Il giornalismo è in crisi? Chiusura di testate, licenziamenti in massa e tagli all'editoria fanno pensare decisamente di si. La risposta di Sergio Maistrello, giornalista professionista e docente a contratto presso l'Ateneo di Trieste, non è di quelle scontate, anzi è una vera e propria scossa elettrica: “Non c'è stato mai momento migliore per essere giornalisti” sentenzia l'autore parafrasando Mark Briggs. Il saggio di Maistriello infatti sta a dimostrare proprio questo assunto. Le potenzialità del web, le sue dinamiche reticolari e orizzontali permetterebbero un riorientamento del giornalismo senza pari. A condizione che il giornalista abbia la consapevolezza di rappresentare un inedito“narratore multimediale, costruttore di comunità, selezionatore affidabile di destinazioni, animatore di reti collaborative”, sfruttando l'opportunità di interagire direttamente con il proprio pubblico, senza limiti di spazio e tempo, di divenire all'interno della rete un vero e proprio nodo fra i nodi.
Prima di arrivare a questa conclusione l'autore nella prima parte del saggio ci da una rapida ed efficace spiegazione di come funzione esattamente la rete, le sue applicazioni, la nuova frontiera dei blog e dei social network (da Facebook a Twitter passando per Myspace e Youtube). Come lo stesso cittadino attraverso questi semplici mezzi possa diventare esso stesso fonte di notizie: è il caso del blog della madre di Stefano Cucchi o la vicenda del cittadino-reporter che per primo attraverso la sua pagina facebook riuscì a condividere le foto dell'incendio nella stazione di Viareggio nel 2009. Ma anche la politica può trarre vantaggi da queste nuove grammatiche: si pensi alla campagna elettorale di Barack Obama per le ultime presidenziali americane e al suo uso innovativo dei social network per essere sempre più vicino ai potenziali elettori.
Dopo questa ampia e scorrevole mappa dei nuovi media è il turno nella seconda parte del lavoro delle implicazioni sul giornalismo tout court. Le esperienze di grandi quotidiani internazionali, dal "Washington Post" al "Wall Street Journal", dal "Daily Telegraph" al "New York Times", tra resistenze e innovazioni, tra integrazioni di redazioni e sinergie tra rete e carta, sono accuratamente descritte e documentate con chiarezza. Se queste testate si sono dovute adattare alla situazione vivendo ancora dei difficili periodi di transizione, non mancano al contrario i progetti nati proprio da questo nuovo modo di fare giornalismo, caratterizzato in particolare dall'abbandono del contenuto generalista a favore della iperspecializzazione economica e commerciale. Politico, ProPublica, Global Post, BNO sono solo degli esempi, negli Stati Uniti in particolare, di queste nuove tendenze, ancora ingiudicabili negli effetti ma dalle enormi potenzialità.
Nel complesso il libro di Maistrello si può senza dubbio consigliare a chi ha voglia di farsi una mappa chiara ed esaustiva dei nuovi media e delle sue intime relazioni con la professione giornalistica accettando il giudizio di fondo sinceramente positivo e ottimistico dell'autore per questi processi. Lo eviti invece chi intravede più rischi (poca cura e selezione delle notizie, dispersione, mancanza di qualità, talvolta manipolazione e aperta disinformazione) che vantaggi nell'abbraccio fatale tra rete e giornalismo.
Salvatore Gaglio
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Sergio Maistrello
Giornalismo e Nuovi Media.
L'informazione al tempo del citizen journalism
Milano, Apogeo, 2010, 228 pp.
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