Quando in Occidente i mass media
discutono di mondo arabo spesso usano l'immagine della donna arabo-musulmana
per rappresentare la regione nel suo insieme, facendola quindi diventare la
rappresentazione stessa della sua essenza immutabile, della sua cultura e del
suo sistema valoriale.
Come vengono rappresentate le
donne nei media arabi? Come si auto-rappresentano? Qual'è l'immagine delle donne
arabe che appare dai media arabi dopo le rivoluzioni?
È a queste domande che i saggi
pubblicati in questo libro provano a rispondere. Attraverso l'analisi di
programmi televisivi, siti internet, blog, pellicole cinematografiche,
vignette, graffiti, i diversi contributi del libro mostrano la condizione
femminile in particolare in Egitto, Tunisia e Marocco.
A due anni dallo scoppio delle
rivolte, ciò che appare è una pluralità di modelli femminili. Accanto a
programmi con telepredicatrici velate che educano alla devozione familiare,
alla modestia del corpo e all'empowerment femminile, ci si può imbattere grazie
a TV private in programmi che propongono modelli femminili opposti. Ci sono
numerosi canali arabi dedicati all'intrattenimento musicale, dove diversi
videoclip mostrano corpi ammiccanti, altri dedicati al cambiamento del look
ricorrendo anche alla chirurgia estetica, si pensi per esempio a Joelle.
A diversificare ancora i modelli femminili proposti dagli schermi televisivi
contribuiscono anche i personaggi delle soap opera (musalsalat)
provenienti per lo più dalla Turchia.
La pluralità dei modelli
femminili veicolata dai media arabi aumenta ancora se prendiamo in
considerazione i nuovi media che si sono affermati in maniera decisiva nel
periodo delle rivolte tra il 2011 e il 2012. In questi anni si assiste a uno
spiccato protagonismo femminile nel costruire la notizia. I nuovi media
permettono alle donne, che di solito non hanno facile accesso al dibattito
pubblico, di esprimersi e condividere opinioni ed esperienze in maniera libera,
finendo per operare un cambiamento di rilievo nella rappresentazione delle
relazioni di genere. In particolare Sara Borrillo prende in esame la differenza
di modelli femminili proposti dai media di Stato e da alcuni media digitali
animati dalla società civile progressista. Alcuni media digitali, come la
rivista Qandisha, diffondono un'immagine femminile indipendente e non
dogmatica.
Sebbene a due anni di distanza
dalle rivolte le donne continuino a soffrire, si registra una sempre crescente
pluralità di modelli femminili e una maggiore libertà di espressione delle
donne, come testimoniamo le esperienze di tantissime blogger tra cui Lina Ben
Mhenni candidata al Nobel per la pace nel 2011, o l'affermazione di donne in altri
ambiti quali la vignettistica grazie a pioniere del genere come l'egiziana Doaa
el-Adl.
La maggiore libertà di
espressione guadagnata dalle donne è però controbilanciata dalla difficoltà di
poter agire liberamente nello spazio pubblico e di vedersi riconosciuti pieni
diritti di cittadinanza nei paesi che hanno contribuito a trasformare. Siamo di
fronte a quello che viene chiamato paradosso di genere: anche se
l'immagine della donna sta cambiando, seppur tra molte difficoltà, le donne non
sono ancora riuscite a trasformare le dinamiche sociopolitiche dei nuovi Stati
nella direzione dell'uguaglianza di genere auspicata al momento dello scoppio
delle rivolte. In particolare Azzurra Meringolo mette a nudo il paradosso di
genere che attraversa l'Egitto, vale a dire l'esclusione delle donne dalle
istituzioni e dal discorso politico a confronto con il loro protagonismo nella
complessa trasformazione del paese.
Carolina Popolani ricostruisce
l'immagine femminile che emerge dall'analisi di oltre trenta pellicole incentrate
sul rapporto uomo/donna prodotte negli anni precedenti e in quelli
immediatamente successivi alla caduta di Hosni Mubarak. La violenza di genere,
la libertà sessuale e l'attivismo delle donne sono alcuni dei temi maggiormente
affrontati dalla cinematografia impegnata egiziana dell'ultimo decennio.
In conclusione, molte delle
premesse e promesse di uguaglianza di genere, pari cittadinanza tra uomini e
donne sono state tradite, ma tuttavia nuove possibilità si sono aperte per le
donne di far sentire la propria voce e trasformare gli immaginari sociali
dominanti sulle relazioni di genere.
Francesca Concaro
Francesca Concaro
Le
donne nei media arabi. Tra aspettative tradite e nuove opportunità
A cura di Renata Pepicelli
Carocci, Roma,
2014, pp. 128.
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