Jacopo Tomatis
Storia
culturale della canzone italiana
Milano, Il Saggiatore, 2019, pp. 810.
Descrizione
Tutti
sappiamo – o pensiamo di sapere – che cos’è la canzone italiana. Ne
parliamo con gli amici guardando Sanremo, la ascoltiamo su Spotify o su
vinile, la cantiamo sotto la doccia, la amiamo, la odiamo, o tutt’e due
le cose insieme. Ma che cosa rende «italiana» una canzone? «Felicità»,
siamo tutti d’accordo, suona come una tipica «canzone italiana», al
punto che potremmo definirla «all’italiana». E allora «Via con me» di
Paolo Conte, coeva eppure lontana miglia e miglia dal successo sanremese
di Al Bano e Romina, non lo è? O forse lo è meno, con quello swing
americano e quella voce roca? Jacopo Tomatis parte da qui, dal
ripensamento delle idee più diffuse sulla canzone italiana («canzone
italiana come melodia», «canzone italiana come specchio della nazione»,
«canzone italiana come colonna sonora del suo tempo»), per scriverne una
nuova storia. Fatta circolare su spartito o su rivista, trasmessa dalla
radio, suonata da dischi e juke box, al cinema e alla tv, in concerti e
festival, la canzone è stata, per un pubblico sempre più giovane, il
punto di partenza per definire la propria identità (su una pista da
ballo come nell’intimità della propria stanza), per fare musica e per
parlare di musica. E allora hanno qualcosa da dirci non solo «Vola
colomba», «Il cielo in una stanza», «Impressioni di settembre», «La
canzone del sole», «Preghiera in gennaio», ma anche i nostri discorsi su
queste canzoni, come le ascoltiamo, come le suoniamo, come le
ricordiamo. Storia culturale della canzone italiana ripercorre
i generi e le vicende della popular music in Italia ribaltando la
prospettiva: osservando come la cultura abbia pensato la canzone, quale
ruolo la canzone abbia avuto nella cultura e come questo sia mutato nel
tempo – dal Quartetto Cetra agli urlatori, da Gino Paoli al Nuovo
Canzoniere Italiano, da De Gregori a Ghali. Con la consapevolezza e
l’ambizione che fare una storia della canzone in Italia non significa
semplicemente raccontare la musica italiana, ma contribuire con un
tassello importante a una storia culturale del nostro paese. Del resto,
quando parliamo di musica non parliamo mai solo di musica.
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