09 aprile 2013

I danni dell'analfabetismo di ritorno

Sembrerebbe seriamente assurdo pensare che in un’ epoca in cui  la comunicazione scritta (articoli, slogan, SMS, e-mail, chat, post, hashtag) prevale su quella orale, vi siano persone incapaci di comprendere tali messaggi, e la situazione andrà peggiorando sempre più in quanto le innovazioni tecnologiche non sembrano voler pazientare per dar tempo a tutti di stare al passo. D’altro canto non si può neanche negare a coloro i quali si nutrono di tecnologia, di sperimentare e provare tecniche di comunicazione sempre più immediate, sempre più accurate. Il problema maggiore nasce quando a non essere compresi non sono solo i moderni modi di fare comunicazione scritta, ma la comunicazione in senso stretto, la “commuico” latina: mettere in comune, far partecipe.  Dall’articolo emerge benissimo la gravità della questione, emerge quanto sia pericoloso vivere in una società dove a causa dell’analfabetismo galoppante, l’opinione pubblica è impedita nel formarsi la sua “opinione”. Ecco quindi che non solo si avrà una società non formata, ma ancor peggio una società non informata.
Trovare la soluzione al problema non è semplice in quanto la piaga dell’analfabetismo riguarda un panorama eterogeneo, di conseguenza andrebbero adottati metodi differenziati. Uno però potrebbe essere il metodo per eccellenza: invertire il classico paradigma del genitore che ha qualcosa da insegnare al figlio, e prendere coscienza che la “i-generation”  ha molto da insegnare, ma cha a sua volta ha l’obbligo di maneggiare con cautela gli strumenti informativi che ha a disposizione, facendone un uso produttivo ed intelligente. 
Ilaria Vitiello

Nessun commento:

Posta un commento