Sergio Splendore è un docente di
Communication Research e Sociologia della comunicazione all’Università degli
Studi di Milano e visiting professor all’Ècole de Journalisme de Grenoble. Nel
seguente libro si occupa di come cambia il mondo del giornalismo. Le nuove
tecnologie hanno portato alla mutazione del modo di fare informazione e degli
strumenti utilizzati. Tutto questo viene definito “ecologia dei media”. Ciò ha
comportato un cambiamento anche nel lavoro del giornalista, che si distacca
inevitabilmente dalle modalità “tradizionali”.
La trasformazione avviene soprattutto a
partire dagli anni 2000. Infatti l’autore riporta come avvenimento divisorio,
tra la “vecchia” tradizione e le nuove modalità, il discorso di R. Murdoch del
2005. Le parole dell’imprenditore americano vanno dritte al punto: i giornalisti
inizialmente disprezzavano il web ma, furono costretti ad adeguarsi ed
avvicinarsi alle nuove tecnologie quando tutto il mondo iniziò a farlo.
Splendore vuole far capire, partendo da queste parole, come il “vecchio” mondo
non esisteva più ma l’idea positiva del giornalismo digitale non fu immediata,
almeno non ovunque.
Ma cosa cambia nel legame tra cittadino e
mondo dell’informazione? Il ruolo del lettore assume un’importanza differente
perché attraverso i social media può partecipare quando vuole e comunicare ciò
che vuole. Chi legge non è passivo ma può intervenire, commentare, dando
visioni differenti e spesso offrendo fonti al giornalista. Questo tipo di
giornalismo è definito “partecipativo” perché il mondo del web, rispetto alla
carta stampata, può essere interattivo. Il problema di tutto questo è che non
si hanno limitazioni e non tutti quelli che scrivono online hanno un “filtro
morale”.
Ruolo nuovo e fondamentale è quello
dell’uso dei dati e di algoritmi. Questi servono al giornalista per distribuire
al meglio le notizie e per garantirsi una diffusione massima dell’informazione.
Tutto questo si denota come “indicizzazione” dei motori di ricerca.
Splendore evidenzia come il punto di forza
del giornalismo online sia l’eliminazione dei limiti temporali e fisici per la
scrittura di un articolo. Questa è la grande differenza tra la carta e lo
schermo. La mancanza di barriere offre maggiori possibilità e un flusso di
notizie continuo. Il lettore può essere sempre informato e il giornalista può
sempre informare.
Innovazione dell’autore è la
considerazione “normale” di questo processo Le sue riflessioni non esprimono
nessun giudizio negativo tra ciò che è stato e ciò che è ma vengono unicamente
esposte le differenze. Questa trasformazione è sinonimo di normalità e
soprattutto di utilità.
Il libro si occupa del giornalismo
italiano, spesso confrontandolo con quello anglosassone. In Italia i tratti
distintivi, che si differenziano dal mondo inglese, sono sempre uguali: il
legame con la politica, la mancanza di obiettività e la presenza invasiva del
commento. Questo evidenzia che il cambiamento ha mutato il contenitore ma non
la tradizione del contenuto. L’autore espone anche la difficile e lenta
adozione delle nuove tecnologie da parte dei giornalisti italiani, che tuttora
si trovano arretrati rispetto ad altri.
Splendore propone una riflessione positiva
ed esaustiva dell’ambito del giornalismo che, come molti altri, è cambiato,
stando al passo con i tempi. Il giornalismo muta e si trasforma ma non cessa la
sua natura.
Alessia Lancini
Sergio Splendore
Giornalismo ibrido. Come
cambia la cultura giornalistica italiana
Carocci, Roma, 2017, pp. 144.
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