Fabio Chiusi è un giornalista e blogger. È
redattore per Lettera43 e scrive di politica, social networking e critica
della disinformazione sul blog il Nichilista. Da qui il suo sicuro interesse per la vicenda di WikiLeaks,
“l’organizzazione che ha cambiato per sempre il rapporto tra internet,
informazione e potere”.
Melbourne, in una stanza coi muri ricoperti di
formule e diagrammi di flusso, Julian Assange trascorre le sue notti davanti al
monitor di un computer, deciso a rinunciare per sempre alla vita da
programmatore per mettere in piedi la più grande media organization, come
l’ha definita lui stesso, che ha fatto della trasparenza assoluta la propria
ragion d’essere.
È questa l’immagine del numero uno di WikiLeaks che
Fabio Chiusi propone al lettore di Nessun segreto. Il libro ripercorre
la vita di Assange dall’adolescenza fino all’apice del successo mediatico,
passando attraverso le accuse di stupro e molestie sessuali a suo carico e agli
anni da hacker, che segnano il vero punto di partenza per la nascita di
WikiLeaks.
L’autore riesce con un linguaggio preciso ed una
scrittura dinamica a catturare l’attenzione di chi legge attraverso il racconto
di guerre, trame segrete e ingiustizie economiche, il lettore viene così
catapultato in uno scenario degno di un libro sullo spionaggio intriso di
congiure, scandali e ricatti.
Il senso del libro è quello di esaminare in
profondità un nuovo modo di fare informazione grazie alla comparsa di internet
e di analizzare in maniera efficace un nuovo modello di giornalismo, basato
sulla pubblicazione in rete di materiali coperti da segreto, ma di interesse
pubblico. A qualcuno tutto questo potrà certamente non piacere, ma non si può
negare che abbia mostrato la propria forza ed efficacia.
A partire dal 2006 l’organizzazione di Assange ha
scatenato una vera e propria cyber guerra culminata nel 2010 con pubblicazione
del video Collateral Murder. Pubblicando centinaia di migliaia di documenti sul
conflitto in Iraq, su quello in Afghanistan e sulla diplomazia statunitense
WikiLeaks ha mostrato la facilità con cui è possibile trafugare documenti
segreti, mettendo in imbarazzo i governi di tutto il mondo, Stati Uniti in
testa, ed attirando per questo su di sé pesanti critiche e minacce. Sempre nel
2010, con la diffusione del Cablegate, l’organizzazione si ritrova in mano
oltre 250.000 documenti classificati come sensibili e segreti pronti per la
pubblicazione. Da questo momento in poi il sito internet viene messo sotto
attacco, si cerca di farlo sparire dalla rete e lo stesso Assange viene
marchiato come un pericolo per la sicurezza nazionale da parte del governo
americano.
Come ha fatto WikiLeaks a diventare in pochi anni una
minaccia tanto osteggiata in quasi tutto il mondo? Il modus operandi è sempre
lo stesso: i comuni cittadini, i whistleblower, gli “anon” inviano dei
file contenenti documenti sensibili, che vengono successivamente pubblicati sul
sito internet dell’organizzazione senza alcuna modifica o censura, in nome del
diritto alla libertà di espressione. Sono dunque gli stessi utenti, trasformati
per l’occasione in lettori e redattori, a dettare la “linea editoriale” di WikiLeaks.
Il giornalismo scientifico di Assange, basato su
fatti verificabili, è riuscito grazie all’utilizzo di internet a catturare
l’attenzione di ognuno di noi, lo ha fatto in modo nuovo e senza dubbio discutibile,
ma mettendo a segno più scoop di tutti i media messi insieme.
Le azioni di Assange hanno costretto il mondo intero
ad interrogarsi sul rapporto tra informazione e potere nell’era digitale, la
rivoluzione fondata sui principi dell’hacking, del giornalismo investigativo e
dell’attivismo porta con sé l’utopia, tanto a cuore ad Assange, di un mondo senza segreti, ma la nostra
società è davvero pronta ad adottare la regola della libera stampa e della
trasparenza? L’interrogativo, anche alla luce dei nuovi scandali che vedono
come protagonista il governo americano, rimane tuttora aperto.
Diletta Gabetti Costa
Fabio Chiusi
Nessun segreto. Guida minima a WikiLeaks,
l’organizzazione che ha cambiato per sempre il rapporto tra internet,
informazione e potere.
Milano, Mimesis, 2010, 188 pp.
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