Dopo "Vieni via con me", ecco tornare il connubio Fazio-Saviano. Lo hanno fatto con una trasmissione intelligente, pungente ma corretta. Lo hanno fatto su La7, ennesimo schiaffo a quella Rai controllata e controllante. Ieri sera il primo appuntamento, sta sera e domani gli altri due.
Lo studio di Quello che (non) ho è un'ex officina dove si aggiustavano treni, quasi a voler indicare una partenza, una direzione precisa. Ma contraria. I personaggi intervenuti avevano il compito di raccontare l'Italia, scegliendo una parola: Pupi Avati e il suo "sempre" nostalgico e malinconico (lui è immenso, davvero), Travaglio e Lerner, duellanti nello scontro "politica-antipolitica", Paolo Rossi e la sua confusa ma centrata interpretazione della "finanza", il "pomodoro" di Sagnet, Luciana Littizzetto che con l'arma dell'ironia fa a pezzi gli "uomini che odiano le donne", Gramellini e la storia della "forza".
Questa è la tv che piace. Senza orchestre sinfoniche, senza bombardamenti di immagini, senza gambe volanti che riempiono i tempi morti.
Toni pacati, intelligenza intellettuale: vita, poesia, cronaca, crisi. E De Andrè in sottofondo.
Logiche diverse, logiche possibili.
Irene Salinas
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