Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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21 maggio 2020

Priorità

In questi mesi non abbiamo mai sentito un imprenditore, un commerciante, un professionista, un preside, un politico, un sindaco lanciare la proposta di fare scuola in ogni modo possibile nei mesi estivi con tutta l'inventiva di cui gli italiani sarebbero capaci? Nessuno, proprio nessuno. L'economia è la priorità, il turismo è la priorità, l'outlet da intasare è la priorità ma non la scuola, non l'istruzione, non la formazione così necessaria per la buona economia, così necessaria per il ben-essere di una società intera. La scuola no. La scuola può aspettare, la scuola è rinviabile e magari potrà proseguire da settembre a distanza. Di fronte a questa "dimenticanza", dovrebbe scattare quel "potere dei senza potere", che è il titolo del magnifico libro di Vaclav Havel, che proprio si dovrebbe far leggere a scuola (anche ai docenti): coinvolgere bambini e adolescenti in una straordinaria esperienza sul campo di educazione civica con la più impensata delle utopie.
Per questo l'estate 2020 richiede a chi crede nella urgenza della scuola una straordinaria prova di Volontariato per fare lezione ovunque sia possibile, in ogni modo possibile, con creatività e passione, per svegliare le coscienze e rendere ben visibile la priorità dell'istruzione, al di là di ogni altro interesse. Possiamo trasformare questa emergenza in una straordinaria lezione di etica pubblica. In Italia ci sono tre mesi, giugno, luglio e agosto, pieni di luce e di sole, pieni di spazi all'aperto, sale pubbliche e private tutte da occupare per fare scuola a piccoli gruppi nel rispetto delle regole sulla distanza fisica (non sociale) con modalità in presenza docenti, bambini e ragazzi. In qualsiasi luogo è possibile attrezzare un'aula con sedie e tavoli e una lavagna (basta una lavagna per fare una lezione coinvolgente!). Questa dovrebbe essere la vera invenzione-rivoluzione: mille, diecimila, centomila  “aule” nelle piazze, nei giardini pubblici, nei parchi, nelle scuole, nei musei, nei teatri, al mare, in montagna, nelle città, oasi dell'apprendimento dove l'insegnare sia la grande lezione per la politica che risolve il problema scuola rimuovendolo.
Marina Milan
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12 maggio 2020

In libreria

Fabio Paglieri, 
La disinformazione felice. Cosa ci insegnano le bufale
Il Mulino, Bologna, 2020, pp. 256.
Descrizione
Elefanti nani, inesistenti regni medievali, parodie politiche scambiate per vere, panzane virali e dibattiti privi di senso sui social media. Le bufale un tempo erano oggetto di curiosità, bizzarri orpelli della credulità umana di cui discutere fra il serio e il faceto. Oggi causano allarme sociale, come ci dimostra la cronaca recente: la baraonda digitale prodotta dal diffondersi di un’epidemia può minare alla radice i tentativi di combatterla, o al contrario facilitare una risposta collettiva sensata ed efficace. Perché la disinformazione online è soprattutto il sintomo di cambiamenti radicali nelle nuove tecnologie di comunicazione. Convivere felicemente con tutto questo è possibile, e persino necessario. Per farlo, bisogna considerare le bufale non spazzatura di cui sbarazzarsi, ma piuttosto fantastici laboratori su cui affinare le nostre competenze. Una proposta originale per orientarsi meglio nella nuova ecologia dell’informazione.

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