In un’arena politica dai toni
accesi e spregiudicati, il giornalismo si presenta inevitabilmente come
specchio di un confronto bipolare dalla vis polemica intensa. Esercito di carta offre una visione puntuale
del panorama informativo italiano e tenta di farlo con un certo grado di
obiettività.
Si parte da quella che è
percepita nel nostro Paese come una verità assoluta e cioè che tanto la carta
stampata quanto il mezzo televisivo non possano esimersi da una scelta di
campo: le ragioni risiedono in parte nella convinzione che l’imparzialità sia
un’utopia; in parte sembrano rispondere a una logica di sopravvivenza nei
confronti della disaffezione del pubblico. L’ipotesi che schierarsi paghi di
più nel nostro Paese trova conferma nell’unica realtà editoriale che abbia
avuto successo negli ultimi anni: il Fatto Quotidiano. Giugliano e Lloyd non
mancano di essere critici nei confronti dell’approccio di Padellaro e della sua
squadra. L’antiberlusconismo è la ragione del successo editoriale del Fatto e
potenzialmente sarà la causa di un prossimo declino quando si entrerà nell’era
post-berlusconiana.
In realtà anche il filo
conduttore dell’analisi di Giugliano e Lloyd è, come prevedibile e anche un po’
scontato, Berlusconi: l’ascesa al potere, il carisma giustamente riconosciutogli
e l’impero mediatico di cui dispone, sono alcuni degli aspetti che mettono in
luce la figura di questo imprenditore della politica. Dal
punto di vista giornalistico, Berlusconi è il principale fautore dello scontro
bipolare che è sotto i nostri occhi.
E' indubbio che il suo potere si
sia consolidato attraverso il mezzo televisivo. Non a caso i due autori
dedicano ampio spazio alla RAI, al problema sempiterno della lottizzazione e dell’indipendenza
di quella che sembra essere non la televisione degli italiani ma dei politici.
La parentesi secondo molti più cupa è quella della direzione Minzolini al TG1:
in quel periodo la parzialità del telegiornale sprofonda quasi nel ridicolo,
fino all’omissione di alcune notizie o di alcuni dettagli fondamentali. E’ il
periodo degli editoriali di Minzolini che non scioccano in quanto tali (la
tradizione era stata iniziata dal suo predecessore Gianni Riotta) ma per il
contenuto eccessivamente di parte.
L’omologazione di RAI e Mediaset in
chiave filogovernativa ha però favorito la comparsa di realtà nuove che sono
andate a soddisfare il bisogno inespresso di un’informazione meno faziosa: è il
caso di SKY Italia e del TG di La7 condotto da Enrico
Mentana.
L’ultima parte del libro è
dedicata a Internet: sono citati i blog più importanti del panorama
italiano da Piovono Rane, a Linkiesta e Lettera43. In molti casi
la considerazione è che si tratti di eccellenti start-up alle prese con
difficoltà enormi per riuscire a stabilizzarsi sul piano economico.
Il merito più grande dei blog, in
Italia come altrove, risiede comunque nel tentativo di rompere con i vecchi
modelli di giornalismo. Questo è vero soprattutto con riferimento al
giornalismo economico-finanziario che nel nostro Paese non è caratterizzata da
una particolare imparzialità. Casi esemplari sono Noise from America e La
Voce anche se riguardano nicchie di mercato.
In conclusione, Eserciti di carta è un libro adatto a
chiunque voglia approfondire il legame tra politica e media nel nostro Paese.
Tra la crisi della carta stampata e il diffondersi virale della Rete è certo
che, come nelle altre democrazie occidentali, il mondo dell’informazione in
Italia stia già vivendo un processo di cambiamento inarrestabile. Sta al
giornalista, dicono Giugliano e Lloyd, non guardare con troppa malinconia al
passato e abbracciare finalmente il futuro. Un futuro che offre più opportunità
che vicoli ciechi se si ha il coraggio di aprire gli occhi.
Michele Archinà
Ferdinando Giugliano - John Lloyd
Eserciti di carta. Come si fa informazione in Italia
Milano, Feltrinelli Editore, 2013, 283 pp.
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