Viviamo in un regime di libertà controllata.
La parola “genocidio” provoca sconcerto a molti. La parola
“differenza” risulta sempre più incompatibile con le attuali polemiche
politiche.
Il genocidio di massa che si sta perpetuando ogni giorno nei
nostri mari, non basta a far scuotere le teste dei potenti. E nemmeno quelle
dell’opinione pubblica.
A migrare verso terre ignote non sono solo i milioni di
profughi in fuga dalle guerre, dalle violenze, dalla fame. Migra anche la
nostra capacità di discernere cosa sta capitando intorno a noi. In poche
parole, migra la nostra coscienza di esseri umani.
Esiste la libertà di essere “diversamente” liberi?
Se il vertice straordinario di Bruxelles fosse stato
convocato su un vecchio gommone al largo della Libia, forse, le decisioni sul
come affrontare la tragedia umanitaria che ci sta coinvolgendo sarebbero state
molto diverse. Probabilmente qualcuno degli insigni partecipanti al vertice,
impeccabile nella sua giacca e cravatta, si sarebbe reso conto che in mezzo al
mare fa parecchio freddo e si fanno sentire pure la fame e la sete. Sarebbe
stato più facile per loro signori intuire che chi affronta un viaggio del
genere non lo fa per turismo, ma per estrema necessità. Anzi, per disperazione.
Così come sarebbe parso ovvio che le innumerevoli peripezie affrontate dai
migranti nei giorni o mesi precedenti sono il frutto di lunghe fatiche,
violenze subite, soprusi perpetuati. Si scappa. Si scappa e basta.
Si scappa da tutto l’orrore che porta con se la guerra. Si
scappa anche dalla stessa idea di disperazione. Si rincorre il sogno di una
dignità perduta. Si brama un futuro per i propri figli. Ma scappano anche i
governi dalle proprie responsabilità.
Sicuramente sul “gommone della speranza” ci sarebbe il tempo
di fare tutte queste considerazioni, mentre loro signori attendono con ansia lo
stimolo giusto per trovare una soluzione al problema. Nel frattempo, poco
importa a tali distinti signori se, in mare, in centinaia naufragano e muoiono.
Vite inutili, per loro. Vite senza memoria, schiavi in balia di mercanti privi
di scrupoli.
Forse, basterebbe un viaggio nel buio, di notte, in mezzo a
quel mare e la luce dell’accoglienza avrebbe un altro significato. Passerebbero
freddo e stanchezza. Su quel gommone potrebbe nascere l’Europa, la grande
comunità internazionale capace di cooperare per offrire solidarietà e
integrazione. Ma per nostra sfortuna il vertice straordinario di Bruxelles si è
tenuto in un grande e modernissimo palazzo, con tutti i comfort possibili, in
un clima tranquillo e rilassato.
Una riunione quasi conviviale fra vecchi amici dove
certamente nessuno rischiava la pelle.
Così si sono decise misure definite “straordinarie” per
affrontare l’emergenza, come il blocco navale, i bombardamenti dei barconi, la
lotta agli scafisti, ecc…
Ma di straordinario in questo vertice c’è stata solo la
totale indifferenza per chi in questo momento sta morendo. Laggiù, nel mare, su
uno sgangherato gommone. “Uomini come noi” ha detto Papa Francesco. Donne e
bambini come i tuoi. Semplicemente, persone.
Ecco che, mai come in questo momento, essere cittadini della
comunità europea vuole dire essere “diversamente liberi” dalle decisioni dei
vertici ordinari o straordinari. Diversamente capaci di cogliere questo momento
storico come una grande opportunità di crescita sociale e culturale.
Diversamente abili nel comprendere la differenza delle culture di questa gente
per esaltarne le peculiarità come un
valore. Per costruire una libertà diversa. Mentre per distruggerla basta
continuare con l’ipocrisia del minuto di silenzio in ricordo delle vittime.
Anna Scavuzzo
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