L’immenso potere di internet e delle nuove tecnologie, in
grado di far nascere nella mente delle persone l’idea di vivere, di
addentrarsi, in un mondo sempre più connesso, o meglio interconnesso, al punto
da farlo apparire fin troppo piccolo. Questa l’idea che l’autore, Ethan
Zuckerman, direttore del “Center for Civic Media” al MIT nonché uno tra i
maggiori studiosi della cultura digitale, nel suo libo Rewire, Cosmopoliti
digitali nell’era della globalità, cerca di eliminare dal pensiero della gente.
Un’idea infondata quella di un mondo che si sta dirigendo verso una dimensione
sempre più cosmopolita perché, come spiega Zuckerman, la tendenza umana porta
gli individui ad interessarsi di ciò che li circonda e di conseguenza, come le
relazioni offline, anche quelle online, si realizzeranno con
quelle realtà con le quali si hanno più cose in comune. Otto capitoli, 256
pagine, divise in tre sezioni dai titolo “sconnetiti”, “ricollegati” e “aperti
al mondo”, che bene distinguono, e fanno comprendere, il pensiero dell’autore
sulla possibilità e sull’effettivo grado di interconnessione con gli altri. E’
sulla seconda parte, su “ricollegati”, che si sofferma l’attenzione di
Zuckerman e in cui inserisce quella che può essere definita la parola chiave di
tutta la sua analisi: la serendipità. Ma andiamo con ordine: in un mondo a
“portata di tastiera”, tutti i nuovi elementi social ma non solo, proposti dai network non possono che portare gli
utenti, come minimo, a sentirsi interconnessi.
Un’interconnessione capace di far sentire voci, di dare
voce, ad ogni angolo della terra: con internet chiunque e ovunque si trovi infatti, con l’ausilio di una
connessione, potrà conoscere quello che sta accadendo dall’altra parte del mondo, rispetto alla sua
posizione, quasi in real time. Una possibilità che ha del meraviglioso, un’informazione costante
proveniente da tutto il mondo, che però si scontra con un grosso problema:
quello della traducibilità. Un problema che lo stesso autore ha potuto riscontrare
ed analizzare in prima persona nel progetto di Global Voice, un blog
realizzato da cittadini- reporter volontari che segue, riassume e riporta i più
importanti avvenimenti di cui si discute nella blogosfera, di cui Ethan
Zuckerman è cofondatore. Se è vero che per superare questo ostacolo sono nati
software come Google Translate, forse il più famoso ed utilizzato nel
mondo del web, è pur vero che questi programmi, questi insieme di codici pronti
a generare frasi non tengono conto del contesto del discorso e a volte, forse,
stravolgendo completamente il senso del messaggio invece che essere un aiuto
creano un danno. Sono proprio i cittadini-reporter, che nel libro vengono
definiti e visti come “figure-ponte” quelle su cui fare riferimento, quelle
alle quali affidarsi per sentirsi davvero interconnessi. Ma ecco che in un
mondo online, connesso, entra in gioco il concetto della serendipità quello
che letteralmente potrebbe essere definito come un’inattesa, una piacevole
scoperta venuta per caso. Ma è davvero così? Quello che è certo è che oggi, l’utilizzo
di questo termine, è spesso abusato e frainteso: casualità e sagacia arrivate
per caso, dopo una serie di collegamenti che però, non erano ne pensati ne
tantomeno ricercati. Quindi nel mondo di oggi, nel mondo che piace definire
interconnesso il concetto di serendipità è davvero importante e non si può non
tenere in considerazione ma ancora più fondamentale risulta essere la sua
programmazione, la sua ricerca.
Ma nonostante la disillusione sulla possibilità, almeno
per ora, di ritrovarsi a vivere in un mondo più cosmopolita perché
interconnesso, il futuro appartiene davvero a chi è connesso. I media tradizionali,
che ormai hanno alle spalle circa una decina d’anni, si trovano adesso al
centro di grandi cambiamenti e profonde trasformazioni, spetta a loro la scelta
di adeguarsi o meno a questo cambiamento.
Un cambiamento che per tutti coloro che si auspicano un
tipo di informazione più rappresentativa, più globale e stupefacente è visto come una grande
opportunità. Anche i moderni social network, sono in continua
evoluzione, si adattano a continui cambiamenti con aggiornamenti quasi giornalieri
o comunque al massimo settimanali. E’ quindi errata la convinzione per la quale
internet consentirà “l’apertura delle porte” verso un mondo interconnesso ma,
d’altro canto non ha senso, sulla base di questo concetto, liquidare tutte le
aspettative, le prospettive, le ambizioni positive proposte da tecnologici
ottimisti per il semplice fatto che il futuro ancora non si è concretizzato. Se
si vuole davvero raggiungere l’obiettivo di di un mondo in cui punti di vista
differenti possono portare a soluzioni innovative, non resta che costruirlo,
gli strumenti che si hanno disposizione oggi, le società con le quali si ci confronta,
offrono questa opportunità e questa, non può andare sprecata
Diletta Barilla
Ethan
Zuckerman
REWIRE
Cosmopoliti
digitali nell’era della globalità
Egea, Milano, 2014
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