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Eve Arnold (1912-2012) |
Conosciuta
ai più come la fotografa di Marylin Monroe, prima donna membro della
prestigiosa agenzia Magnum Photos, Eve Arnold, scomparsa a Londra appena un
anno fa all’età di 99 anni, è stata una delle più grandi personalità del
fotogiornalismo novecentesco.
Nata
a Philadelphia nel 1912 da una famiglia di immigrati ebrei russi, la sua
passione per la fotografia nasce negli anni quaranta durante un periodo di
lavoro presso un impianto di fotofinitura a New York City. Affinerà le sue
abilità fotografiche grazie alla figura di Alexey Brodovitch, art director
della rivista di moda “Harper Bazar” alla New School for Social Research di
Manhattan. Alcuni
suoi scatti alle sfilate di New York attireranno l’attenzione di Henri Cartier-Bresson
che la ingaggerà alla Magnum come freelance, ne diventerà un mebro fisso nel
1957.
Il
suo lavoro raccoglie cinquant’anni di scatti che fermano sguardi e volti noti
della storia dell’intero ‘900, da Marlene Dietrich a Jacqueline Kennedy, da
Margaret Thatcher a Malcom X. I suoi scatti più celebri
quelli rivolti alla nota diva di
Hollywood Merylin Monroe, (con la quale
la Arnold stringerà un rapporto di grande amicizia e fiducia) immortalata in
centinaia di pose sia sui set cinematografici che nella vita privata. Le foto
inedite della Monroe sono state raccolte in una mostra tenutasi alla Halcyon
Gallery di Londra nel mese di maggio del 2005.
Ma
Eve Arnold è stata anche la fotografa di volti meno noti, di quelli tutt’altro
che ricordati dalla STORIA di
quest’ultimo secolo, i suoi ritratti sono rivolti anche agli occhi degli
anonimi, dei poveri, dei diseredati, il suo obiettivo si posa sulle scene di
vita quotidiana, sulle storie lontane di uomini e donne che si materializzano nei
suoi reportage in Afghanistan in Cina in Russia e negli Emirati Arabi. Sono
i lavoratori migranti, i manifestanti dell’ apartheid in Sud Africa o ancora i
veterani di guerra del Vietnam ad incuriosire lo sguardo della fotografa: “Ero povera e la povertà mi ha sempre
affascinato” sosteneva.
Trasferitasi
definitivamente a Londra negli anni ’60 Eve Arnold ha lavorato e collaborato
con diverse testate giornalistiche tra le quali il Sunday Times redazione nella quale comincerà a fare un certo uso
della fotografia a colori.
Nel
1980, ha inaugurato, presso il Brooklyn Museum di New York City la sua prima
mostra personale espressione del suo lavoro fotografico in Cina e nello stesso
anno, ha ricevuto il Lifetime Achievement Award dalla American Society of Magazine
Photographers. Altri successi arrivano
nel 1993, anno in cui sarà nominata membro onorario della Royal Photographic
Society ed eletta Maestro Fotografo dal Centro Internazionale della
Fotografia di New York. Qualche
anno dopo otterrà anche la nomina a membro del comitato consultivo del
National Media Museum (ex Museo della Fotografia, cinema e televisione) a
Bradford. Ha ricevuto un OBE nel 2003.
Trascorrerà
a Londra gli ultimi anni della sua vita impiegando la maggior parte del suo
tempo a leggere scrittori come Dostoevskij, Thomas Mann e Tolstoj; quando
l’attrice Angelica Huston le chiederà se fosse ancora disposta a fotografare,
Eve Arnold risponderà: “E 'finita, non potrò mai più tenere una macchina
fotografica”. A
causa di una malattia si trasferirà in una casa di cura di Londra dove morirà a
Gennaio del 2012.
La
fotografia di Eve Arnold sembra filtrata da una doppia lente da cui si dipanano
le storie di grandi celebrità accanto a quelle delle lotte per i diritti civili
delle masse, un doppio sguardo, che mostra potere e gloria verità e battaglie
del secolo appena trascorso. Nonostante questa apparente dicotomia, la
fotoreporter dichiarò più volte di vivere la sua esperienza fotografica come
qualcosa di assolutamente armonico ed univoco, il suo è in verità uno sguardo
del tutto neutro e normalizzante, che rende quest’opposizione binaria ricco-
povero qualcosa di totalmente naturale, tratto imprescindibile della condizione
umana stessa:” Non vedo nessuno come
ordinario o straordinario", ha detto in un'intervista del 1990 della
BBC, "li vedo semplicemente come
persone di fronte a mia lente ".
Valentina
Siligato
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