Ho scelto di recensire questo libro di Marco Gasperetti dedicato agli scenari del Giornalismo 3D in quanto, già
dalla copertina molto esplicativa, mi sembrava interessante il possibile
confronto tra l'attività giornalistica “antica”, fatta con le macchine da
scrivere e pesanti cineprese, a quella attuale, molto dinamica e quasi
“tascabile”, a portata (forse) di tutti.
“La multimedialità e l'interattività hanno rivoluzionato profondamente
il giornalismo.
La metamorfosi tecnologica si è manifestata con grande impatto nei
giornali italiani alla fine degli anni Settanta e da allora non si è più
fermata.
Le principali tecniche di comunicazione sono state assimilate dal nuovo
paradigma e, insieme ai linguaggi multimediali, l'hanno arricchito. Oggi
possiamo considerare il giornalismo come un qualcosa di tridimensionale dove il
vecchio cronista, che utilizzava il linguaggio della scrittura, della
fotografia o del video, si è trasformato in un comunicatore che indistintamente
utilizza più codici” (Gasperetti, p. 5).
Per una più facile comprensione, potremmo dire che Marco Gasperetti ha
suddiviso il suo libro in tre parti.
Nella prima parte l'autore si sofferma a spiegare che cos'è la notizia e
cosa la rende tale.
Distingue la buona dalla cattiva notizia inserendo alcuni esempi e fa un
rapido riassunto sul come si debba scrivere una notizia partendo dalla regola
delle 5W fino ad arrivare a stilare una sorta di “Decalogo della chiarezza”:
dieci regole basilari per cercare di scrivere nel modo più comprensibile per
farsi capire dal maggior numero di
persone.
Il giornalista deve saper poi che ogni giornale è diverso e tratta
argomenti diversi, indi per cui, dovrà adattare un linguaggio più o meno
specifico a seconda di chi leggerà il giornale.
Prosegue classificando gli articoli in ben dodici categorie e pone
particolare attenzione all'aspetto dell'impaginazione e del lavoro grafico che
sta dietro ad una buona riuscita di un giornale.
La seconda parte del libro si concentra sull'importanza che ha la
comunicazione giornalistica.
L'insegnamento delle tecniche giornalistiche andrebbero insegnate già a
scuola. Si parla di una sostanza che permea le basi della società e dell'educazione.
Imparare a comunicare nel modo corretto, secondo l'autore, può essere un
fattore di crescita.
Nell'ultima parte del suo libro l'autore ci ricorda l'importanza per
un giornalista della deontologia professionale.
Dall'istituzione dell'Ordine (nei primi anni Settanta), sono state
redatte Carte dei doveri del giornalista e decaloghi di alto livello. Per
esempio quella sulla tutela dei minori o carte d'informazione a garanzia degli
utenti e degli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo.
La seconda parte di questa “rivoluzione tecnologica” in campo
giornalistico è avvenuta a partire dagli anni Novanta con l'affermazione
dell'età multimediale e con essa l'uso di testi, fotografie e video negli
articoli ipermediali.
La possibilità che abbiamo ora di essere interattivi, diventando allo
stesso tempo riceventi ed emittenti, sta aprendo nuovi scenari.
Ognuno infatti può realizzare un sito di comunicazione, un blog, o
"emanare" notizie sui social network ed essere "seguito" da
migliaia di persone (followers).
Tutto ciò impone di ampliare la conoscenza delle principali tecniche di
giornalismo ai non addetti ai lavori per trasmettere al meglio l'informazione e
la deontologia del buon comunicatore. Marco Gasperetti affronta questi temi e proietta il lettore verso un futuro prossimo:
quello del Giornalismo 4D. Si vedranno allora cittadini in grado di capire le dinamiche delle
notizie e loro stessi le racconteranno come cronisti "quasi
perfetti".
Greta
Repetti
Marco
Gasperetti,
Giornalismo
3D. La metamorfosi di una professione
ETS, Pisa, 2015.
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