Il destino si è accanito nei confronti di Aicha
Bellamoudden, marocchina morta a soli 56 anni nello scoppio di una palazzina
nel centro storico di Arnasco. Non è bastata la fuga di gas, forse evitabile, a
provocarne la morte. Non è bastata la mancata benedizione della salma da parte del
parroco durante i funerali. Non è bastato l’imbarazzo che
la vicenda ha creato con la diocesi di Albenga, recentemente commissariata.
Aicha muore ancora, ogni giorno.
Muore perché ancora non si
riconosce il suo diritto alla cittadinanza nel mondo. Ancora non si
tollera il suo diritto a professare una religione diversa dalla nostra. E non
basta. Ancora, ad accrescere questa vergogna, è la totale mancanza di rispetto
per una donna che ha perso la vita.
L’Arnasco-gate solleva antichi polveroni, suscita sentimenti
creduti ormai sopiti, accende la discussione mediatica. A conferma che parole
come accoglienza, tolleranza, misericordia, tanto evocate anche dal Papa, nella
coscienza delle persone, non sono altro che parole.
Belle parole, certo. Ma pur sempre lontane anni luce dalla
realtà del pensiero prevalente.
Lo stereotipo del migrante, dello straniero pericoloso, del
musulmano indegno di ricevere sacramenti, resiste incontrastato. Anche in un
piccolo borgo dell’entroterra ligure, dove tutti si conoscono e dove ci si
dovrebbe sentire accolti come in famiglia.
La misericordia, quella di cui scrive papa Francesco nel suo
libro, è un sentimento nobile di pietà verso l’infelicità o la disgrazia
altrui. La stessa pietà e compassione che dovremmo provare verso la miseria
umana di un parroco che non risulta comportarsi da cristiano. O la stessa ambiguità di spirito che serpeggia tra
l’ignoranza popolare che considera la religione musulmana un elemento
discriminante.
Aspettiamo, quindi. Aspettiamo ancora. Ancora, aspettiamo.
Aspettiamo di percorrere la strada che conduce alla
residenza del rispetto.
Aspettiamo di capire dove vive la dignità della religione.
Aspettiamo la carezza della misericordia che, in futuro, ci
porti lontano da spregevoli luoghi comuni e assurdi stereotipi.
Anna Scavuzzo
___
Nessun commento:
Posta un commento