Questo è il primo quesito che
compare nell’agile libello di Giuseppe Riva Fake News, edito da Il Mulino. Per
affrontare in maniera completa il tema, l’autore, che è professore ordinario di
Psicologia della comunicazione nell’Università Cattolica di Milano, ricorre a
tutti gli strumenti interpretativi delle scienze della comunicazione, compresa
la “scienza delle reti” e una nuova area della psicologia (la
“ciberpsicologia”) che ha per obiettivo proprio lo studio dei processi di
cambiamento generati dall’interazione dell’uomo con i nuovi media comunicativi,
social media in primis.
Per Riva, il tema delle fake
news, divenuto molto popolare solo dopo le elezioni americane che hanno visto
trionfare Trump, è fenomeno del tutto nuovo rispetto ad antichissimi esempi di
disinformazione (le prime tracce risalgono addirittura a Sparta) e rispetto all’uso
del termine che si è fatto in epoca moderna (verso la fine del XIX secolo) per
indicare “storie inventate, di solito in ambito politico, utilizzate per
danneggiare una persona o una istituzione”.
Il libro affronta quindi, in
maniera asciutta ma serrata, un’analisi dei meccanismi “tecnologici e
psicosociali” che hanno permesso la nascita e la diffusione delle fake news per
come oggi le conosciamo, per concludere con alcuni ipotesi e proposte per
difenderci dalla loro diffusione.
Naturalmente è giusto lasciare al
lettore il gusto della scoperta in autonomia delle analisi e delle ricette che
il Professor Riva svolge nelle sue argomentazioni, scritte peraltro in maniera
approfondita ma semplice e fruibile.
Alcuni temi degni di nota,
tuttavia, vanno evidenziati. Riva infatti coglie il carattere centrale, per il
dibattito pubblico contemporaneo, del tema delle fake news e non riduce quindi
la sua analisi a mera trattazione “scientifica” di un argomento qualunque: è una
forma di “guerra non convenzionale”, dice.
Le differenze con la semplice
disinformazione dell’età moderna sono i numeri impressionanti di persone
coinvolgibili attraverso i sociali media e la velocità di trasmissione. La fake
news inoltre sfugge alla classica dinamica verticale presente tra chi emette il
messaggio e chi lo riceve: ogni persona può appropriarsi volontariamente o
involontariamente di una fake news e condividerla nella propria rete di
relazioni social, diventando protagonista della sua diffusione.
Un libro davvero prezioso che
affronta i temi più caldi della comunicazione, del delicato equilibrio che
compone lo spazio dell’opinione pubblica e, in ultima istanza quindi, delle
democrazie liberali per come le abbiamo conosciute sinora.
Sono presenti i temi “caldi” del
dibattito, da Cambridge Analytica a Facebook, da Uber ai social influencer, dai
Big data ad Airbnb, da Putin a Trump.
Insomma, un libro davvero utile
per districarsi in uno dei nodi centrali della contemporaneità. Quali le soluzioni
possibili? Riva ne propone alcune. Quanto credibili ed efficaci, lo scoprirà il
lettore.
Massimiliano Morettini
Giuseppe Riva
Fake News. Vivere e sopravvivere in un mondo di post-verità
Il Mulino, Bologna, 2018.
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