Mi sveglio la
mattina di lunedì 11 gennaio, apparentemente un giorno come un altro. Un nuovo
lunedì di studio e di lavoro. Il cielo è plumbeo su Genova, il termometro segna
12 gradi. Apro il mio portatile e clicco sul sito dell’ANSA, e mi rendo conto
che no, non è un giorno come gli altri. L’articolo in primo piano recita “Addio
al Duca Bianco Bowie”. Dalla Cnn al Financial Times fino ad Al
Jazeera, la notizia della sua morte si trova sulla homepage di
tutti i principali siti internazionali. Per chi come me è innamorato della
musica, appassionato di tutta la musica in tutte le sue sfumature, questo è un
giorno triste: una delle figure artistiche di maggiore successo della storia
della musica, “un artista rivoluzionario, poliedrico, inarrivabile ed
eclettico” (come lo definisce giustamente Veronica
Bolognese in un articolo pubblicato sul sito www.staycool.it) è morto nella notte dopo una battaglia di 18 mesi contro il
cancro. Solo tre giorni prima aveva compiuto 69 anni,
e nello stesso giorno era uscito Blackstar, il suo ultimo album,
che resterà il suo testamento.
David
Robert Jones (questo il vero nome) nasce a Brixton, Londra, l'8 gennaio 1947.
Il suo primo singolo, Can't help
thinking about me, viene pubblicato nel 1966 a nome di David Bowie e The
Lower Third. Nel 1967 avviene l'incontro cruciale per la sua carriera: quello
con Lindsay Kemp. Dall'artista apprende i segreti della teatralità, della
mimica, dell'uso del corpo, elementi fondamentali della sua personalità
artistica che si affermerà attraverso le sue numerose “personalità”. L'album The rise and fall of Ziggy Stardust and the
Spiders from Mars è un disco incredibile, venerato dai fan e non solo, che
racconta la storia del primo dei suoi alter ego scenici, Ziggy Stardust, un
extraterrestre bisessuale e androgino trasformato in rockstar che fa di Bowie
lo speaker della libertà sessuale. Ma
Ziggy è solo uno dei tanti personaggi interpretati dall’artista, da Aladdin
Sane ad Halloween Jack
al Duca Bianco, “una continua reinvenzione di sé stesso che gli ha permesso di
mostrare varie sfaccettature della sua arte nel corso della sua prolifica
carriera” (“E’ morto
David Bowie, il trasformista del rock”, Repubblica.it). Nel 1973, con uno straordinario concerto all'Hammersmith
Odeon di Londra, Bowie annuncia la fine di Ziggy Stardust. All'inizio degli
anni Ottanta è un mito, uno dei pochi artisti in grado di conciliare rock e
teatro, pop e avanguardia, ambiguità sessuale e arti visive, trasgressione e
letteratura.
“Dal
folk acustico all'elettronica, passando attraverso il glam rock, il soul e il
krautrock, David Bowie ha lasciato tracce che hanno influenzato tantissimi
artisti. Artista prolifico, non si è mai adagiato sugli allori del successo
continuando a sperimentare fino all’ultimo disco. Ha attraversato e inventato
generi anche molto diversi tra loro: dal beat al R&B bianco, dal glam rock
all'electro pop intellettuale al rock colto e raffinato” (“Addio a David Bowie, il
camaleonte del rock è morto a 69 anni”, Il Mattino).
Non
si fa mancare le incursioni nel cinema: dopo alcune piccole apparizioni arriva
al successo nel 1976 come protagonista del film di fantascienza L'uomo che cadde sulla Terra di Nicolas
Roeg. Tra le sue interpretazioni più note si ricordano Absolute beginners e Labyrinth
del 1986 fino Basquiat di Julian
Schnabel del 1996, dove interpreta il ruolo di Andy Warhol.
Nel
1997 viene quotato in borsa grazie all'emissione dei Bowie Bonds effettuata
offrendo a garanzia le royalties ricevute per i dischi venduti fino al 1993
(circa un milione di copie l'anno). Nel 2007 riceve il Grammy alla carriera e
nel 2008 viene inserito al 23º posto nella lista dei 100 migliori cantanti
secondo la rivista Rolling Stone.
Un
artista a tutto tondo che è già leggenda.
Silvia Marcenaro
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