giornalismo riuscirà a vincere questa sfida e, in forme nuove, resisterà come fonte di conoscenza, dialogo, impegno civile, sociale, culturale. Perché l’autonomia si fonda sulla libertà e sulla capacità di un racconto aggiornato di storie. Sollecitato, in particolare, dalla rivoluzione spirituale e “nella carne” di papa Francesco, Damosso affronta il tema del “fare notizia” fondandolo sulla ricerca della verità, sul bene, sulla democrazia e sul giornalismo autentico, documentato e aperto all’amore di Dio nella realtà. Nessuno di noi può fare a meno dell’informazione, soprattutto al mattino per camminare nel nuovo giorno, consapevoli degli eventi e di una luce di speranza. “Il Giornalismo dell’alba è la dimostrazione che la realtà del fare informazione, basandosi sui fatti, vincerà sull’informazione fondata solo sulle opinioni”.
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01 ottobre 2018

Fondare giornali

"L'ambizioso fonda un giornale o per difendere un sistema politico al cui trionfo è interessato, o per ridiventare un uomo politico facendosi temere. L'uomo d'affari vede in un giornale un investimento di capitali i cui interessi gli sono pagati in influenza, piaceri e qualche volta denaro."
Honoré de Balzac


*H. de Balzac, Monografia della stampa parigina, 1843.


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