Il libro I fondamenti del
giornalismo elaborato dai due
giornalisti americani Bill Kovach e Tom Rosenstiel è un'attenta analisi del
mondo dell'informazione che prende il via da uno studio sul settore iniziato
nel 1997. Lo scopo di tale ricerca, compiuta attraverso numerosi sondaggi e
interviste sia a giornalisti di professione sia a persone comuni che fruiscono
varie tipologie di media, era quello di riuscire a elaborare una sorta di
decalogo sulle leggi alla base del buon giornalismo. Il libro, benché pubblicato in Italia nel 2007, resta un vademecum
utile a chi è chiamato a svolgere questa attività in maniera professionale, ma
anche una guida per tutti i lettori, più o meno attenti, affinché sappiano
orientarsi nel vasto mondo delle comunicazioni, così da poter discernere il
buon giornalismo da quello meno buono.
I due autori presentano anzitutto il concetto del cosiddetto istinto di consapevolezza come quel bisogno, intrinseco a ogni essere umano, di
avere informazioni al fine di poter vivere e convivere serenamente, con sé
stessi e con gli altri. È per questo che la società moderna ha istituito il
concetto di giornalismo come mezzo di diffusione di informazioni, perché
proprio queste ultime sono in grado di determinare la qualità della nostra vita
influenzandone idee, pensieri, cultura. In un mondo dove la “fame di
conoscenza” e la necessità di informazioni sono sempre più presenti e diffuse
nella società, l'informazione, invece, si trasforma in intrattenimento: ciò che
in gergo viene identificato come infotainment
(information and entertainment). È come se a fronte di una richiesta di
notizie di primo livello da parte della comunità, il giornalismo sapesse
rispondere solo con del mero gossip. Ecco, dunque, che il sistema
dell'informazione si mostra in tutto il suo paradosso; a dimostrazione che
anche le notizie spesso sono chiamate a rispondere dei margini di profitto
dell'azienda editoriale cui sono sottoposte.
È innegabile il fatto che ogni sistema editoriale, e conseguentemente
anche quello dell'informazione, sia legato alle stessi leggi economiche che
permeano qualsiasi altro mercato. Lo scopo primario del giornalismo però è, e
rimane, quello di fornire ai cittadini notizie utili a creare le proprie
libertà e ad accrescere la propria educazione affinché possano poi essere in
grado di generare comunità democratiche. Parte proprio da questo aspetto
centrale l'analisi critica che Kovach e Rosenstiel elaborano. La necessità di
servire il più vasto e diversificato pubblico possibile, insieme alle leggi
economiche che permeano il mondo dell'editoria e che hanno già spinto molti
media a optare, appunto, per l'infotainment
non rischiano di diventare una vera e
propria minaccia all'autonomia dell'informazione che, invece, dovrebbe
rappresentarne il punto di partenza? Ecco, dunque, che i due giornalisti si
trovano a dover accuratamente riflettere sulla lenta, ma inesorabile, deriva
che il giornalismo americano (e non solo) sta vivendo da qualche anno a questa
parte. Una deriva che hanno cercato di arginare tracciando le linee guida
dell'attività giornalistica; ovvero i suoi fondamenti.
La prima legge che i due autori menzionano come alla base di una
corretta attività giornalistica è quella della verità. Essa
è fondamentale per il cittadino che si serve della notizia per riflettere sulle
proprie idee e crearsi una specifica idea del mondo. Verità che
si lega a doppio filo con un altro principio centrale: la lealtà verso il cittadino. Il giornalista, dunque, è chiamato a svolgere il ruolo
di garante della veridicità dei fatti nei confronti della comunità cui
trasmette informazioni, e deve farlo
anzitutto perché si tratta di un obbligo sociale verso i fruitori e, in
secondo luogo, per mantenere la propria credibilità di professionista, nonché
quella della propria testata. Credibilità che deve essere mantenuta tale anche
grazie alla responsabilità verso la
propria coscienza, un obbligo,
questo, di portare avanti la cultura dell'onestà, talvolta andando anche contro
le direttive del direttore della
testata o, addirittura, dell'editore.
Il nuovo modello di giornalismo è permeato da fattori “pericolosi” come
il continuo ciclo di informazioni in evoluzione, cui i giornalisti sono
chiamati a rispondere con l'elaborazione di notizie sempre più in tempo reale
̶ fattore tipico del mezzo di internet ̶ e che portano a
prediligere la velocità piuttosto che la qualità (il che va tutto a discapito
del lettore). Così come il problema dell'aumento di potere delle fonti di
informazioni su quello dei giornalisti stessi o la fine di un accurato gatekeeping (processo
di filtraggio delle notizie) che lascia sempre più margine di avanzamento al
puro gossip, che tra l'altro è in grado di ampliare il bacino dell'audience,
rispetto a una buona e necessaria cultura della cronaca. Questi sono tutti
fattori di cui Kovach e Rosenstiel sono perfettamente consci e a cui cercano di
controbattere sottolineando i veri valori del giornalismo.
Ecco quindi che al rispetto della verità, alla lealtà verso il cittadino e alla responsabilità
verso la propria coscienza, il
giornalista deve garantire al pubblico: indipendenza
dalle fonti di cui si serve e dal controllo di qualsiasi potere esterno, così come la possibilità di avere libero accesso alle notizie e ai documenti delle
autorità tali da poter liberamente
riferirne all'opinione pubblica. I due autori sostanzialmente puntano sul
sottolineare che il giornalismo deve basarsi sulla sintesi, la verifica, e una
fiera indipendenza che punti a soddisfare il pubblico interesse prima ancora
del profitto privato.
A distanza di 16 anni le proposte deontologiche di questo libro restano valide e possono riconciliare molti lettori critici con il mondo dell'informazione. Kovach e Rosenstiel dimostrano, infatti, che il buon giornalismo non è morto, tutt'altro. Sta solo vivendo un periodo di crisi economica e di valori; questo però non significa che non possa rinnovarsi per mantenersi al passo con i tempi e contemporaneamente mantenere saldi i suoi principi. Questi, dunque, sono i Fondamenti
del giornalismo, ovvero tutto ciò che i giornalisti dovrebbero sapere e il
pubblico dovrebbe esigere.
Valentina Vettori
Bill Kovach, Tom Rosenstiel
I fondamenti del giornalismo.
Ciò che i giornalisti
dovrebbero sapere e il pubblico dovrebbe esigere.
Torino, Lindau,
2007, 293 pp.
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