"La stampa è morta". Negli
anni '80 questa era una battuta del film fantascientifico Ghostbusters, oggi basta passeggiare per le città, tra le serrande
delle edicole chiuse, per dare a quelle parole un significato molto più
concreto. Julia Cagè, economista e autrice del saggio in esame, parte dal
funerale del supporto cartaceo per dare nuova vita ai media. Media visti in
senso lato, come un complesso gioco di specchi che può assumere forme diverse
pur mantenendo lo stesso contenuto: le notizie. Radio, televisione, periodici,
giornali, non sono più veicoli di sole parole, ma anche di suoni, immagini e video
che portano le informazioni nella nuova veste di approfondimenti, Verso un modo
di comunicare in continuo mutamento e lontano dall'immobilismo.
Fatta
una premessa sulla situazione dei media, e della stampa quotidiana, dall'Europa
agli Stati Uniti, ci si sofferma sulla situazione francese per vedere come i
finanziamenti ai media siano stati ridotti, anche se la domanda di informazione
è aumentata esponenzialmente.
Jeff
Bezos, fondatore di Amazon, si è detto stupito che una tecnologia come la carta
sia potuta sopravvivere più di mezzo millennio e come lui molti lettori che non
si sentono vincolati al supporto; legati allo stampato − almeno tra queste
pagine − rimangono i giornalisti che vedono, nella crisi del cartaceo, un
drastico cambiamento della professione.
L'autrice
si dice sicura che per mantenere la libertà di stampa, a tutti i professionisti
debba essere data la possibilità di guadagnare, dalla propria professione,
senza dover dipendere dalle scelte di uno o più soggetti finanziatori. La
soluzione proposta è la riorganizzazione delle redazioni in organi direttivi
democratici dotati di reale potere decisionale, per poter mantenere alta la
qualità degli articoli e la fiducia dei lettori.
Come
finanziare in maniera efficace i giornali e i media online? Come continuare a
parlare di professione giornalistica quando chiunque è in grado di fare
informazione in tempo reale grazie ai social
network?
Queste
domande compaiono con frequenza all'interno di questo saggio che analizza e
tenta di dare soluzioni alle crisi dei media sin dal secondo dopoguerra.
Dalle
società per azioni alle onlus sparse per tutto il mondo, l'autrice seziona
alcuni degli esperimenti più infelici della storia editoriale, per arrivare ad
un'esperienza associativa che, attraverso il crowdfounding− o finanziamento partecipativo −
potrebbe portare i quotidiani verso un futuro fatto di profitti e inchieste
libere dalle imposizioni degli editori. La brevità dell'opera rende impossibile
uno studio capillare del fenomeno, ma offre una visione d'insieme e spunti di
riflessione sull'intero fenomeno della crisi dei media. Al lettore più attento
rimarrà il compito di cogliere riferimenti e indizi utili a individuare
possibilità di successo in un mondo in cui i click sono la nuova moneta.
La
prosa, pur essendo puntuale, non risulta pesante anche per chi si avvicini al
mondo dell'informazione senza grandi conoscenze in ambito economico.
Interessante il fatto che la prospettiva centrale sia quella francese che, a
partire dalla Rivoluzione, è un'icona della libertà di espressione e di stampa
che sopravvive oltre gli eventi del 1789.
Lara
Marziale
Julia
Cagé,
Salvare i media. Capitalismo, crowdfunding e democrazia
Bompiani,
Milano, 2016, pp. 128.
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