Il texano dagli occhi di ghiaccio è il più recente tra i libri
usciti sul mercato che trattano lo scandalo di Lance Armstrong, vincitore di 7
titoli del Tour de France con l’imbroglio, grazie all’effetto delle sostanze
dopanti.
Da appassionato di sport mi sono documentato sulla vicenda e ho
letto molto. Eppure, nessuno dei precedenti lavori mi aveva colpito, in
particolare per la generale tendenza a prediligere l’indagine processuale a
quella umana. E invece ritengo che questo sia un aspetto fondamentale, trattato
nei minimi dettagli dagli autori di questo libro, Reed Albergotti e Vanessa
O’Connell, due giornalisti americani del «Wall Street Journal», che si sono
occupati di questo scandalo.
Il sottotitolo del libro recita “il più grande scandalo sportivo
di tutti i tempi” e non si tratta di un’iperbole. Armstrong è stato coperto per
un decennio dall’UCI (Unione Ciclistica Internazionale), che ha protetto e
coccolato la propria “macchina da soldi”, il ciclista venuto dal Texas che,
sconfitto un tumore al testicolo, ha saputo rialzarsi e diventare mito negli
States. Nessuno aveva mai trionfato per sei volte consecutive al Tour de
France, la più grande competizione ciclistica al mondo, e Lance c’è riuscito
per sette volte, entrando nella leggenda. Ma la confessione in diretta Tv a
Oprah Winfrey ha distrutto quel mito, ha spazzato via il castello di cartone,
frutto di decenni di bugie.
Come detto prima, i due autori partono dal nocciolo della
questione, indagano sull’infanzia difficile di Armstrong, vissuta senza il
padre biologico che non l'ha mai voluto riconoscere. Poi il problematico
rapporto con la madre, le prime esperienze con il triathlon, gli esordi in
bicicletta, la battaglia con il tumore e la scalata verso la leggenda. Se dalla
lettura si evince la personalità del texano, ampio spazio è dedicato
all’indagine, iniziata con le prime confessioni dei compagni di squadra della
US Postal Service. Sono loro gli altri protagonisti, semplici elementi di
quell’ingranaggio infernale finalizzato al successo di Armstrong. I due
giornalisti sottolineano tra le righe come sia stato decisivo
l’atteggiamento arrogante e ben poco umile di Lance, che ha certamente influito
sul tradimento; gli ex compagni, infatti, hanno testimoniato di aver visto più
di una volta il loro capitano iniettarsi EPO o procedere a trasfusioni per
ossigenare il sangue, prendendosi una rivincita per passati affronti.
Sono soprattutto Tyler Hamilton e Floyd Landis (ex compagni alla
Us Postal) ad aver contribuito allo smascheramento del sistema doping della
squadra. Proprio per questo Albergotti e O’Connell indagano anche nelle loro
vite private, nella sofferenza che li ha condotti, esasperati, a vuotare il
sacco e mettere con le spalle al muro Armstrong.
Si tratta di una storia indubbiamente triste, soprattutto
considerando che il texano aveva aperto una propria fondazione per la lotta al
cancro e che questa, ennesimo elemento di sfruttamento per raggiungere il
successo e la fama, è stata prontamente chiusa dopo la sua confessione.
Dal lieto fine al nuovo dramma: vale davvero la pena tuffarsi in
questa inchiesta e leggere il ritratto di Armstrong. E alla fine tutto è più
chiaro, si comprende perfettamente cosa abbia spinto il texano a comportarsi in
questo modo, a trasformare la sua favola nel peggiore degli incubi. Soprattutto
si arriva a un’unica e fondamentale certezza: Armstrong non ha mai corso per
passione, ma solo per soldi e fama e, nel bene e nel male, è riuscito a
raggiungere il proprio obiettivo con disarmante facilità.
Federico Parodi
Reed Albergotti - Vanessa O’Connell
Il texano dagli occhi di ghiaccio. Lance Armstrong, il Tour de France e il più grande scandalo sportivo di tutti i tempi
Milano, Mondadori, 2013, 430 pp.
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